Capitolo n. 51 – life
I bimbi corsero verso
il gazebo, appena videro Robert scendere dagli scalini bianco latte, dove
l’attore si andò a sedere o più verosimilmente, alla vista di Glam, crollò, per
accogliere e nutrirsi delle loro risa, dei baci, di carezze, che profuse e
ricevette, come un dono insperato e miracoloso.
Geffen percepì
nitidamente quelle sensazioni, guardando la scena, fatta di sorrisi, ma anche
di occhi lucidi, mentre Downey diceva a Camilla, Diamond e Peter, di amarli
incondizionatamente.
Si scusava per non
averli accompagnati ed alle domande, legittime, sul motivo della sua assenza,
Robert spiegò di essere impegnato con un nuovo film.
Improvvisò, senza avere
idea su cosa Glam avesse raccontato a Pepe ed alle bambine, che comunque non
obiettarono, con motivi diversi, forse perché nessuno aveva propinato loro
ulteriori bugie.
Taylor richiamò
l’attenzione dalla veranda, dove la colazione era pronta.
Pepe si precipitò,
seguito da Dady, mentre Camy rimase in braccio a Robert, per via delle proprie
difficoltà a deambulare regolarmente, per la sindrome di Angelman.
“Ora andiamo a mangiare
qualcosa, ok tesoro?” – le disse dolce il padre.
“Sì, ma papi Jude c’è?”
“Non lo so, dipende da
come si sente, sai che ha avuto un’operazione, ve l’ho raccontato” – sorrise
mesto, affiancato in quei pochi passi verso casa, da un Geffen silenzioso ed
imbarazzato.
“Io voglio andare da
lui e portargli i biscotti” – e fece il broncio.
“Ok, faremo così amore”
– e la baciò tra i capelli corvini.
Il cellulare di Glam
vibrò.
Era Jared.
L’avvocato si fermò,
lasciando proseguire Downey e la figlia da soli, non senza che il marito si
girasse a guardarlo.
“Sì pronto …”
“Ciao, me lo offri un
caffè?”
La voce di Leto era
limpida e solare.
“Ecco Jay, io sono a
Palm Spring ora …”
“Tu pensa, anch’io!” –
e rise, suonando il clacson – “Se mi apri …”
“Certo” – anche Geffen
sorrise, andando verso i cancelli, per azionare il comando manuale.
Jared era alla guida
del suv di Colin, ma l’irlandese non c’era.
Il leader dei Mars
scese, con addosso una tuta, scarpe da ginnastica ed un buffo marsupio rosso.
Ci ripose il
telefonino, appena dopo avere riattaccato con Glam, che gli tese le braccia.
“Tesoro ciao … Ti senti
meglio” – lo salutò felice, stringendolo a sé.
“In effetti ho ottime
notizie, sia per me che per Colin”
“E lui dov’è?” –
chiese, prendendolo per mano.
“Da mamma Rita, con le
sorelle ed i nipoti, io li raggiungo nel pomeriggio, c’è una cena di famiglia,
per il compleanno di uno dei pargoli di Catherine, hai presente?”
“Sì, ma la conosco
appena …”
“Colin ti saluta e
verrà a trovarti domani, per vedere anche Jude … Tu come ti senti?”
“Fisicamente non male,
per il resto … Lasciamo stare” – scrollò la testa.
“E Robert?”
“E’ qui, è arrivato
all’alba più o meno e …” – si morse le labbra.
“Avete litigato?”
“No Jay, però c’è stato
un momento drammatico, lui era sulla scogliera … No, ma non sarebbe successo
niente … Rob era debole, frustrato, non abbiamo trovato alcuna pace, discutendo
sugli ultimi avvenimenti, sui suoi … sbagli” – inspirò, sedendosi su di una
panca.
Chi era sotto al patio,
poteva vederli chiaramente.
