sabato 29 novembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 66

Capitolo n. 66 – life



Jude portò il vassoio con le tisane, in terrazza, aspettando paziente Robert, alle prese con il passato di verdure ed il pollo al vapore, di Diamond e Camilla.

Law ci pensava ormai quotidianamente, a tagliare loro nel piatto le pietanze, ridendo di smorfie e battute, durante le cene, senza Downey accanto.

A pranzo, tranne il sabato e la domenica, le bimbe mangiavano ovviamente alla mensa scolastica, così che nei week end, i genitori potevano condividere anche quel momento, insieme a loro.

L’accordo era di incontrarsi appunto a fine settimana alternati, tutti e quattro, mentre per i restanti, a turno, Jude e Robert avrebbero tenuto le piccole con sé ed eventuali nuovi compagni.

O consorti, come Geffen.

“Ce l’hai fatta?” – il sorriso di Jude lo accolse, così come la tazza fumante, che l’inglese gli porse gentile, mentre l’ex gli si affiancava sopra al divano in rattan.

“In parte sì … Ai budini, è andato tutto liscio, come sempre” – e lo guardò.

Affettuoso.

“Ti trovo bene, Jude e”

“Sì, Robert?” – sorrise, tranquillo, fissandolo.

“E credevo di trovarci anche Taylor, qui con te insomma” – completò la frase, più incerto, sul finale.

“Come vedi faccio l’eremita” – rise lieve, senza scomporsi – “… E non ho alcuna intenzione di condividere il mio futuro con nessuno, molto semplice”

Molto complicato.

“Capisco … Se lo fai per le bimbe”

“No, lo faccio per me e per il ricordo che ho di te, di noi, penserai mica che te lo nasconda, dietro a scuse patetiche o grossolane?” – specificò, senza perdere neppure una goccia, di quel suo particolare umore.

Sembrava uscito da una lezione di yoga full immersion.

O forse, si era semplicemente rassegnato alla sua nuova vita.

“Non voglio vederti sacrificato, sei così giovane”

“Ho ormai cinquant’anni, Robert” – divenne più serio, ma non severo – “Ho avuto mille occasioni per essere felice, con te al mio fianco, sia chiaro, non mi riferisco ad alcuna altra esperienza: spero di lavorare ancora dignitosamente, di assicurare un’eredità anche affettiva, alla mia prole … anzi, alla nostra, perché tutti i figli che abbiamo avuto”

“Sono comunque nostri” – lo interruppe teso – “Lo rammento, il nostro motto” – quindi sorrise, abbassando lo sguardo.

“E’ una parola bellissima …” – inspirò, alzandosi, a guardare il mare, in lontananza.

“Quale?”

“Se me lo chiedi, non la senti più tale” – lo guardò – “… forse”

Nostri? Certo che la sento nel tuo stesso modo, Jude, non”

“Era solo una provocazione, sai che rientra nel mio stile” – rise, le mani in tasca, poi nascoste sotto le ascelle, dopo avere incrociato le braccia toniche.

“Con Glam ho ritrovato un po’ di pace”

“Sì, lo vedo Robert, ne sono felice, almeno uno di noi due lo è, obiettivamente”

Era una semplice constatazione, incontrovertibile, anche se faceva male.

“C’è qualche complicazione per Pepe, la Gramble ha dei dubbi”

“Cosa?” – Law tornò da lui, preoccupato.

“L’attentato ai genitori naturali, l’agguato a me, Vas e Peter, insomma non giocano a nostro favore: probabile che ci consideri pericolosi, per il piccolo”

“Ma dà i numeri quell’arpia?” – e lo abbracciò – “Vedrai che Glam risolverà tutto”

Geffen lo faceva sempre.
O almeno, ci provava.




Leto finì i suoi spaghetti, come uno scolaro diligente.

“Oh miracolo, Jay, hai mangiato” – Glam rise bonario, prendendo delle verdure in scatola, che aveva intiepidito al vapore e poi condite con salsa di soia, aceto balsamico ed olio rigorosamente italiano.

“Io sarei sazio …” – accennò il cantante.

“Su, ancora un minimo sforzo, per un ottimo risultato” – e lo scrutò, con quei turchesi vivaci.

Glam sembrava ringiovanire, con il trascorrere del tempo, un tempo, che non dedicava più abbastanza a Jared.

Senza pentirsene, a dire il vero.

“Ti diverti a fare il padre, con me, oggi?” – domandò, tamponandosi la bocca, ancora sporca di sugo.

“Sì, è piacevole, non fai neppure i capricci, come succede con Pepe”

“Ma se lui ti venera …”

“E tu Jared?”

