Capitolo n. 175 - sunrise
Buon Ferragosto alle lettrici ed ai lettori di Sunrise
Sam gli lavò i capelli, a mollo nella vasca da bagno, dopo almeno un’ora, durante la quale non avevano mai smesso di giocare e baciarsi.
“Ok fatto …” – gli soffiò nel collo e Dean ebbe un brivido.
Chiese un ultimo bacio, che poi divenne profondo al punto giusto per pretendere di più, ma Sammy fu categorico: “Aspetta la luna di miele, fila! Ahahahha”
La sua risata era così bella.
Una melodia di gioia e conquista, per essere giunti a quel passo, convinti e risoluti come nessuno.
Dean iniziò a vestirsi, sbirciando la nudità abbronzata del futuro marito.
Provò un’eccitazione devastante, ma si impose di rispettare quell’unica regola imposta amorevolmente da Sammy, che continuava ad accarezzarlo dolcemente appena gli si avvicinava per i motivi più disparati.
Marc, Jamie e Julian li avrebbero scortati all’altare, essendo anche i testimoni ed il paggetto ufficiale, insieme a July, la figlia di Owen e Shannon, non proprio felici di ritrovarsi al medesimo evento.
Josh si era preparato nel silenzio del loro nuovo alloggio, senza invadere la dimensione di Shannon, concentrato su come comportarsi, anche con Tomo, che era rientrato prepotentemente nei suoi pensieri.
Quel giorno, però, non doveva essere rovinato da alcuna tensione: sembrava quasi un tacito accordo tra i vari partecipanti, alcuni dei quali in palese imbarazzo.
Kevin decise di passare da Glam, anche per aggiornarlo sul suo rinnovato stato di single; Lula era a Palm Springs e stava scegliendo il completo adatto per fare colpo sulla sua adorata Violet.
“Papà questo o questo!?”
I suoi saltelli erano l’unica medicina per lenire lo sconforto di Geffen, che faceva il possibile per non turbare il figlio, ma le sue iridi celesti erano sin troppo rivelatrici.
“Stai bene con qualsiasi colore soldino … Il bianco, però, di solito non si mette ai”
Quella considerazione divenne l’ennesima spina, che scivolando dal suo cuore, lasciava zampillare un rivolo di amarezza, nel ricordare le sue nozze con Jared.
“Meglio l’arancione papà …?” – chiese più mogio.
Glam si inginocchiò, stringendolo forte sul petto: “Ti amo da morire piccolo … Non lasciarmi …”
“Sono qui papà, non me ne andrò mai, te l’ho promesso” – e gli schioccò un bacio sulla guancia, appendendosi al suo collo, quando l’avvocato si rialzò.
“Grazie Lula …”
“Sta arrivando papi”
“Cosa …?”
Tre secondi dopo suonarono.
Era effettivamente Kevin: Glam si ricompose, lasciando che fosse il bimbo ad andare nel living per riceverlo allegro e solare.
“Ho una sorpresa per te Jared … Ecco qui”
Farrell gli porse una brochure di un resort alle isole Fiji.
“Ci andremo con il jet di Rice, dopo il ricevimento, per quattro giorni …”
“Colin …”
“Ho affittato una villa tutta per noi, all’isola di Bega, comunque c’è anche la Spa, non saremo fuori dal mondo totalmente, ma la nostra privacy è assicurata … Niente paparazzi, niente rotture … Jay …”
“E’ … meraviglioso” – e lo abbracciò, commosso e sorridente.
“Vedrai che staremo bene … Mangeremo pesce e verdure, ma anche molta pasta, l’ho inserita nel menu serale, tu sei dimagrito oltre ogni decenza Jared … Non è un rimprovero, ma sono preoccupato” – disse serio.
“I ritmi del nuovo disco, i bambini”
“Infatti hai bisogno di una vacanza … Ed io ho bisogno di te e di noi”
Colin lo baciò con vigore, senza concedere spazio a repliche di alcun genere: gli bastava percepire i battiti del cuore di Jared, nel contatto pelle a pelle, che avrebbe lasciato intatto per sempre, se solo avesse potuto.
“Ti ha lasciato …?!”
“Sì daddy … Ma sto bene io … sto bene”
I singhiozzi che ne seguirono, contraddissero l’affermazione di Kevin, in evidente disordine, sia interiore che esteriore.
Aveva indossato dei jeans strappati ed una camicia azzurrina, che in realtà era di Geffen e gli stava comoda.
