mercoledì 26 novembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 64

Capitolo n. 64 – life



Il rigagnolo di sudore, che segnò, dalla tempia allo zigomo, come uno sfregio, il volto spigoloso di Dimitri, fu l’ultima cosa che Matt vide, aggrappato a lui, mentre il mercenario gli veniva dentro per la seconda volta.

Come una bestia feroce.

Dimitri si stava odiando, per ciò che provava e sfogare i suoi più bassi istinti, in quel modo, senza alcuna tenerezza, erano l’unica via di fuga, per sottrarsi all’idea di provare dei sentimenti per Miller.

Un’assurdità, per un  uomo  come lui.

Matt aveva quasi perso i sensi, per il dolore, in tutto il corpo, marchiato dai morsi dell’altro, dalle sue mani ingorde di toccarlo, scoprirlo, violarlo, così lontane dalla dolcezza di Mark, anche di Glam, nei ricordi confusi del giovane.

Le veneziane impolverate e logore, appese davanti le finestre, di quel motel fuori mano, ondeggiavano, in un riverbero verdastro, quello dell’insegna o di un cartello pubblicitario, poco distante, Matt non riusciva a capirlo.

Dimitri si era scolato una cassa di birra, prima di bloccarlo su quel letto, inchiodandolo al materasso, con il suo peso e la sua violenza.

Ora dormiva pesantemente.

Matt scivolò sino al pavimento, poi provò a sollevarsi, arrivando non sapeva neppure come, allo stipite della porta del bagno.

Vi si chiuse dentro, pregando di trovarci almeno un rasoio, per tagliarsi i polsi.

In mancanza di esso, avrebbe rotto lo specchio, ma, facendo rumore, pensò, Dimitri si sarebbe svegliato, impedendogli di farla finita.




Geffen uscì piano da lui, dopo averlo tenuto girato sul fianco sano, avendo cura di non premere sulle ferite di Robert, in piena estasi sotto di lui, che lo baciava, confortandolo per le fitte, che si alternavano al piacere più assoluto di fare l’amore insieme, per l’ennesima volta.

La fronte madida dell’avvocato, si illuminava a tratti, per le candele accese intorno: l’atmosfera era calda e romantica: quella casa era così accogliente e sicura, quanto lui.

“Tutto a posto, piccolo?” – domandò ancora in parziale crisi di ossigeno e Downey annuì sorridendo, appendendosi a lui, per essere coccolato ulteriormente.

“Ti amo Glam …”

“Lo so”

Risero.

“E ti voglio così bene …”

Geffen lo baciò, insinuando le dita mancine, tra le ciocche di Robert, che gemeva leggero, pervaso da rinnovata eccitazione e brama di lui.

“Ma … Robert, l’abbiamo rinnovata la polizza vita?”

“Eh?”

Scoppiarono a ridere – “No, perché ci ritroveranno stecchiti di questo passo, io di certo” – bisbigliò il legale, ormai in vena di fargli solo dispetti, come al solito.

“Ho superato i sessanta”

“Ma dai Glam”

“Anche tu … ehm, quasi” – lo pungolò, ricevendo in cambio una bella sculacciata.

Downey pensò che a breve, Jude avrebbe compiuto cinquant’anni.
Un bel traguardo.

In passato avevano progettato grandi festeggiamenti per quell’occasione, ma adesso … adesso tutto era cambiato.

Fu un attimo, neppure di distrazione, ma solo un flash, pensando di avercene cinquantasette di anni, lui, sette più di Law.

“A che pensi, tesoro?” – gli domandò sereno Geffen.

Robert gli disse la verità.

“Sì Rob … Ma faremo ugualmente una bella festa, con i bambini, insomma, non vedo perché no” – propose con garbo.

“Scusami Glam”

“Per cosa? Per pensare al padre delle tue bimbe? Jude farà parte di te e della tua esistenza a prescindere da qualsiasi divorzio: l’importante è che ci sia rispetto reciproco, stima, comprensione, giusto?” – e sorrise limpido.

“Un mezzo miracolo direi … Però ora i nostri rapporti sono più che civili”

“Vedi, non è poi tanto complicato” – ed inspirò, sistemandolo meglio sul proprio petto.

“Siamo cresciuti, dunque, dopo tanti dispiaceri, secondo te?” – bissò assorto.

“Ora o mai più Robert” – ed inclinando il capo, verso quello di Downey, l’uomo si assopì, senza aggiungere altro.




