Capitolo n. 58 – life
Geffen si accomodò al
suo fianco, dopo che Robert fu aiutato dal consorte a mettersi seduto, contro
lo schienale rialzato del proprio letto d’ospedale.
L’attore era
visibilmente emozionato, sotto lo sguardo amorevole di Glam e partecipe sia di
Colin che di Taylor, anche se questi si sentiva un po’ un pesce fuor d’acqua.
“Siamo qui riuniti per
il rinnovo delle promesse tra queste due persone innamorate e messe alla prova
dalla vita … Ogni giorno” – esordì il pastore.
Geffen scrutò lo
sguardo innamorato di Downey, rivolto a lui, adesso.
“Ora sono necessari gli
anelli …” – proseguì Padre Marthens, garbato e sorridente.
Colin li passò agli
sposi, che arrisero al suo impaccio, nell’estrarre le fedi dal cofanetto, che l’irlandese
non sapeva più dove mettere.
Entrambi diedero un
bacio a quel simbolo di unione ed amore, prima di scambiarselo, con infinita tenerezza.
“Ti amo Robert …”
“Ti amo Glam” – e si
baciarono, con intensità.
I presenti fecero un
leggero applauso, poi una miriade di coriandoli dorati li investì, oltre alla
gioiosa risata di Pepe – “Auguri ai miei papà!” – esultò il bimbo, prima di
salire e gattonare sulle coperte, sino ai genitori, che lo strinsero forte a
loro.
Downey, soprattutto, si
commosse profondamente.
Dimitri finì la sua
porzione di arrosto e fagioli.
Il menu di quella
strana prigionia era monotono, ma appetitoso.
Matt gli lanciò un
occhiata, per poi bisbigliargli – “Perché non ti fai un giro?”
“Che hai in mente?” –
bissò brusco.
“Il fatto è che Diego
mi manda segnali inequivocabili” – miagolò, piuttosto odioso ai sensi del
sovietico, che si sentiva a disagio davanti a quella situazione.
“Ma ti sembra il caso,
di socializzare con quel ritardato?”
“Sarà pure un po’
tonto, ma ha un fisico da urlo e”
“Ok Matt, ho afferrato
il concetto, non sono mica scemo come quel gorilla, dalla patta gonfia, quando
ti gira intorno!” – ringhiò.
“Ah, allora te ne sei
accorto anche tu!” – Miller gli rise in faccia, divertito.
Dimitri se ne andò
verso la spiaggia, senza replicare, con l’aria di essere offeso, però Matt non
ci fece caso, troppo impegnato ad ammiccare a Diego, un po’ brillo quella sera.
Il tramonto si stava
sciogliendo nel mare ed il russo accese il suo solito fuoco, notando i fanali
di un’auto, giungere dal sentiero, che scendeva dalle colline circostanti.
Oltre le stesse, c’era
di sicuro un villaggio e forse la strada per arrivare ad un centro abitato più
vasto, nel quale rifugiarsi, se solo avessero potuto andarsene da lì.
Senza soldi, né documenti,
però, era piuttosto folle meditare un simile piano, per andare dove, poi?
Dimitri non smetteva di
domandarselo.
Dal mezzo militare, una
vecchia jeep, discese l’altra guardia, quindi nulla di nuovo.
L’uomo, più maturo di
Diego, meno avvenente e di certo più rozzo e sporco, varcò la soglia del
bunker, portando una cassa di rifornimenti e birre.
Il vocio che ne seguì,
attirò l’attenzione del mercenario, che si immaginò la scena, ridicola ed
imbarazzante, di Dominique o come diavolo si chiamava, nel sorprendere i due
piccioncini ad amoreggiare.
Purtroppo, però, le
grida successive, fecero pensare il peggio a Dimitri: quello era Matt e non
stava di sicuro protestando, per essere stato interrotto, nel bel mezzo di una
volgare scopata.
I due sorveglianti,
infatti, stavano cercando di violentarlo.
Dimitri si precipitò,
trovando una pala, incautamente dimenticata da Diego accanto ad un cespuglio:
la afferrò, prima di irrompere in quella stanza, dove Miller era tenuto in
ginocchio da Dominique, la nuca artigliata dalle sue mani lerce, che volevano
costringerlo ad un atto sessuale, con pura violenza.
Il sicario iniziò a
colpire, prima Diego, in piedi davanti a Matt, seminudo, poi il suo socio,
alterato dall’alcol e dall’eccitazione.
Li tramortì senza
indugi.
“Cazzo mettiti qualcosa
addosso, tu, stiamo per andarcene da qui, accidenti!!” – urlò Dimitri e Matt
gli obbedì, tremante e sconvolto.
