domenica 5 agosto 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 167

Capitolo n. 167 - sunrise


Sveva posò il trolley nella cabina armadio, curiosando tra scaffali e cassetti pieni a metà di indumenti nuovi.
“Mi sono permesso di scegliere l’essenziale” – disse calmo Geffen, prendendole da bere.
“Grazie Glam, non dovevi … Ti dispiace se mia sorella viene a stare con me?”
“Il mastino dici?”
Risero.
“Sì, lei … Vado a stendermi”
“Ottima idea, hai visto comunque la terrazza?”
“Do un’occhiata e poi mi ritiro in buon ordine, tuo figlio ed io siamo un po’ stanchi”
Geffen si inginocchiò, dando una doppia carezza al suo pancione ed un bacio leggero sulla stoffa dell’abito verde chiaro – “Vi voglio bene …”
“Anche noi Glam” – e gli sfiorò la testa rasata, per poi allontanarsi.

La vista era magnifica, ma un dettaglio attirò la sua attenzione.
“Glam … c’è Jared nella caletta a fianco” – disse ad alta voce.
“Cosa …?”
Sveva lo indicò con un sorriso – “A me sembra lui … ma se ne sta andando, scommetto che ti cercava”
“Credo di sì … ti dispiace se vado da lui?”
“No, assolutamente, se ho bisogno ti chiamo, portagli un saluto, ma non dimenticarti che Scott sta arrivando per la vostra pizza con Lula”
“Sì, certo …” – replicò con una velata ansia – “E soldino di cacio è in viaggio con Vassily … Ok, ci sentiamo più tardi, abbi cura di te”


“Facciamo un day hospital Robert, tra un paio di giorni avremo tutti i risultati, se siete d’accordo.”
Jude strinse la mano al compagno annuendo, dopo averlo guardato intensamente.
Law era smagrito e con la barba incolta.
Scott lo notò.
“Devi sgridarlo, è da quando … Sì insomma, non mangia, ha perso cinque chili”
“E’ lo stress Robert” – sottolineò il medico.
“Mangerò quando usciremo da questo incubo, perché andrà tutto bene, vero Scott?”
“Me lo auguro, in compenso esistono diverse soluzioni, anche nel caso”
“No! No … non voglio neppure sentirle queste ipotesi …” – ribatté con gli occhi pieni di lacrime.
Robert si avvicinò con la poltroncina, avvolgendolo in un abbraccio caldo del suo profumo e di quel sorriso fanciullesco, che riusciva ad affossarti, se colpevole quanto era Jude o rinascere, nei momenti di crisi della coppia in passato.
Ormai la trama della menzogna rendeva tutto gretto ed odioso al cuore dell’inglese, che immaginava un futuro carico di rancori, dall’istante in cui la verità fosse emersa.
Sarebbe accaduto, in ogni caso.


Jared era quasi arrivato alla cancellata, che circondava la proprietà di Geffen o meglio la sua, quando nel vento il sentore dell’uomo che amava, ma che non riusciva a scegliere, gli arrivò dritto al centro della schiena.
Glam era rimasto ad una cinquantina di metri, immobile, forse sperando che il cantante se ne andasse o che si voltasse, seguendo un istinto o quella simbiosi, che li univa da sempre.
Accadde.
In pochi secondi, gli occhi di Jared si illuminarono ed il suo incedere verso Glam divenne presto una corsa felice, così come il loro stringersi e baciarsi, crollando sulla sabbia, come due frammenti dello stesso relitto alla deriva.
Era un continuo errore viversi in quel modo, influendo negativamente sull’esistenza di chi li circondava e, soprattutto, li amava eppure non riuscivano a smettere.

