Capitolo n. 178 - sunrise
Scott si fece la barba, indossò una casacca in cotone verde scuro, di quelle portate in Africa, durante le sue missioni umanitarie, un paio di jeans strappati in vari punti e delle infradito logore.
Pensò alla colazione, mentre Glam e Lula dormivano ancora o almeno così credeva.
Aveva appena messo a bollire le uova, quando il bimbo gli passò sotto il naso, trascinando il povero Brady sul parquet, oltre alla coperta di pile, il tutto con un muso lungo per essersi alzato presto.
“Fa sempre così …”
La voce dolce di Geffen lo avvolse, come le sue braccia: con il proprio corpo, l’avvocato aderì a quello di Scott, che chiuse le palpebre, dimenticandosi di respirare, mentre le mani dell’altro si infilavano sotto a quell’indumento sottile, per accarezzare i suoi addominali ancora tonici.
“Glam …”
“Che c’è …?” – mormorò baciandolo sulla nuca, spostando le ciocche bionde, con il mento, facendogli sentire la barba ispida ed il profumo di dentifricio alla menta.
“Non vorrai che tuo figlio mi veda in questo stato …?” – disse piano, la gola prosciugata dal desiderio.
“Penserà di avere uno zio molto … virile” – Glam rise piano, sfiorando il rigonfiamento creatosi tra le gambe di Scott, ormai rosso fuoco per l’eccitazione.
Il medico si voltò repentino, ritrovando le labbra di Geffen, che lo baciò con estremo trasporto, rivelando quanto anche lui lo volesse.
Scott si aggrappò al suo collo, come se si fosse ritrovato nel bel mezzo di una tempesta di sensi.
Quando sentirono rientrare Lula, si ricomposero, ma senza fretta.
Soldino di cacio era ancora assonnato ed imbronciato.
“Tesoro come va il pancino?” – gli chiese tossendo Scott.
“Sono andato due volte in bagno, l’ho fatta anche per Brady!!” – ed incrociò le braccia, facendo una posa da rapper incavolato.
Glam e Scott scoppiarono a ridere, incontrando poi il sorriso di Lula, che corse a prendere la sua macchina fotografica digitale.
“Zio Scott!!”
Lui si voltò nella sua direzione, concentrato su quella voce spensierata, accorgendosi, poi, di essere stato immortalato dal figlio di Geffen, che corse subito a scaricare i suoi capolavori.
I segnali, per Colin, erano sin troppo inequivocabili.
Aveva una paura fottuta di ricevere delle conferme da Jared direttamente, quindi decise di trovarsele da solo, indagando tra i suoi effetti personali, approfittando di una breve assenza da parte del compagno.
L’iniziativa di Farrell non ebbe buon esito.
Gli sorsero dei dubbi, legati ai trascorsi del cantante, ai suoi periodi di depressione, alleviati drammaticamente con ansiolitici ed alcolici.
Questi ultimi potevano essere ampiamente consumati nei diversi bar dell’isola, ma Jared era sempre con il marito, quindi l’opzione restava poco plausibile.
Riflettendoci, Jared non sembrava un alcolizzato, quindi restava la seconda ipotesi: la dipendenza da farmaci.
Colin, infatti, mai avrebbe immaginato che abusasse di droghe, vecchie e nuove.
Eppure non c’era niente: mancando la sacca, che Jared si era portato appresso, senza destare alcun sospetto in Farrell, perché era un gesto abituale e consolidato, l’attore rimase con un nulla di fatto svilente.
Lo shopping del lunedì pomeriggio era ormai un appuntamento fisso per Jamie e Kurt, anche per raccontarsi gli ultimi aneddoti di famiglia.
Avevano acquistato due Lacoste fucsia, indossandole immediatamente nel medesimo camerino, dandosi gomitate e ridendo come pazzi.
“Dio che bella tartaruga Jam!” – e gli fece il solletico all’addome asciutto.
“Ma cosa fai ahahahah”
“Quindi non sei ingrassato rompipalle!!”
“Sai Kurt, è stata un’idea di Marc, siamo andati da un nutrizionista, che ha messo a punto alimenti con pochissimi carboidrati, grassi ed amido, così che posso mangiare regolarmente, senza troppi sacrifici, integrando le vitamine per le ossa a volontà e poi …”
“Poi …?” – chiese sorridendo, notando una luce nuova nell’amico del cuore.
“Poi abbiamo visitato la clinica per … per l’utero in affitto … Marc vuole che sia io a … a fare quello che hai fatto tu Kurt” – e stringendo le labbra, rivelò tutta la sua trepidazione.
“Mioddio … piedini ciccioni avrà una Jamie sister!!” – e lo abbracciò sollevandolo, come se fosse una piuma.
“Sono così felice Kurt …”
“Lo so … Ascolta! Vacci con Marc, per la … donazione del seme, così … ti ispirerà!”
