Capitolo n. 61 – life
Matt si era
risvegliato, avvolto dal corpo nudo di Dimitri, a cucchiaio.
La sensazione era
piacevole e pericolosa, un po’ meno il respiro di tabacco e birra, del
sovietico, che Miller avvertiva nel proprio collo.
Lentamente, il giovane
si girò in suo favore, le mani a sfiorare gli zigomi asciutti del suo compagno
di sventure.
“Ehi buongiorno Dim”
“Ciao … Che ore sono?” –
domandò stiracchiandosi, senza scomporsi più di tanto, per quelle strana intimità,
creatasi all’improvviso tra loro, ma non trascesa assolutamente.
“Non ne ho idea … Però
ho fame e tu?” – Matt gli sorrise.
“Parecchia, sì … Ci
facciamo portare qualcosa? Meglio non andare troppo in giro”
“Credo sia possibile,
almeno così c’è scritto su quel menù” – e gli indicò un foglio appeso alla
parete antistante a loro.
“Mmmm sì … Colazione,
pranzo e cena … Che cavolo ti porteranno?” – e rise, mettendosi seduto, mentre
Miller gli guardava la schiena ampia ed i numerosi tatuaggi.
“Dio, ma quanti ne hai,
Dim?”
“Eh, cosa? Ah questi …
Parecchi, la storia di un russo è scritta sulla pelle, non lo sapevi?
Soprattutto se è stato in galera, come me” – inspirò, alzandosi – “Stamattina
la prima doccia tocca a me!”
“Ok … La biancheria
ormai è asciutta …”
“Oggi facciamo un po’
di shopping, ma giusto un bagaglio a mano, per salire in aereo senza troppi
fastidi, ok Matt?”
“E le armi?” – domandò,
affacciandosi sulla soglia del bagno.
“Dovremo sbarazzarcene
prima, è ovvio, ma giusto al limite, in un bidone qualunque, così saremo al
sicuro: so difendermi, sai?”
“Certo …” – ed abbassò
gli occhi, arrossendo.
“Ehi che c’è? Mai visto
uno senza niente addosso?” – lo canzonò, ma affabile, poi gli tese la mano
sinistra – “Dai, vieni qui, così ci sbrighiamo prima, c’è posto anche per te”
Miller lo raggiunse,
provando un senso di accettazione.
Si lavarono senza farsi
dispetti, i palmi di Dimitri, energici, tra le sue scapole e poi cambio, ora
toccava a Matt, più delicato, vagamente affettuoso.
Osò persino posare un
bacio leggero, sulla nuca del suo nuovo amico – “Grazie Dimitri, mi hai salvato”
Il mercenario chiuse i
getti – “No, non credere che io sia un agnellino: se mi trovassi in difficoltà
e tu fossi un peso, ti mollerei alla prima occasione” – gli disse brusco,
afferrando un telo e passandogliene un secondo, senza alcun garbo.
Matt chiuse le
palpebre, poi si tamponò l’addome asciutto.
Lo stomaco gli brontolava
da un pezzo.
Così il cuore, in un
suono più diverso, ma a cui ormai si era tristemente abituato.
Appena Geffen se lo
ritrovò davanti, rimase freddo, ma educato.
“Buonasera Chris, se
sei qui per fare una scenata”
“No, no, ciao Glam, ho
ricevuto un sms da Tom” – disse in affanno.
“E’ di sopra, con Scott:
gli ha fatto una flebo”
Hemsworth deglutì a
vuoto – “Sta male?”
“No, sono solo vitamine
ed un antibiotico, Tom ha preso la pioggia ed il suo sistema immunitario non ha
bisogno di buscarsi un’influenza, ora” – spiegò serio.
“Sono passato a
prendere Luna, era dai nonni” – aggiunse, le lacrime agli occhi.
“E dov’è?”
“In auto, nel viale …
Sta dormendo” – e tirò su dal naso.
“Vieni avanti sino a
qui sotto al portico, che aspetti?” – lo invitò solerte l’avvocato, che appena
vide il sorriso della bimba, si illuminò.
Lei lo stava salutando
ed appena Chris la prese, con delicatezza, Luna volle andare in braccio a Glam,
che la accolse con smisurata tenerezza.
“Oh cavoli, come è
cresciuta, ciao patatina”
“Tio Glam …!”
Il tenente li guardò,
chiudendo il portone in radica e vetri molati.
