Capitolo n. 49 – life
La casa era immersa nel
silenzio.
Glam e Robert non le
avevano ancora dato un nome e forse era un segno, un presagio, da non
trascurare.
Adesso.
L’avvocato andò a
sedersi alla propria scrivania, dove una montagna di corrispondenza e
telegrammi di auguri di pronta guarigione, erano stati ammucchiati alla rinfusa
sul ripiano in pelle verde scuro.
La stampa aveva diffuso
la notizia del suo ricovero, per “oscuri
motivi”.
Ormai ogni news lo
riguardasse, si velava di mistero, quasi fosse un luogo comune.
Geffen prese un
respiro, poi udì un rumore, provenire dal corridoio.
Era Downey.
“Tesoro, ma sei già
arrivato” – l’attore gli sorrise avvampando.
Il messaggio del
consorte era stato semplice, quanto vago.
§
Ciao Rob, mi dimettono oggi. Devo parlarti, lo faremo al più presto. §
“Sì, eccomi qui” –
inspirò, alzandosi, per raggiungerlo.
Lento.
“Credo non dovresti
stancarti così, hai subito un intervento Glam e poi”
“Sto per trasferirmi a
Palm Springs, Robert” – replicò fermo.
“Sì …” – le sue
pulsazioni cominciarono ad aumentare – “Sì, il clima lì è migliore … la vista
sull’oceano …” – Downey chiuse le palpebre, contorcendosi le mani sul petto –
“Ma cosa sto dicendo?” – sospirò avvilito.
“Cose a caso, Rob, cose
senza senso, come quelle che hai fatto, negli ultimi tempi ed io devo ancora
capirne il perché, sai?” – bissò altrettanto triste.
Semplicemente triste.
“Devo essere impazzito,
dopo quella notte, quando ci siamo sposati e Matt Miller ti ha … Ti ha
pugnalato, come ho fatto io” – sorrise alienato – “… Ma lui è stato più onesto,
l’ha fatto guardandoti negli occhi, Glam, mentre io ti ho trafitto alle spalle,
vero?”
“Non potevi essere più
… esaustivo …” – e le sue iridi luccicarono, nel riverbero di quel tramonto,
che si infrangeva contro le vetrate della loro biblioteca.
“Potrai mai
perdonarmi?” – chiese il moro, la voce spezzata.
“Non lo so, non so
neppure se ci riuscirà o meno Jude … Lui verrà con me, per la sua
convalescenza: sono qui, anche per dirti questo, Rob”
“Verrà con te?!” –
mormorò con stupore.
“Ci sarà anche Taylor,
compatibilmente con il suo lavoro agli Studios”
Downey rise amaro, il
pianto lasciato andare, ormai, per la propria strada, zampillante dagli zigomi
dell’artista.
“Tutti sotto la tua ala
protettiva, vero? Perché tu fai così, Glam!” – esclamò esasperato.
“Sì, hai ragione
Robert! Ho sempre cercato di salvaguardarvi, di evitarvi il dolore, di portarvi
alla gioia, per innumerevoli ragioni, ma non è servito a niente, almeno con
te!” – ribatté allargando le braccia ed il petto.
“Tu ora mi odi …”
“NO io ti amo,
accidenti a me, Rob!!”
Colin diede di stomaco,
mentre Jared era appoggiato allo stipite, senza supporti.
Si sentiva
discretamente.
Nello specchio, la sua
immagine era migliorata, i capelli stavano ricrescendo in fretta, il colorito
più sano, rispetto al mese prima.
Come gli aveva detto
Geffen.
Le analisi avevano dato
ottimi risultati, che facevano ben sperare, in una guarigione addirittura
anticipata.
“Cole, come ti senti?”
– domandò preoccupato.
“Uno schifo … grazie
amore” – e spuntò sulla soglia, con un sorriso, nonostante lo stomaco gli
dolesse, come se fosse pieno di chiodi – “… grazie di non perdermi mai di vista
… Sei un tesoro Jared” – aggiunse sincero, poi lo strinse, con dolcezza.
Anche Leto sorrise.
“Mason dice che questa
era l’ultima chemio, anche per te, Colin” – disse premuroso, accompagnandolo in
poltrona.
Quindi il cantante, si
accovacciò, aggrappandosi alle gambe del compagno, che gli accarezzò la nuca,
amorevole.
“Per Natale andremo in
Irlanda Jay, te lo prometto … Ci sentiremo di nuovo”
“Giovani ed immortali?”
“Può darsi” – Farrell
sospirò.
Avvertiva una gioia, un
po’ strana.
Come quella, che si
prova, quando non si ha più paura.