Le iridi di Harry lo stavano inquisendo, ancora prima delle sue domande irruenti.

“Sei stato da Vincent, oggi?”

“Sì, alla sua villa …”

“Allora perché lui lo nega? Gli ho telefonato, sappilo!” – replicò acre, stando in piedi, quanto Louis, nel mezzo del living.

Petra era già a nanna da un pezzo e Boo era appena rientrato dal ristorante di Brent, dopo un turno doppio.

“Perché non ci siamo visti, lui non c’era”

“Ma che …?”

“Ho le chiavi, sono entrato e gli ho lasciato un biglietto, che la governante avrà buttato con i suoi giornali e le cartacce, che Vincent lascia in giro, come al solito”

Styles inarcò un sopracciglio.

“Io … Io ti ho visto uscire dal retro, ero su di un taxi, andavo in tribunale” – accennò guardingo.

In effetti, per puro caso, Zayn si era attardato con Lux, per salutarlo, mentre Boo era subito andato in auto, ad aspettarlo.

La zona era distante dalla strada principale, ma gli autisti usavano quei vicoli, come scorciatoie per arrivare prima a destinazione ed ottenere laute mance dagli avventori, come Haz.

“Hai rotto la macchina, di nuovo?” – Tomlinson provò a cambiare discorso, deglutendo a vuoto.

“Sì, è un catorcio, dovremmo cambiarla e … E credevo fossi passato da Vincent a chiedere un prestito”

“Ma dai i numeri Hazza?!” – inveii, più per lo stress di essere stato quasi scoperto, durante i suoi incontri insensati con Malik, che per quell’insinuazione, ovviamente.

“Abbiamo già affrontato il discorso” – proseguì il riccio, gli occhi grandi spalancati sul ragazzo che amava e che non riusciva ad accontentare, con un’abitazione più elegante, una fuoriserie, simile a quella donata loro proprio da Lux e poi restituita al francese, un’uscita a cena regolare, nel fine settimana, dove invece di limitavano ad assecondare ogni capriccio di Petra, grazie al denaro di altri, speso con parsimonia ed esclusivamente per lei.

“Sono stanco morto, avrò pulito venti pentole più alte di me e”

“Louis stammi a sentire” – Harry prese fiato, crollando sul divano.

Boo gli si affiancò, depresso, fissando il vuoto.

“Credo che … Che dovrei tornare da Geffen, al suo studio intendo e riprendere la carriera, che mi aveva prospettato” – rivelò a mezza voce, la gola asciutta.

“Ma che dici?! Tu odiavi quel posto, quell’ambiente!”

“Infatti, però stavamo meglio e”

“Ne sei certo? Hai la memoria corta Haz …” – e si passò le mani tra i capelli, nervosamente.

“Ho sputato nel piatto dove mangiavamo, questo è ciò che ho fatto! Per sembrarti il paladino della giustizia e ridurci alla fame!”

“No, non è vero Harry …” – e gli si inginocchiò tra le gambe, prendendogli le mani, commosso ed emozionato, pentendosi, mentalmente, di non riuscire a rimediare a quella situazione, a rassicurarlo, a fargli capire che a lui non dispiaceva nulla, di ciò che avevano conquistato da soli.

“Tu meriti gli attici di West Hollywood o le magioni di Los Feliz, Boo … Sei così bello, in gamba, porti a casa più soldi del sottoscritto, con il tuo nuovo lavoro al Dark Blue, senza contare che hai ripreso a studiare e sei quasi laureato … Tu mi rendi fiero di te, amore, mentre io … Io, dopo tanti fuochi d’artificio, sono un fallito”

Louis lo strinse forte a sé, tremando – “Tu sei mio marito ed io non ti cambierei con niente e nessuno al mondo, ok?” – disse fermo, guardandolo, ora, brandendo il suo volto pulito, come il suo animo coraggioso e ribelle ai compromessi.

“Mi dispiace Boo ed ho così paura di perderti … di deluderti” – quasi singhiozzò, inerme.

“Un giorno … un giorno Harry, tu mi dicesti una cosa sul correre e sul camminare … Quando io correrò e tu camminerai, rallenterò il passo, ti prenderò per mano e procederemo uniti, perché alla meta io voglio arrivarci insieme a te, con un sorriso e non in solitudine, anche se vincente, su chissà chi o cosa … Ora siamo qui, io ti … ti tengo le mani Harry” – quasi balbettò.

