giovedì 6 novembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 51

Capitolo n. 51 – life



I bimbi corsero verso il gazebo, appena videro Robert scendere dagli scalini bianco latte, dove l’attore si andò a sedere o più verosimilmente, alla vista di Glam, crollò, per accogliere e nutrirsi delle loro risa, dei baci, di carezze, che profuse e ricevette, come un dono insperato e miracoloso.

Geffen percepì nitidamente quelle sensazioni, guardando la scena, fatta di sorrisi, ma anche di occhi lucidi, mentre Downey diceva a Camilla, Diamond e Peter, di amarli incondizionatamente.

Si scusava per non averli accompagnati ed alle domande, legittime, sul motivo della sua assenza, Robert spiegò di essere impegnato con un nuovo film.
Improvvisò, senza avere idea su cosa Glam avesse raccontato a Pepe ed alle bambine, che comunque non obiettarono, con motivi diversi, forse perché nessuno aveva propinato loro ulteriori bugie.

Taylor richiamò l’attenzione dalla veranda, dove la colazione era pronta.

Pepe si precipitò, seguito da Dady, mentre Camy rimase in braccio a Robert, per via delle proprie difficoltà a deambulare regolarmente, per la sindrome di Angelman.

“Ora andiamo a mangiare qualcosa, ok tesoro?” – le disse dolce il padre.

“Sì, ma papi Jude c’è?”

“Non lo so, dipende da come si sente, sai che ha avuto un’operazione, ve l’ho raccontato” – sorrise mesto, affiancato in quei pochi passi verso casa, da un Geffen silenzioso ed imbarazzato.

“Io voglio andare da lui e portargli i biscotti” – e fece il broncio.

“Ok, faremo così amore” – e la baciò tra i capelli corvini.

Il cellulare di Glam vibrò.
Era Jared.

L’avvocato si fermò, lasciando proseguire Downey e la figlia da soli, non senza che il marito si girasse a guardarlo.


“Sì pronto …”

“Ciao, me lo offri un caffè?”

La voce di Leto era limpida e solare.

“Ecco Jay, io sono a Palm Spring ora …”

“Tu pensa, anch’io!” – e rise, suonando il clacson – “Se mi apri …”

“Certo” – anche Geffen sorrise, andando verso i cancelli, per azionare il comando manuale.

Jared era alla guida del suv di Colin, ma l’irlandese non c’era.

Il leader dei Mars scese, con addosso una tuta, scarpe da ginnastica ed un buffo marsupio rosso.

Ci ripose il telefonino, appena dopo avere riattaccato con Glam, che gli tese le braccia.

“Tesoro ciao … Ti senti meglio” – lo salutò felice, stringendolo a sé.

“In effetti ho ottime notizie, sia per me che per Colin”

“E lui dov’è?” – chiese, prendendolo per mano.

“Da mamma Rita, con le sorelle ed i nipoti, io li raggiungo nel pomeriggio, c’è una cena di famiglia, per il compleanno di uno dei pargoli di Catherine, hai presente?”

“Sì, ma la conosco appena …”

“Colin ti saluta e verrà a trovarti domani, per vedere anche Jude … Tu come ti senti?”

“Fisicamente non male, per il resto … Lasciamo stare” – scrollò la testa.

“E Robert?”

“E’ qui, è arrivato all’alba più o meno e …” – si morse le labbra.

“Avete litigato?”

“No Jay, però c’è stato un momento drammatico, lui era sulla scogliera … No, ma non sarebbe successo niente … Rob era debole, frustrato, non abbiamo trovato alcuna pace, discutendo sugli ultimi avvenimenti, sui suoi … sbagli” – inspirò, sedendosi su di una panca.

Chi era sotto al patio, poteva vederli chiaramente.

“Dovresti seguire il tuo cuore Glam e perdonarlo: vi state tormentando inutilmente, io so quanto lo ami”

“Lui non doveva farmi questo, lo avevo scelto, impegnandomi, senza alcuna incertezza, Jay”

“Senza lo spettro del nostro amore, di mezzo, finalmente?” – Leto sorrise pacato.

“L’amore può cambiare, trasformarsi, essere sublimato in un legame nuovo, non pensi?” – e lo fissò, palesemente turbato.

“E’ stato così, per noi?”

“Credo di sì, ciò non toglie che tu ed io ci vogliamo bene” - e prese fiato, riflettendo su ciò che stava dicendo.

“Che ci amiamo in una forma diversa? Sì, lo credo anch’io Glam: sei da sempre il padre che agognavo, quindi hai sposato zio Robert e tutto sembrava a posto” – Leto provò ad alleggerire il discorso.

“Che imbroglio …”

“Rob merita una chance, non puoi negargliela” – ridivenne più serio.

“Jared, io gli ho già dato tutto, tutto.”




Harry non aveva notato la sera prima, rientrando tardi dallo studio, i pacchi e le borse, riposte da Louis, tra il divano ed il tavolino, dove di solito i due, appoggiavano i piedi, guardando la tv.

“Ciao, hai preparato il caffè?” – domandò Boo, spuntando dal corridoio.

“No … Cosa sono quelli?”

“I regali di Vincent per Petra, volevo li vedessi, ci sono giochi, vestitini e scarpe, per la nostra principessa” – spiegò lui con un bel sorriso.

“Non avrebbe dovuto” – mormorò scocciato, andando a cercare posate e tazze, in un armadietto alto della cucina, dove Tomlinson trafficava per preparare il latte alla cucciola.