“Ho … Ho portato qui
anche le bimbe, Glam, sono con Pepe, in mansarda, nella stanza dei giochi”
Downey stava parlando
alla schiena dell’avvocato, mentre questi riuniva in un trolley poche cose.
“Hai fatto bene Robert”
– disse pacato, senza voltarsi.
“Sì, ma io pensavo”
Geffen si voltò – “Hai
fatto bene, così verranno già oggi, insieme a me: vedranno Jude, ne saranno
entrambi felici”
“Glam …”
“Tu potrai fare visita,
a loro ed a Peter, quando vorrai, a meno che Jude non abbia da ridire, per
Camilla e Diamond, è ovvio”
“Mi stai punendo senza
alcuna pietà, togliendomi anche questo, Glam!” – protestò, ancora in lacrime.
“No. No, Robert: queste
sono le semplici conseguenze, alle tue azioni. Vale per ognuno di noi o forse
hai dimenticato come sono stato trattato, dopo avere detto la verità su Lula?”
“Tu sai che anche
quello era un castigo, ingiusto certo, infatti ti abbiamo chiesto tutti perdono
o sbaglio Glam??!” – gli urlò disperato in faccia, ad un centimetro dal suo
volto.
“Io non lo farò, questa
volta, Robert” – replicò gelido, senza scomporsi, mentre il suo cuore si stava
dissolvendo, in un dolore sordo e lancinante.
Downey fece un passo
indietro, poi un secondo, quasi a contemplarlo, forse per capire se ci fosse
anche una sola, fottuta, possibilità, di ricominciare.
Un giorno.
Un giorno, che non
esisteva in alcun destino, da come Geffen lo stava guardando.
Liam compilò i moduli,
nella sala di accettazione della Foster.
Zayn gli portò un succo
di frutta, sorridendo e dandogli un bacio tra le chiome, appena tagliate, a
spazzola.
“Grazie piccolo …” – il
vulcanologo si ossigenò, in piena tensione.
“Questa clinica è più
che rinomata, sai?”
“Ci vengono i divi,
Zee, lo so” – rise mesto – “Comunque non trovo sia giusto, che a pagare la mia
degenza sia Lux, all’insaputa dei nostri padri”
“Lo fa perché ci vuole
bene e desidera assicurarci un futuro migliore: lavorando glieli restituiremo,
sono soldi ben spesi e per i nostri familiari, troveremo una soluzione, quando
ne saremo fuori” – lo rassicurò avvolgendogli le spalle larghe.
“Disintossicarmi non
sarà una passeggiata, anche se faccio uso unicamente di cocaina, però …”
“Però cosa, amore?” –
gli chiese limpido Malik, guardandolo innamorato.
“Però sono almeno dieci
giorni che non sniffo … Ho dei malesseri, anche degli incubi” – rivelò
depresso.
Zayn lo raccolse meglio,
quasi a cullarlo, con la sua voce morbida e calda.
“Ti rimarrò vicino ogni
istante Liam … Ogni istante, te lo giuro” – e lo baciò.
Convincente e libero da
qualsiasi paranoia od ansia.
Vincent preparò i
panini per Petra, mentre la bimba scartava i regali, che lo zio preferito le
aveva portato dal suo ultimo viaggio.
Louis pettinava la sua
principessa, facendole notare quanti accessori corredassero quei doni colorati
e numerosi.
“Non dovevi” –
bisbigliò Boo al francese, appena l’affarista si unì a loro, sopra al tappeto
del salotto.
“Farcire con prosciutto
e salame queste delizie?” – scherzò, di ottimo umore.
“Ma dai Vincent …
Comunque ti ringrazio, sei … speciale”
“No, lo siete voi,
davvero … E non mi lasciate mai solo, per me è … fondamentale”
“Sì, lo immagino, però
vorrei fare di più”
“Come va con Harry?”
Tomlinson scrollò le
spalle – “Non male, certe incomprensioni si sono risolte, soprattutto per Niall
… L’ho invitato a cena, con quel suo Mark, è filato tutto liscio”
“Quel suo Mark?” – Lux rise divertito.
“A me non convince, non
vuole figli, Niall ne soffrirà certamente”
“E tu sei in pena per
lui? Generoso ed altruista, un po’ contorto, forse insano, sai?”
“Solo per la sbandata
tra lui ed Haz? L’ho superata”
“Ed Haz, che ne pensa?”
“E’ … E’ dispiaciuto,
ovvio … Niall è un bravo ragazzo”
“Penso lo sia anche
Mark, di sicuro è stato onesto, da ciò che racconti”
“Onesto e spietato” –
replicò schietto.
