mercoledì 19 novembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 58

Capitolo n. 58 – life



Geffen si accomodò al suo fianco, dopo che Robert fu aiutato dal consorte a mettersi seduto, contro lo schienale rialzato del proprio letto d’ospedale.

L’attore era visibilmente emozionato, sotto lo sguardo amorevole di Glam e partecipe sia di Colin che di Taylor, anche se questi si sentiva un po’ un pesce fuor d’acqua.


“Siamo qui riuniti per il rinnovo delle promesse tra queste due persone innamorate e messe alla prova dalla vita … Ogni giorno” – esordì il pastore.

Geffen scrutò lo sguardo innamorato di Downey, rivolto a lui, adesso.

“Ora sono necessari gli anelli …” – proseguì Padre Marthens, garbato e sorridente.

Colin li passò agli sposi, che arrisero al suo impaccio, nell’estrarre le fedi dal cofanetto, che l’irlandese non sapeva più dove mettere.

Entrambi diedero un bacio a quel simbolo di unione ed amore, prima di scambiarselo, con infinita tenerezza.

“Ti amo Robert …”

“Ti amo Glam” – e si baciarono, con intensità.

I presenti fecero un leggero applauso, poi una miriade di coriandoli dorati li investì, oltre alla gioiosa risata di Pepe – “Auguri ai miei papà!” – esultò il bimbo, prima di salire e gattonare sulle coperte, sino ai genitori, che lo strinsero forte a loro.

Downey, soprattutto, si commosse profondamente.




Dimitri finì la sua porzione di arrosto e fagioli.
Il menu di quella strana prigionia era monotono, ma appetitoso.

Matt gli lanciò un occhiata, per poi bisbigliargli – “Perché non ti fai un giro?”

“Che hai in mente?” – bissò brusco.

“Il fatto è che Diego mi manda segnali inequivocabili” – miagolò, piuttosto odioso ai sensi del sovietico, che si sentiva a disagio davanti a quella situazione.

“Ma ti sembra il caso, di socializzare con quel ritardato?”

“Sarà pure un po’ tonto, ma ha un fisico da urlo e”

“Ok Matt, ho afferrato il concetto, non sono mica scemo come quel gorilla, dalla patta gonfia, quando ti gira intorno!” – ringhiò.

“Ah, allora te ne sei accorto anche tu!” – Miller gli rise in faccia, divertito.

Dimitri se ne andò verso la spiaggia, senza replicare, con l’aria di essere offeso, però Matt non ci fece caso, troppo impegnato ad ammiccare a Diego, un po’ brillo quella sera.


Il tramonto si stava sciogliendo nel mare ed il russo accese il suo solito fuoco, notando i fanali di un’auto, giungere dal sentiero, che scendeva dalle colline circostanti.

Oltre le stesse, c’era di sicuro un villaggio e forse la strada per arrivare ad un centro abitato più vasto, nel quale rifugiarsi, se solo avessero potuto andarsene da lì.

Senza soldi, né documenti, però, era piuttosto folle meditare un simile piano, per andare dove, poi?
Dimitri non smetteva di domandarselo.

Dal mezzo militare, una vecchia jeep, discese l’altra guardia, quindi nulla di nuovo.

L’uomo, più maturo di Diego, meno avvenente e di certo più rozzo e sporco, varcò la soglia del bunker, portando una cassa di rifornimenti e birre.

Il vocio che ne seguì, attirò l’attenzione del mercenario, che si immaginò la scena, ridicola ed imbarazzante, di Dominique o come diavolo si chiamava, nel sorprendere i due piccioncini ad amoreggiare.

Purtroppo, però, le grida successive, fecero pensare il peggio a Dimitri: quello era Matt e non stava di sicuro protestando, per essere stato interrotto, nel bel mezzo di una volgare scopata.

I due sorveglianti, infatti, stavano cercando di violentarlo.

Dimitri si precipitò, trovando una pala, incautamente dimenticata da Diego accanto ad un cespuglio: la afferrò, prima di irrompere in quella stanza, dove Miller era tenuto in ginocchio da Dominique, la nuca artigliata dalle sue mani lerce, che volevano costringerlo ad un atto sessuale, con pura violenza.

Il sicario iniziò a colpire, prima Diego, in piedi davanti a Matt, seminudo, poi il suo socio, alterato dall’alcol e dall’eccitazione.

Li tramortì senza indugi.

“Cazzo mettiti qualcosa addosso, tu, stiamo per andarcene da qui, accidenti!!” – urlò Dimitri e Matt gli obbedì, tremante e sconvolto.

