Capitolo n. 60 – life
Vas e Peter si
aggregarono a loro, scortati da Ivan e da altri tre bodyguard, appena assunti
da Geffen.
Robert era in sedia a
rotelle, non l’aveva più abbandonata, dopo l’ultimo esame, dall’esito più che
confortante.
Appena giunsero all’ascensore,
ne uscì Hemswort, con un piglio cupo e da subito aggressivo.
“Dove state andando?” –
chiese brusco, con al seguito due agenti in divisa.
“A casa …” – replicò Gam
perplesso.
“Al molo dodici hanno
ripescato un corpo” – ed il tenente sventolò alcune foto in bianco e nero, di
un cadavere, all’apparenza mutilato.
“Mio Dio …” – mormorò Downey
e Geffen strappò quelle immagini dalle mani di Chris, che si alterò
maggiormente.
“E’ il vostro amico, se
non te ne fossi reso conto Glam!” – ruggì, faccia a faccia con lui.
“Non gli ho torto un
capello, se è questo che vuoi sapere e se non hai delle prove oppure un’accusa
formale, sai dove te le devi mettere le tue Polaroid del cazzo?!”
Glam reagì nella
maniera più pessima, vedendo il consorte in difficoltà.
Quel tizio lo aveva
picchiato selvaggiamente, oltre a minacciare sia lui che Pepe, nel tentativo di
rapire quest’ultimo.
“Ed il tuo tirapiedi
russo, nemmeno lui gli ha torto un capello?!?”
Peter si fece avanti,
senza indugi, ma con aria calma.
“Non l’ho nemmeno
sfiorato, mi faceva troppo schifo quel topo di fogna, che ha quasi ucciso Vas e
Robert”
“Io gli credo sulla
parola” – intervenne Geffen, ma Hemsworth era livido.
“Crederete mica che il
vostro incontro ai depositi Herbert sia passato inosservato, eh?! Ed il legale
di Kiro, quel tuo amico della mafia giapponese, nemmeno lui sai chi è e cosa ha
fatto, su TUO ORDINE GLAM?!”
“Ciò che fanno i
conoscenti di Kiro, non mi riguarda: quel balordo è stato fatto fuori dai suoi
soci, da chi ha aggredito la mia famiglia. Di sicuro lo hanno seguito e poi,
appena solo, l’hanno liquidato, per eliminare un testimone, nel caso fosse
tornato in galera, a spifferare qualcosa sul conto dei mandanti, di chi vuole
vendicarsi di me! Sono io la vittima, Chris, non questi bastardi!!” – inveii paonazzo.
Downey gli prese un
polso, provando a tranquillizzarlo, rivolgendosi poi ad Hemsworth – “Chris,
credo che mio marito sappia ciò che dice, anche per quanto riguarda la tua
presenza qui, ma io ti chiedo semplicemente di lasciarci andare da nostro
figlio … Per favore”
“Andate pure, ma sia tu
che Peter siete convocati in centrale domani mattina, ufficialmente” – ringhiò,
per poi andarsene.
Geffen scrutò Peter,
imperturbabile nella sua glacialità.
Vas gli domandò
qualcosa nella loro lingua madre ed il fidanzato sembrò rassicurarlo.
Di certo non aveva
mentito sulla sorte di Nico: lui non c’entrava con quell’esecuzione sommaria e
tanto meno Geffen.
In compenso gli
scagnozzi, che avevano pestato Robert, avevano pedinato il loro amico, senza
che nessuno se ne rendesse conto.
Potevano essere
ovunque: una minaccia continua, una spada di Damocle, per Glam e non solo,
purtroppo.
Il peso di Liam era
caldissimo e sensuale.
Quell’adipe sul suo
addome, eccitava i sensi di Zayn, come nulla al mondo.
Lo amava così, lo
desiderava in un modo diverso, da come gli succedeva con Louis.
I suoi addominali
asciutti, i pettorali ben delineati, ma in proporzione perfetta, con quel suo
fisico glabro ed armonioso, tanto simile al proprio, rendeva Boo al pari di un
riflesso, in cui Malik si specchiava, ritrovava, congiungeva e perdeva.