“Tu e Brandon avete fatto così!?”
“Ehm no …” – Kurt esitò, poi volle dirgli la verità.
“Sai Jam … ci sono andato con Jared …”
“Oh cavoli …”
“Lui mi ha … aiutato ecco, non abbiamo fatto sesso … Cioè … accidenti” – inspirò, avvampando.
Jamie gli diede una carezza sullo zigomo destro – “Non devi sentirti a disagio con me … Io non ti giudicherò mai Kurt”
“Lo so … Ti voglio bene Jam” – e lo strinse di nuovo.
Infine fu più preciso - “Jared mi ha aiutato, non riuscivo ad eccitarmi … Mi ha … accarezzato e così è accaduto … Missione compiuta” – rise imbarazzato – “Ed io ho … gli ho fatto un”
“Capito!” – lo interruppe il ballerino, tappandogli la bocca con il palmo destro, senza premere, ma con decisione.
“So che tu capisci le mie scelte Jamie … come Brandon, del resto”
“Non ti ha mai ostacolato nel tuo rapporto con Jared …”
“E’ stato esemplare, questo lo sai ed io alla fine ho compreso chi era la persona, con cui volevo svegliarmi ogni mattina”
“Per me è Marc, siamo stati fortunati, lo ribadisco” – e sorrise raggiante.
“Ok … che ne pensi di quei jeans a vita bassa con le scritte oscene??!!”
Jamie li sbirciò spostando la tenda – “Sono la tua … Ma Kurt!!!”
Il sole mattutino venne inghiottito da nuvole cariche di pioggia.
Lula sbuffò dietro ai vetri tempestati di goccioline.
“Vuoi ancora un po’ di latte campione?”
“No papà … vado a fare i compiti, ci vediamo a pranzo, cosa si mangia?” – e gli fece un sorrisone.
Geffen inarcò un sopracciglio – “Cosa preferisci tesoro?”
“Tu e zio che preparate per voi?”
“Non ne ho idea … in dispensa ci sono parecchie cose” – disse Glam perplesso.
“Okkeiii tiro fuori dal freezer le pizzeee” – e si precipitò verso il congelatore, aggiungendo una considerazione – “Così non perderete tempo a cucinare!”
Scott puntò Geffen, con aria stupita – “Tuo figlio è molto sveglio …”
“Ha i super poteri, no?”
Appena furono soli, Glam tornò sul divano, prendendo tra le braccia Scott, completamente sottosopra per come si stava evolvendo quella breve vacanza sulle Alpi svizzere.
“Sembra già sera … è buio fuori …”
“Torniamo a letto Scotty?”
“Pensi sia una buona idea …?” – disse sommesso, ma in confusione, inebriato dal dopo barba di Geffen, dal rilievo dei suoi pettorali, rivelati dalla camicia aperta sino allo sterno, oltre ad una rinnovata erezione, libera e prepotente sotto i pantaloni della tuta dell’avvocato.
“Penso che sono felice di averti qui … di come ti comporti con mio figlio, della tua perseveranza … e di tutto ciò che ci unisce da quando ci conosciamo Scott” – disse serio, fissandolo.
“Glam, io …”
“Non ti faccio promesse e neppure ti suggerisco di cogliere l’attimo: non sei obbligato a fare nulla, così io, che non agisco per gratitudine o per senso di colpa Scott” – disse sereno.
“Non mi aspetto un anello di fidanzamento” – disse debole, abbassando lo sguardo.
“Quando mi vieni a cercare, come in questa occasione, a cosa pensi?”
Lui deglutì, affondando poi nel collo taurino di Geffen, che lo strinse con maggiore coinvolgimento.
“Io … io sogno momenti come questi … ed impazzisco di gioia quando ti accorgi di me, Glam …”
“Tesoro …” – cercò la sua bocca, per baciarla, ad occhi aperti, vedendo in quelli di Scott un timore innocente, peculiare nei loro approcci amorosi.
In profondità, quel modo di percepire Scott, alla stregua di un ragazzino, che si abbandona alle attenzioni di un uomo più maturo ed esperto, lo faceva letteralmente impazzire.
Risvegliava in Geffen una tensione erotica incontenibile, capace di soffocare quella sua premura di non volere illudere Scott e tanto meno prenderlo in giro.
“Da … da quando ti ho sentito dentro di me Glam, il mondo è cambiato … ti cerco da allora, ti voglio e basta” – gli confessò, turbato e vibrante.
“Adesso vieni con me …” – gli sussurrò, caldo, prestante e sconvolgente, in ogni gesto.
Cinse i polsi di Scott, con cura, facendolo alzare, per dirigersi nella stanza dove avevano dormito con Lula, sparito al piano superiore, nella mansarda attrezzata per i giochi e le attività scolastiche.
Chiuse a chiave, spense le luci, attivando gli scuri elettronicamente, mentre il caminetto scoppiettava di scintille e riverberi dorati.
