martedì 25 novembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 63

Capitolo n. 63 – life



“Due baci”

Robert e Glam se ne stavano intrecciati e seduti, nudi, al centro del loro letto.

L’avvocato esordì in quel modo, dando delle carezze amorevoli, al collo ed alle spalle di Downey, che sorrise.

“In che senso, due baci?”

“Volevo parlartene: uno indiretto ed uno … più volontario, anzi, assolutamente così”

“Sentiamo” – sorrise.

“La sera che ho accompagnato a casa Taylor, lui mi ha invitato a salire, per bere qualcosa ed io ho preferito portarlo alla End House: lui mi ha dato il primo”

“Capisco” – Downey fece un’espressione simpatica.

“Non ho ricambiato, ma non mi sono neppure ritirato, però”

“Oh mamma, direi che ti stai incartando Glam” – rise, i palmi sulle spalle dell’avvocato, poi sul suo petto spazioso.

“Ok, arriviamo ad un paio di ore fa: ero in terrazza, è arrivato Jared ed era … Era Jared” – ed inspirò, scuotendo la testa.

“Come mai l’hai baciato? Ti sentivi solo e depresso, immagino … Mi sono già risposto da solo” – l’attore aggrottò la fronte.

“E’ ancora innamorato di me”

“E tu, Glam?”

“Ho fatto una sciocchezza, conoscendo i suoi sentimenti, mentre i miei sono ben diversi, ora … Combino sempre casini, Robert” – e lo avvolse più stretto a sé, facendolo salire sulle proprie gambe incrociate, mentre quelle di Downey andavano a sistemarsi, nello stesso modo, avvinghiandosi al suo busto solido.

Robert era così piccolo, rispetto a Geffen, che si sentiva le pulsazioni accelerate, per quella confessione.

Desiderava essere sincero, sempre e totalmente, con il marito.

“Tu sei un uomo … bellissimo, Glam: posso capire l’impeto di Taylor, così deluso da Jude ed allo stesso modo le emozioni, che tu scateni in Jared, da sempre” – disse calmo, guardandolo.

“Volevo che tu sapessi … E che mi ritenessi l’unico responsabile”

“Difendi il prossimo, come al solito: non andrò ad accapigliarmi con Taylor e neppure con Jared, se è questo che temi” – rise allegro, abbassando lo sguardo liquido.

“Guardami Rob … Io rinasco, ogni volta che lo fai” – e poi lo baciò.

Intenso.
Definitivo.




Louis si impuntò sulle ginocchia, dando ancora un paio di spinte vigorose, sprofondando nel canale stretto e bagnato di Zayn, disteso sotto di lui, aperto, le dita a stritolare le lenzuola, mentre quelle di Boo artigliavano la spalliera in ottone, per non perdere l’equilibrio e svuotarsi energicamente nell’amico.

Complice.
Amante.


Infine Tomlinson gli crollò addosso, cuore contro cuore.

Malik gli baciò la tempia sinistra, mentre Louis si accoccolava su di lui, abbracciandosi reciprocamente con estrema dolcezza.

“Grazie Zee …” – gli respirò sullo sterno, poi gli succhiò piano i capezzoli, facendogli fremere l’addome asciutto.

Boo ci scorreva le dita, intrise di umori, andando poi a risvegliare ulteriormente l’erezione dell’amico, per farlo venire una seconda volta, ma nella propria bocca, adesso.

Zayn si inarcò sinuoso, lacerando il cuscino in seta con un morso.

Era troppo.

Era esageratamente superbo, godersi in quella maniera.
Senza pensieri, tanto meno rimorsi.


Era mattina presto e Vincent, due piani sotto, stava preparando la colazione anche per loro.

Al messaggio di Louis, sul potere usare la mansarda della villa, alla quale si accedeva attraverso un’entrata secondaria e quindi un ascensore interno, il francese aveva detto di sì, dandosi poi del pazzo.

Il profumo di cocco, lo investì alle spalle.

Lux si ossigenò, per sedare il nervosismo.

Boo si era fatto una doccia veloce e, in accappatoio bianco, era sceso a prendersi il vassoio, già pronto, per lui e Zayn, stropicciato tra le coperte, a sonnecchiare in attesa del caffè e di una torta deliziosa, al cioccolato e fragole.