“Prendi le chiavi di quel catorcio, sono lì, Matt, avanti, muoviti!”




Pepe, in grembo a Robert, stava giocando con il tablet del padre, che lo cullava sereno.

“Sei stanco amore?” – domandò Geffen, dando un buffetto alla loro birba.

“Un po’ Glam … Magari faccio un sonnellino” – e gli passò Peter, che si appese al collo dell’avvocato, che gli sorrise adorante.

“Sta arrivando Pamela con Ivan, così porta Pepe dal nonno”

“Ma io voglio stare qui” – protestò il bimbo, imbronciandosi.

“Guarda che Carmela ti ha preparato gli spaghetti per stasera”

“Yummm allora sì!” – e rise, strofinando il nasino, contro quello di Geffen.

Downey li stava fissando.

Si domandò mentalmente, come aveva potuto tradire la fiducia della sua nuova famiglia.

Appena poi si accorse di Jude, in piedi contro lo stipite, con un borsone nella mano sinistra ed il volto un po’ pallido, l’americano perse un battito.




Dimitri guidò come un pazzo sino alla strada principale, un’arteria molto trafficata, che ben presto portò lui e Matt sino ad una zona periferica, densa di hotel e svariati negozi, aperti tutta la notte.

Nel vano porta oggetti, per un colpo di fortuna incredibile, i due trovarono anche una mazzetta di soldi, diverse armi e dei passaporti falsi, incompleti unicamente nello spazio della foto.

“Cazzo, ci dice bene fratello! Qui ci sono almeno duemila dollari” – esordì Dimitri, appena parcheggiarono, sul retro di un motel, piuttosto deserto.

Miller non riusciva nemmeno a parlare per lo spavento.

Il compagno di sventure lo sbirciò di sguincio – “Facevi tanto il gradasso e poi ora te ne stai lì muto, eh signorina?!”

“E smettila!!” – ruggì, scoppiando poi a piangere, mentre apriva lo sportello, chiudendolo con veemenza e scivolando contro lo stesso, sino ad accovacciarsi sull’asfalto tiepido.

Dimitri discese con circospezione, andandogli vicino – “Ehi … Io stavo scherzando … per … per sdrammatizzare …”

“Sei solo un coglione! Lo so che ti faccio schifo, tanto vale che tu mi uccida adesso, perché mi considererai una zavorra!! Una checca squallida, che ti rallenterà il passo, vero?!” – gli urlò ad un centimetro dalla faccia.

Dimitri sorrise a metà – “Ma sei Matt oppure Alex, ora?”

“Che cavolo dici …” – mormorò l’ex dentista.

“No, perché sei una furia e a me vai bene così … altro che zavorra”

“Io … sono io …” – deglutì a vuoto, rialzandosi, rifiutando con uno strattone l’aiuto dell’altro.

“Dai prendiamoci un cottage, ci diamo una ripulita, dormiamo ed all’alba andiamo in città … Conosco un tizio che con cinquecento dollari potrebbe sistemarci i documenti”

“E poi?” – chiese timido, gli occhi bassi.

“Poi andiamo in aeroporto e … Ma tu non sei un riccone, non hai una casa?”

“Il mio patrimonio è gestito dal mio tutore … E’ Glam, pensa, lo nominò il mio vecchio”

“Cazzo …” – sbuffò Dimitri – “… Peggio di così, non penso proprio voglia aiutarci, dopo che lo hai infilzato”

“Quello è stato un incidente …”

“Oddio, un incidente non direi …” – rise – “Comunque potremmo vendergli ciò che sappiamo, su questi stronzi, che ne pensi? Uno scambio, lui ci nasconde e”

“Ma figurati se Geffen ci asseconderà! E poi non posso pretendere un fico secco, dei miei soldi intendo, nessun avvocato prenderebbe in carico una causa contro di lui, con i miei precedenti” – spiegò afflitto.

“Però sono soldi tuoi, che cazzo!”

“Mi … Mi sento male, scusa” – e si precipitò vicino a dei bidoni dell’immondizia, per vomitare anche l’anima.

Dimitri lo confortò, inaspettatamente, con gentilezza.

“Su è passata … E’ lo shock … Adesso ti porto al sicuro, almeno spero” – provò a rassicurarlo.

Matt si irrigidì – “Lasciami stare … Anzi, mollami qui, è il mio posto, tra la spazzatura”

“Finiscila di fare la vittima, Cristo! Siamo riusciti ad arrivare sino a questo punto e facciamo quello che dico io, ok?!”

“Ok …” – e lo seguì, smettendo di tremare.