“L’ho … l’ho presa per sbaglio dall’armadio … Tim ha ragione, ho sempre … io non ci riesco a dimenticarti …” – e crollò sul divano, dove Glam lo raggiunse, avvolgendolo e cullandolo.
“Adesso calmati … Sapevi che sarebbe stato complicato Kevin, ma Tim è un ragazzo a posto, sensibile ed innamorato di te, vedrai che tornerà, ma dovrai … dovrai lavorarci un po’ su” – e gli sorrise, asciugando con i pollici quegli zampilli incandescenti.
“Ivo lo insidia … Lo consolerà”
“Nessuno può impedirglielo, se sarà Tim a volerlo, del resto io sto facendo lo stesso con te” – disse pacato.
“Ma tu non vuoi portarmi a letto come quello stronzo!” – sbottò, scattando in piedi.
“In verità è accaduto Kevin”
“Sì … E da lì non ho più recuperato con lui … Sono stato sincero, quando me l’ha domandato … Forse non glielo avrei detto, di noi Glam, anzi, non l’avrei fatto e basta: sono un codardo …”
“No, sei un essere umano, che ha subito parecchi torti, da me principalmente e che ha fatto sbagli, come chiunque del resto”
“Rimarrò solo a vita”
“Kevin …”
“Devo andare, devo vederlo daddy … Pensi tu a Lula?”
“Certo … a … a proposito … Perdonami se te lo dico soltanto ora, ma volevo portarlo in Svizzera, per una settimana … Devo riprendermi dal processo Stabler e poi … Poi sto meditando di abbandonare la professione e lo studio, mi ritiro Kevin”
“Daddy … Per Lula nessun problema … Anzi, sono contento che passiate del tempo insieme, ci verrei anch’io se solo … se solo ci fosse ancora Tim con me”
“Sarete i benvenuti, sappilo”
Kevin scrollò le spalle – “E’ un bel sogno, al momento … Per il lavoro invece, come mai hai preso una simile decisione?”
“La mia età … la mia salute”
“Hai colleghi ottantenni, ma cosa dici daddy?” – sorrise – “E la salute? Ci sono problemi?”
“No tesoro … non più del solito”
Si abbracciarono nuovamente.
“Ti voglio bene daddy …”
“Anch’io Kevin … Vai da Tim … Buona fortuna” – gli scompigliò i capelli e gli lasciò un sorriso, prima di vederlo andare via.
Jude allacciò l’abitino di Camilla, mentre Robert era in camera con Scott e Steven, passati per un controllo informale e la consegna delle ultime analisi.
Chris era in terrazza con Clarissa per la poppata di metà mattina.
Downey lo scrutava con tenerezza, dietro le vetrate, mentre Boydon scaricava i risultati degli esami dal suo server personale.
“Ecco qui … Ehi Rob …”
“Sì, scusami, ero come incantato su vostra figlia”
Scott sorrise, pensando che l’attenzione dell’americano era rivolta soprattutto a Chris, ma fece finta di nulla, come del resto Steven, ormai abituato a quell’intesa tra l’attore ed il proprio fidanzato.
“Tutto negativo, come va la voce?”
“Migliora doc …”
“Ti faccio un prelievo e prometto che non ti tormenterò oltre” – intervenne Scott.
Robert fece una smorfia, ma poi acconsentì a quella minima tortura.
“E’ per i marker …?” – chiese timidamente.
“Sì Rob, sono trascorsi dieci giorni dal primo accertamento, quindi verifichiamo e … Fatto! Staremo più tranquilli, senza che tu venga in ospedale lunedì”
“Servizio a domicilio” – replicò, sorridendo e massaggiandosi l’avambraccio.
Jude subentrò ai medici, con un gel – “Aspetta amore … Lo sai che poi ti viene il livido …” – mormorò sorridendogli.
“Scott non è quell’infermiera della Gestapo, Judsie” – rise.
“Ha conosciuto Hilde ahahahah” – disse Steven, rimettendosi la giacca e la cravatta – “Che strazio … Era meglio una cerimonia informale”
“Eppure la è” – sostenne Law – “Nel parco di villa Meliti possiamo anche andarci scalzi”
“Sì, i figli dei fiori” – concluse Robert, aiutato da Jude a vestirsi e pettinarsi: lo accudiva in ogni istante delle giornata, sentendo, però, che non era mai abbastanza per compensare le proprie manchevolezze.
Si erano coricati insieme, ma avevano soltanto dormito.
