sabato 11 agosto 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 171

Capitolo n. 171 - sunrise


Quando Robert riprese i sensi, il viso di Jared fu il primo che riconobbe.
Con il secondo, ebbe un dubbio.
Chi era quel giovane, in piedi alle spalle del cantante, seduto al suo capezzale?
“Jay …”
“Bentornato … non stancarti” – e lo abbracciò con attenzione, quasi in lacrime, seppure sorridendo.
Anche Jimmy sorrise – “Buongiorno … come sta signor Downey?” - chiese garbato ed appena percettibile, quasi la sua presenza violasse quel luogo.
“Ciao … non saprei … La mia voce …?”
“Lo specialista ha detto che tornerà migliore di prima Robert, è solo un graffio”
“Ah …” – tossì, provando a muoversi.
Jared si alzò, ma Jimmy passò dall’altro lato ed aiutò l’attore a mettersi seduto, piazzando due guanciali dietro la sua schiena.
“Non ti conosco …” – sussurrò fissandolo.
Le loro iridi di carbone sembrarono trovare un punto di intesa immediato.
“Jimmy … mi chiamano tutti così”
“In che senso?” – e reclinò impercettibile il capo, osservando ogni suo lineamento e aspirando un dopo barba lieve, quanto gradevole.
“In realtà mi chiamo Lothar, sono nato a Stoccarda … E a questo punto lo sapete soltanto voi due” – e rise leggero, guardando Jared.
“Siamo nei guai allora …” – bisbigliò Downey nella direzione di Leto, con fare simpatico.
“Testimoni di una circostanza esclusiva direi …”
Robert si guardò in giro assorto.
“Dov’è Jude?”
“E’ andato da Camilla per pranzare con lei: ha lasciato queste e … questo” – nel dirlo, Jared porse a Downey un mazzo di rose albicocca ed un breve manoscritto di Law.
“Che tesoro … Ma mi servono gli occhiali, sono sul carrello porta vivande”
Jimmy si premurò di recuperarli, oltre a cercare un vaso per i fiori.
Si allontanò verso il bagno, per riempire un cilindro in vetro, dimenticato da qualcuno sul davanzale, così che Rob fece qualche domanda.
“Lui sarebbe …?”
“E’ il mio nuovo assistente” – replicò sereno.
“Capisco … Per averne uno così, serve qualche referenza … Raccomandazione?”
“Rob … Vedo che lo smalto non manca, quindi sono più tranquillo”
“E Colin, tutto bene?”
Jared si morse il labbro inferiore, spalancando le palpebre per una frazione di secondo e rivelando i suoi specchi di zaffiro – “Cole è un uomo adorabile, il nostro legame è” – si interruppe – “Tu sai tutto di me Rob”
“Sì tesoro … ah riecco Jimmy”
“Li metto qui, a favore di luce signor Downey”
“Robert …” – ribatté lui sommesso, tendendo una mano verso un succo di frutta.
Jimmy prese il posto, che prima occupava Jared, aiutando Downey a bere.
Una goccia di bibita scivolò dall’angolo sinistro delle sue labbra carnose e ben disegnate, Jimmy stava notando ogni dettaglio: con il pollice destro tamponò veloce quel minimo inconveniente, ma l’uomo sembrò vergognarsene.
“Non è nulla … Robert” – gli sorrise dolce – “Solo debolezza post operatoria”
“Me lo auguro … Grazie Jimmy”


“Ogni volta che mi guarda, io mi sento morire Colin”
“Sei troppo severo con te stesso Jude … Troppo”
Stavano prendendo il caffè in una saletta di villa Meliti, dopo un lauto pasto preparato da Carmela, sempre più paffuta e sorridente.
Antonio si era ritirato per il sonnellino pomeridiano, promettendo a Law di visitare il marito in clinica verso sera.
Phil, Xavier e Drake erano in Spagna dai parenti del regista, mentre Pamela si stava rilassando in una Spa di Miami, dono di Geffen per il suo compleanno, insieme alle loro due figlie.