Le mani di Geffen si infilarono sotto alla sua casacca ed a Jared sembrò di rinascere con quel tocco, da ricevere a pieno, come tutto il resto di lui.
Senza sapere come, arrivarono ad un’insenatura naturale, dove la sabbia era più fine e l’alta marea ancora lontana.
L’odore di alghe e salsedine era piacevole, così il riverbero della luce del tardo pomeriggio, arabescata di riflessi dorati, che sembravano mescolarsi agli ansiti di Jared, che sentiva Glam tentare di spingersi dentro di lui, senza fargli male.
“Non aspettare …” – mormorò, affondando le labbra schiuse nel suo collo taurino ed abbronzato.
Geffen notò un insolito sudore tra le scapole e sull’addome di Jared, i cui vestiti erano scivolati via dal suo corpo, senza neppure slacciarli.
Aveva perso ulteriore peso e questo particolare allarmò Glam, che mentalmente si ripromise di sgridarlo, ma non in quell’attimo di loro, assoluto e carnale.
Lo penetrò con le dita umettate di saliva, poi ne cosparse in abbondanza sulla propria erezione: quando gli arrivò in fondo, liberò entrambi dai restanti indumenti, rimanendo completamente nudi e scalzi.
Con la camicia volle proteggere i glutei ed in parte le cosce di Jared, asciutte ed esigenti, ben presto avvinghiate al suo busto.
Nel loro aderire, cadenzarono un ritmo armonioso e fluido, baciandosi ad occhi aperti, finché gli spasmi dell’orgasmo non li costrinsero a serrare le palpebre, abbandonandosi a gemiti ridondanti tra le loro bocche ed i cuori lacerati dalla lontananza.


“Jude …”
Ciao Cole … ti disturbo?”
Law rimase sulla soglia della biblioteca della End House, incerto sul contraccambiare l’abbraccio di Farrell, che sembrò precipitarsi da lui per confortarlo.
“Dov’è Robert?”
“E’ in clinica, ho portato Camilla da Meliti, sai che con Pamela è a suo agio … Per fortuna sono rientrati da Boston” – disse mesto, crollando sul divano, dove spesso Colin aveva dormito durante i periodi di separazione da Jared.
“Ti riaccompagno se vuoi …” – disse sommesso.
“Devo parlarti Colin”
Si mise seduto anche lui, tormentandosi le mani gelide.
“Sì … ti ascolto” – deglutì a vuoto.
“Voglio dire la verità a Robert”
“Co-cosa …?!” – esclamò strozzato.
“Non provare a farmi desistere, io voglio ricominciare con lui, non posso perderlo, in alcun modo!”
“Ne morirà … Rob ne morirà, ma sei impazzito?!” – sbottò rialzandosi, con un gesto di stizza.
“Robert potrà decidere … Ed andare avanti senza di me, che sono diventato il suo autentico male incurabile Cole … Possibile tu non lo capisca, cazzo!” – e strinse i pugni.
“Noi … noi non abbiamo fatto l’amore Jude …” – disse flebile.
“E cosa diavolo centra?? Ti sembra un modo corretto di consolarsi tra amici, anche intimi quanto noi?? Non abbiamo mai trasceso Colin, ma era come un tarlo, una provocazione continua, era il marcio che albergava in me ed in te!!” – urlò.
“Ti … ti supplico abbassa la voce Jude …”
“Di cosa hai paura eh? Che Jared ci ascolti?? Che se ne vada con Geffen schifato da te Colin?? Dovrà capitare … sarà inevitabile, credimi.”

Quando Scott li intravide uscire abbracciati e raffazzonati, dal gruppo di scogli, che separava le due calette, decise di tornare sui suoi passi velocemente: non avrebbe sopportato quell’estrema umiliazione.
Lula stava giocando a scacchi con Vassily ed appena si accorse di lui, che provava a guadagnare l’uscita da un cancello laterale, gli si avvicinò sorridente.
“Zio dove vai?”
“Un’urgenza tesoro … non posso restare”
Lula si grattò la testa e poi gli fece segno di abbassarsi.
“E perché piangi …? Qualcuno che ami sta male?”
“Sì … E’ inguaribile” – e sorrise amaro.
Lula si strinse nelle spalle, poi gli diede una carezza sullo zigomo sinistro – “Vedi … zio Jared non è una malattia … è nel cuore di papà, lo occupa quasi per intero, segnando il giorno e la notte della sua vita”
Scott si sollevò – “Sì lo avevo capito, ma accettare una simile affezione non è semplice Lula” – disse dolcemente.
“Sicuro di dovere andare zio Scott? … Io rimarrei e proverei a … voltare pagina” – sussurrò perplesso, come se qualcuno gli avesse dato un suggerimento, che non comprendeva a pieno.
“Devo cambiare l’intero libro piccolo e devo farlo immediatamente, ma lontano da qui e dal tuo meraviglioso papà”
“Ok …” – replicò triste il bimbo.
“Comunque … tu digli che io …”
“Che tu lo ami” – ed i suoi pozzi di pece si accesero.
“Immensamente.”



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