Ivo si svegliò per primo.
Fece del tè, scaldò due brioche al cioccolato surgelato e versò della spremuta in una brocca.
Decorò il vassoio con un ramo di edera, presa dal giardino pensile dell’attico di Tim e gli portò la colazione a letto.
“Buongiorno …”
“Ivo … sei già vestito, devi andare?”
“Ho un seminario sui vulcani inattivi europei … Vuoi venirci? E’ a Malibu”
“Ehm no …” – sorrise – “Ma grazie per avermelo chiesto … e per il resto” – sospirò.
“Va un po’ meglio Tim?”
“Insomma …” – si mise seduto.
Ivo gli sistemò dei cuscini dietro la schiena, poi prese lo zaino porta note book e calzò le scarpe – “Ti telefono verso sera”
“Finirete tardi?”
“Temo di sì … Ti posso portare a cena fuori?” – chiese con una velata speranza.
Tim strinse la tazza, sgranando i suoi cieli tersi su Ivo, che non sembrava avere più nulla di quell’uomo arrogante, che il giovane aveva lasciato, preferendogli Kevin.
“Ok Tim, magari un’altra volta” – “No … No, ci vengo a cena … Grazie” – e dopo essersi alzato, lasciò che Ivo gli desse un bacio, prima di fuggire felice verso quel noioso impegno.
Piedini ciccioni fece un’ottima figura e July non fu da meno, seguita dallo sguardo orgoglioso di Owen, che si era presentato con un’avvenente ragazza bionda, senza presentarla a nessuno.
La bimba la ignorava, riservando tutti i sorrisi a Shannon ed anche a Josh, con il quale andò immediatamente d’accordo.
Denny e Tomo erano seduti a debita distanza dai Leto e da Farrell, che aveva in braccio Isotta ed Amèlie, mentre Jared teneva su di una panchina apposita il trasportino dei gemelli ancora addormentati.
Gli altri figli della coppia della End House, erano presi dal lancio di petali e coriandoli dorati, con Lula, arrivato con Vassily.
In una vorticosa moltitudine colorata, apparvero i futuri coniugi, che, tenendosi per mano, raggiunsero il pastore.
Geffen non si vedeva e tanto meno Kevin: Jared notò la coincidenza, provando una sensazione sgradevole.
Jude, Robert e Camilla, erano nelle ultime file, con Steven Chris e Scott, oltre a Camilla e Clarissa, che giocavano su di una copertina musicale: il prato era costellato di angoli attrezzati secondo le necessità delle diverse famiglie.
Meliti, con Carmela, Pam e le gemelle sembrava vigilare dalla terrazza sovrastante l’intera scena; Phil, Xavier e Drake non erano ancora tornati dalla Spagna.
Kurt, Brandon e Martin avevano preferito la comodità di uno dei numerosi gazebo, allestiti con cuscini e tappeti, come se fossero dei novelli sultani.
L’atmosfera era rilassata e gioiosa, come ogni gesto di Sammy e Dean, pronti per le reciproche promesse.
“Il mio intento, Dean, sarà costantemente quello di renderti libero di essere ciò che sei e che desideri: penso che questo possa essere alla base di un’unione duratura e sincera, fatta di rispetto ed assistenza, dove le nostre aspettative potranno avverarsi, dopo tante inquietudini. Oggi io ti sposo, rinnovandoti il mio amore incondizionato …” – e gli infilò l’anello, baciandolo con un candore incantevole.
“Sammy … E’ il nome del mio amore, di ciò che per me lo è diventato, dal primo attimo in cui ci siamo guardati, ricordi?” – gli occhi di Dean divennero lucidi e vibranti – “Ho attraversato una notte buia, sapendoti al mio fianco, Sammy, provando spesso paure assurde ed amplificate dalle mie incertezze … Tu, però, non ti sei mai arreso, non hai fatto un solo passo indietro e la mia gratitudine, così il mio sentimento per te, siine certo, rimarranno sconfinati. Oggi io ti sposo e non ti lascerò mai” – e ricambiò il gesto, ponendo all’anulare sinistro di Sam la fede in oro bianco, per poi baciarla, intenso.
L’applauso che ne seguì fu chiassoso, di risa ed approvazione generale.
“Grazie ragazzi, per la vostra limpidezza: sancisco il vostro matrimonio e … vi invito a darvi un bel bacio” – concluse il celebrante, con un sorriso bonario.