“Non è necessario od
indispensabile procreare oppure adottare, per essere una coppia felice e
realizzata, soprattutto se si aiuta disinteressatamente chi ci circonda”
“Forse lui è un
filantropo, non lo posso sapere, anzi, non mi riguarda, però Niall è un
genitore nato” – e sorrise pulito.
Lux lo scrutò.
“Non bisogna forzare
certe cose, mon petit, perché si corre un rischio enorme di fallire, specie se
si accoglie un cucciolo, senza essere convinti in due, capisci?”
“Certo e sarebbe
delittuoso procurare una simile delusione ad un orfano, diventerebbe un
ulteriore rifiuto, non solo da chi ti ha messo al mondo, ma anche da chi ti ha
scelto e salvato da un senso di solitudine incancellabile”
“Tu ne soffri ancora,
Boo?”
Il giovane arrossì –
“Ci sono … traumi, che non si superano al cento per cento”
“Come l’avere perduto
il mio Jacques, ad esempio … E’ come un segno, un monito, che la vita ha voluto
incidere nel mio cuore, temo”
“Per renderti diverso?”
– domandò assorto.
“Per spronarmi ad
essere più consapevole, forse … Nel mio caso, è naturale, visto che davo troppe
situazioni per scontate e poi ero egoista, egocentrico, chiassoso” – sorrise
infine, scrollando il capo brizzolato.
“Con Kirill sei stato
magnifico, Vincent e non solo … Guarda me e poi Zayn, Petra, persino Harry”
“Mon Dieu, non ho fatto
nulla” – si schernì, raccogliendo i giocattoli di Petra, ormai assopitasi
davanti ad un cartone in tv.
“No, al contrario, tu
ci hai amato, la cosa più bella, che un essere umano possa dare a chi è in difficoltà:
Zayn mi ha mandato un sms, su Liam e quanto accaduto in Equador”
Lux sorrise – “Tu e lui
sembrate come … fratelli”
“Siamo … soci!” – e
rise – “… E ti adoriamo, Vincent”
L’ex poliziotto lo
abbracciò, castamente – “Spesso piango, pensando a ciò che abbiamo avuto, mon
petit, lo confesso … Eppure, ad averti qui, ora, credo che niente sia andato
perso, anzi … Siamo legati, Zayn incluso, in un particolare intreccio, senza
vincoli, se non l’affetto, che ci unisce, saldamente, come mai avrei potuto augurarmi
… Davvero mai.”
“I bimbi sono in auto
con Vas …”
Downey lo avvisò, dopo
avere atteso che Geffen terminasse una telefonata.
“Parlavi con Scott?”
“Sì, l’ambulanza di
Jude ha appena lasciato l’ospedale: abbiamo attrezzato una camera, non ci sono
rischi. Taylor è con lui”
“Bene Glam … Dovrei
ringraziarti, stai aiutando il padre delle mie figlie” – e tirò su dal naso,
sconvolto, appiccato con le scapole alla parete, adiacente la porta, di nuovo
chiusa.
“Ora devo andare
Robert” – e si sollevò, provando una certa debolezza.
“Sei pallido … Stai
abusando del potere, che Lula ti ha trasmesso”
“No, sto solo provando
a sopravvivere, annaspando in un incubo, dal quale vorrei svegliarmi, senza
riuscirvi” – obiettò teso.
L’artista gli si
avvicinò, fronteggiandolo.
“Tu puoi risolvere
tutto, Glam, se solo volessi … Volessi darmi un’ulteriore possibilità”
“Non ci riesco, è
presto o non succederà, temo”
“Tu mi ami ed io”
“Tu cosa Robert?” – Geffen
si alterò, afferrandogli gli zigomi, percorrendo con i pollici il suo pizzetto
e la barba ben curata e rifinita, senza smettere di fissare i suoi carboni
liquidi.
“Io ti amo Glam …” –
replicò esausto.
“Hai devastato e
seppellito la nostra complicità, la nostra amicizia … Io mi fidavo di te! Eri
la persona migliore, io conoscessi e non sai cosa darei per portare indietro il
tempo ed impedirti di compiere un simile abominio, contro te stesso e ciò che
rappresentavi!” – ruggì, per poi stringerlo forte.
“Glam …”
“Ti amo Robert … Ti amo
come non mai, però non ci riesco … Io non ci riesco a” – e chiuse le palpebre,
tremando con lui, di un’emozione devastante.
“Adesso vai … So che un
giorno cambierai idea … Io non posso vivere senza di te, Glam, ma neppure tu,
senza di me … Neppure tu, credimi.”
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