“Dovresti seguire il
tuo cuore Glam e perdonarlo: vi state tormentando inutilmente, io so quanto lo
ami”
“Lui non doveva farmi
questo, lo avevo scelto, impegnandomi, senza alcuna incertezza, Jay”
“Senza lo spettro del
nostro amore, di mezzo, finalmente?” – Leto sorrise pacato.
“L’amore può cambiare,
trasformarsi, essere sublimato in un legame nuovo, non pensi?” – e lo fissò,
palesemente turbato.
“E’ stato così, per
noi?”
“Credo di sì, ciò non
toglie che tu ed io ci vogliamo bene” - e prese fiato, riflettendo su ciò che
stava dicendo.
“Che ci amiamo in una
forma diversa? Sì, lo credo anch’io Glam: sei da sempre il padre che agognavo,
quindi hai sposato zio Robert e tutto sembrava a posto” – Leto provò ad
alleggerire il discorso.
“Che imbroglio …”
“Rob merita una chance,
non puoi negargliela” – ridivenne più serio.
“Jared, io gli ho già
dato tutto, tutto.”
Harry non aveva notato
la sera prima, rientrando tardi dallo studio, i pacchi e le borse, riposte da
Louis, tra il divano ed il tavolino, dove di solito i due, appoggiavano i
piedi, guardando la tv.
“Ciao, hai preparato il
caffè?” – domandò Boo, spuntando dal corridoio.
“No … Cosa sono
quelli?”
“I regali di Vincent
per Petra, volevo li vedessi, ci sono giochi, vestitini e scarpe, per la nostra
principessa” – spiegò lui con un bel sorriso.
“Non avrebbe dovuto” –
mormorò scocciato, andando a cercare posate e tazze, in un armadietto alto
della cucina, dove Tomlinson trafficava per preparare il latte alla cucciola.
“Sai come è fatto” –
sembrò giustificarlo Louis – “Non ti devi offendere Haz”
“E invece, se permetti,
mi offendo eccome, so badare io alla mia famiglia!” – sbottò, forse per avere
accumulato, in quelle settimane, una notevole insofferenza ai gesti di
generosità, non solo del francese, ma anche di Meliti e persino di Geffen, che
aveva comprato a Petra un corredo nuovo per la scuola, pagato la stessa,
privata per giunta, nonché staccato un assegno da diecimila dollari, per le
spese del dentista, le vacanze sulla neve e le eventuali gite organizzate nel
prestigioso istituto, frequentato anche dalla sua numerosa prole.
Glam aveva un debole
per la loro principessa, associandola per indole e simpatia a Lula, appena i
bimbi fecero conoscenza.
Nonché una certa dose
di magia, che anche lei si portava appresso, per antenati e leggende, svelate
proprio da soldino stesso, durante il viaggio in Egitto, l’anno precedente.
“Tu badi a noi, come
nessuno Harry, da sempre ed anch’io, credo di fare la mia parte” – replicò lui
pacato.
Styles annuì,
mortificato – “E’ umiliante pensare che certe esigenze, possono essere
sopperite a cuor leggero, unicamente per il denaro, che quei tre ci danno,
senza che nessuno glielo chieda”
“Appunto, mica andiamo
ad elemosinare qualcosa: noi facciamo parte di questa famiglia, ne abbiamo
passate tante insieme a loro e poi Geffen ti aveva assunto senza favoritismi,
perché meritavi un impiego già importante, per la tua genialità, Harry, le tue
doti, possibile tu lo abbia scordato?” – e sorrise, dandogli una carezza sul
volto contratto.
“Sì, ma volevo farcela
da solo, insieme a te ed a nostra figlia” – puntualizzò asciutto, mettendo a
scaldare le brioche surgelate.
“Vincent ha perso
Jacques, è portatore sano del virus due dell’Aids, non ha una relazione e la
rifugge, come se fosse un appestato … Quando gli porto Petra, si sente utile,
io non me la sento di togliergli anche questo, specialmente pensando che è
merito suo, se la piccola fa parte della nostra felicità, non credi?”
“Sì, sì, certo, ci
mancherebbe …” – bissò più quieto Harry, davanti a simili argomentazioni,
incontestabili.
