Capitolo n. 179 - sunrise
Quando Scott lo vide, il suo stomaco divenne leggero.
“Ciao Jimmy … cosa ci fai tu qui?”
“Dottore … Scott … buong – ciao!” – e scattò in piedi dalla seggiola della sala d’attesa adiacente il laboratorio, come un soldatino in presenza del generale d’armata.
Scott sorrise in modo dolce – “Scusa, non volevo spaventarti”
“No, no è che … devo fare le analisi, le ripeto ogni sei mesi” – poi si interruppe, arrossendo.
“Vieni con me, ti farò risparmiare tempo.”
“Fai vedere la gola”
Jimmy si distrasse, come Scott voleva, mentre gli faceva il prelievo.
“Fatto” – rise.
“Non ho sentito nulla … grazie Scott” – e prese fiato.
“Dammi dieci minuti, ho un nuovo analizzatore, cosa ti serve?”
“Tu lo sai …”
“Sì, giusto Jimmy …” – divenne serio, come imbarazzato.
Il medico si ossigenò, mentre la stampante espelleva il foglio con le tabelle di tutti i virus e le infezioni a trasmissione sessuali conosciuti.
“Tutto negativo … Però …”
“Però cosa Scott?” – chiese allarmato.
“No vedi … Jimmy stavo per giocare sporco”
“In che senso?”
“Glam mi ha parlato di te e Jared”
“Jared non c’entra niente con la mia vita” – ribatté deciso, ma non astioso.
Scott sorrise amaro – “Lo difendi … ti capisco”
Jimmy fece per andarsene – “Non credo tu capisca, invece, ognuno di voi trae deduzioni affrettate, anche se con un fondamento”
“Come è accaduto a Glam?”
“Certo!” – sbottò risentito.
“Lui … lui vuole il bene di Jared”
“Lui vive per Jared” – puntualizzò fissandolo.
“Lo so perfettamente” – ammise, con una punta di afflizione.
Jimmy incrociò le braccia, risedendosi malamente sul divanetto dello studio di Scott, che lo soccorse immediatamente – “Un capogiro?”
“Sì … un po’ di nausea anche …”
“Stenditi … così, bene, solleva le gambe … non preoccuparti Jimmy”
“Sono in buone mani, vero …?” – chiese flebile, prima di svenire completamente.
Quando riprese conoscenza, Jimmy vide l’ago di una flebo infilato nell’avambraccio destro e si voltò dal lato opposto, con una smorfia.
“Ti dà noia …?”
Il palmo sinistro di Scott gli spostò le ciocche scure dalla fronte spaziosa, con un gesto paterno.
“Io … io facevo uso della Divine, una … una droga sintetica a basso rischio, ma molto efficace per lo sballo. E’ questo che volevi scoprire, doc?” – domandò debolmente.
Scott annuì – “Ne ho sentito parlare. Hai smesso?”
“Mi … mi sono fatto un’ultima volta la settimana scorsa e … e sono stato malissimo: ho giurato a me stesso che non ci sarei più ricascato e vorrei mantenere una promessa, una volta tanto … non farmi disgusto e deludere chi crede in me … anche se nessuno lo fa da un pezzo, a parte Jared” – ed una lacrima rigò il suo viso bellissimo.
Scott si sporse, dandogli un bacio leggero sulla bocca morbida, sentendo affluire il proprio sangue in zone, che neppure rammentava di avere.
Ripensò a Lula ed ai suoi discorsi su Jimmy, che ora lo stava guardando con stupore.
“Quando esistono uomini, che con il loro potere ti violentano anche solo guardandoti, come se fossi un oggetto da provare, consumare e poi disfarsi … allora serve qualcosa per andare avanti. So che non è una buona scusa, che avrei potuto fare lo sguattero o portare a spasso i cani per tre dollari l’ora eppure io volevo studiare, realizzare un sogno, non mio …”
“A chi apparteneva?”
“A mia madre”
“Anche la mia ha sempre voluto un figlio medico ed ad un certo punto non sapevo più per chi mi laureassi, ma dopo le fui grato”
“C’è ancora la tua mamma Scott?”
Glielo chiese in modo quasi infantile, commuovendolo.
“Sì … e la tua Jimmy?”
Un cenno di diniego gli confermò quanto temeva.
