Capitolo n. 181 - sunrise
Jared si mise seduto, liberando il suo corpo nudo, lentamente, dalle lenzuola candide e stropicciate.
Geffen stava scegliendo della biancheria e degli abiti puliti dall’armadio, dandogli le spalle, ma spiandolo nel riflesso dello specchio, davanti a sé.
“Glam … posso chiederti un favore, anche se non merito nulla?” – disse tirando su dal naso.
“Sì, certo …” – replicò, andando ad inginocchiarsi ai suoi piedi, per infilargli i boxer, come se Jared non fosse in grado di vestirsi autonomamente.
“E’ per la clinica Foster … io ci andrò, te lo giuro, ma non dire a Colin di … di me, non subito, non voglio rovinargli il compleanno, perché ci sarà la sua famiglia e poi mia mamma … Ti prego Glam” – concluse debole, come prosciugato dagli eventi e dal peso dei giorni successivi.
“Faremo come vuoi tu Jared … Alzati, infila questa roba ed andiamo” – disse rassegnato.
Leto gli obbedì, mentre Glam faceva salire quei pantaloncini aderenti e li sistemava: le dita del cantante si posarono sulla nuca dell’uomo, accarezzandola lieve.
“Glam …”
“Non dire niente”
“Glam …”
Geffen alzò lo sguardo azzurro ed ancora lucido, andandolo a posare nei frammenti zaffiro, in cui le iridi di Jared sembravano essersi disgregate.
“Vuoi … vorresti fare l’amore con me, Glam …?”
L’avvocato si sollevò, prendendo la mano destra di Jared, per posarla sul proprio cuore, aperta, tremolante.
“Lo senti …? Io lo sto già facendo, l’amore, con te, Jared, da quando sei nella mia vita e soprattutto ora, che stai nuovamente precipitando in un oblio, del quale non mi sento responsabile, ma che devo e voglio spazzare via, salvandoti da te stesso” – disse senza mai smettere di guardarlo, il suo torace spogliato, sempre più vicino a quello di Jared, che si lasciò stringere, senza che accadesse null’altro tra loro.
Jude fu coinvolto da Becki e Camilla nelle decorazioni della End House.
Il risultato era soddisfacente ed anche Colin, rimasto volutamente alla larga da Law per l’intera giornata, approvò le loro scelte.
“Ciao … pensavo non ci fossi”
“Ciao Jude, sì, scusami, ho avuto un impegno di lavoro …” – e nel dirlo, imbarazzato, riaccese il cellulare, trovando le numerose telefonate di Geffen.
Lo richiamò subito.
“Ciao Glam, è successo qualcosa?”
Lui ed il leader dei Mars erano già in viaggio sulla Ferrari, verso la dimora dei coniugi Farrell.
“Non preoccuparti Colin, qui c’è Jared, lo sto riportando alla base, ha avuto un leggero malore, mentre eravamo da Irish Fashion con Robert, che ha provato a rintracciare Jude per avvisarlo … a proposito è lì con te?”
“Sì, sì, lui è qui, ma Jared sta bene, me lo passi?” – domandò in piena apprensione, allarmando anche Jude, che gli si avvicinò.
“Certo … eccolo”
“Ciao Cole … Non agitarti, è stato un colpo di calore … Ero … ero disidratato ed il giro in bici è stato … fatale!” – disse in modo scherzoso, sforzandosi di apparire sereno.
“Tesoro … Dovevi farti accompagnare da Simon … accidenti …” – ribatté ormai in lacrime.
Colin non riusciva a dosare le proprie emozioni e la cosa inquietò maggiormente sia Jude che Jared.
“Siamo quasi arrivati Cole … a tra poco”
“Sì amore … ciao, vi aspetto.” – e riattaccò, prendendo fiato.
Nel frattempo Jared aveva voglia di urlare e lo fece, senza preavvisare Geffen, che saltò sul sedile della fuoriserie, imprecando poi sotto voce.
“Perdonami Glam …” – e strofinandosi le palpebre, Jared iniziò a singhiozzare.