Glam sistemò i fiori in un vaso, poi andò a prendersi un caffè, lasciando Robert da solo con Jude.

“Io sto andando a casa, Rob …” – disse piano, andando a sedersi al suo capezzale.

“Sei stato accanto a me, quando ero in coma?” – domandò altrettanto lieve.

Law annuì, le guance porpora, adesso.

“Ti ho tenuto compagnia, ci ho … provato, sperando ti svegliassi”

“Credo di averti sentito … Ogni tua parola, Jude” – sorrise dolce.

“Vi siete risposati, prima?”

“In un certo senso … Come avevamo fatto tu ed io, ricordi?”

“Sì, in terrazza, nel nostro loft, con Camy …” – rammentò l’inglese, gli occhi lucidi.

“E poi arrivò Glam, probabilmente con l’intenzione di dichiararsi a me e non si aspettava di ritrovarci in quel modo, così … così felici Jude”

Downey ripeteva il suo nome, come se ce lo avesse scritto in ogni centimetro della propria pelle.
Anche oltre.

“Fu un po’ grottesco, ma ci rimase male e poi … Poi se ne andò in Grecia …”

“Miseria, quante ne sono successe” – rise mesto.

“Nemmeno a volerle inventare, una marea di vicissitudini, Robert”

“La nostra vita … Ecco cos’era” – e gli si spezzò il fiato.

“Ti manca?”

“Da morire, Jude.”




Matt ricomparve, con un telo bianco intorno ai fianchi ed un altro sulle spalle.

“Ho fatto … Se vuoi, la doccia è libera” – disse tamponandosi le chiome corvine, un po’ incerto.

“Sì, ti ringrazio, penso alle mie croste” – Dimitri scherzò, fiondandosi nella piccola toilette, con tutto il necessario, per darsi una bella ripulita.

Miller si guardò intorno; non aveva voglia di vedersi la tv ed il letto matrimoniale sembrava comodo.

Un po’ meno il divano.

“Accidenti …” – sibilò nervoso, poi si infilò sotto le lenzuola, senza liberarsi dell’asciugamano.

Dimitri tornò da lui, conciato nella stessa maniera.

“Hai messo i panni sporchi in lavatrice?” – chiese coricandosi, con noncuranza, al suo fianco.

“Sì … Non abbiamo nemmeno un paio di mutande per”

“Pazienza Matt” – sorrise – “Se non mi faccio problemi io” – e, completamente nudo, guadagnò le coltri fresche e candide.

“Oh ti ringrazio, che onore” – bofonchiò, stendendosi.

Dimitri spense la luce.

“Non credo tu voglia leggere”

“No, sono a pezzi …” – e si girò sul fianco, spiandolo nel buio.

“Hai ancora paura, Matt?”

“Ci sono abituato … Ai soprusi, intendo … Quando ero in clinica, certi stronzi mi si facevano, mentre ero sotto sedativi” – rivelò un po’ perso in quei ricordi penosi.

“Cazzo … Che squallore, ma nessuno interveniva?”

“Lì funziona così …” – sospirò, gettando la spugna umida e fastidiosa, sulla moquette.

“Non sopporto chi si approfitta di chi è più debole … Come prima, con quei bastardi”

Miller sorrise nell’oscurità, resa meno tale, da alcune insegne al neon, che si accendevano e si spegnevano, ad intervalli regolari.

“Ci è mancato poco che li ammazzassi … Volevo dirti grazie, ecco …”

“Non mi devi alcun favore” – precisò, senza allusioni.

“Eh già, tu sei il guerriero ed io la mezza calzetta, vero?”

“No, sei la massaia, hai fatto persino il bucato” – lo canzonò, spostandogli una ciocca dalla fronte spaziosa, speculare a lui.

“Quanto sei antipatico, Dim”

“Dim? Carino, mi piace … E poi tu non mi fai schifo, non dire più cose simili, ok?” – lo stupì, simpatico.

Quindi lo strinse a sé, con delicatezza – “Sono un ceffo, lo riconosco Matt, però vorrei cambiare … Non so come … E non farti strane idee”

“Sei tu che mi stai abbracciando”

“Perché sei stato aggredito e sei spaventato”

“Veramente ora direi che sono”

“Sì, Matt, me ne sono accorto, tieni a bada il tuo arnese, d’accordo?”

Risero, divertiti e più rilassati.

“Notte Dim …”

“Buona notte Matt” – e, dopo avergli dato un bacio leggero sulla tempia sinistra, si addormentarono entrambi, finalmente.




 DIMITRI



MATT


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