“Louis io ti amo … ti amo da impazzire” – e lo baciò, ad occhi aperti, come quelli di Boo, schiusi su di lui e talmente innamorati, da mettere i brividi di gioia, al cuore di entrambi.

“Andrà tutto bene … Dobbiamo trovare una via di mezzo, senza tornare da Glam, semmai facendogli da consulente esterno, senza ingerenze, lui ne sarà entusiasta, perché si fida di te, Haz” – propose fiducioso.

“In parte già accade, però lui si è limitato, su mie istruzioni precise, insomma potrebbe passarmi almeno il triplo delle pratiche” – Styles sembrò riflettere su quel dettaglio, su quell’occasione.

Si ripromise di chiamare Geffen al più presto.

Sollevò Louis, tornando ad arridergli, pieno di speranza – “Voglio farti l’amore, Boo, non posso vivere senza …”

“Neppure io tesoro” – replicò, credendoci.

Sino in fondo.




Zayn aveva dimenticato le chiavi, ma la persona, che gli aprì, era un perfetto sconosciuto.

Per poco.

“Salve, sono Bruce Kendall, il fidanzato di Monica: l’ho accompagnata con Eric da Liam” – spiegò lui, anticipando qualsiasi quesito e, soprattutto, davanti alla faccia stranita di Malik.

“Sì, professor Kendall, la conosco”

“Malik … Il primo del corso di Steadman e non solo, sì, ora ricordo” – proseguì con quell’aria austera o, forse, unicamente imbarazzata.

La giovane che amava e di cui era geloso, anche per la notevole differenza di età, aveva avuto un bambino con un collega gay, ora convivente con il figlio di George Malik, sua vecchia conoscenza, in materia di rivalità scolastica.


Zayn avanzò, cercando con lo sguardo Liam ed incontrando sia il suo sorriso, che quello di Eric, in braccio al vulcanologo, ormai ad un passo da lui.

“Ciao amore, questo è il mio ometto”

Eric rise gioioso: somigliava più a Monica, appartata in salotto, sulle spine, per il discorso fattole durante il percorso, da Kendall.

Questi aveva maturato, nei mesi, la segreta speranza che lei non si riconciliasse più con Payne, nonostante le sue insistenze, ben motivate dal volere essere un genitore presente per il bambino.

La tensione si tagliava con il coltello.

“Ciao Monica, ce lo lasci per il week end, giusto?” – domandò il paleontologo, versandosi da bere.

“Sì, l’accordo era questo … Andrò con Bruce a Miami” – disse lei esitante, ma educata, raccogliendo soprabito e borsetta.

Kendall, alle spalle di Liam, tossì – “Ci divertiremo tesoro, poi ci sono le vetrine a festa, compreremo dei regali”

“Non vedo l’ora … Arrivederci ragazzi e tu fai il bravo” – nel dirlo, strinse a sé Eric, dandogli una miriade di baci, turbati già dalla nostalgia.

“Ti chiamo, domani mattina, poi tu telefona quando vuoi, ok Monica?”

“Ok Liam … Ok, andiamo pure” – e si congedarono, senza che l’insegnante proferisse più una sillaba.

Payne tirò un sospiro di sollievo, appena sigillò la blindata.

“Credevo non se ne andassero più … Allora Eric, ce lo guardiamo il cartone con papi Zayn?” – e sorrise amorevole.

“Papi Zayn …?” – mormorò dubbioso, fissandolo.

“Sì … Ehm, credevo …”

“Cosa Liam?” – replicò brusco.

“Non stai bene, ci sono problemi?”

Il messaggio inviatogli da Louis era stato perentorio, poco prima che Malik salisse in ascensore: § Oggi è stata l’ultima volta. Ci si vede in giro, in mezzo alla gente, nulla di più. LT §

“No … No, è stata una giornata pesante in facoltà, tutto qui”

“D’accordo, prendi da mangiare, ci sono un mare di cose sopra al tavolo, ho cucinato tutto il giorno o meglio, ci ho provato” – disse arrossendo.

Zayn si sentì sprofondare.

Nonostante i suoi voli pindarici, quelli non erano percorsi paralleli e speculari, tanto meno compatibili: la sua storia con Liam era seria, almeno finché non la paragonava a ciò che provava per Louis.

Un brutto pasticcio, che nessuno avrebbe potuto risolvergli, questo giro.

Né suo padre, né tanto meno Vincent Lux.











 SPECIAL GUEST: BRUCE WILLIS IS BRUCE KENDALL


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