venerdì 7 novembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 52

Capitolo n. 52 – life



Matt assaporò i profumi nell’aria, passeggiando di fronte all’oceano, in piena solitudine o quasi.

Dimitri lo tallonava, poco distante, più per noia che per altro.

“Ora farò un po’ di yoga, Mr. Russia, vuoi rimanermi tra i piedi ad ogni costo?” – e rise, stiracchiandosi come un gatto.

Indossava un buffo pareo trasparente ed un vogatore bianco, sul corpo perfetto e seminudo.

“Ma che hai lì sotto, il perizoma?” – ridacchiò il mercenario, sedendosi sulla sabbia, a masticare tabacco e sputare, di tanto in tanto.

“Dio che schifo che fai …” – sibilò Miller, votandosi dall’altra parte.

“Devi sopportarmi e poi è così che si fa” – sbottò lui.

“Perché non lo fumi?”

“Non mi va, non ora … Su, fa i tuoi esercizi, poi rientriamo, prima che i nostri ospiti rompano i coglioni, come al solito”

“Qui non è poi così male … Ma tu sei gay?”

“Che cazzo dici, idiota? Certo che no!”

“Strano …” – ora era Matt a ridere e prendersi gioco di lui, ormai paonazzo, per le sue insinuazioni.

“Non ti illudere, anche se hai un culo da urlo, non mi interessi, chiaro?!”

“Allora ti piace il mio culo, interessante” – e gli fece l’occhiolino.

“Che stronzo …” – bofonchiò il sovietico, rialzandosi, per andarsene.

“Ehi mi lasci solo?”

“Non era questo che volevi, femminuccia? Vado a mangiare, sto morendo di fame”

“Ok, ti raggiungo tra dieci minuti, dì a Phelipe che non mi sono perso, ok?”

Ormai Dimitri non gli dava più retta, camminando svelto verso una sorta di bunker, poco visibile dalle varie angolazioni strategiche e perfetto come nascondiglio, per lui, Miller e questa sentinella, che si alternava ad una seconda notturna, in attesa di nuovi ordini.

Da chi, nessuno lo sapeva.




Geffen sigillò l’uscita della loro camera in mansarda, dando le spalle a Downey, salito malvolentieri sino a quel luogo, un tempo teatro di incontri ben diversi tra di loro.

“Adesso diamoci una calmata, ok Robert?” – esordì il legale, a tono basso, ma con un colorito assai acceso, dal petto, sino all’attaccatura dei capelli sempre rasati.

L’attore, di rimando, gli tirò un pacchetto di fazzoletti di carta.

“Tieni, asciugati la bava, non fai che perderla da quando Jared ha varcato i cancelli della tua magione, bastardo!!”

Era fuori di sé, con mille pensieri cattivi, che non avrebbe rimandato di esprimere, a qualsiasi costo.

“Sai Glam, ora mi chiedo veramente, il motivo per il quale mi hai sposato, dopo mille occasioni mancate ed incertezze: forse perché Jared era malato oppure il perdonare Colin, anche dopo averlo contagiato, ti ha dato la misura di cosa si può fare, quando si tiene veramente a qualcuno?!”

Geffen non aveva mai abbassato lo sguardo, cupo, su di lui.

Sembrava assorbire quella rabbia, senza rielaborarla o quanto meno restituirla al mittente, con gli interessi, dopo i torti subiti da parte del consorte.

“Te ne stai zitto? Non dici niente?! Non mi stupisco, tanto sarebbero solo improperi, visto che io non merito alcuna considerazione, alcun perdono, ormai è lampante! Ti ho chiesto scusa, ho ammesso i miei errori, nemmeno io li capisco, ero scioccato, sconvolto, ma a nessuno importa un cazzo!! Importa solo di Jared, di cosa fa Jared, di quanto sta male Jared, di come è guarito Jared ed ecco, et voilà, il miracolo è servito, puoi ricominciare a corteggiarlo, a sedurlo!! MA PERCHE’ DIAVOLO NON TE LO SEI SPOSATO, POTREI SAPERLO??!” – sbraitò paonazzo.

Geffen si passò i palmi sul mento, risalendo verso i lati del volto, passandoseli sino alla nuca, il fiato corto, ma nessuna intenzione di urlargli in faccia, come stava facendo Downey.