“Mi dispiace piccolo” – e gli strinse la mano, poi sorrise, cercando di cambiare discorso.
“La tua sbobba di vitamine è terminata … Ce la mangiamo una pizza insieme?”
“A quest’ora …?”
“Che ne dici di un gelato Jimmy?”
“Un … un gelato?” – e sgranò gli occhi.
Scott lo fissò, strofinandosi poi la faccia arrossata – “Accidenti non so cosa mi prende, sai …? Muoio dalla voglia di baciarti Jimmy”
Accadde, con una naturalezza disarmante.
“Quindi al nuovo disco non partecipa Kevin?”
Colin stava terminando il secondo piatto di patatine fritte, ma Jared non lo stava ascoltando.
“Ehi … un dollaro per i tuoi pensieri, Leto” – rise, ma non gli piaceva apostrofarlo in quella maniera.
“Eh co-cosa? Cazzo scusami Cole”
“Nessun problema … o forse no, Jay?” – domandò diretto.
“Pensavo ai bambini”
Era vero: poco distante una giovane coppia era alle prese con il biberon della loro neonata.
Jared sbirciava di tanto in tanto, attratto dalla simpatia della bimba.
“E’ stupenda … Loro sono davvero … in erba”
In effetti avranno avuto vent’anni.
“Sono coraggiosi”
“Come noi, Jared?”
“Nove figli non sono pochi”
“Quasi dieci … se ne riparlassimo Jay” – disse accarezzandogli il polso ed avvicinandosi, grazie alla seduta semicircolare intorno al loro tavolo riservato in una saletta appartata, dalla quale si vedeva il resto del ristorante.
“Non è il momento” – mormorò turbato.
“Motivo …?”
“Colin ascolta io … Io andrò in tour, certo pochissime date, comunque sarà impegnativo ed ad un nuovo cucciolo occorrerebbe presenza” – replicò serio.
“Sai quando … quando iniziavamo a conoscerci, in Marocco, di certo non pensavo a quanto la nostra famiglia sarebbe diventata … importante” – sorrise, era un uomo dall’aspetto magnifico, la voce calda, quell’accento irlandese, che non aveva mai perduto.
“Avevi appena avuto James …” – e nel tornare a quei giorni, Jared provò una malinconia drammatica.
“Mi infondesti un coraggio enorme con le tue parole amore, quando io avevo paura di fallire con lui … Il tuo dono, la prova più grande che la vita ti ha dato Colin e tu la supererai, ne sono certo: mi dicesti così”
“Eravamo dei pazzi …”
Farrell si corrucciò a quell’uscita infelice, non aveva senso.
“Eravamo innamorati Jay …”
“Vado … vado a fare due passi, fumo una sigaretta, ci vediamo in camera”
Colin lo trattenne per un braccio – “No! No … asp-aspetta … vengo con te”
“Vorrei rimanere da solo, per qualche minuto, non sto andando da nessuna parte Colin!” – protestò senza alzare la voce.
Farrell si ammutolì, davanti alla sua occhiata gelida, quasi spietata.
“Come vuoi Jared … ti aspetto di sopra.” – e se ne andò frettolosamente, gli occhi lucidi.
La sacca da viaggio penzolava dal ripiano: Jared l’aveva riposta in fretta, senza accorgersi di quel pericoloso dettaglio.
Colin strinse i pugni, poi l’afferrò, con rabbia.
Vi frugò all’interno, ma, a parte i soliti oggetti, non trovò nulla di strano, a parte un odore di caffè, che non aveva motivo di trapelare da quell’accessorio.
Pensò ad un souvenir acquistato da Jared per Shannon, che amava le miscele più disparate, però quel fatto non gli quadrava.
Tastò meglio, pensando che sotto alla fodera cucita e rammendata in più punti ci fosse qualcosa, ma niente neppure lì.
“Miseria schifosa …” – sibilò, convinto che il consorte gli tenesse nascosto un suo ritorno alla dipendenza da psico farmaci.
Colin si arrese, dimenticando l’aroma di arabica, fattore ormai irrilevante, in assenza di altri riscontri.
Jared rientrò quasi subito, come assicurato in precedenza.
Colin era in veranda, con l’intenzione di utilizzare la piscina.
Il compagno lo raggiunse, già in costume: “Posso tenerti compagnia, Cole?”
