giovedì 16 agosto 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 176

Capitolo n. 176 - sunrise


Il problema peggiore per Jared era la mancanza di divine nel suo bagaglio.
Soltanto Gordon gliela poteva fornire, così come qualsiasi altra sostanza proibita, ma contattarlo era fuori discorso.
C’era un ulteriore pusher raggiungibile, prima della partenza per le Fiji.
Un tizio di nome Adam, abbastanza fidato, ma semplicemente viscido.
Jared non voleva esporsi, così chiese a Jimmy di provvedere in sua vece ed il giovane acconsentì, leggendo nello sguardo del cantante un’insana disperazione.

“Tre dosi di cocaina, è il massimo che mi ha potuto vendere Jared”
“Va-va bene, meglio che niente … Ne vuoi?”
“Jared … cazzo …”
“Ok, ok … mi faccio schifo … mi faccio schifo” - e strisciò lungo la parete del loft di Malibu, dove si era recato con la scusa di prendere i suoi appunti ed alcuni cd.
Colin lo aspettava all’hangar privato di Rice, che nonostante la rottura con Shannon, era rimasto in ottimi rapporti almeno con l’attore.
Quando lo vide arrivare pimpante ed allegro, provò un senso di ritrovata sicurezza: Jared non sembrava stare così male come credeva e probabilmente quel viaggio a sorpresa era davvero stata un’ottima idea.


“Papà restiamo qui per cena?”
“Sì soldino … volevi scendere in paese per la festa?”
“Magari dopo! … Oh …”
“Che succede Lula?”
Glam non riusciva ad abituarsi a quel potere manifestato dal figlio, nel presagire gli avvenimenti.
“Hai visite papà!” – e rise solare.
Suonarono.
“Che cavolo …” – borbottò l’uomo, andando a vedere chi fosse.
“Ok, non mi crederai! Un simposio sulle vene varicose a Zurigo! E’ il massimo della panzana che potevo raccontarti, ma è tutto vero!”
La risata di Scott era contagiosa e colorata, quanto il depliant promozionale di quell’evento professionale.
“Scotty … Vieni qui” – e lo abbracciò, destando nel medico una gioia immensa.
“Ciao Glam … Volevo sincerarmi che stessi bene, la tua telefonata non mi bastava” – disse rapito dal suo sguardo.
Geffen annuì, facendolo accomodare.
“Lula ti ha … percepito”
“E’ … inquietante” – sibilò allegro, accogliendo il bimbo tra le sue braccia.
“Ciao zio Scott! Rimani con noi?”
“Se papà acconsente …” – disse ironico, ma con il cuore a mille.
“Certo che sì … Dai sistemati, io penso agli spaghetti.”
“Ti aiuto io!” – esordì Lula, prendendo uno zainetto piuttosto leggero e lasciando il bagaglio più ingombrante a Scott, che rise – “Ma tu non avevi i super poteri?!”

Il bambino lo scrutava, ciondolando le gambe a pancia in giù sul divanetto della camera per gli ospiti.
“Come sta Jimmy, zio?”
“Jimmy …?!”
“Sì, il tuo nuovo amico!”
“Veramente … l’ho conosciuto appena, a casa di papà Glam” – puntualizzò incuriosito dalle domande di Lula.
“Sì, sì” – e rise, con una vena di malizia.
“Devi dirmi qualcosa cucciolo? … Cosa vedi nel mio futuro …?” – domandò esitante.
“Non lo so! Jimmy è simpaticissimo … e dolce”
“Se lo dici tu …” – replicò imbarazzato.


L’appostamento sotto casa di Tim non aveva dato buoni frutti.
Vederlo rientrare dopo cena con Ivo era stato piuttosto svilente per Kevin.
Decise di scrivergli un biglietto e lasciarlo nella buca delle lettere, approfittando dell’andirivieni degli addetti alle pulizie condominiali.

§ Vorrei un ultimo incontro … Per parlare senza litigi Tim …
Ti voglio bene, sono sincero … e sto malissimo senza il tuo sorriso.
Chiamami per favore
Kevin §
Era stringato, ma non gli usciva altro dalla mano tremante, collegata ad un cervello affaticato ed ad un cuore costellato di cicatrici.