Si spogliarono a vicenda, ricominciando a baciarsi.
“A pancia in giù …” – gli disse Glam, sotto voce, dopo avere messo di traverso dei guanciali ed un trapuntino, per tenere sollevati i fianchi di Scott, che strinse le lenzuola, schiudendo le labbra, alla ricerca di ossigeno.
Quando la lingua di Geffen lo penetrò, Scott emise un gemito strozzato, che si acuì al sentore delle sue falangi, altrettanto calde e bagnate.
“Mioddio …”
“Toccati Scott …” – quasi gli impose, aprendogli maggiormente le gambe e sedendosi in ginocchio nel mezzo, per accompagnare la mano di lui sotto il bacino già in posizione ottimale.
“Masturbati, mentre io ti scopo ancora per un po’ in questo modo …” – e si insinuò nuovamente con la lingua, ma con maggiore vigore.
Scott stava perdendo ogni inibizione e razionalità: voleva soltanto godere a pieno di quegli attimi, senza più illusioni.
Era più semplice e più appagante amare Glam secondo questo principio di adattamento.
Lasciava solo un po’ di amaro in fondo all’anima: bastava non accendere la luce, per scoprirne i limiti, così poco edificanti e tutto sarebbe andato per il meglio.
Il movimento di Geffen era fluido, dopo avere forzato, senza alcuna fretta, l’anello di muscoli e nervi di Scott, esaltato allo spasimo da quel contatto.
“Mi … mi fai già venire così Glam …!” – e dilagò tra i cuscini.
In una convulsione orgasmica fuori controllo ormai, i rispettivi corpi trovarono un ritmo lussurioso, sino a che anche Geffen giunse al culmine, non senza avere cosparso di baci e morsi le scapole di Scott, totalmente in sua balia.
“E’ … è bellissimo … amore …!” – gli sgorgò dal proprio abisso, dove i volti di Jared, Kevin, Colin e persino Xavier, con i quali aveva consumato amplessi ed emozioni di ogni intensità ed importanza, andavano ad accavallarsi, diradandosi poi come le nubi di quel temporale esterno, che si allontanava verso le pianure.
“Glam … Glam …”
Scott voleva abbracciarlo e Geffen lo voltò a sé, per unirsi a lui, quasi a confortarlo, baciandone le tempie, il mento, la bocca, che massaggiò e dilatò con le proprie labbra, scendendo sino alla gola di Scott, con la propria lingua avida di combattere con la sua, mentre lo riprendeva, con un energico colpo di reni.
Glam era dappertutto, con la sua prestanza incredibile e debordante.
Lo colmò una seconda volta, di sperma, baci, carezze, facendo sentire Scott in cima all’universo: da lì, si poteva soltanto cadere.
Lula piegò diligentemente i due maglioni e glieli passò.
“Grazie soldino …”
Scott sorrise, cercando di evitare lo sguardo di Glam o almeno così sembrò a lui, nell’osservarlo mentre preparava i bagagli di corsa.
“Vedi servono quarantotto ore di pre-terapia, prima di operarlo ed il signor Haysen non può rimandare oltre questo intervento, programmato per la prima decade di giugno … Tyron ha anticipato di quasi venti giorni” – spiegava, come a giustificarsi, senza possibilità di annullare la propria partenza dalla Svizzera.
“Ok … comprendo … mi dispiace che tu non possa trascorrere l’intera settimana qui con noi Scotty … Tanto torneremo per il b-day di Colin, ci sarai, vero?”
“Credo di sì … Ok a posto … Pronto.”
“Vi aspetto in auto, Lula prendi lo zainetto, poi facciamo una passeggiata sino alla malga, ok?”
“Andiamo a giocare con il pony?? Sìììì!!!”
Quando si salutarono, Scott nascose un pianto incipiente dietro ai ray ban.
“Arrivederci Lula … Ci vediamo a Los Angeles, ok?”
“Sì zio … salutami Jimmy!”
“Ma …”
Il bambino rise, prendendo poi per i pantaloni Geffen – “Papà dobbiamo andare!”
“Sì … un secondo tesoro … Ciao Scotty … Grazie …” – e lo strinse.
“Sono io che ti ringrazio Glam … Nessuno mi ha mai reso tanto felice. Nessuno, giuro.”
Così svanì, con il suo sorriso triste.
Una volta risaliti sulla Jeep, Geffen volle togliersi una curiosità impellente.
“Lula, ma … questa faccenda di Jimmy?”
“Jimmy?” – replicò fischiettando giulivo.
“Sì … con zio Scott …”
“Si conosceranno meglio … Jimmy sa ascoltare … è così buono”
“Sì tesoro, deve esserlo, se me lo dici tu” – e sorrise convinto, per poi avviarsi verso il piazzale, dal quale partivano i sentieri, per la loro camminata.
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