Quell’ambiente
trasudava lusso ed opulenza in ogni angolo, ma i modi di Geffen erano quelli di
un nonno premuroso, al più uno zio, semplicemente adorato da ogni cucciolo di
quella famiglia, che Chris stentava ad accettare.
“Posso salire da Tom?
Per favore …”
“Ma certo, se vuoi c’è
l’ascensore, primo piano comunque” – e gli indicò un angolo della sala, dove le
porte scorrevoli della cabina, si erano appena aperte: ne discese Jimmy.
“Ehi salve, ciao
piccola” – era con Pepe, che corse subito dalla sua cuginetta.
“Luna! Vieni a giocare
con noi sul tappeto musicale?” – chiese la birba di Geffen, in maniera
irresistibile.
Quello era il clima: di
solidarietà, di pacatezza.
Volerlo vedere in altre
maniere, stava diventando un gesto egoistico ed anche stupido, pensò il poliziotto,
ormai arrivato nel corridoio superiore.
La camera di Tom era
subito lì ed il terapista ebbe un sussulto di gioia, appena si accorse del
compagno.
“Chris …!”
Il suo sorriso, era una
meraviglia, così il suo candore.
Di esso tutti si erano
innamorati, da sempre.
Tom era unico ed era
insostituibile.
Hemsworth volò
letteralmente da lui, stringendolo forte a sé, singhiozzando come un
adolescente.
“Amore … amore
perdonami … Io non volevo, non sapevo …”
“E come avresti potuto …?”
Scott si eclissò, con
il volto soddisfatto, per avere assistito a quella scena, così dolce ed
intensa.
Il medico uscì, per
dirigersi verso la stanza di Robert: appena, però, si avvide che l’attore era
al telefono, preferì andarsene, ma ebbe un’esitazione.
Origliare fu scorretto,
ma lo sguardo di Downey, profondamente triste, lo incuriosì.
Law ci mise un po’ a
rispondere, ma il vocio di sottofondo di Cam e Dadi, motivò quella risposta,
che si fece attendere per numerosi squilli.
“Robert, ciao, tutto
bene?”
Il suo tono era
radioso, al solo accorgersi che all’altro capo c’era l’ex.
“Jude ciao … Ti
disturbo?” – chiese avvampando.
“No, no, eravamo qui
con le nostre cucciole, abbiamo preparato la cioccolata calda”
“C’è … C’è qualcuno,
con voi?” – proseguì più flebile, pensando a Taylor.
“No Rob, il plurale era
riferito solo a noi tre” – chiarì calmo l’inglese, trafficando con tazze e
cucchiai – “… Miseria siamo rimasti senza panna, devo fare la spesa un po’
meglio” – sussurrò il biondo.
A quelle cose pensava
da sempre Downey: erano dettagli, così importanti comunque.
“Non importa Jude, meno
zuccheri, va bene così”
“Eh ma poi sai che si
lamentano queste pesti” – rise – “Sono felice di sentirti, anch’io sto
migliorando, la terapia funziona e poi qui al loft sono più a mio agio … A Palm
Springs mi sentivo … strano”
“Noi siamo a Malibu … C’è
anche Tom, non sta bene, è successo un pasticcio”
“In che senso?”
“Gli hanno diagnosticato
una leggera forma di leucemia”
“Non è possibile … Mi
dispiace, posso fare qualcosa, Robert?”
“Andrà tutto bene, tu
pensa a ristabilirti a pieno, con il tuo nuovo rene” – ed abbozzò un sorriso,
con un spasmodico desiderio di abbracciarlo, di confortarlo.
“Glam come si sente?”
“E’ sempre in prima
linea, Tommy è piombato qui, dopo avere litigato con Chris, che è incazzato con
Glam, perché hanno trovato il cadavere di quel Nico, no, ma a raccontarla così , sembra una telenovela” – e rise nervoso.
“Hai mangiato?” – Jude cambiò
discorso, iniziava a sentirsi in imbarazzo.
“Mi sono coricato, a
dire il vero, giù c’è un banchetto, ma sono inappetente, per i farmaci suppongo
…” – ed inspirò.
“Sì, sarà così … Ora
devo lasciarti Rob, il rancio è pronto” – e tossì, un nodo in gola.
“Vedete un cartone?”
Era quella la loro
abitudine.