Quando vide il suo nome sullo schermo del cellulare, il bassista ebbe un sussulto, che gli mozzò il respiro.
“Sì, pronto” – rispose agitato.
Tim provò un senso di preoccupazione, nel percepirlo in quel modo.
“Ciao … ho letto il tuo messaggio …”
“Ho … Ho qualche speranza, Tim?”
“Ti aspetto qui, poi ho una lezione tra un paio d’ore”
“Arrivo subito.”


Geffen verificò di avere inserito gli allarmi ed accese il baby control.
Anche se cresciuto, non voleva perdere il contatto a distanza con Lula, che stava giocando alla play station nella sua cameretta.
“Buonanotte soldino …”
“Papà!” – gli corse incontro, appendendosi al suo collo come d’abitudine.
“Brady è già a nanna?”
“Sì! La passeggiata l’ha stancato!”
“Ma se lo hai portato nello zaino ahahahha”
“Lui è fatto così!”
“E tu sei meraviglioso Lula … A domani”
“Okkeiii … saluta zio Scott!”
Geffen non pensava di dormire con lui, ma secondo la sensibilità di Lula, a quanto sembrava, l’epilogo della giornata sarebbe stato quello.

“Ehi dottore, cosa combini?”
“Ravvivo il fuoco … non dovresti tenerlo acceso durante la notte, però”
“C’è un’ottima ventilazione … In ogni caso puoi spegnerlo, se vuoi” – gli sorrise, iniziando a spogliarsi per farsi una doccia.
“Farò così …” – ribatté emozionato.
“Che c’è Scotty? … Mi conosci meglio tu di chiunque” – e sorrise, togliendosi l’intimo.
“Sì … ho … ho toccato il tuo cuore, nel vero senso del termine” – e ripensò all’asportazione del minuscolo tumore, posizionato proprio sulla parte retrostante il muscolo cardiaco.
“Ecco vedi” – e sorrise di nuovo, avvolgendosi in un telo, dalla vita in giù.
“Come stai Glam?” – chiese assorto, fissandolo.
“Vivo per i miei figli ed il bimbo che avete salvato tu e Tyron”
“Solo per loro …?” – insistette con timidezza.
Geffen inspirò – “Quando … quando sei stato così vicino al mio cuore, da poterlo fermare Scott … Avresti dovuto resettarlo, in qualche modo” – rise amaro – “Così che dimenticassi Jared e tutti i guai, che mi ha procurato con il suo comportamento infantile”
“Ma tu lo ami proprio per questo: sei suo padre, nel profondo”
“Quindi il nostro legame è incestuoso?” – domandò sedendosi su di una poltrona da lettura.
“E’ … complicato”
“Sì, dal principio di noi” – e scrollò le spalle.
“Ti fa piacere che io sia qui? O speravi fosse lui alla tua porta, stasera?”
“La tua presenza da un lato mi rassicura, dall’altro mi destabilizza: per i colpi di testa di Jared invece … Non era possibile, visto che è volato alle Fiji con suo marito”
“A me suona come un’imbarazzante ipocrisia, questa loro commediola da eterni sposini in luna di miele”
“Già Scotty … amici, complici, amanti … è un copione che non si rinnova, a meno che non si volti pagina senza più ripensamenti” – affermò serio.
“Ed io … non sono il candidato ideale, giusto?”
“Tu sei l’ultima persona che io voglia ferire Scott. E a dirla tutta, non mi sento pronto per altre relazioni, né per tornare con Kevin, di nuovo single, salvo ripescaggi in extremis e per quanto concerne Jared … Mi ha annientato ogni sentimento … Non dico di provare repulsione per lui, ma un’insofferenza … letale, questa sì, credimi”
“Cosa mi sono perso?”
“Nulla di cui valga la pena parlare ora Scott”
“Non ti fidi di me?” – sbottò polemico.
“Fiducia … Ecco, è quella di cui è carente Jared, da quando conosce Jimmy, nei miei riguardi, ovvio, perché di lui si fida ciecamente”
“A me Jimmy piace …” – disse perplesso davanti alla reazione aspra di Glam.
“Non ce l’ho con lui, anzi, vorrei capire meglio il suo carattere e le sue aspettative, eppure questo ragazzino rappresenta la chiave di lettura di questa fase, dove Jared mi sembra essersi perduto”
“Cosa intendi?”
“Forse è solo una mia paranoia …”
“Sentiamola, avanti Glam” – lo esortò.
“Temo che … che Jared assuma stupefacenti … E che ci sia arrivato attraverso Jimmy”
“Jimmy è uno spacciatore?!”
“No, no assolutamente, però lavorava in un locale dove la droga circola a fiumi”
“Glam dovresti approfondire questa faccenda, soprattutto per i figli di Jared e Colin” – disse severo.
“Non è così semplice Scott …”
“E poi Jimmy lavorava dove? Era forse …”
“Sì, purtroppo … Lo hanno sfruttato e lui non aveva alternative”
Scott si alzò, grattandosi la nuca – “Mi sconvolgono le tue rivelazioni Glam”
“Lui ti piace, vero?”
L’amico avvampò – “Eh …? Sì, no … cioè … è molto carino”
“No, è bellissimo Scott” – sbuffò, poi concluse serafico - “I mocciosi, veri o presunti, ti riempiono la vita Scotty, ma ti prosciugano l’anima: te li sconsiglio” – e se ne andò verso il bagno, senza più aggiungere altro.