“Prendi le chiavi di
quel catorcio, sono lì, Matt, avanti, muoviti!”
Pepe, in grembo a
Robert, stava giocando con il tablet del padre, che lo cullava sereno.
“Sei stanco amore?” –
domandò Geffen, dando un buffetto alla loro birba.
“Un po’ Glam … Magari
faccio un sonnellino” – e gli passò Peter, che si appese al collo dell’avvocato,
che gli sorrise adorante.
“Sta arrivando Pamela
con Ivan, così porta Pepe dal nonno”
“Ma io voglio stare qui”
– protestò il bimbo, imbronciandosi.
“Guarda che Carmela ti
ha preparato gli spaghetti per stasera”
“Yummm allora sì!” – e rise,
strofinando il nasino, contro quello di Geffen.
Downey li stava
fissando.
Si domandò mentalmente,
come aveva potuto tradire la fiducia della sua nuova famiglia.
Appena poi si accorse
di Jude, in piedi contro lo stipite, con un borsone nella mano sinistra ed il
volto un po’ pallido, l’americano perse un battito.
Dimitri guidò come un
pazzo sino alla strada principale, un’arteria molto trafficata, che ben presto
portò lui e Matt sino ad una zona periferica, densa di hotel e svariati negozi,
aperti tutta la notte.
Nel vano porta oggetti,
per un colpo di fortuna incredibile, i due trovarono anche una mazzetta di
soldi, diverse armi e dei passaporti falsi, incompleti unicamente nello spazio
della foto.
“Cazzo, ci dice bene
fratello! Qui ci sono almeno duemila dollari” – esordì Dimitri, appena parcheggiarono,
sul retro di un motel, piuttosto deserto.
Miller non riusciva
nemmeno a parlare per lo spavento.
Il compagno di sventure
lo sbirciò di sguincio – “Facevi tanto il gradasso e poi ora te ne stai lì
muto, eh signorina?!”
“E smettila!!” – ruggì,
scoppiando poi a piangere, mentre apriva lo sportello, chiudendolo con veemenza
e scivolando contro lo stesso, sino ad accovacciarsi sull’asfalto tiepido.
Dimitri discese con
circospezione, andandogli vicino – “Ehi … Io stavo scherzando … per … per
sdrammatizzare …”
“Sei solo un coglione!
Lo so che ti faccio schifo, tanto vale che tu mi uccida adesso, perché mi
considererai una zavorra!! Una checca squallida, che ti rallenterà il passo,
vero?!” – gli urlò ad un centimetro dalla faccia.
Dimitri sorrise a metà –
“Ma sei Matt oppure Alex, ora?”
“Che cavolo dici …” –
mormorò l’ex dentista.
“No, perché sei una
furia e a me vai bene così … altro che zavorra”
“Io … sono io …” –
deglutì a vuoto, rialzandosi, rifiutando con uno strattone l’aiuto dell’altro.
“Dai prendiamoci un cottage,
ci diamo una ripulita, dormiamo ed all’alba andiamo in città … Conosco un tizio
che con cinquecento dollari potrebbe sistemarci i documenti”
“E poi?” – chiese timido,
gli occhi bassi.
“Poi andiamo in
aeroporto e … Ma tu non sei un riccone, non hai una casa?”
“Il mio patrimonio è
gestito dal mio tutore … E’ Glam, pensa, lo nominò il mio vecchio”
“Cazzo …” – sbuffò Dimitri
– “… Peggio di così, non penso proprio voglia aiutarci, dopo che lo hai
infilzato”
“Quello è stato un
incidente …”
“Oddio, un incidente
non direi …” – rise – “Comunque potremmo vendergli ciò che sappiamo, su questi
stronzi, che ne pensi? Uno scambio, lui ci nasconde e”
“Ma figurati se Geffen
ci asseconderà! E poi non posso pretendere un fico secco, dei miei soldi
intendo, nessun avvocato prenderebbe in carico una causa contro di lui, con i
miei precedenti” – spiegò afflitto.
“Però sono soldi tuoi,
che cazzo!”
“Mi … Mi sento male,
scusa” – e si precipitò vicino a dei bidoni dell’immondizia, per vomitare anche
l’anima.
Dimitri lo confortò,
inaspettatamente, con gentilezza.
“Su è passata … E’ lo
shock … Adesso ti porto al sicuro, almeno spero” – provò a rassicurarlo.
Matt si irrigidì – “Lasciami
stare … Anzi, mollami qui, è il mio posto, tra la spazzatura”
“Finiscila di fare la
vittima, Cristo! Siamo riusciti ad arrivare sino a questo punto e facciamo
quello che dico io, ok?!”
“Ok …” – e lo seguì,
smettendo di tremare.