“Tipica giustificazione di chi è abituato a fare solo casini” – replicò severo l’inglese.
Farrell abbassò lo sguardo, mortificato.
Jude se ne dispiacque immediatamente.
“Sono uno stronzo … e sto rovinando anche il nostro rapporto Cole … scusami”
Lo abbracciò, ma l’irlandese si allontanò, alzandosi dal divano – “Devo lavorare oggi, mi stanno aspettando” – disse incolore.
“Colin ti ho chiesto scusa …”
“Ed io mi sono stancato, va bene? Sono stufo marcio di dovermi sentire in colpa, per cosa poi?? Come se ti avessi fatto un torto cazzo!!” – alzò i toni, serrando i pugni.
Jude ricordò quel colpo, con cui Farrell lo atterrò, facendogli perdere i sensi: al solo pensiero sbiancò.
“Io … io non volevo farti arrabbiare così Colin …” – disse mesto.
“Ma io non sono arrabbiato con te, ma con questa situazione assurda in cui siamo caduti entrambi e dalla quale non sembri volere uscire per niente al mondo!”
“Colin …”
“Lo so, non potrò mai capire la gravità di un’aggressione, per chi la subisce, è come essere uccisi, spappolati nella propria dignità e sono solo parole accidenti Jude, ma a me queste restano, oltre all’onta di avere fatto soffrire Jared, di averlo reso vittima dei miei eccessi e della mia totale assenza di controllo!”
“Vorrei unicamente ritrovarmi … Credere in ciò che amavo Cole …”
“Allora perché non rimani accanto a Robert? Perché non sei con lui, adesso??”
“Te l’ho spiegato … Per il senso di colpa, che sporca ogni attimo insieme a lui …” – iniziò a piangere.
Colin lo strinse.
“Devi imparare a perdonarti … E fare altrettanto con chi ti ha devastato Jude”
Uk buddy inspirò, senza staccarsi da Colin.
“L’ho già fatto … l’ho perdonato, credimi.”


Quando Glam li vide, era ancora a torso nudo, scalzo, mentre armeggiava con una t-shirt da infilare sopra ai pantaloni neri dell’Adidas.
“Ciao Glam … abbiamo suonato, però”
Il sorriso di Jared si spense alla comparsa di uno Scott divertito e distratto, in accappatoio – “Miseria ho combinato un casino nel box, temo di averti rotto il …”
La scena sembrò stopparsi, per volere di un regista invisibile.
“Salve …” – disse il medico arrossendo, forse più per la doccia calda appena fatta, che per altre ragioni.
Geffen scrutò Leto, poi il ragazzo, che lo accompagnava.
“Lui è Jimmy?” – domandò, provando a fare capire a Jared, che era solo un equivoco, anche se, teoricamente, non doveva spiegazioni a nessuno.
Il dettaglio sembrava emergere dagli occhi di Scott, che non si scompose oltre - “Ciao Jimmy” – disse anzi con un sorriso.
“Sì, lui … lui sostituisce Emma” – precisò il leader dei Mars, avviandosi da solo verso la veranda.

Poco prima, in auto, aveva spiegato a Jimmy che quella villa era sua, per volere di Geffen, usufruttuario dell’abitazione.
Sommariamente aveva ricordato alcuni avvenimenti condivisi con l’avvocato, rivelando senza remore di esserne innamorato e, soprattutto, di non essere mai riuscito ad interrompere la loro relazione, ormai clandestina.

Jared uscì e Glam lo seguì, masticando un “Abbiate pazienza” – in direzione di Scott e Jimmy, che si guardarono poi disorientati dalle reazioni della “non” coppia.


Quando lo cinse da dietro, avvolgendolo con la sua figura massiccia, Jared si sentì come mancare, senza alcuna paura, perché Geffen lo avrebbe sorretto e custodito senza remore, semplicemente amato.
“Sarà sempre così, tra noi …?” – chiese dandogli un bacio tra i capelli.
“Per colpa mia, sì, certo Glam” – disse senza girarsi, perché era presto per farlo e poi lì stava così bene.
“Ero a pezzi ieri sera e”
“Non devi giustificarti” – lo interruppe brusco, chiudendo gli occhi, nel vano tentativo di ricacciare indietro quello stupido pianto, nel quale Jared ricadeva, senza mai dimostrare un minimo di dignità e rigore personale.
“Lo so … forse volevo ribadire il fatto che non riesco a ricostruirmi una vita con un’altra persona”
Leto di voltò, ricomponendo il loro abbraccio ed affondando la bocca al centro del suo petto, scoperto dalla scollatura della maglietta aderente.
“Perché lo illudi, allora …?”
“Secondo il tuo parere, è questo il mio atteggiamento Jared?” – chiese velatamente polemico.
“Avete dormito nello stesso letto?”
“Sì, io sono crollato e lui è rimasto al mio fianco … penso di averglielo persino chiesto”
Jared lo fissò improvviso – “E queste come le chiami, tu?”
Glam sciolse il loro intreccio, caldo e rassicurante, mentre fuori si agitava una tempesta senza fine.
“Avrei un domani quasi felice con Scott, ci pensi mai Jared?”
“E’ su quel quasi, che persiste il tuo rifiuto verso di lui o sbaglio?”
I loro toni divennero acri, in poche battute.
“Carino quel Jimmy, da quale inferno l’hai salvato?”
“Jimmy …? Cosa ne sai”
“Non è così?” – insistette con durezza.
“Adesso è Jimmy il nostro problema?!”