Leto prese un respiro, guardando altrove – “Io ti voglio bene e tu sembri divertirti anche giocando al gatto con il topo”

“Non lo farei mai e non con te, Jared”

“Ti conosco mascherina” – sorrise, portandosi dietro le orecchie i capelli di nuovo lunghi, cresciuti ad una velocità inconsueta.

“Ho sessantadue anni, Jay, ho sposato Robert e voglio avere un percorso pulito, senza incertezze, senza adulteri: ricordi quando venivamo qui, con regolarità e clandestinamente?”

Leto avvampò.

“Sì, certo, ma”

“Tu pensi che all’epoca io non mi illudessi su di noi? Che non sperassi di avere una chance e quindi non mi sottraevo ad un fallimento già in agguato? Tu ami Colin, l’hai dimostrato senza incertezze anche dopo il contagio, un fatto gravissimo, che avrebbe demolito qualsiasi coppia, ma non la vostra”

“Obiezione, vostro onore” – lo interruppe, alzando l’indice destro.

Geffen inarcò un sopracciglio – “Cosa avresti da contestare, sentiamo”

“Ho sempre protetto Colin, anche da sé stesso e non sopporto vederlo soffrire, tanto meno assistere alla sua messa al bando o sotto la lente di ingrandimento, da chi lo giudica senza conoscerlo: dopo avere appreso del virus, in me, il primo pensiero è andato a lui, anche se ero arrabbiato, ma non volevo vederlo in difficoltà, avrei rimediato a qualunque guaio”

“Mi vuoi fare credere che sei tu il padre, nel vostro caso? Vorresti sminuire il vostro amore?”

“Ti sto solo dicendo cosa provo ed ora lo farò anche per quanto ti riguarda, Glam: ti spaventa la mia sincerità?” – chiese brusco.

“No … A me spaventi tu, alle volte, per come rigiri le cose, Jared, forse perché non sai più neppure come uscirne o come difenderti …” – replicò assorto.

“Io non rinnego ciò che sento”

“Come starei facendo io, con te? Ma cosa vuoi sentirti dire, Jared?!” – si animò – “Che ti amo? Sì, ti amo e allora?? Se fosse bastato dirtelo, saremmo già su qualche isola deserta da anni con tanti bambini intorno, in una bella favola sotto il cielo, ma non è così! Avrei dovuto dimostrartelo?? Dio mi è testimone, per quante volte l’ho fatto e per come l’ho fatto, ma niente, NIENTE JAY, tu volevi Colin ed ora è tuo, legato a doppio nodo scorsoio a te, perché se non c’è più amore, tra voi, ED E’ UNA BALLA STRATOSFERICA, avete così tanti sensi di colpa da mettere a tacere, che rimarrete insieme anche dopo la morte, come minimo!”

Jared abbassò lo sguardo, nel piatto vuoto.

Si alzò piano, riprendendo il giubbino di jeans, logoro e stinto, lo allacciò, stringendosi poi nelle spalle, ormai sulla soglia, alla quale si soffermò, ma solo per un secondo, senza girarsi indietro.

“Anch’io ti amo Glam. Ti amo e basta, standoci male … Ogni volta … Ogni fottutissima volta, senza riuscire a dimenticarti, a … a cancellarti.”

La sua affermazione fu dignitosa, lucida, quanto inutile.

Forse Jared non pretendeva chissà che, tanto meno che Geffen lo rincorresse o lo riprendesse a sé, come lo aveva abituato, del resto.

Eppure era come se alle sue spalle si fosse aperto un varco, dal quale emerse un vento gelido, di abbandono totale, da parte dell’uomo, che aveva voltato pagina, evidentemente.

Lasciandolo andare via così.




Downey rispose al cellulare, ripescandolo da sotto una montagna di peluche.

“Ciao tesoro, dove sei?”

“Glam, ciao, tutto bene?”

“Sì, avevo … avevo solo bisogno di sentire la tua voce”

“Ok … Sono con le bimbe, al loft, con Jude, che … che ti saluta”

“Ricambia … Vi porto fuori a cena, che ne dite? Andiamo al luna park e poi magari da Barny … Se non rovino i vostri piani, mi dispiace, non vorrei sembrarti invadente” – disse più trafelato.

“No … No, ma che dici, amore?” – il suo sorriso era così esaustivo per Law, che aveva percepito quella proposta.

“Per me va bene Rob” – si intromise, sforzandosi, lui, in un sorriso.

“Perfetto, se hai l’hummer, ci vediamo qui, ti aspettiamo”

“Bene, arrivo tra dieci minuti, sono per strada.”




Payne resettò lo smartphone, dopo avere mostrato un video a Styles, nel suo studio.