Liam lo stava facendo
venire per la seconda volta, insistendo fortemente su quella porzione di carne,
che mandava in orbita il giovane paleontologo, così ricettivo, accogliente,
dilatato allo spasimo, da spinte sempre più virtuose, anche se scoordinate
ormai, dall’orgasmo, che stava investendo il suo ragazzo.
“Li … Liam mioddiooo” –
e si aggrappò a lui, gemendo nel suo collo taurino, le palpebre strette,
bagnate da lacrime di gioia ed appartenenza.
Payne si sollevò con
lui, tenendolo a sé, avvinghiato e tremante, per sbatterlo letteralmente contro
la parete e ricominciare, anche se si sentiva esausto.
Voleva marchiarlo,
dentro e fuori, mordendo, succhiando, risalendo virile, ancora ed ancora in
Zayn, che quasi perse i sensi, per l’eccessiva emozione di sentirlo in quel
modo.
Esageratamente bello.
Chris spalancò la
blindata, buttando poi le chiavi su di una mensola dell’ingresso, il giaccone
su di un divanetto e la pistola in un vano, ricavato nella parte alta del porta
abiti, al sicuro da chiunque, soprattutto da Luna.
La bimba era in visita
dai nonni Hiddleston, che l’avrebbero tenuta sino al mattino seguente, ma lui
se ne era dimenticato.
Tom era già rientrato:
se ne stava seduto in cucina, in una semi oscurità, illuminata dai faretti
posti sopra ai fornelli, dove non stava cuocendo nulla.
“Ah sei qui”
“Ciao Chris” – ed ebbe
un sussulto, come immerso in pensieri, in grado di portarlo lontano da quel
contesto, dove il compagno irruppe con la consueta veemenza, quando qualcosa
gli andava storto.
“C’è una birra?”
“Sì, in frigo …
Giornata difficile?”
“Non sai quanto! Il tuo
caro Glam Geffen l’ha fatta grossa questa volta e si prende gioco di me!”
Tom si strofinò la
faccia – “Ma cosa stai dicendo …?” – domandò sommesso.
“Sto dicendo che è una
canaglia, travestito da angelo custode e che vuole fregarmi, con i suoi soldi,
i suoi energumeni senza cervello, i suoi amici malviventi quanto lui!”
“Non serve incazzarsi
così, Chris …” – e si alzò.
“Ma sì, difendilo, TU
lo fai SEMPRE!”
“Chris ascolta, io”
“NO, ascoltami tu
stavolta! NON VOGLIO PIU’ VEDERTI RONZARE INTORNO A QUEI FARABUTTI CHE SI FANNO
GIUSTIZIA DA SOLI, OK? MI SONO SPIEGATO TOMMY??!!” – gli urlò, senza neppure
mettere in conto che la bimba potesse essere nella sua cameretta, spaventata da
quegli strepiti e dai rumori, che Hemsworth faceva, spostando oggetti e sedie,
per scaricare il nervosismo, ormai al culmine.
“Glam difende chi ama …
Lo fa in modi poco ortodossi, forse, ma tu non saresti da meno, per come ti
conosco” – provò ad obiettare il terapista, gli occhi lucidi.
“A quanto pare non mi
conosci allora! Io sono un pubblico ufficiale e non vado in giro a fare il
giustiziere, come mi pare e piace!!”
Tom si prese il volto
tra le mani gelide – “Smettila di gridare … Ti prego Chris”
“Non dipende da me, ma
dai tuoi preziosi amici!!” – ribatté alterato, prendendo un’altra lattina.
Hiddleston fuggì via,
approffittando di quell’attimo di distrazione dell’altro.
“Dove diavolo vai??!”
Ormai, però, il
poliziotto stava parlando a vuoto; accese il lampadario centrale e vide dei
documenti sopra al tavolo.
Li afferrò, curioso – “Cosa
cavolo …?” – disse sommesso, credendo fosse semplice corrispondenza.
