martedì 14 agosto 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 173

Capitolo n. 173 - sunrise


Si scontrarono nel corridoio, in zona ascensori: Jimmy era troppo impegnato a rispondere ad un sms di Jared e Tim aveva appena discusso con Kevin, rimasto nel parcheggio a parlare con il suo ex.
“Tim …?!”
“Jimmy … Cosa …?”
“Ciao!”
Si abbracciarono divertiti da quella strana coincidenza.
“Sei in visita a qualche parente Jimmy?” – domandò emozionato.
“Non proprio … Si tratta di Robert Downey Junior, è una storia incredibile”
“Robert?”
“Sono diventato l’assistente del cantante Jared Leto, lo conosci? So che è difficile crederlo, ma”
“No, no, perché non dovrei? … Lo conosco anch’io, per via del mio nuovo …” – si interruppe, adombrandosi.
“Hai un nuovo ragazzo?” – chiese entusiasta l’amico ritrovato.
“E’ Kevin, suonava nei Red Close … Ed era sposato con Glam Geffen, li vedi laggiù?” – e si affacciò alla finestra, indicando i due ancora presi a parlare e ridere.
“Geffen … Sì me l’ha presentato Jared …” – disse mesto.
“Non ti piace?”
“Forse sono io che non piaccio a lui veramente” – puntualizzò, spostandosi dal davanzale per non farsi notare, ma dopo pochi minuti, durante i quali aggiornò Tim sui recenti cambiamenti, Glam arrivò al piano con Kevin.

“Posso parlarti Jimmy? Ve lo rubo un secondo, magari prendiamo un caffè” – chiese gentile, ma deciso.
“D’accordo … A dopo”

“Conosci Tim?”
L’avvocato lo chiese, porgendogli un bicchiere di espresso.
“Abbastanza” – replicò lui laconico.
“Ascolta Jimmy, a me piace parlare chiaro”
“Lo so” – e posò la bevanda su di un ripiano in plexiglas azzurro.
“Jared ti ha portato via da quel Gordon e dal Panama, non ho nulla da obiettare, ma ammetterai di non provenire da un ambiente sano e la cosa mi preoccupa, visto il coinvolgimento dell’uomo che amo più di me stesso”
Jimmy deglutì a vuoto.
“Ok … ero una puttana … di lusso, non che cambi la mia provenienza insana” – disse fissandolo.
“Non sono qui per giudicare, ma per capire”
“Capire cosa, signor Geffen?”
“Se Jared è finito al Panama in cerca di compagnia o di droga: visto che la prima non gli manca di certo, temo sia per la seconda ragione ad averlo spinto verso quel locale specifico”
Jimmy sorrise, incrociando le braccia ed appoggiandosi al muro – “Forse la compagnia a cui è abituato si è trasformata in noiosa routine.”
Geffen inspirò, gettando il proprio tè caldo nel bidoncino apposito.
“Fare del sarcasmo non ti aiuterà … Non ti salverà da me Jimmy: tu non sai cosa potrei fare per proteggere Jared e se anche avete scopato, dettaglio a cui non credo, il mio intento non cambia”
Il giovane si spostò, iniziando a tormentare il polso sinistro con le unghie del pollice, dell’indice e del medio, in un movimento quasi compulsivo.
“Conosco alla perfezione gli uomini come lei, signor Geffen” – sbottò, tornando a guardarlo dritto negli occhi.
“Come me?”
“Jared la ama, è stato lui a dirmelo, però se c’è qualcosa di poco sano in tutta questa vicenda, sono i vostri sentimenti, non può negarlo … E poi lei resta un prepotente e null’altro”
Glam non si scompose – “Mai detto il contrario”
“Lei seduce il prossimo con le parole, non sarò il primo a dirglielo, ma raggiunge i suoi scopi a qualsiasi costo: parole sue del resto”
La porzione di pelle, che Jimmy stava letteralmente martoriando, iniziò a sanguinare.
Geffen scrutò quel dettaglio – “Cosa diavolo stai facendo?”
Lui di contro ebbe un sussulto, poi scappò via, sperando di arrivare presto alla fermata del bus.
Fuori iniziò a piovere, ma incappare nuovamente in Tim gli apparve come un miracolo: “Hai l’auto?” – chiese concitato.
“Sì Jimmy … Ti accompagno?”
“Grazie, mi hai tolto da un guaio enorme”