“Volevo prenderti dei fiori … poi ho pensato al gelato Tim …” – e gli porse un secchiello a righe cacao e verde pistacchio, come i gusti in esso contenuti.
“Senza graniglie” – sorrise Tim.
“Sì, senza graniglie” – confermò impacciato Kevin, accomodandosi con circospezione.
“Lui non c’è”
“Vedo … Mi sembra … cambiato, questo Ivo, ho notato che ti ha aperto persino la portiera della macchina”
“Ci spiavi?” – domandò appoggiandosi al muro, mentre degustava i primi cucchiai di quella delizia, indossando solo un paio di jeans a vita troppo bassa.
Le ossa sporgenti, ai lati del suo bacino esile, segnavano la pelle tesa e di un bel colorito roseo.
I suoi capezzoli si inturgidirono, a contatto di quel contenitore freddissimo, da cui alcune goccioline di condensa scivolarono sul suo addome, per poi precipitare sino all’ombelico di forma perfetta.
Kevin si stava perdendo ad ammirare quei dettagli, deglutendo a vuoto e senza la possibilità di sedare un’evidente erezione, contenuta a stento dai jeans attillati e modaioli.
Tim rise leggero, ma complice, senza schernirlo.
“Tu … tu potresti far fare qualsiasi cosa a qualunque uomo Tim”
“No. Non è vero. Tu ne sei la dimostrazione e non sei uno qualunque, per essere precisi ed onesti, Kevin” – puntualizzò diretto.
“Sono stato un coglione, invece …”
“Ne vuoi un po’?” – domandò gentile.
“Vorrei solo stringere il tuo corpo al mio Tim” – ribatté limpido.
“Allora fallo, cosa aspetti …?” – disse sgranando i propri cristalli, incendiati dall’urgenza reciproca di toccarsi.
Kevin, felice, non se lo fece ripetere.
Il cestello cadde ai loro piedi, che ben presto assunsero posizioni differenti: quelli di Tim presero il volo, insieme alle sue cosce, sollevate ed ancorate da Kevin ai propri fianchi, mentre con i suoi, il bassista si sollevò sulle punte, spingendosi verso l’altro, come se fossero nudi.
Ovviarono a quell’impedimento strappandosi gli indumenti di dosso, ma senza cambiare la loro posizione erotica ed ansante.
Si baciavano, leccavano, succhiavano, ogni estremità e cavità, lubrificandosi di saliva e qualche lacrima, che nonostante sorridessero, volle sgorgare dispettosa.
Kevin, più forte e prestante, manteneva Tim sospeso con un solo braccio, mentre la mano opposta dilatava la fessura stretta e calda del ragazzo, che urlò il nome dell’ex di Geffen, appena lo sentì dentro come un uragano.
Ormai erano uniti, anche con le loro bocche, sigillate e febbrili, custodi di gemiti sempre più osceni e liberi.
Fu un’apoteosi di sensi ed appagamento.
Nessuno li avrebbe fermati, fino all’alba del giorno dopo.



IVO & TIM




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