Si sbagliava.
Grossolanamente.
La villa di Malibu era
immersa in un’atmosfera ovattata, piacevole.
I caminetti erano
accesi e nel salone, era stato imbandito un desco, degno di una cena regale.
Solo per due.
“E Pepe?” – chiese immediatamente
Downey.
“E’ dal nonno, ma
arriva tra un’oretta, dopo una super merenda … Ora ci facciamo un bagno, se te
la senti, tesoro” – gli rispose Geffen, cingendolo da dietro, amorevole.
“Ottima idea” – e si
ossigenò, rifugiandosi nel suo abbraccio – “Tu sai rendere tutto così speciale,
Glam”
“Ci provo … E appena
sarai a tuo agio e me lo permetterai, Robert, vorrei parlare un po’ insieme a
te” – e lo girò, in favore della sua bocca, per baciarlo profondamente.
Downey avvertì le
pulsazioni di entrambi aumentare e la sua debolezza incedere, senza clemenza.
Divenne pallido.
“Ehi, tutto a posto,
cucciolo?”
“Sì Glam, è un calo di
pressione … Niente idromassaggio, semmai un po’ di acqua e zucchero” – sorrise,
tenendosi a lui.
“Certo, provvedo
subito, vieni, siediti sul divano, ti prendo una coperta”
“Dio, sei un amore di
uomo, Glam …”
“Non ricominciare con la
storia che non mi meriti, ok?” – e rise, gentile, quanto premuroso.
“Troppe emozioni … Non ho
più il fisico, sono un rottame” – si lagnò adorabile, gli enormi pozzi di pece
concentrati sulla schiena del marito, che stava mescolando un nettare delizioso,
iper vitaminico, che poi gli passò, dandogli anche un bacio sulle tempie.
“Bevi piano … Sta
ricominciando a piovere, senti che tuoni …”
“E che lampi, andrà via
la corrente …”
“Speriamo di no … Ah,
il campanello funziona ancora, chissà chi sarà, torno subito.”
Geffen aprì il portone,
dopo avere controllato dallo spioncino: chiunque fosse arrivato sino a lì, era stato
autorizzato dalla sicurezza all’entrata della proprietà.
“Tommy …”
Fradicio come un
pulcino, il fisiatra fremeva, più per l’afflizione, che per il temporale, che
lo aveva sorpreso mentre camminava verso le colline, dopo essere salito su di un
taxi al volo, sotto il proprio palazzo.
“Ciao Glam … Come sta
Robert?” – esordì flebile, restando impalato lì.
“Come stai tu? Cavoli
entra, ma che ti è capitato?”
Geffen lo tirò verso l’interno,
per poi abbracciarlo, nel vederlo così in difficoltà.
“Chris è … è talmente arrabbiato
con te, che non mi è stato neppure a sentire …” – iniziò a singhiozzare,
vulnerabile e sconvolto – “… ho fatto le analisi periodiche per il lavoro, non
ero in forma, alcuni linfonodi li sentivo gonfi e … ed hanno riscontrato una
leucemia”
“Tommy …” – Glam era
frastornato, mentre lo guardava, reggendolo, quasi, per le braccia esili.
“E’ curabile, per
fortuna è in una fase iniziale, non invasiva”
“Bene, è un’ottima
notizia, ok?” – gli sorrise paterno – “Adesso saliamo, così ti fai una doccia,
ti cambi e poi mangi con noi” – propose in tono affettuoso.
Il giovane fece cenno
di sì, accorgendosi poi dell’arrivo di Robert.
“Tom … Tesoro, cos’hai?”
“Rob, ora ti racconto,
ma è meglio accompagnarlo di sopra”
“Sì, sì Glam, certo, vi
do una mano, per come posso, tu non preoccuparti, ok Tommy?” – e lo abbracciò a
propria volta.
“Vi ringrazio … Grazie
Robert, ma non stancarti …”
“Non pensare a me …
Andiamo Glam?” – e lo guardò sorridente.
“Sì, andiamo pure.”
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