giovedì 20 novembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 60

Capitolo n. 60 – life



Vas e Peter si aggregarono a loro, scortati da Ivan e da altri tre bodyguard, appena assunti da Geffen.

Robert era in sedia a rotelle, non l’aveva più abbandonata, dopo l’ultimo esame, dall’esito più che confortante.

Appena giunsero all’ascensore, ne uscì Hemswort, con un piglio cupo e da subito aggressivo.

“Dove state andando?” – chiese brusco, con al seguito due agenti in divisa.

“A casa …” – replicò Gam perplesso.

“Al molo dodici hanno ripescato un corpo” – ed il tenente sventolò alcune foto in bianco e nero, di un cadavere, all’apparenza mutilato.

“Mio Dio …” – mormorò Downey e Geffen strappò quelle immagini dalle mani di Chris, che si alterò maggiormente.

“E’ il vostro amico, se non te ne fossi reso conto Glam!” – ruggì, faccia a faccia con lui.

“Non gli ho torto un capello, se è questo che vuoi sapere e se non hai delle prove oppure un’accusa formale, sai dove te le devi mettere le tue Polaroid del cazzo?!”

Glam reagì nella maniera più pessima, vedendo il consorte in difficoltà.

Quel tizio lo aveva picchiato selvaggiamente, oltre a minacciare sia lui che Pepe, nel tentativo di rapire quest’ultimo.

“Ed il tuo tirapiedi russo, nemmeno lui gli ha torto un capello?!?”

Peter si fece avanti, senza indugi, ma con aria calma.

“Non l’ho nemmeno sfiorato, mi faceva troppo schifo quel topo di fogna, che ha quasi ucciso Vas e Robert”

“Io gli credo sulla parola” – intervenne Geffen, ma Hemsworth era livido.

“Crederete mica che il vostro incontro ai depositi Herbert sia passato inosservato, eh?! Ed il legale di Kiro, quel tuo amico della mafia giapponese, nemmeno lui sai chi è e cosa ha fatto, su TUO ORDINE GLAM?!”

“Ciò che fanno i conoscenti di Kiro, non mi riguarda: quel balordo è stato fatto fuori dai suoi soci, da chi ha aggredito la mia famiglia. Di sicuro lo hanno seguito e poi, appena solo, l’hanno liquidato, per eliminare un testimone, nel caso fosse tornato in galera, a spifferare qualcosa sul conto dei mandanti, di chi vuole vendicarsi di me! Sono io la vittima, Chris, non questi bastardi!!” – inveii paonazzo.

Downey gli prese un polso, provando a tranquillizzarlo, rivolgendosi poi ad Hemsworth – “Chris, credo che mio marito sappia ciò che dice, anche per quanto riguarda la tua presenza qui, ma io ti chiedo semplicemente di lasciarci andare da nostro figlio … Per favore”

“Andate pure, ma sia tu che Peter siete convocati in centrale domani mattina, ufficialmente” – ringhiò, per poi andarsene.

Geffen scrutò Peter, imperturbabile nella sua glacialità.

Vas gli domandò qualcosa nella loro lingua madre ed il fidanzato sembrò rassicurarlo.

Di certo non aveva mentito sulla sorte di Nico: lui non c’entrava con quell’esecuzione sommaria e tanto meno Geffen.

In compenso gli scagnozzi, che avevano pestato Robert, avevano pedinato il loro amico, senza che nessuno se ne rendesse conto.

Potevano essere ovunque: una minaccia continua, una spada di Damocle, per Glam e non solo, purtroppo.



Il peso di Liam era caldissimo e sensuale.

Quell’adipe sul suo addome, eccitava i sensi di Zayn, come nulla al mondo.

Lo amava così, lo desiderava in un modo diverso, da come gli succedeva con Louis.

I suoi addominali asciutti, i pettorali ben delineati, ma in proporzione perfetta, con quel suo fisico glabro ed armonioso, tanto simile al proprio, rendeva Boo al pari di un riflesso, in cui Malik si specchiava, ritrovava, congiungeva e perdeva.

