Capitolo n. 53 – life
Niall stava facendo la
cronaca della sua giornata, ad un Mark molto attento.
“E’ buona l’insalata
piccolo?” – lo interruppe l’infermiere e futuro docente, tra un respiro e
l’altro.
“Sì, ottima, adoro il
mais e poi questi … Come si chiamano, amore?”
“Cuori di palma”
“Mmm ottimi! Dunque il
test mi ha spaventato già alla terza domanda, però poi è filato tutto liscio!
Spero che sarai meno rigido, con i tuoi studenti, appena prenderai possesso
della tua cattedra” – rise gioioso, tagliando una terza fetta di formaggio
francese.
“Hai appetito cucciolo”
“Sarò incinto!” – non
rise, se non con gli occhi grandi, arrossendo.
Ruffalo gli cinse
amorevole il polso destro, baciandone intenso il palmo liscio, per poi
accompagnarlo sulla propria guancia sinistra, senza alcuna forzatura.
“Ti amo Mark” – disse
limpido il suo ragazzino.
“Anch’io Niall … E sì,
sarò severo, però non spietato … Così come cercherò di essere in gamba come sei
tu, il giorno che avremo un bambino”
Horan fece il giro del
tavolo svelto, stringendosi forte a lui, che lo prese sulle ginocchia.
“Devo dirti un’altra
cosa: vorrei fare il pediatra, che ne pensi?”
“Direi che non potevi
scegliere meglio”
“Mi sento in armonia
con la dimensione, che i bimbi riescono a crearsi e poi mi incuriosiscono,
nelle loro reazioni, ma anche nella loro purezza e mancanza di pregiudizi,
almeno finché qualche adulto non inquina una simile dote innata” – puntualizzò,
aggrottando la fronte.
Mark lo baciò sulle
labbra perfette, spingendosi lieve in quell’incavo, che sapeva di Brie,
pomodoro e basilico.
Sì, lo avrebbe
mangiato, senza morsi, quel suo tenero amante, così acerbo eppure così
consapevole, su ciò che desiderava realizzare.
Gli voleva un bene
infinito e non esitò a ribadirglielo, portandolo poi sul letto, lasciando la
cena a metà, senza che nessuno dei due se ne dispiacesse.
Gli spuntini di
mezzanotte, erano i migliori, del resto.
“Come mai Jared non si
è fermato con noi?”
Dwney lo domandò un po’
rigido, quasi in imbarazzo, mentre masticava da circa dieci minuti lo stesso
boccone.
Geffen si pulì il
mento, imbrattato da qualche goccia di sugo, cosa che fece ridere Pepe – “Papà
sbrodolone!”
“Jay aveva un impegno a
casa Farrell, dalla sorella o dalla mamma di Colin, un compleanno” – spiegò
pacato, dando una carezza al fianco del marito, per poi sussurrargli –
“Rilassati Robert, va tutto bene, ok?”
“Sì Glam, scusami … Non
ho molto appetito, troppe emozioni” – mormorò, fissando il piatto ancora colmo
di ravioli e parmigiano.
“Posso finirli io,
papi?”
“Certo tesoro” –
l’attore gli sorrise, passandogli la sua porzione quasi intatta.
“Ehi monello, non
esagerare, che poi ti viene male al pancino e fai le corse al bagno tutta la
notte” – lo rimproverò affettuoso l’avvocato, dandogli poi un buffetto.
Taylor li stava spiando
dalla cucina, dove aveva ultimato il solito vassoio per Jude, ancora debole per
andarsene in giro o mettersi a tavola.
“Buon appetito” – li
salutò timido il giovane.
“Ciao Taylor, tu non
mangi?”
“Jude avanza un sacco
di roba, qui ce n’è per entrambi Glam, non preoccuparti” – gli sorrise un po’
spaesato.
“Digli che salgo a
fargli un saluto tra un’ora, prima di coricarmi, ok?”
“Ok … A dopo …” – e si
defilò verso le scale.
Downey si tormentò le
mani, dopo avere distribuito un contorno caldo e delle fette di arrosto.
“Dovrei parlargli
anch’io, non so bene quando, Glam”
“Quando ti sentirai di
farlo, Jude non scappa” – rise lieve, tagliando il secondo al figlio, che
pescava patatine dalla ciotola ancora semi piena.
“Hai preparato un
banchetto, meno male che Pepe mangia, io sono un disastro stasera” – si lamentò
contratto.
“Il nostro angelo ha un
sano appetito, ma domani deve fare i vaccini”
“Chi mi porta?” –
domandò Pepe, senza entusiasmo.
“Ci penso io Glam, se
per te va bene …”
“Ok, ma con Vas”
“Certo … E poi passiamo
al centro commerciale e prendiamo un gioco, se fai il bravo, Pepe, ok?” –
propose Robert.
“Ok, un robot!”