“Perché io ti amavo Robert e volevo stare con te, non con Jared: tu, probabilmente, non mi hai creduto, perché so che te ne importava, so che ci tenevi e ne avevi bisogno, quanto me, di consolidare un rapporto, di per sé già perfetto, solidale, complice, appassionato, prendendo le distanze da chi ci aveva delusi, nel mio caso Jay, nel tuo Jude … Tu non hai avuto fiducia in me, come hai sempre fatto, non l’hai avuta nel momento più importante per noi, io non capirò mai la ragione di un tale spreco … Davvero mai, Rob” – ed inspirò, rigirando la chiave nella serratura, pronto ad andarsene.

“Asp aspetta Glam!” – la sua voce vibrò, in un singulto amaro, che lo fece persino balbettare, per l’emozione e lo sconforto.

Si precipitò da Geffen, cinturandolo alle spalle, sentendosi così piccolo, al suo confronto e non solo fisicamente.

L’uomo che amava e che, proprio davanti al pastore, Downey aveva detto di non meritare, forse stava per lasciarlo, senza averlo offeso o denigrato od abusato, come sempre avveniva, nei suoi riguardi, da coloro i quali non lo avevano mai amato davvero, in maniera sana e consapevole.

Il bene che Glam gli voleva, traboccava da ogni occhiata, da mille piccoli gesti, anche quando non erano una coppia.

L’artista avrebbe potuto elencarli, tanto gli ritornavano, ora, nitidi, nella mente stanca e depressa.

“Ti prego, non …”

“Robert non serve … Io non voglio il divorzio, ma unicamente un minimo spazio, per comprendere cosa ti è successo veramente … Non ti allontanerei mai da Peter, non gli ho detto nulla a proposito di una separazione, ma ho usato la scusa del lavoro, la mia … preferita” – e prese fiato, girandosi finalmente, per stringerlo, con pacatezza.

“Glam, mio Dio, io non volevo dire quelle cose su”

“Su Jared?” – sorrise – “Sono vere, così come lo è ciò che ti unisce a Jude, ma sono sentimenti fatti di incertezze, di rifiuti, sono legami, che ci hanno fatto solo soffrire: mi sbaglio?” – gli chiese dolce, appoggiando le loro fronti.

Downey stava tremando così forte, che Geffen iniziò a massaggiargli la schiena, come a distrarlo.

“No, no, non sbagli affatto …” – disse, affondando la bocca nel suo collo taurino.

“Avevamo detto basta, ci eravamo riusciti Rob”

“Ed io ho rovinato tutto”

“Si vede che non eri ancora pronto o convinto oppure”

“No, NO Glam, io so di amarti come nessuno!” – singhiozzò.

“Allora non buttarti via, non permettere, questa volta a te stesso, di rovinare l’essere meraviglioso, che ho portato all’altare, dopo una miriade di esitazioni … Volevo che il mio coraggio, ti rendesse sicuro e fiero di noi, come lo ero io”

Si guardarono, le iridi vivide.

“Ed io vorrei, Glam, che lo fossi ancora … Farò qualsiasi cosa, affinché ciò avvenga”

Geffen lo baciò, raccogliendo tra le dita, i suoi zigomi umidi e vermigli.

“Rimani qui con me, Robert” – gli respirò tra le labbra turgide e bagnate di lacrime.

Downey annuì, la gioia nei suoi opali d’inchiostro.

E l’inquietudine, che non tutto si era ancora risolto, fra loro, nonostante quello spiraglio di concreta speranza.
Inevitabilmente.




George controllò l’ora, scattando in piedi dalla seggiola in legno chiaro, appena udì il tintinnio delle ante scorrevoli, dell’ascensore dal quale sbucò Zayn.

“Papà …?!”

“Tesoro!” – l’archeologo azzerò la distanza, stringendolo forte a sé.

Il figlio aveva la barba di due giorni, i capelli spettinati, ma sapeva di buono, per essersi appena fatto una doccia, nella camera attrezzata di ogni confort, dove ora Liam stava riposando, dopo una notte agitata.

“Mi dispiace Zayn, per non essere venuto prima”

“E come potevi, non sapendo cosa stessi combinando” – sorrise imbarazzato il figlio.

“Sì, volevo lasciarti un po’ di spazio, dopo le nostre discussioni, però poi ho cercato Lux e l’ho torturato per sapere dove fossi” – sorrise – “… non prendertela con Vincent, ok?” – aggiunse simpatico.

“Assolutamente, anche perché ci sta aiutando come nessuno”

“Come avrei dovuto fare io, vero piccolo?” – sospirò, tornando ad accomodarsi con lui, offrendogli del caffè ancora caldo.

“Non darti colpe che non hai, papà, tu per me ci sei sempre stato” – sorrise limpido.