Liam lo stava facendo venire per la seconda volta, insistendo fortemente su quella porzione di carne, che mandava in orbita il giovane paleontologo, così ricettivo, accogliente, dilatato allo spasimo, da spinte sempre più virtuose, anche se scoordinate ormai, dall’orgasmo, che stava investendo il suo ragazzo.

“Li … Liam mioddiooo” – e si aggrappò a lui, gemendo nel suo collo taurino, le palpebre strette, bagnate da lacrime di gioia ed appartenenza.

Payne si sollevò con lui, tenendolo a sé, avvinghiato e tremante, per sbatterlo letteralmente contro la parete e ricominciare, anche se si sentiva esausto.

Voleva marchiarlo, dentro e fuori, mordendo, succhiando, risalendo virile, ancora ed ancora in Zayn, che quasi perse i sensi, per l’eccessiva emozione di sentirlo in quel modo.

Esageratamente bello.




Chris spalancò la blindata, buttando poi le chiavi su di una mensola dell’ingresso, il giaccone su di un divanetto e la pistola in un vano, ricavato nella parte alta del porta abiti, al sicuro da chiunque, soprattutto da Luna.

La bimba era in visita dai nonni Hiddleston, che l’avrebbero tenuta sino al mattino seguente, ma lui se ne era dimenticato.

Tom era già rientrato: se ne stava seduto in cucina, in una semi oscurità, illuminata dai faretti posti sopra ai fornelli, dove non stava cuocendo nulla.

“Ah sei qui”

“Ciao Chris” – ed ebbe un sussulto, come immerso in pensieri, in grado di portarlo lontano da quel contesto, dove il compagno irruppe con la consueta veemenza, quando qualcosa gli andava storto.

“C’è una birra?”

“Sì, in frigo … Giornata difficile?”

“Non sai quanto! Il tuo caro Glam Geffen l’ha fatta grossa questa volta e si prende gioco di me!”

Tom si strofinò la faccia – “Ma cosa stai dicendo …?” – domandò sommesso.

“Sto dicendo che è una canaglia, travestito da angelo custode e che vuole fregarmi, con i suoi soldi, i suoi energumeni senza cervello, i suoi amici malviventi quanto lui!”

“Non serve incazzarsi così, Chris …” – e si alzò.

“Ma sì, difendilo, TU lo fai SEMPRE!”

“Chris ascolta, io”

“NO, ascoltami tu stavolta! NON VOGLIO PIU’ VEDERTI RONZARE INTORNO A QUEI FARABUTTI CHE SI FANNO GIUSTIZIA DA SOLI, OK? MI SONO SPIEGATO TOMMY??!!” – gli urlò, senza neppure mettere in conto che la bimba potesse essere nella sua cameretta, spaventata da quegli strepiti e dai rumori, che Hemsworth faceva, spostando oggetti e sedie, per scaricare il nervosismo, ormai al culmine.

“Glam difende chi ama … Lo fa in modi poco ortodossi, forse, ma tu non saresti da meno, per come ti conosco” – provò ad obiettare il terapista, gli occhi lucidi.

“A quanto pare non mi conosci allora! Io sono un pubblico ufficiale e non vado in giro a fare il giustiziere, come mi pare e piace!!”

Tom si prese il volto tra le mani gelide – “Smettila di gridare … Ti prego Chris”

“Non dipende da me, ma dai tuoi preziosi amici!!” – ribatté alterato, prendendo un’altra lattina.

Hiddleston fuggì via, approffittando di quell’attimo di distrazione dell’altro.

“Dove diavolo vai??!”

Ormai, però, il poliziotto stava parlando a vuoto; accese il lampadario centrale e vide dei documenti sopra al tavolo.

Li afferrò, curioso – “Cosa cavolo …?” – disse sommesso, credendo fosse semplice corrispondenza.