“Ciao … So di essere inopportuno Vincent”

L’affarista si girò di scatto – “No, tu sei fuori di testa, mon petit!”

Se lo apostrofava in quel modo, Vincent non era poi così arrabbiato, pensò il ragazzo, sfacciatamente bello ed in preda ad un’autentica crisi ormonale, secondo il suo interlocutore più maturo, ma non altrettanto saggio, nell’assecondare quel gioco assai pericoloso.

“Mi rendi complice di un’ingiustizia, doppia per giunta, Louis!”

Forse un po’ incazzato lo era.

Tomlinson prese fiato, sgranando i suoi fanali azzurri – “Non riesco a rinunciarci, a Zayn e lui a me … Qui è un paradiso, un luogo fuori dal quotidiano e dall’ordinario, sembra di stare a Parigi, lontani dai casini, dagli impegni, dai doveri, dalle amarezze” – provò a spiegargli.

A giustificarsi.

“Se vuoi attaccarti agli arredi liberty della mia residenza, la tua arringa fa acqua da tutte le parti, Louis” – sospirò amareggiato.

“Quelle le fa Harry … Le arringhe insomma” – e si mise seduto sopra al divano, dove i giornali erano aperti sulle pagine degli affari e delle Borse internazionali.

“E tu cosa stai combinando, eh mon petit?”

“Sono ad un passo dalla laurea, Zayn mi sta aiutando” – obiettò secco.

“Ne sono felice, un titolo di studio serve, però in una materia che non ami, piuttosto paradossale, non credi?”

“Ok, Vincent, è stato realmente folle coinvolgerti in questa … questa cosa”

“Ma chiamala con il suo nome, cazzo! Siete innamorati, ma impegnati, tu hai anche una figlia, ma nulla è irreparabile: separatevi dai vostri compagni ed iniziate una vita insieme, tu e Zayn, è così complicato?!” – sbottò.

“Tu non immagini quanto …”




Si erano comprati una due cavalli scassata, colore celeste, con un enorme fiore rosso e verde, dipinto sulla portiera, lato passeggero.

Boo l’aveva avuta in cambio dei suoi libri, quando pensava non gli servissero più.

Zayn, così, gli aveva prestato i suoi, per completare il corso universitario.

Ogni cento metri, l’auto andava avanti a scatti, per la frizione malfunzionante: Louis imprecò, accostando.

“Vincent si è incazzato … Ha ragione”

“Su cosa?” – domandò Malik, ad occhi bassi.

“Su di noi … Ci dà degli ipocriti”

“Ipocriti, Boo?” – e lo guardò.

Anche Louis lo fece, secco, come la sua domanda.

“Tu mi ami, Zee?”

“Io amo Liam” - bissò lui, altrettanto diretto.

“Secondo Vincent, tu ed io siamo”

“Noi siamo amici, ci vogliamo bene, IO te ne voglio, incondizionatamente e facciamo l’amore da Dio”

“Appunto, mica scopiamo!”

Simultanei guardarono avanti a loro, come se avessero ricevuto uno schiaffo.

Smarriti, anzi, spiazzati.

“Anch’io te ne voglio, Zayn, come mai avrei creduto che … che accadesse” – e gli accarezzò la nuca.

Con tenerezza, quasi come un fratello maggiore, per quei pochissimi anni che li separavano.

Si abbracciarono, commossi.

“Non lasciarmi Louis …”

Boo sorrise, facendo collimare le loro fronti – “Come se noi due stessimo insieme”

“Un po’ sì, non credi …?”




Tom si controllò la pressione da solo, nella sala d’aspetto dello studio di Mason, che da lì a poco avrebbe ricevuto sia lui che Chris.

Il poliziotto era teso e leggermente pallido.

“Come ti senti, piccolo?” – gli chiese, avvolgendolo con la sua mole massiccia.

“Nessun problema, niente capogiri stamani, non stare in ansia Chris”

“Luna è dai nonni, per un paio di giorni, come mi hai chiesto, però pensi di ricoverarti?”