“E in quanto al nonno
ed a Glam, non fanno nulla di male e non pretendono granché in cambio”
“Sono d’accordo Boo,
però”
“Però tu pensi di non
fare abbastanza o di essere inadeguato, ma sei in errore Harry: abbiamo fatto
delle scelte ed abbiamo rinunciato a vivere nella bambagia, grazie a loro,
soprattutto perché ci hanno coinvolti in un modo di vivere assai … bizzarro” –
rise, più disteso nei toni.
“Puoi dirlo forte …
Troppi casini e poi la competizione, l’ipocrisia dell’ambiente in cui
esercitavo, la superficialità di certe cause …”
“Forse ci devi nascere,
così ci si abitua presto” – ed andò ad abbracciarlo, per poi baciarlo
teneramente.
Styles si staccò
malvolentieri da lui ed il suo sguardo traboccava riconoscenza – “Grazie per
farmi ragionare, Louis, quando sono così demoralizzato”
“Ci siamo promessi
tante cose, a me sembra solo di essere coerente” – e sorrise amorevole.
“Spero di fare
altrettanto, di dimostrarti quanto tengo a te ed a Petra, non solo lagnandomi, perché
non arriviamo a fine mese”
“A me sembra che ce la
facciamo benissimo invece” – protestò con una linguaccia.
Haz lo baciò di nuovo,
spasmodicamente legato a lui, in una dipendenza, più che una connessione, come
desiderava Tomlinson, dal principio del loro legame, spesso in cerca di un
equilibrio.
Trovarlo non era mai
stato semplice.
Downey giocherellò per
qualche minuto con il BBerry, senza mai smettere di fissare il punto, dove Glam
e Jared stavano ancora seduti a parlare.
Taylor avrebbe voluto
dirgli qualcosa, ma si sentiva terribilmente a disagio.
“Porto il vassoio a
Jude, ma se vuoi andarci tu, Robert” – alla fine si decise a rompere il
silenzio tra loro, mentre i bimbi erano distratti da giochi e dolciumi.
“No, sì, cioè …
Scusami, faccio solo una telefonata” – e si diresse all’altro bordo della
piscina, ormai vuota e sigillata da una pesante copertura in acciaio e
plexiglas.
Compose il numero a
memoria, controllando se Geffen si degnasse di rispondergli.
Il legale lo fece dopo
alcuni squilli.
“Sì, cosa c’è Rob?” –
disse incolore.
“Quando avrai finito di
flirtare con Jared, dovrei parlarti, ok?”
Stava scoppiando di
gelosia, di nervosismo, di dolore.
“Ti raggiungo subito, anche
Jay deve mangiare, tu l’hai fatto?” – replicò brusco.
“Come se te ne fregasse
un minimo, da quando lui è arrivato, vero? Solo tu riesci a rendermi così
patetico” – ringhiò, soffocato dal pianto.
Geffen si ossigenò
alzandosi – “Dio Rob, te le cerchi per davvero: sì, sei patetico, contento?!”
Leto avvampò, provando
ad intervenire, ma le iridi turchesi dell’altro, sembrarono zittirlo all’istante.
“Ok … Ok Glam,
messaggio ricevuto: torno a Los Angeles e faccio preparare i documenti per il
divorzio oggi stesso, così sarai libero di tornare a fare lo stronzo con chi ti
pare!” – ruggì, dando le spalle alla villa, dove nessuno poteva ascoltarlo a
quella distanza.
“Robert, miseria
schifosa, calmati!”
“Ora dammi anche dell’isterico,
già che ci sei o dell’esaurito, ma io sono unicamente innamorato di te e non so
più cosa fare per sanare il nostro matrimonio, perché tanto non accadrà, NON
CON ME, punto e basta! Una volta mi hai detto che io amavo Jude e Jared amava
Colin, fine della storia, dicesti
così, giusto?! Ebbene TU AMI JARED, FINE DELLA STORIA!”
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