“Ok, ora l’ho visto, Liam: cosa pensi di fare?” – disse rigido, come cristallizzato sulla sua poltrona, in finta pelle, comprata in un discount di arredi per ufficio.

Il vulcanologo si accomodò: non c’era nessuno in sala d’aspetto, anche se Harry si ostinava a rimanere aperto sino alle due, ogni sabato.

“So di avere deluso Zayn, con la mia tossicodipendenza, con le bugie, l’avergli nascosto persino di avere un bimbo …” – e guardò Eric, che stava giocando sul tappeto, poco distante da loro, con i giochi dimenticati lì da Petra.

“E questo giustificherebbe ciò che hai filmato di nascosto, ieri, al campus?” – bissò irritato, stritolando i braccioli.

“Zee stava piangendo …”

“E quei baci?” – Styles scattò in piedi, attirando l’attenzione di Eric.

“Per favore, non alzare la voce, lui si spaventa e”

“Scusami …” – e fece un sorriso al cucciolo, portandogli un trenino in legno.

“Volevo seguirli, ma non ne ho avuto la forza e poi c’era Eric con me, eravamo usciti per comprare qualcosa per cena …”

“Ieri sera come ti sembrava Zayn? Ci hai fatto …”

“Ma cosa intendi? Con mio figlio per casa non abbiamo certo fatto acrobazie!”

“Potrebbero essere andati ovunque, ma forse io posso immaginare dove”

“Cioè? Un motel? Per quanto ne sappiamo, potrebbero anche essere andati al parco oppure in un pub” – contestò debole, prendendosi in giro da solo.

“Due che si baciano in quel modo, non vanno per primule in qualche prato!” – sibilò il legale, sporgendosi verso di lui.

“A chi ti riferivi, quindi?!

“All’ultima persona, che verrebbe in mente a chiunque, specialmente a me ed a te, Liam” – e prese fiato – “… Devo controllare una cosa, ti telefono appena ho fatto, ok?”





Downey gli diede una lunga carezza, a mano aperta.

“Lo faceva sempre Lula …” – mormorò Glam, guardandolo con tenerezza.

Vas e Peter avevano accompagnato anche Pepe alle giostre, sulle quali, con le sorellina, il bimbo si stava divertendo parecchio, sotto l’occhio vigile dei bodyguard e di Law, un po’ in disparte, ad alcuni metri dalle panchine, dove i coniugi Geffen si erano sistemati a parlare.

“Cosa ti è successo, Glam?” – domandò pacato l’attore.

“Sai che non voglio nasconderti ciò che faccio, tesoro … Ho … Ho incontrato un tizio che mi ha dato informazioni su chi ce l’ha con me, parlo di gentaglia di Haiti”

“Accidenti …”

“Il fatto è che Jared mi ha pedinato, sino al luogo dell’appuntamento, io mi sono incazzato e …” – strizzò le palpebre ossigenandosi.

“Non hai saputo ciò che volevi? Jay ha rovinato i tuoi”

“No, no” – lo interruppe sfibrato dalle emozioni contrastanti – “… L’ho mandato via, con la promessa di rivederci appena rientrato in città ed è ciò che ho fatto, ho raggiunto Jared, per chiarirmi, senza ulteriori indugi oppure equivoci”

“Baciarlo, Glam, temo sia stata l’iniziativa peggiore tu potessi avere, per illuderlo”

“Sì, me ne rendo conto, però stavolta l’ho trattato con durezza, penso di non avergli lasciato alcun margine di speranza”

“Ed ora ci stai male, vero?” – gli sorrise, dandogli poi un bacio sulla guancia destra.

“E’ la mia spina nel cuore … So, che tu, puoi capirmi, Robert”

Downey corse al profilo di Law, con i propri quarzi scurissimi.

“Ti ringrazio per la sincerità, Glam, io non ne sono stato capace, nel periodo in cui mi sono rivisto con Jude”

“In questo cammino, devo lasciare indietro qualcuno, basta pasticci … Io ti amo da impazzire Robert”

“Anch’io ed amo la nostra birba, lo sai?”

Si abbracciarono.

“Porta anche Pepe, d’ora in poi, quando vai dalle tue principesse … Ne sarebbe entusiasta”

“Lo farò molto volentieri … Anche Jude sarà d’accordo, lui adora Pepe”

“Come sta, a proposito?”

L’artista inspirò, poco persuaso dai discorsi di Law – “Non vuole più nessuno vicino … E’ quasi un delitto, non trovi?”

Geffen scrutò il suo eterno avversario – “Gli auguro di trovare la persona giusta, come è stato per me, con te, Robert … Glielo auguro di cuore.”











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