“Sì … Raperonzolo per
la centesima volta …”
“Una più, una meno” –
Downey sorrise – “Abbi cura di te, Jude”
“Lo farò ed … ed anche
tu”
“Per Camilla e Diamond,
quando ci potremo vedere? O le mando a prendere se tu non”
“Sì che voglio” – lo interruppe
un po’ infantile ed amorevole – “Abbiamo l’affido condiviso, non è cambiato
nulla, vero Robert?”
“No … No, nulla, Jude …
Ti … Ti voglio bene, a presto, ciao” – e riattaccò in fretta, con il timore di
ascoltare la sua replica.
Qualsiasi essa fosse.
“Tu di pazienza ne hai
da vendere …”
La voce di Scott,
insieme ad una carezza, gli arrivò nel centro del dorso, mentre Glam dava
disposizioni per la cena.
“Che c’è?” – replicò
bonario, scegliendo dell’ottimo vino, da una cantinetta climatizzata, nascosta
in un mobile del settecento.
“No, facevo per dire”
“Sputa il rospo, Scotty”
– e gli sorrise.
“Di recente la tua vita
è stata piuttosto movimentata: la donazione a Jude, il soggiorno a Palm Springs
con lui e Taylor, l’esilio di Robert in questo mausoleo”
“Oh ecco, a lui volevi
arrivare, giusto? Assaggia questo, è del 2000” – e gli porse un calice di
rosso.
“Troppo legnoso” – il
diagnosta arricciò il naso perfetto.
“Ottimo con la
selvaggina”
“Che si mangia?”
“Oca con le olive” –
Geffen rise di gusto.
“Ma dai, credevo
brasato di caprone”
“Rob ha parlato con
Jude? Hanno due meravigliose”
“So che sono genitori”
“Divorziati, Scott” –
bissò più fermo, fissandolo.
“Ed ancora innamorati,
la cosa non preclude l’altra”
“Un amore come il loro
non si esaurisce come un fiammifero” – obiettò lucido.
“Come il tuo per Jared,
vecchia solfa, Glam, però tu ce la stai mettendo tutta per salvare il tuo
matrimonio, pertanto potresti rimanere deluso più del solito e questo a me non
piace, lo sai” – puntualizzò l’amico.
“Ho deciso di andare
avanti e di crederci, perché amo sinceramente Robert”
“Non è che ti stai
confondendo con l’orgoglio, che travisi le tue buone intenzioni, semmai?” – lo provocò.
Inutilmente.
“Sono sopravvissuto a
tempeste peggiori … Ora scusami, hanno suonato.”
Era Jared.
Accompagnato da Colin.
“Ciao ragazzi, non vi
aspettavo”
“Perdonaci Glam,
dovevamo avvisarti” – lo salutò Leto, precisando poi – “Avevo contattato Tommy
per il nostro appuntamento settimanale e l’ho sentito sconvolto, stava venendo
a casa da voi e così”
“Ti ha informato sul
suo stato di salute?” – e li fece accomodare.
“Infatti … E’ terribile”
– disse commosso.
“Jay è sconvolto … Lo
siamo tutti, Glam, vogliamo così bene a Tom”
“Chris è con lui,
adesso, Luna è in salotto con Jimmy e Pepe”
“E Robert?” – lo interruppe
Farrell.
“E’ andato a stendersi,
però adesso vorrei che mangiasse almeno un boccone e, se volete, c’è posto e
cibo per un esercito: abbiamo assunto una governante molto efficiente” – e sorrise,
stringendo a sé Jared, piuttosto agitato – “E tu non stare in pena, Tommy si
può curare, gli garantiremo un’assistenza completa, ok?”
Il cantante annuì,
guardandosi in giro.
“Scott lo ha visitato,
lo puoi trovare in cima alle scale, se vuoi”
“Sì, ti ringrazio Glam,
vado subito da lui … Colin tu vieni?”
“Tra un attimo, tesoro,
vai pure … Io bevo una tonica, sto morendo di sete”
“Da questa parte Colin,
faccio strada per la sezione aperitivi” – Geffen provò a scherzare, ma era
ancora turbato dallo scambio di battute avuto con Scott, che si era unito a
Jimmy ed ai bimbi, facendo finta di distrarsi insieme a loro.
“Non preferiresti
andare da Rob …?” – domandò timido l’irlandese.
“Sì … Hai ragione Colin
… A più tardi” – ed andò ad infilarsi in quella cabina a specchi, già pensata
per il futuro.
Lui, in quella dimora,
ci voleva invecchiare, con Robert.
Conoscere anche le sue
intenzioni, ora, era ciò che più premeva a Geffen.
Inesorabilmente.
COLIN
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