Tom lo fissò amorevole – “Ti ho preparato e congelato dei sughi, un arrosto già tagliato e dei contorni, ovviamente pronti, cotti al vapore” – sorrise, appoggiando il capo sulla spalla di Hemsworth.

“L’ultima cosa che ho è l’appetito, Tommy e poi odio mangiare da solo”

“Puoi andare dai tuoi o dai miei, a seconda di chi si occuperà di Luna … Rimarrò almeno tre giorni qui, per il primo ciclo di chemio: ne devo fare solo due, con una settimana di pausa, tra uno e l’altro”

“Quindi a Natale starai bene?” – il tenente arrise a quella prospettiva – “E sarai a casa, giusto?”

Hiddleston lo scrutò, con altrettanta speranza – “A Natale sarò senza capelli” – sorrise mesto.

“Ma ricresceranno, a Jared sono rispuntati tutti” – abbozzò un po’ infantile ed adorabile, in quel suo fisico imponente e magnifico.

“L’essenziale è che non accada nulla a te, Chris”

“E’ questo che pensi, amore?”

“Ogni volta che esci là fuori, di pattuglia o meno … La preoccupazione mi dilania e non devo davvero  pensarci  troppo, sai? Per non impazzire”

Il biondo lo baciò, con passione.

“Ti adoro Tommy … Non andartene, non azzardarti, ok?” – gli soffiò nella bocca, in un anelito di autentica angoscia.

Jim tossì, interrompendoli.

“Buongiorno Tom, Chris …” – sorrise pacato, per poi farli accomodare.




Quel numero, Glam, non lo conosceva.
Rispose, perplesso.

“Sì, sono Geffen”

“So chi sei e tu sai chi sono io” – esordì Dimitri, quasi rannicchiato in una vecchia cabina telefonica, alla periferia di Los Angeles.

“Ma chi parla?” – ribatté brusco il legale, a corto di pazienza.

“Un tuo vecchio conoscente di Haiti, che ora ha delle interessanti informazioni da venderti”

“Dimitri …”

“Ecco bravo, sei ancora sveglio, nonostante l’età” – lo sbeffeggiò ridendo, mentre Matt, appoggiato alla soglia di quel catafalco, ricoperto di scritte ed in parte danneggiato dai soliti vandali, lo stava incenerendo con occhiate, cariche di rabbia.

“Cosa diavolo vuoi, bastardo!?!”

“Ti sei distratto, Glam? Soldi, semplicemente soldi, per venderti succulente notizie, su chi vuole fotterti da un bel pezzo: ti interessa?”

“Dove sei? E Miller è con te, forse?”

“Per questi dettagli dovremo incontrarci e guai a te se mi freghi, niente polizia, niente gorilla, solo tu ed io, d’accordo?! Ti invierò via sms le coordinate per il tuo GPS, così mi raggiungi dove decido io, ok?!”

“Puoi contarci, stronzo” – ringhiò Geffen, sentendo poi un clic.

Dimitri aveva riattaccato, non senza percepire il cuore in gola.

Matt gli diede uno strattone – “Ti stai cagando sotto, vero? Sei pallido come un morto, credi di reggere sino alla fine?!” – esclamò aspro, facendo un passo indietro, per farlo passare.

“Non ti immischiare, vedrai che andrà bene, anche se so quanto può essere pericoloso Geffen” – sbottò acre, risalendo sull’auto, rimediata da uno sfasciacarrozze, che non faceva mai domande stupide.

Miller gli si affiancò, sul sedile unico e sfregiato in più punti.

“Venderai anche me, a lui? Così si potrà vendicare e tu rimedierai un bel bottino? Avanti dimmelo, così mi preparo psicologicamente” – e rise nevrotico, le lacrime agli occhi.

“Piantale … Non farò un cazzo di quello che blateri …” – mormorò, senza incrociare le sue iridi celeste cielo.
Vivide e sofferenti.

“Ti faccio così schifo? Nemmeno mi guardi, non so neppure se stai dicendo la verità o se stai ment”

Un bacio.
Anzi, no.

Due baci.

Di denti, poi di labbra, da togliere il fiato, alla fine.

Già, la fine …











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