“Accidenti … Non farti vedere così da Colin!” – sbottò, accostando.
“Non ci riesco … Non ne posso più!! Mi fa pedinare da Simon, come se non si fidasse di me ed ha ragione, HA RAGIONE CAZZO!!” – esplose, spalancando lo sportello e correndo verso l’oceano.
Geffen lo rincorse, afferrandolo poi per la vita e cadendo con lui sulla sabbia rovente.
“Tesoro … tesoro calmati … Calmati Jared!” – lo supplicò, stringendolo e cullandolo.
“Non ce la farò mai Glam … non ce la farò senza di te …”
“Ma io ci sono, ci sono, guardami!”
Jared lo fece, stravolto.
“Non sarò mai una persona equilibrata … sono una maledizione per voi due, Glam … Cancellatemi dalle vostre esistenze … Salvate voi stessi e non questo povero e squallido idiota, a cui date ancora troppa corda … Le ho spezzate tutte, tutte …” – mormorò alla fine, completamente svuotato di ogni energia.
Owen picchiettava sulla scrivania da almeno cinque minuti.
Finì il bicchiere di cognac e si alzò, con uno scatto – “Ok, tempo scaduto.”
Shannon sistemò un peluche a forma di coniglio tra le braccia di July, addormentatasi sul tappeto dei giochi, come quasi ogni pomeriggio, dopo essersi divertita per un paio d’ore insieme al batterista, sotto vigile presenza di Rice.
Leto senior mandò giù anche quel rospo, pur di restare con lei in qualche modo, nell’attesa che i legali dello studio Geffen ottenessero un equo accordo sull’affido condiviso, negato sin dal principio da Owen.
“Posso almeno portarla nel suo lettino?” – chiese severo, ma a tono bassissimo.
“No, ci penserà Clotilde e solo se la mia July si sveglierà nel frattempo, quando tu sarai andato finalmente fuori dalla mia casa.” – replicò, guardandolo dritto negli occhi.
“Sei un bastardo Owen” – gli sibilò tra i denti Shannon, ma senza ottenere ciò che aveva richiesto.
Mentre si lasciava alle spalle Los Feliz, il fratello di Jared parcheggiò ai margini di una pineta; scese, dopo avere preso una lattina di birra dal mini frigo interno, per poi avviarsi a dei laghetti.
Si piegò, appoggiando i gomiti sopra le ginocchia.
Si era tolto la camicia bianca, soffocante come villa Rice ed il suo proprietario, rimanendo in canotta bianca e pantaloni neri eleganti.
I mocassini firmati, avevano lasciato il posto alle inseparabili infradito, che adesso ciondolavano dal muretto sul quale si era seduto, lo sguardo perso nel vuoto.
Era talmente concentrato su di un punto, dove un formicaio stava prendendo forma, che non si accorse della frenata brusca di un’auto poco distante.
Era Tomo, che alla visione di lui in quello stato, decise di fermarsi e controllare come stesse.
“Ehi Shan … tutto bene?”
Leto trasalì, asciugandosi frettolosamente il pianto e celando la sua espressione triste dietro a dei grandi occhiali scuri.
La sua voce baritonale fece vibrare l’aria intorno, ma mai quanto l’occhiata che riservò a Tomo, dopo essersi liberato da quelle lenti a tinta marrone.
“Ciao … sì … non vedi, una meraviglia!” – sbottò, ripensando alla sua condizione di padre separato e vessato da un ex compagno potente quanto Rice.
“Perché non ne parliamo davanti ad un caffè …?” – chiese con la consueta dolcezza il croato, il che fece ancora più male a Shannon.
“No io … io devo andare”
“E’ per July?” – e si accomodò al suo fianco, dandogli una carezza sulla scapola sinistra.
Shan avrebbe voluto ben altro, provando un istinto di rabbia e possesso salirgli nell’addome sino alle mani: sembrò come un’ondata di sensazioni ingestibili, ma poi la quiete di quel luogo sembrò richiamarlo all’ordine ed alla consapevolezza che Tomo non era più suo, da troppo tempo per non accettarlo.