Glam sistemò i fiori in
un vaso, poi andò a prendersi un caffè, lasciando Robert da solo con Jude.
“Io sto andando a casa,
Rob …” – disse piano, andando a sedersi al suo capezzale.
“Sei stato accanto a
me, quando ero in coma?” – domandò altrettanto lieve.
Law annuì, le guance
porpora, adesso.
“Ti ho tenuto
compagnia, ci ho … provato, sperando ti svegliassi”
“Credo di averti
sentito … Ogni tua parola, Jude” – sorrise dolce.
“Vi siete risposati,
prima?”
“In un certo senso …
Come avevamo fatto tu ed io, ricordi?”
“Sì, in terrazza, nel
nostro loft, con Camy …” – rammentò l’inglese, gli occhi lucidi.
“E poi arrivò Glam,
probabilmente con l’intenzione di dichiararsi a me e non si aspettava di
ritrovarci in quel modo, così … così felici Jude”
Downey ripeteva il suo
nome, come se ce lo avesse scritto in ogni centimetro della propria pelle.
Anche oltre.
“Fu un po’ grottesco,
ma ci rimase male e poi … Poi se ne andò in Grecia …”
“Miseria, quante ne
sono successe” – rise mesto.
“Nemmeno a volerle
inventare, una marea di vicissitudini, Robert”
“La nostra vita … Ecco
cos’era” – e gli si spezzò il fiato.
“Ti manca?”
“Da morire, Jude.”
Matt ricomparve, con un
telo bianco intorno ai fianchi ed un altro sulle spalle.
“Ho fatto … Se vuoi, la
doccia è libera” – disse tamponandosi le chiome corvine, un po’ incerto.
“Sì, ti ringrazio,
penso alle mie croste” – Dimitri scherzò, fiondandosi nella piccola toilette,
con tutto il necessario, per darsi una bella ripulita.
Miller si guardò
intorno; non aveva voglia di vedersi la tv ed il letto matrimoniale sembrava
comodo.
Un po’ meno il divano.
“Accidenti …” – sibilò nervoso,
poi si infilò sotto le lenzuola, senza liberarsi dell’asciugamano.
Dimitri tornò da lui,
conciato nella stessa maniera.
“Hai messo i panni
sporchi in lavatrice?” – chiese coricandosi, con noncuranza, al suo fianco.
“Sì … Non abbiamo
nemmeno un paio di mutande per”
“Pazienza Matt” –
sorrise – “Se non mi faccio problemi io” – e, completamente nudo, guadagnò le
coltri fresche e candide.
“Oh ti ringrazio, che
onore” – bofonchiò, stendendosi.
Dimitri spense la luce.
“Non credo tu voglia
leggere”
“No, sono a pezzi …” –
e si girò sul fianco, spiandolo nel buio.
“Hai ancora paura,
Matt?”
“Ci sono abituato … Ai
soprusi, intendo … Quando ero in clinica, certi stronzi mi si facevano, mentre
ero sotto sedativi” – rivelò un po’ perso in quei ricordi penosi.
“Cazzo … Che squallore,
ma nessuno interveniva?”
“Lì funziona così …” –
sospirò, gettando la spugna umida e fastidiosa, sulla moquette.
“Non sopporto chi si
approfitta di chi è più debole … Come prima, con quei bastardi”
Miller sorrise nell’oscurità,
resa meno tale, da alcune insegne al neon, che si accendevano e si spegnevano,
ad intervalli regolari.
“Ci è mancato poco che
li ammazzassi … Volevo dirti grazie, ecco …”
“Non mi devi alcun
favore” – precisò, senza allusioni.
“Eh già, tu sei il
guerriero ed io la mezza calzetta, vero?”
“No, sei la massaia,
hai fatto persino il bucato” – lo canzonò, spostandogli una ciocca dalla fronte
spaziosa, speculare a lui.
“Quanto sei antipatico,
Dim”
“Dim? Carino, mi piace …
E poi tu non mi fai schifo, non dire più cose simili, ok?” – lo stupì,
simpatico.
Quindi lo strinse a sé,
con delicatezza – “Sono un ceffo, lo riconosco Matt, però vorrei cambiare … Non
so come … E non farti strane idee”
“Sei tu che mi stai
abbracciando”
“Perché sei stato
aggredito e sei spaventato”
“Veramente ora direi
che sono”
“Sì, Matt, me ne sono
accorto, tieni a bada il tuo arnese, d’accordo?”
Risero, divertiti e più
rilassati.
“Notte Dim …”
“Buona notte Matt” – e,
dopo avergli dato un bacio leggero sulla tempia sinistra, si addormentarono
entrambi, finalmente.
MATT
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