Tim non gli fece ulteriori domande; Jimmy era palesemente sconvolto.
“Abiti qui …?”
“Sì, bel quartiere vero? Jared mi ospita nel suo loft diventato studio di registrazione per il nuovo album …”
“Hai … hai incontrato l’intera famiglia?”
“Non credo …”
“Senti Jimmy io ho sempre l’attico, se vuoi puoi stare da me, non dirò nulla a Kevin”
“Perché avete litigato?”
“E’ passato a prendermi in Università, stavo parlando con Ivo, te lo ricordi?”
“Sì … Quel tizio è un guaio Tim” – disse triste, ma per altre motivazioni.
“Lo so, ma mi ha amato … a modo suo”
“Ok … Ti ringrazio, terrò presente la tua offerta, ma per ora sto bene qui”
“Ci si vede allora …”
“Sì Tim, mi hai salvato oggi, ti sono debitore”
Scese di fretta ed a passi veloci raggiunse l’androne, per poi salire all’appartamento, fradicio per quel temporale e per un pianto, che lo stava soffocando quanto l’ansia.

Jared appena lo vide sembrò sollevato.
“Oh Jimmy finalmente …”
“Ciao, devo andare al bagno” – disse trafelato, sparendo nel corridoio.
Leto lo rincorse – “Ehi, ma che ti prende? Cos’hai fatto al braccio?” – domandò preoccupato.
“Niente! NIENTE!” – singhiozzò, rifugiandosi in camera, per buttarsi sul letto.
Jared esitò, poi si tolse le scarpe e lo raggiunse, cingendolo da dietro, con cautela.
“Non devi parlarmene per forza Jimmy …” – disse piano, accarezzandogli le ciocche scure.
“Il … il tuo” – balbettò, senza smettere di tremare.
“Il mio cosa? Mio marito, Colin?”
“No, l’altro”
“Glam …?”
“Mi ha trattato da schifo … in ospedale … Io ero così contento, c’era Robert, ho conosciuto persino Jude e poi ho ritrovato Tim …”
“Tim …?”
“Sì, siamo amici e so cosa avrà pensato Geffen!” – ringhiò, stringendo i pugni e ricominciando con quella tortura, spostandosi al dorso della mano sinistra.
“Jimmy … Posso aiutarti?”
“Devo farmi”
“Non dire cazzate Jimmy, avevi smesso …” – disse, strozzato dalla commozione improvvisa.
Gli sembrava un Colin acerbo e spaventato, glielo rammentava maledettamente, in quegli eccessi, che li avevano portati spesso a litigare nel passato remoto del loro legame.
“Ne hai? Ti supplico Jared!” – inveii, svuotato ed emaciato.
“Una dose … senti facciamo a metà, ok?” – propose, il tono vagamente alienato.


Il soffitto crepitava di diamanti e petali incandescenti.
La composizione di acidi ed anfetamine, che formavano la Divine, scorreva nel loro sangue come una linfa diabolica ed effimera di promesse non mantenute.
Si erano lacerati i vestiti a vicenda, perché bruciavano, come ogni tessuto entrasse in contatto con la loro pelle intrisa di sudore acre.
Jared si era appeso al bordo superiore della porta di quella stanza dove Jimmy cantava come un forsennato il vecchio pezzo dei Mars, This is War, che nessuno dei due ricordava di avere inserito nel lettore cd a volume massimo.
L’insonorizzazione degli ambienti non lasciava trapelare quella follia.
In carenza di ossigeno, si ritrovarono sul materasso, arrotolati l’uno sull’altro in principio, poi l’uno dentro l’altro: Jared aveva del gel doccia sulle mani e sull’addome, che si contraeva ad ogni spinta verso il centro vibrante di Jimmy, che si inarcava come una menade sgraziata.
Lo scopò così forte, da fare sanguinare entrambi.
Quindi l’argento divenne nero pece, i lampi di luce si trasformarono in spirali chiodate, rotanti ed il pavimento pulsava, come un cuore, preda di un’aritmia mortale.


“Arrivati …”
“Papà!”
“Camy … angelo mio … Ciao Tomo, Denny”
“Bentornato” – lo accolse il croato, mentre il marito pensava a stappare dello champagne.
Downey la strinse, cullandola, meravigliato dai progressi della figlia nella deambulazione sempre più sciolta e coordinata.
“La terapia di Foster ha avuto effetto tesoro … Anche James è migliorato, sai?”
“Colin me ne ha parlato … Credevo passasse oggi”
“E’ a Chicago con sua sorella per il promo del nuovo film.”
Robert pensò a Jared, che poteva rimanere con Glam, ma fu soltanto una supposizione: lui e Geffen non avevano avuto il tempo di parlare da soli, rimandando la loro conversazione al pranzo del giorno seguente a Palm Springs.


