Capitolo n. 177 - sunrise
Robert si rannicchiò sulla chaise longue in vimini; era in terrazza, nell’attico che condivideva con Jude, impegnato a fare addormentare Camilla, dopo un pranzo a base di pizza ed hamburger, come richiesto dall’americano, in vena di farsi viziare.
L’attore aggrottò la fronte, leggendo i messaggi, tra cui uno di Glam, che gli chiedeva di richiamarlo.
Downey sorrise.
“Ehi …”
“Ciao Glam …”
Nell’aria vibrava l’emozione di quel loro contatto.
“Grazie per avermi risposto”
“Che vuole dire, c’è un bell’uomo nel mio letto e adesso cosa faccio??”
Geffen rise: era nel solarium, mentre Scott si era allungato sul letto dell’amico, intento a leggere posta elettronica ed inviare e-mail.
“Ho un dottore molto affascinante tra le lenzuola … ancora vestito”
“Quindi è questo il problema Glam”
Risero insieme.
“Il problema è che …” – prese fiato –“Vorrei che ci fossi qui tu Robert, un amico con il quale potrei sfogarmi, rompendoti le scatole alla nausea, senza temere i tuoi assalti o le tue … aspettative amorose”
“Ne sei sicuro?” – chiese con voce civettuola.
L’avvocato rise di gusto.
“Mio Dio Rob … Tu mi fai stare bene”
Downey perse un battito.
Mentalmente si ripeteva come c’erano arrivati lui e Geffen a parlarsi in quel modo, arrossendo come due adolescenti alle prime armi.
Provò a ridimensionare la situazione, proseguendo sulla vena ironica di quel dialogo ma Glam divenne serio, anche se dalla sua voce trapelava un’autentica serenità nell’interagire con Downey.
“Devi farmi delle promesse Robert, adesso”
“Co-cosa …?” – replicò con stupore.
“La prima … che verrai a pranzo con me quando torno”
“Ok”
“La seconda … Che almeno tu faccia l’amore, oggi, con tuo marito, l’uomo che ami oltre te stesso … e che ti renderà felice, come meriti: siete così speciali”
“Glam …”
“Ho nel cuore soltanto Jared, tu lo sai, ma conoscendo persone come te, comprendo quanto io ho permesso a lui ed ad altri di calpestarmi, di frantumare i miei sentimenti … il mio cuore Robert … Lo ripeto, tu sei il compagno ideale per sentirsi amati e … e rispettati” – il suo tono si incrinò.
“Glam ascolta … Tu meriti una persona migliore di Jared, mi duole ammetterlo, sai quanto io lo abbia sempre difeso e capito, nei suoi disagi, nelle sue incertezze, però ora provo un tale imbarazzo, per come è finita tra di voi … ammesso che sia così, perché ho paura che non avrà mai una conclusione questa … Vorrei definirla storia d’amore incredibile, ma rimane un’agonia, ad essere onesti” – ammise mesto.
“Ogni volta che tornava da me, io non sono mai riuscito a mettergli un freno e chiudere la nostra relazione Rob, dipendeva da me e non l’ho fatto” – ribatté severo.
“Hai seguito il tuo cuore generoso Glam” – disse dolcemente ed a Geffen sembrò una carezza a distanza, quella maniera affettuosa, con cui Downey lo stava confortando.
“Ricorda che hai promesso …”
“Sì, lo farò” – sorrise – “Jude è l’aria che respiro …” – disse vedendolo nel living raccogliere i giochi della figlia.
“Se mai ti farà un torto Robert, io …” – si interruppe, temendo di avere detto qualcosa di realmente fuori luogo.
“Nessuno di noi è immune da errori Glam … Jude mi ha fatto soffrire in passato, però è ciò che resta, passato, appunto.”
“Ok Robert …”
“Ok Glam” – sorrise – “Abbi cura di te e fa ciò che senti, con Scott o con chiunque, fallo per te e non per accontentare gli altri, anche se sono in buona fede” – puntualizzò, richiamando la precedente conversazione su Jared davanti all’oceano – “Non avere sensi di colpa, non esiste …”
“D’accordo … Ti abbraccio”
“Grazie Glam, a presto, ciao …”
I mobili erano in legno non trattato, gli incensi riportavano i ricordi alle terre africane, i cui colori sembravano ritrovarsi nella teleria vivace, che vestiva il letto, al centro del quale Jared e Colin erano intrecciati e nudi, seduti a baciarsi da un tempo indefinito.
La pelle del cantante grondava di sudore, dopo un breve bagno turco, che non giustificava tale reazione del suo fisico.
L’astinenza era l’unica spiegazione plausibile e Jared se ne rese conto immediatamente.
“Tesoro … tesoro tutto bene …?” – ansimò Colin, massaggiandogli zigomi e collo, con le mani a coppa, intorno al suo viso incantevole.
“Sì … sì sto bene” – balbettò, piegandosi ed appoggiando la tempia sinistra sulla spalla di Farrell, che lo abbracciò teneramente – “Jay …”
“Cole devo … devo stendermi … ho freddo”
“Freddo?! Jared, cos’hai?” – chiese allarmandosi, mentre recuperava un plaid e lo copriva, appoggiandolo ad enormi cuscini.
“Forse la cena …”
“Una congestione? Ti preparo del tè?”
“Sì … sì dovrebbe funzionare”
“Chiamo un medico?”
“No, no, non voglio nessuno …” – sbottò nervosamente, ma senza alcuna veemenza, non voleva litigare.
Mentre l’irlandese era impegnato all’angolo cucina di quella splendida villa immersa nel verde, Jared sgattaiolò in bagno, dicendo che provava a vomitare.