Si sbagliava.
Grossolanamente.




La villa di Malibu era immersa in un’atmosfera ovattata, piacevole.

I caminetti erano accesi e nel salone, era stato imbandito un desco, degno di una cena regale.

Solo per due.

“E Pepe?” – chiese immediatamente Downey.

“E’ dal nonno, ma arriva tra un’oretta, dopo una super merenda … Ora ci facciamo un bagno, se te la senti, tesoro” – gli rispose Geffen, cingendolo da dietro, amorevole.

“Ottima idea” – e si ossigenò, rifugiandosi nel suo abbraccio – “Tu sai rendere tutto così speciale, Glam”

“Ci provo … E appena sarai a tuo agio e me lo permetterai, Robert, vorrei parlare un po’ insieme a te” – e lo girò, in favore della sua bocca, per baciarlo profondamente.

Downey avvertì le pulsazioni di entrambi aumentare e la sua debolezza incedere, senza clemenza.

Divenne pallido.

“Ehi, tutto a posto, cucciolo?”

“Sì Glam, è un calo di pressione … Niente idromassaggio, semmai un po’ di acqua e zucchero” – sorrise, tenendosi a lui.

“Certo, provvedo subito, vieni, siediti sul divano, ti prendo una coperta”

“Dio, sei un amore di uomo, Glam …”

“Non ricominciare con la storia che non mi meriti, ok?” – e rise, gentile, quanto premuroso.

“Troppe emozioni … Non ho più il fisico, sono un rottame” – si lagnò adorabile, gli enormi pozzi di pece concentrati sulla schiena del marito, che stava mescolando un nettare delizioso, iper vitaminico, che poi gli passò, dandogli anche un bacio sulle tempie.

“Bevi piano … Sta ricominciando a piovere, senti che tuoni …”

“E che lampi, andrà via la corrente …”

“Speriamo di no … Ah, il campanello funziona ancora, chissà chi sarà, torno subito.”



Geffen aprì il portone, dopo avere controllato dallo spioncino: chiunque fosse arrivato sino a lì, era stato autorizzato dalla sicurezza all’entrata della proprietà.

“Tommy …”

Fradicio come un pulcino, il fisiatra fremeva, più per l’afflizione, che per il temporale, che lo aveva sorpreso mentre camminava verso le colline, dopo essere salito su di un taxi al volo, sotto il proprio palazzo.

“Ciao Glam … Come sta Robert?” – esordì flebile, restando impalato lì.

“Come stai tu? Cavoli entra, ma che ti è capitato?”

Geffen lo tirò verso l’interno, per poi abbracciarlo, nel vederlo così in difficoltà.

“Chris è … è talmente arrabbiato con te, che non mi è stato neppure a sentire …” – iniziò a singhiozzare, vulnerabile e sconvolto – “… ho fatto le analisi periodiche per il lavoro, non ero in forma, alcuni linfonodi li sentivo gonfi e … ed hanno riscontrato una leucemia”

“Tommy …” – Glam era frastornato, mentre lo guardava, reggendolo, quasi, per le braccia esili.

“E’ curabile, per fortuna è in una fase iniziale, non invasiva”

“Bene, è un’ottima notizia, ok?” – gli sorrise paterno – “Adesso saliamo, così ti fai una doccia, ti cambi e poi mangi con noi” – propose in tono affettuoso.

Il giovane fece cenno di sì, accorgendosi poi dell’arrivo di Robert.

“Tom … Tesoro, cos’hai?”

“Rob, ora ti racconto, ma è meglio accompagnarlo di sopra”

“Sì, sì Glam, certo, vi do una mano, per come posso, tu non preoccuparti, ok Tommy?” – e lo abbracciò a propria volta.

“Vi ringrazio … Grazie Robert, ma non stancarti …”

“Non pensare a me … Andiamo Glam?” – e lo guardò sorridente.

“Sì, andiamo pure.”







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