“Il ristorante non ti piace oppure … il cibo Tim?”
Il giovane si irrigidì.
“Odio questi posti, mi ci portava spesso lui … il mio di daddy”
“E’ che volevo festeggiare”
“Cosa?” – domandò secco, fissandolo severo.
“Il nostro … cioè”
“Anniversario Kevin?” – sussurrò, come a canzonarlo.
“Ok, andiamocene.”
Kevin gettò il tovagliolo stizzito a lato del prezioso sotto piatto in argento e si levò, facendo scorrere la sedia in maniera rumorosa, passando oltre Tim, che restò immobile.

Quando lo vide appoggiato al suv nel viale antistante il famoso ristorante, a fumare faticosamente una delle sue Camel, a Tim si strinse lo stomaco.
“Mi dispiace” – si affrettò a dirgli, affiancandolo, ma Kevin si spostò, per salire in auto.
Tim prese posto sul lato passeggero, Kevin partì sgommando.

“Chiariamo una cosa Tim! A me sta sul cazzo quel coglione di Ivo, a te il mio ex marito! Con la differenza che Glam è il padre di Lula, quindi se permetti, dovrò frequentarlo a vita!”
“Ovvero strusciarti a lui e scoparci ad ogni buona occasione?!”
“Solo una volta e ti ho promesso che non ci saremmo ricascati, cazzo!!”
Tim prese fiato, poi strizzò le palpebre.
“A te … a te sembra normale andarcene al ristorante, celebrare un rapporto come il nostro eh Kevin?? Se avessi voluto fare la bella statuina mi sarei cercato un bavoso senza scrupoli, un bastardo sposato con moglie e figli, che se lo mena appena si infila nei bar gay, dove ci siamo conosciuti tu ed io accidenti!!”
Le loro invettive superavano il frastuono dei tuoni.
Aveva smesso di piovere.


“Cristo santo … Jimmy … Ehi Jimmy …?”
“Che c’è …?” – biascicò, provando a coordinare i movimenti, ma con il risultato di finire rovinosamente sul parquet.
Jared sposò i cuscini, raccogliendo poi la teleria imbrattata e strappata, per nasconderla velocemente nella lavatrice – “Torno subito Jimmy … bevi questa” – e gli passò dell’acqua.
Una volta rientrato, Jared lo prese in braccio, portandolo nel box per lavarsi.
“Mi … mi viene da vomitare”
Jimmy ne uscì rapido, crollando sul water, dove si liberò, non senza piangere come un bambino impaurito.
Jared lo aiutò a tornare sotto il getto di acqua tiepida, dove controllò i danni di quell’amplesso selvaggio, consumato in preda all’alterazione peggiore, che avesse mai provato.
“Non è niente Jay … solo un’escoriazione … come la tua …” – disse confuso, alternando i rispettivi tocchi, tra le sue gambe e l’inguine graffiato di Jared.
Come ipnotizzato od immerso in un sogno ancora in corso, Jimmy si accasciò, chiudendo il miscelatore: iniziò a baciare la rinnovata erezione di Jared, che annaspò contro le piastrelle a mosaico, ansimando e provando inutilmente a sottrarsi a quel piacere sordo e totale.


Kevin parcheggiò sotto al palazzo di Tim.
Il bassista avrebbe voluto mantenere un minimo di controllo, ma le sue iridi lucide rivelavano quanto fosse afflitto.
“Mi stai lasciando Tim?” – domandò, continuando a fissare il volante, dove le sue dita erano come ancorate.
“Mi dispiace per Lula … amo quel bimbo ed ancora una volta l’esperienza mi insegna che entrare nella vita degli altri, quando ci sono dei figli, è deleterio. Per ogni sorriso che lui mi ha regalato, ne è valsa la pena starci male e non concludere nulla Kevin. Pazienza.” – disse, ricambiando quell’incapacità di guardarsi.
Kevin allungò la mano destra sulla guancia bagnata di Tim, che non si mosse, seppure un’esplosione di sensazioni avesse investito il suo corpo.
“Vorrei … vorrei un’ultima possibilità … Forse non la merito Tim, però io”
“No, non la meriti.” – lo puntò, drastico – “Tu ami Glam, ma non hai il coraggio di riprendertelo, così giochi con lui, ci fai l’amore perché è eccitante quando succede con un ex importante e che per di più ti ha maltrattato senza ritegno. Lo usi, lo lasci a bocca asciutta dopo averlo illuso, imponi la tua di presenza, grazie a Lula, ma in compenso tieni in gioco anche me, per dimostrare a Geffen di avere voltato pagina, mentendo a te stesso ed a chiunque. Vedi di crescere, io me ne tiro fuori.”
Scese, sbattendo la portiera e sentendo quel rumore secco insinuarsi e dilagare, nel suo cuore ferito, come non mai.



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