La festa si animò di musica e danze, arrivando al tardo pomeriggio, quando apparve Glam.
Lula gli corse incontro, volandogli sul cuore, dove Geffen lo strinse.
“Sei pronto soldino?”
“Sìì … Salutiamo zio Sammy e zio Dean, papà?”
“Certo … Gli daremo anche il nostro regalo, ok?” – disse dolce.
Pamela lo aveva accolto con le loro figlie, che lo aggiornarono sui risultati universitari, il tutto in un angolo lontano dal ricevimento.
Jared aveva seguito quella sequenza, cercando dentro di sé il coraggio di andarlo a salutare, visto che Geffen sembrava evitare i presenti, con educazione.
Arrivò al tavolo di Sam e Dean, abbracciandoli paterno e porgendo loro una busta, con un cospicuo assegno – “Non credo vi serva l’argenteria, magari ci farete un bel viaggio” – disse senza particolari inclinazioni, come se fosse una formalità, seppure i suoi modi restavano affettuosi e sinceri.
“Glam … ma è … troppo” – disse senza fiato Sam.
Lui non rispose, dando ad entrambi una carezza fugace – “Devo andare” – disse rapido, ma Downey lo intercettò.
“Ehi … che mi combini?” – disse sorridendogli complice.
“Ciao Robert … Porto Lula tra le sue adorate mucche”
“Allo chalet? … Interessante …”
“Sì …”
“C’è Scott alla nostra tenda nel deserto … Il wedding planner deve avere bevuto parecchio prima di imbastire questa accozzaglia, ma è stupenda” – gli bisbigliò allegro.
“Abbi cura di te e … e digli che lo chiamerò al mio arrivo”
“Glam … C’è Jared, ci sta guardando come … un pulcino bagnato”
“So che è così” – disse rigido, senza girarsi nella sua direzione – “Ma io vedi … io non sento più la tenerezza, che trovo nelle tue espressioni Robert … anche ora”
“Ne morirà, se ne te ne andrai senza neppure”
“Devo Robert” – ribatté deciso, ma senza alcuna cattiveria.
C’era esclusivamente disperazione in ogni centimetro della sua pelle, in ogni singola frase.
“Come vuoi … Chiamerai anche me Glam …?”
Geffen lo abbracciò – “Mi mancherai … ciao Robert” – e gli diede un bacio leggero tra la mascella destra e l’orecchio, facendo sì che il suo respiro caldo turbasse Downey.
“Arrivederci Glam”
“Sei pronto soldino?”
Geffen glielo chiese distrattamente, allacciandosi la cintura, alla guida del suo bolide rosso.
“Papà … aspetta …”
“Che succede?”
“Sta arrivando zio Jared …”
“Come sta arrivando?”
In realtà non si vedeva nessuno lungo il viale, dove erano parcheggiate la maggiore parte delle vetture.
Lula chiuse le palpebre, sorridendo – “Tra gli oleandri, papà …”
Erano trenta metri avanti la loro posizione, riuniti a cespugli, a contorno di una serie di panchine.
Jared stava correndo, palesemente alla ricerca dell’auto di Glam, che mise in moto.
Lula gli prese il polso – “Papà … Non farlo”
“Io non voglio parlare con lui tesoro, cerca di”
Il motore si spense.
Geffen scese infuriato, restando immobile, quando Jared lo abbracciò in lacrime.
“Glam … fate buon viaggio …” – gli ansimò al centro del petto, cinturandolo, la guancia sinistra premuta sullo sterno.
Era come se il leader dei Mars stesse cingendo il fusto di un albero.
Quando si sentì afferrare per le spalle e respingere, Jared gettò i suoi occhi in quelli di Glam, che bloccò quel gesto per allontanarlo da sé.
Provò una fitta dal cuore al cervello, che trovò sfogo in un assordante – “Accidenti a te!!”
Jared tremava e piangeva, copiosamente.
Le sue ossa sembrarono scricchiolare sotto la morsa delle dita di Geffen, che lo riprese a sé, con un impeto brutalmente carico d’amore.
“Addio Jared”
“Ti amo anch’io … ti amo da morire Glam” – gridò piano, stringendolo più che poteva, nonostante una spossatezza, che sembrava non volergli dare tregua.
Rimase seduto sul muretto, inerme, mentre la polvere, lasciata dalla partenza della Ferrari sembrò ricadere come neve, sul suo sembiante consumato da errori tanto stupidi quanto, all’apparenza, irrimediabili.
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