“Sai come è fatto” – sembrò giustificarlo Louis – “Non ti devi offendere Haz”

“E invece, se permetti, mi offendo eccome, so badare io alla mia famiglia!” – sbottò, forse per avere accumulato, in quelle settimane, una notevole insofferenza ai gesti di generosità, non solo del francese, ma anche di Meliti e persino di Geffen, che aveva comprato a Petra un corredo nuovo per la scuola, pagato la stessa, privata per giunta, nonché staccato un assegno da diecimila dollari, per le spese del dentista, le vacanze sulla neve e le eventuali gite organizzate nel prestigioso istituto, frequentato anche dalla sua numerosa prole.

Glam aveva un debole per la loro principessa, associandola per indole e simpatia a Lula, appena i bimbi fecero conoscenza.
Nonché una certa dose di magia, che anche lei si portava appresso, per antenati e leggende, svelate proprio da soldino stesso, durante il viaggio in Egitto, l’anno precedente.

“Tu badi a noi, come nessuno Harry, da sempre ed anch’io, credo di fare la mia parte” – replicò lui pacato.

Styles annuì, mortificato – “E’ umiliante pensare che certe esigenze, possono essere sopperite a cuor leggero, unicamente per il denaro, che quei tre ci danno, senza che nessuno glielo chieda”

“Appunto, mica andiamo ad elemosinare qualcosa: noi facciamo parte di questa famiglia, ne abbiamo passate tante insieme a loro e poi Geffen ti aveva assunto senza favoritismi, perché meritavi un impiego già importante, per la tua genialità, Harry, le tue doti, possibile tu lo abbia scordato?” – e sorrise, dandogli una carezza sul volto contratto.

“Sì, ma volevo farcela da solo, insieme a te ed a nostra figlia” – puntualizzò asciutto, mettendo a scaldare le brioche surgelate.

“Vincent ha perso Jacques, è portatore sano del virus due dell’Aids, non ha una relazione e la rifugge, come se fosse un appestato … Quando gli porto Petra, si sente utile, io non me la sento di togliergli anche questo, specialmente pensando che è merito suo, se la piccola fa parte della nostra felicità, non credi?”

“Sì, sì, certo, ci mancherebbe …” – bissò più quieto Harry, davanti a simili argomentazioni, incontestabili.

“E in quanto al nonno ed a Glam, non fanno nulla di male e non pretendono granché in cambio”

“Sono d’accordo Boo, però”

“Però tu pensi di non fare abbastanza o di essere inadeguato, ma sei in errore Harry: abbiamo fatto delle scelte ed abbiamo rinunciato a vivere nella bambagia, grazie a loro, soprattutto perché ci hanno coinvolti in un modo di vivere assai … bizzarro” – rise, più disteso nei toni.

“Puoi dirlo forte … Troppi casini e poi la competizione, l’ipocrisia dell’ambiente in cui esercitavo, la superficialità di certe cause …”

“Forse ci devi nascere, così ci si abitua presto” – ed andò ad abbracciarlo, per poi baciarlo teneramente.

Styles si staccò malvolentieri da lui ed il suo sguardo traboccava riconoscenza – “Grazie per farmi ragionare, Louis, quando sono così demoralizzato”

“Ci siamo promessi tante cose, a me sembra solo di essere coerente” – e sorrise amorevole.

“Spero di fare altrettanto, di dimostrarti quanto tengo a te ed a Petra, non solo lagnandomi, perché non arriviamo a fine mese”

“A me sembra che ce la facciamo benissimo invece” – protestò con una linguaccia.

Haz lo baciò di nuovo, spasmodicamente legato a lui, in una dipendenza, più che una connessione, come desiderava Tomlinson, dal principio del loro legame, spesso in cerca di un equilibrio.

Trovarlo non era mai stato semplice.




Downey giocherellò per qualche minuto con il BBerry, senza mai smettere di fissare il punto, dove Glam e Jared stavano ancora seduti a parlare.

Taylor avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma si sentiva terribilmente a disagio.

“Porto il vassoio a Jude, ma se vuoi andarci tu, Robert” – alla fine si decise a rompere il silenzio tra loro, mentre i bimbi erano distratti da giochi e dolciumi.

“No, sì, cioè … Scusami, faccio solo una telefonata” – e si diresse all’altro bordo della piscina, ormai vuota e sigillata da una pesante copertura in acciaio e plexiglas.

Compose il numero a memoria, controllando se Geffen si degnasse di rispondergli.
Il legale lo fece dopo alcuni squilli.


“Sì, cosa c’è Rob?” – disse incolore.

“Quando avrai finito di flirtare con Jared, dovrei parlarti, ok?”

Stava scoppiando di gelosia, di nervosismo, di dolore.

“Ti raggiungo subito, anche Jay deve mangiare, tu l’hai fatto?” – replicò brusco.

“Come se te ne fregasse un minimo, da quando lui è arrivato, vero? Solo tu riesci a rendermi così patetico” – ringhiò, soffocato dal pianto.

Geffen si ossigenò alzandosi – “Dio Rob, te le cerchi per davvero: sì, sei patetico, contento?!”

Leto avvampò, provando ad intervenire, ma le iridi turchesi dell’altro, sembrarono zittirlo all’istante.

“Ok … Ok Glam, messaggio ricevuto: torno a Los Angeles e faccio preparare i documenti per il divorzio oggi stesso, così sarai libero di tornare a fare lo stronzo con chi ti pare!” – ruggì, dando le spalle alla villa, dove nessuno poteva ascoltarlo a quella distanza.

“Robert, miseria schifosa, calmati!”

“Ora dammi anche dell’isterico, già che ci sei o dell’esaurito, ma io sono unicamente innamorato di te e non so più cosa fare per sanare il nostro matrimonio, perché tanto non accadrà, NON CON ME, punto e basta! Una volta mi hai detto che io amavo Jude e Jared amava Colin, fine della storia, dicesti così, giusto?! Ebbene TU AMI JARED, FINE DELLA STORIA!”















Nessun commento:

Posta un commento