“Io andrei a vestirmi …”
L’espressione di Scott era buffa e terribilmente sexy alla vista di Jimmy, quasi paonazzo.
“Ottima idea”
“Ok … Posso offrirti da bere?”
“Una tequila”
“A quest’ora?” – chiese perplesso.
“E’ la prima bottiglia che noto sul mobile bar …” – ed indicò il ripiano, carico di alcolici, custoditi in una vetrina.
“Magari un succo di frutta andrebbe meglio Jimmy” – e rise di gusto.
“Non sono un poppante”
Il medico fece correre i suoi topazi celesti dalla testa ai piedi del ragazzo, che si sentì ulteriormente in imbarazzo.
“Lo vedo …”
“Ok per la bibita, del resto ho mal di gola”
“Fa vedere” – ed in un lampo gli si parò davanti, premendo ai lati delle sue labbra e sotto la mascella, come a sollecitarne l’apertura – “Fuori la lingua ed una bella A come ti riesce”
Jimmy obbedì, incapace di reggere lo sguardo dell’altro.
“E’ infiammata … Prendi queste” – e gli porse un blister, dopo avere frugato nella propria valigetta, dalla quale non si separava mai.
“Ma lei i suoi pazienti li visita sempre così …?” – disse allibito.
“Più o meno … Diamoci del tu Jimmy, se vuoi”
“Ok … Grazie per il consulto ed i farmaci …”
“Figurati, l’ho fatto volentieri … Vado a sistemarmi, a dopo, non andare via.”


Robert aprì la busta, dispiegò il foglio di carta pergamena e sorrise alla vista della grafia precisa di Jude.
§ Se mi leggi, amore, vuole dire che non sono lì con te.
Ogni minuto, in cui rimaniamo distanti, mi porta ad essere più depresso ed inadeguato: dovrei infonderti coraggio e speranza, ma avviene il contrario Rob.
Tu rimani il migliore tra noi, anche in questo periodo buio per la nostra famiglia.
So che starai bene, che tornerai più vivace di prima, spensierato nel tuo meraviglioso corpo, che desidero ad ogni momento, ma del quale mi sento così immeritevole Robert.
Con puntuale egoismo ho anteposto le mie esigenze alle tue, tanto che neppure la violenza subita, può autorizzarmi a perseverare in questa direzione.
Forse parte del mio discorso non ti risulterà chiaro, forse sto solo sfogando quella parte di me più irrazionale e confusa dagli eventi …
Vorrei tanto che tornasse tutto come prima, prima di quella notte, dalla quale non ci siamo più svegliati Robert …
Io ti appartengo, ma al tempo stesso derubo quel poco che sono alla tua esistenza e saccheggio la tua infinita generosità, come il peggiore dei mostri …
Ti amo così tanto Rob §

“Sei bellissimo …”
“Jude …”

Restava in piedi, appoggiato allo stipite, per non cadere, il suo meraviglioso ragazza inglese.
Jude era lì ed in un mare di fotogrammi, che con onde tiepide lambivano la mente di Robert, facendoglielo ricordare in mille contesti, dove sorrideva, piangeva, lo baciava, lo amava.

Jude sotto alla pensilina della stazione, mentre il treno si allontanava, tra le città inglesi, dove avrebbero girato uno dei loro molteplici Holmes: Robert appiccato al finestrino, che ripeteva “Ciao piccolo …”, sperando di incontrarlo appena il collega avesse finito di sbrigare beghe legali in quel di Londra, con l’ex moglie.
Fare quel breve viaggio, senza di lui, con il resto della troupe che tentava vanamente di tenerlo allegro: la vita si spegneva, lontano da Jude.

Jude sulla spiaggia, con le sue promesse, Jude che diventava suo marito, Jude che stringeva al petto una minuscola Camilla, dopo che Robert si era incasinato con i pannolini ed il biberon, dimenticandolo a bollire sui fornelli della loro cucina.
Jude …
Jude … Jude.

Jude che ora lo stava baciando, anche se quel senso pungente, di abrasione e disinfettante, rivestiva il loro contatto, umido e sconvolgente.
“Jude io ti amerò fino alla fine”

Downey riuscì a dire solo questo, prima di addormentarsi.

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