“Sì, la vedo con il contagocce e tutto perché Owen ha dei legali spietati ed i tempi della giustizia in questi casi si allungano e si perdono … ed io perdo mia figlia, inesorabilmente”
“Posso aiutarti?”
“E come?!” – sbottò, pentendosene un istante dopo.
“Josh cosa ne pensa?”
“Lui … lui mi lascia respirare, come se comprendesse tutte le mie ombre, i miei limiti, le mie angosce”
“E non ne sei felice, Shan?” – gli sorrise.
“Tu lo sei?” – ribatté secco.
“Sì, con Denny lo sono.” – disse con una trasparenza assoluta.
Shan si alzò, scuotendo il capo – “E pensare che io ci perdo ancora del tempo con te, Tomo”
Il chitarrista si sentì pungere, ma non volle assecondare quella provocazione puerile.
Rimase in silenzio, a scrutare gli arabeschi creati dai sassolini, che egli stesso gettava nell’acquitrino, invado da ninfee e giunchi, a pochi metri da lui.
“Ti preparo un bagno Jay …”
“Ti ringrazio Cole … Scusa, non volevo spaventarti …”
Mentre andava e veniva dal bagno, Farrell pose alcune domande.
“Ma eri con Glam e Robert?”
“No, ero per conto mio, in bici … Loro due sono arrivati insieme, hanno pranzato fuori …” – e mentre forniva quei dettagli, Jared iniziò a porsi dei quesiti mentalmente.
“Ah … una coincidenza …” – sorrise, senza dare importanza a quella dinamica dei fatti.
“Sì … poi è arrivato Scott … con Jimmy”
“Con Jimmy?”
“Esatto Colin, ma in questo caso non conosco il motivo di questa … doppia coppia” – e rise, sentendosi però a disagio.
“Ok piccolo … andiamo a mollo” – e lo prese in braccio.
“Cole mi sento come Ryan e Thomas prima del bagnetto” – esclamò divertito.
Farrell inspirò, fissandolo – “Farei qualsiasi cosa per te … qualsiasi.” – e lo baciò.
“Lui riesce sempre a trascinarmi nei suoi casini Rob … Ed io non”
Geffen si interruppe, asciugandosi il sudore dal collo.
“Glam non ti senti bene?” – chiese Downey, accarezzandogli la spalla destra.
Era passato con Camilla a prendere lui e Lula alla Joy’s House, dove Geffen si era trattenuto per cena, felice per la ritrovata armonia tra Kevin e Tim.
“Quelle dannate pillole per i reni … Ora passa” – e si tolse la casacca del pigiama in seta blu india.
“Dovrò decidermi ed alzare le chiappe da qui” – sorrise, gettando da un lato il quilt dal tessuto damascato verde smeraldo.
Era la tonalità imperante anche nel resto dell’ambiente.
“Ti prendo dell’acqua”
“Grazie Robert … Con te mi riesce di parlare come con nessun altro, sai?” – disse assorto.
“Sai che su di me potrai sempre contare”
“Sì Rob … lo so … è reciproco” – e lo strinse a sé, tornando a guardarlo, osservando i suoi lineamenti proporzionati, come tutto il suo corpo minuto, ma muscoloso.
“Hai perso peso Robert … Dovrai venire fuori a pranzo con me molto più spesso”
“Lo farò …” – disse senza più un respiro regolare.
I passi leggeri di Camilla e Lula li distrassero.
“Ecco i nostri tesori …” – Geffen arrise loro, abbassandosi per accoglierli con tenerezza.
“Zio Glam …! Tei bello!!” – la bimba rise.
“Anche il tuo papà lo è Cami!” – intervenne di rimando Lula, coccolato da entrambi con la gioia dell’armonia che li univa, in un’amicizia sempre più solida.
“Ok gente … Colin ci aspetta … Andiamo” – e rialzandosi, Geffen incontrò l’espressione confusa di Robert, che abbozzò un sorriso, prese per mano la sua principessa ed uscì.
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