“Come sta Liam?”

“E’ in terapia, soffre di incubi e crampi orribili, ma sta migliorando … La sua preoccupazione maggiore è affrontare i genitori … il padre soprattutto”

“Ma lui l’ha sempre accettato, di voi parliamo spesso, anzi, era felice per la vostra storia, anche se scoprire la dipendenza di Liam sarà un trauma”

“Conosco il professor Payne, è un tipo stralunato e stravagante, ma anche competitivo ed esigente, se no non si sarebbe affermato nel suo ambiente, come sia tu che io sappiamo, giusto?”

“Mi stai dicendo che Liam ha subito un’influenza negativa da Greg? Un senso di inferiorità?”

“Sì, anche … Liam non voleva deluderlo, ha anche pensato di imbastire un rapporto etero con una collega, credendo chissà cosa, combinando un bel casino”

“Che vuoi dire, tesoro?”

“Un figlio … Liam ha un bimbo, si chiama Eric … E’ bellissimo” – sorrise tenero.

“Oh cavoli” – Malik rise un po’ nervoso.

“Noi abbiamo chiarito e poi Monica”

“Monica?”

“La mamma di Erik, è uno schianto” – Zayn sorrise adorabile.

“State pianificando un legame a tre?” – scherzò George.

“No, lei ha già un uomo, un tardone di nome Bruce, over cinquanta”

“Anch’io sono over cinquanta, Zee!”

“Ahahhaha lo so, l’ho detto apposta!” – e si rifugiò sul suo petto, in cerca di coccole, in un gesto così caro a Malik senior, che lo avvolse amorevole.

“Andrà tutto bene cucciolo, parleremo con Greg, anzi, convinceremo Liam a farlo, è giusto che sia lui a gestire, come riterrà opportuno, questa delicata situazione”

“Ok … Era bello l’Egitto?”

“No senza di te e dovresti chiamare tua madre, prima che ci uccida entrambi, ok?”

“E come? Cucinandoci uno dei suoi polpettoni vegani?”

Scoppiarono a ridere, sollevandosi per tornare da Liam.




Dimitri accese un fuoco sulla battigia.

“Romantico”

La voce di Matt lo fece sussultare.

“Credevo dormissi”

“Diego russa come un cinghiale”

“Sì, come sorvegliante fa un po’ ridere … Tanto da qui non scappiamo, per andare dove poi?”

“Senza soldi, senza passaporti … In effetti siamo messi male” – Miller inspirò, sedendosi al suo fianco.

“A te neppure dispiace rimanere segregato in questo posto dimenticato da Dio”

“Sì, mi piace, dopo gli ultimi mesi … Le cliniche psichiatriche sono una galera di lusso”

“Sì Matt, me lo hai già detto”

“Scusa, ho poca memoria” – sorrise timido.

“Forse per via del tuo … dualismo?”

“Forse … Avere qualcuno dentro di te, che può sopraffarti e condizionarti, non è piacevole” – ammise triste.

“Tuo … fratello?”

Miller lo scrutò – “Come lo sai?”

“L’ho letto sui giornali ed in rete, il tuo caso ha fatto molto clamore o pensavi che fossi analfabeta?”

“Ma no, dai” – rise arrossendo.

“So pilotare elicotteri, anche carri armati, ero un soldato, in un’esistenza così lontana, da fare fatica a crederla come il mio passato, quello più decente intendo”

“E poi le cose sono cambiate, Dimitri?”

“Ho rovinato tutto, con i miei traffici, sotto le armi si guadagnava poco ed io volevo fare la bella vita, donne, auto di lusso, cocaina …”

“E poi guarda dove siamo finiti, anzi, come ti sei ridotto, a parlare con una sporca checca, davanti ad un falò ed un tramonto messicano” – quasi lo provocò.

Il mercenario sorrise di sguincio – “Non sono omofobo, ok? E tu non sei una checca, semmai sei un po’ … strano, ecco” – e si accese una sigaretta.

“Ne dai una anche a me?”

Dimitri gli passò la propria.

“Oh grazie, ma questo è un bacio indiretto”

“Ma fammi il piacere Matt … Con me non attacca”

Miller si ossigenò, scrollando le spalle – “Tanto valeva fate un tentativo” – mormorò con enfasi canzonatoria.

Il sole era ormai calato completamente, lasciando spazio all’oscurità, tempestata di stelle, che i due finirono per fissare, senza dirsi altro.





 GEORGE MALIK

 MATT MILLER


 ZAYN MALIK




Nessun commento:

Posta un commento