Aveva nascosto le bustine di cocaina all’interno di un sacchetto con del caffè dall’aroma intenso, perfetto per sfuggire all’olfatto dei cani anti droga, appostati all’aeroporto.
Era diventato un vero delinquente, non faceva che ripeterselo.
Si chiuse a chiave e con consumata esperienza preparò un paio di piste, che sniffò altrettanto velocemente, con un arnese recuperato nelle cianfrusaglie marocchine, acquistate ai tempi di Alexander.
Provò rabbia, disgusto, ma almeno si sentì subito meglio.
Ricompose il suo kit illegale nella sacca da viaggio, che andò a occultare tra asciugamani ed accappatoi, nel ripiano più alto del mobile, dove avevano riposto anche biancheria e calzature.
Si sciacquò e riaprì, trovandosi davanti Colin, con la tazza fumante ed un’espressione stranita – “Non dovresti chiudere, miseria …” – disse amareggiato.
“Perdonami Colin … Non ero … un bello spettacolo” – provò a giustificarsi, abbozzando un sorriso.
“Siamo abituati ad assisterci amore … Su, bevi … hai un aspetto più decente” – e rise con sollievo.
“Mi … mi sono liberato … Mai più tacos e salse piccanti”
“Di solito li digerisci senza problemi”
“Sto invecchiando Cole” – sospirò, scrollando la testa.
Farrell lo strinse con delicatezza – “No, tu sarai sempre giovane e bellissimo, credimi”
Tim era seduto sul bordo del materasso, le gambe accavallate, i gomiti appoggiati verso le ginocchia, la Camel tra le labbra, quasi finita.
“Ciao cucciolo …” – disse stirandosi, con voce appagata Kevin, ma il ragazzo non gli rispose, non subito.
Diede ancora un paio di boccate e poi tossì – “Ciao …” – rispose roco.
“Ehi tutto a posto Tim?” – domandò, cingendolo da dietro e posando un bacio sulla sua nuca, ancora madida e calda.
“No, non credo …” – si alzò senza fretta, distaccandosi dal busto scultoreo di Kevin, che provò un senso di angoscia istantaneo.
“Dove vai?”
“Mi lavo, mi vesto … Ho un lezione, quella di ieri l’ho saltata”
“Sì, mi dispiace Tim”
“E di cosa?” – chiese bloccandosi, per fissarlo, mentre aspettava una risposta.
Kevin deglutì a vuoto: si sentiva sospeso, come se l’altro lo stesse mettendo alla prova.
“Mi dispiace per non averti dedicato ogni mio sforzo, visto che lo meritavi a pieno Tim, per l’amore e la dignità, che hai portato nella mia vita, distrutta da Glam e dalle sue scelte” – replicò chiaro.
“Tu lo ami?”
“Sì, ma voglio smettere e con te ci stavo riuscendo Tim” – ribadì sincero.
“Ok …”
“Ok …?”
Tim annuì, poi aggiunse – “Non ho voglia di fare la doccia da solo … Non ci sono più abituato da quando mi sono innamorato di te Kevin” – sorrise pulito, tendendogli la mano destra.
Kevin volò ad afferrarla, con tutto ciò che Tim rappresentava, facendolo roteare, mentre si baciavano profondamente.
Lula quasi inciampò in Glam, che stava rientrando in camera.
“Papà ho male qui …”
“Tesoro …” – lo prese in braccio, portandolo sul letto, dove Scott li accolse con premura.
“Che succede soldino?” – gli chiese il medico.
“Qui …” – ed indicò l’addome.
“Lula hai tanto male?”
“Glam calmati …” – Scott sorrise, tastando la parte dolente – “Sei andato in bagno oggi piccolo?”
“No zio Scott … uffi … da ieri”
“Ah capisco” – e prese la valigetta, cercando delle bustine.
“Scommetto che le preferisci alle supposte, vero Lula?”
“Papà non voglio i mini missili puzzolosi!” – e si aggrappò al suo collo, facendo ridere entrambi.
“Questi sono granuli Lula, adesso papà ci porta dell’acqua tiepida e li prendi, vedrai che faranno effetto in meno di venti minuti”
“Vado e torno” – e prima di rialzarsi, baciò Lula tra i capelli arruffati.
Scott nel frattempo prese un telo di pile ed avvolse il bimbo.
Come previsto, la medicina si rivelò molto efficace.
“Pista!!”
“Dovrei seguirlo Scott?”
“Ma figurati, sei eccessivamente apprensivo, quasi quasi ti faccio un’iniezione di sedativo Glam ahahahah”
“Cavoli … lo sai che io lo adoro …”
“Tu e lui siete incredibili … Non ho mai conosciuto un padre ed un figlio tanto legati” – disse con serenità.
“E’ il mio angelo” – ed una lacrima rigò il suo zigomo sinistro, dove Scott posò un bacio, asciugandogliela.
Geffen lo strinse sul petto – “Grazie Scotty …”
“No, grazie a te Glam …” – e lo baciò, con naturalezza.
Si distaccarono solo quando avvertirono i passi leggeri di Lula.
“Tesoro tutto ok?”
“Sì papà, okkeiii!! Grazie zio … posso dormire qui?”
“Certo” – replicò Scott sorridente – “Se vuoi ti lascio con papà …”
“No, no, vi voglio qui tutti e due!”
“D’accordo soldino” – disse Glam tranquillizzato dall’allegria di Lula.
“Tu papà mi fai grattino sulla schiena e tu zio liscino sulla pancia!” – ed accucciolandosi con Brady, si mise in attesa di quella dose massiccia di coccole.
I due uomini si guardarono – “Agli ordini principe Lula” – bisbigliò Scott.
Geffen li accolse tra le sue ali, accarezzandoli e vegliando su di loro, finché non si assopirono rilassati e soddisfatti di essere lì con lui.
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