“No” – e si tuffò, ma Jared non voleva rovinare oltre modo la serata, anche perché l’ansia lo aveva abbandonato, grazie all’ultima dose di droga.
Il giorno seguente sarebbero ripartiti, con un minimo anticipo, per i preparativi del b.day di Colin e qualche ansiolitico, che non mancava mai nell’arsenale del cantante, bene occultato in scomparti segreti nelle custodie di dvd e rasoi elettrici, lo avrebbe sostenuto sino a Los Angeles, senza ulteriori crisi di astinenza.
“Yippyyy yeahhhh!” – e si gettò, tappandosi il naso con l’indice ed il pollice, ridendo ed ammiccando a Colin, che non riusciva a tenergli il broncio.
Andò ad appendersi al collo di Farrell, che provò comunque un certo disagio.
“Sei uno stronzo JJ Leto”
“Lo so”
“Noi due dobbiamo parlare”
“Di cosa? Di un’altra adozione?” – domandò senza alcun interesse; avrebbe soltanto voluto fare casino.
“No … No, per carità”
Jared lo scrutò, inclinando la testa ed umettandosi le labbra – “Io voglio scopare … è un problema per te Colin James Farrell?”
All’attore sembrò di ripiombare in quelle loro interazioni, ben poco sentimentali, quando eccedevano in molti vizi, condizionati anche da pessime compagnie.
Sgusciò via da lui, riemergendo.
“Ehi!! Non si fa così!” – gli urlò dietro Jared.
Colin provò vergogna.
Tolse i pantaloncini attraversando il living e si chiuse in bagno, per una doccia solitaria.
Pianse, provando un disorientamento assoluto, che in passato avrebbe superato con i consigli di Jude, ma che ora doveva affrontare senza alcun sostegno tangibile.
“Abbiamo …” – Glam sembrò ripensarci, poi continuò il proprio racconto – “Abbiamo fatto l’amore Robert”
“Ah ecco …” – era un sussurro, tra i suoni dell’oceano, davanti al quale Downey stava passeggiando.
“E’ stato fantastico, lo ammetto”
“Però …?” – e sorrise, accomodandosi su di una panchina in cemento bianco.
“Però poi Scotty è come fuggito: sì ha ricevuto una chiamata da Tyron, ma la storia di questo paziente … boh … non mi convince”
“Sei deluso?”
“Credo che … che si sia spaventato e vorrei capire”
“Probabilmente Scott si è sentito troppo … assorbito da te Glam, io so cosa voglia dire, con Jude è stato così in principio: non ragionavo più, mi sentivo dipendente da lui senza alternative, non provavo più interesse per niente e nessuno”
“Adesso le cose sono cambiate Rob?”
Downey deglutì, incespicando nelle parole – “No, no ovvio che … che no” – e rise nervoso.
“Appunto, vedi, siete riusciti a trovare un equilibrio: per me e Scott non sarà mai così.” – replicò convinto.
“Ti stai …” – esitò – “Ti stai innamorando di lui, Glam?”
I loro respiri sembrarono aspettarsi, reciprocamente.
“Credo che non potrà più succedere Robert”
“Mai dire mai” – ribatté senza convinzione.
“Hai mantenuto la tua promessa?”
“Sì …”
“Ora devi soltanto venire fuori a pranzo con me Robert” – sorrise.
“Sfrecceremo sulla tua Ferrari?” – chiese allegro.
“Se vuoi”
“Mi piacerebbe Glam”
“A disposizione” – il loro dialogo era tornato su binari innocui.
“Cose … normali … ecco, come questa, io non ci sono abituato …”
Scott lo guardò, gustare quel cono alle creme come se fosse il cibo migliore mai assaggiato sino a quel tardo pomeriggio.
“Verresti a … a casa mia Jimmy? Devo sbrigare del lavoro urgente, se no ti riaccompagno, mi spiace …”
“Per cosa?” – e lo investì con il suo sguardo di carbone.
“Avrei voluto restare con te …” – disse stringendo il volante.
Erano parcheggiati in una piazzola antistante il gazebo del luna park.
“Ok … posso dormire da te? Vivi da solo?”
“Come un cane” – disse istintivamente.
“Spesso è meglio così Scott … Andiamo?”
JIMMY
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