“Affare fatto campione”
Colin lo sollevò per la
vita sottile, appoggiandolo al ripiano del lavabo.
“Sei leggero come una
piuma Jay” – gli sussurrò nell’orecchio, succhiandone i contorni, per poi
scendere nel collo del cantante, senza smettere di assaggiare il suo sapore
invitante.
“E tu hai ancora del
sapone tra i capelli, zuccone” – sorrise, un po’ ansante, nudo quanto Farrell
ed avvinghiato al suo busto, in netta ripresa di forma e solidità.
Le gambe di Leto erano
flessuose e scattanti, come il resto del suo corpo agile, snello e ritemprato
da una dieta mirata e bene assimilata dal suo organismo, altrettanto in pieno
recupero.
“Li
sciacquerò dopo …”
“Sai di cocco” –
Jared rise.
“E’ il gel …” –
e lo baciò sensuale, leccandogli poi il mento, scendendo sino ai capezzoli
turgidi del compagno – “… un prodotto con un sacco di pregevoli … doti” – e risalì,
dopo avere armeggiato con qualcosa.
“Colin …!” – il cantante
gemette, attirandolo a sé con le braccia esili e tatuate, mentre Farrell lo
penetrava esperto, con spinte inebrianti di piacere.
“Non … non
muoverti tesoro … Penso io a te” – e gli sorrise, bocca contro bocca, le iridi
lucide ed innamorate.
Il movimento dei
suoi fianchi divenne più ritmico, tanto da fare sobbalzare il sembiante di
Leto, come se fosse una bambola di pezza, ma piena di vita, nei sorrisi, nei
singulti, mescolati a lacrime di pura gioia.
“Ti amo da
impazzire Colin James Farrell”
Robert esitò,
con il pugno chiuso, quasi a contatto del legno, di quella barriera, tra lui e
Jude, prima di bussare.
Lo fece, con il
cuore in gola.
Taylor gli aprì
con un sorriso – “Ciao, ti sta aspettando” – gli disse piano.
Era sereno,
forse il suo legame con Law stava migliorando, pensò l’attore, oppure quel
ragazzo, dalle fattezze incantevoli, era abbastanza intelligente e lucido, da
non illudersi oltre.
Forse erano
diventati amici e lui gli dava conforto, presenza, sostenendo Jude in quelle
esigenze, che anche un assistente qualsiasi poteva espletare.
Peccato che
Taylor non fosse uno qualsiasi.
“Ciao Jude”
“Robert …” – la sua
meraviglia fu pari all’entusiasmo di averlo lì.
Semplicemente totale,
debordante, dai cristalli di ghiaccio, che aveva rubato alle stelle più
lontane, al sorriso, schiusosi quanto un fiore, di rara bellezza.
“Volevo sapere
come stavi e … e chiederti scusa. La chiedo ad entrambi” – e Downey guardò
Taylor, che se ne andò in terrazza, senza fare rumore.
Law si morse le
labbra, facendo correre un’occhiata nelle rispettive direzioni, poi tese le braccia
a Robert, che si avvicinò.
Finalmente.
“Vieni qui …
Vorrei abbracciarti Rob” – e si commosse.
Il moro lo
strinse forte, dopo essersi seduto sul bordo, protendendosi vero di lui, come
fanno i sogni all’alba, dando l’impressione di essere così veri.
Anche Downey
pianse.
Geffen chiuse il
libro di favole, con Pepe accucciolato sul suo petto spazioso.
“Andiamo a
nanna?”
“No, no” – rise assonnato
il bimbo.
“Un’altra
storia?”
“No … Ma sai,
pensavo a zio Jude e papi Robert … E’ bello volersi bene, anche se non sono più
marito e … marito” – sorrise, fissando il padre, a nasino in su.
“Certo … E’
bello, hai ragione, perché perdersi, quando ci si è amati così tanto, sarebbe
un vero peccato” – disse assorto.
“Adesso, però,
papi Rob vuole più bene a te!”
“Sì, ci siamo
sposati infatti …”
“E mi avete
voluto, giusto? L’avete sempre fatto”
“E tu come lo
sai?” – Glam rise.
“Me l’ha detto
il mio angelo custode!”
“Ah ecco … E’
qui, ora, con noi?” – domandò quasi con timore.
“Certo! Tu non
lo vedi, ma è qui …” – ed allungò la manina, verso il vuoto, come a dare una
carezza, a ciò, anzi a colui, che l’uomo non riusciva a percepire.
“Posso … tenervi
con me?” – Geffen avvolse Pepe e l’invisibile, pensando a Lula, con dolore e
malinconia.
“Tu non ci abbandonerai
mai … Il mio angelo lo dice sempre, sai papà?”
“Come ti senti
Jude?”
“Indolenzito,
non cammino abbastanza, ma Scott ha detto che posso alzarmi domani, fare una
passeggiata in spiaggia”
“Perfetto” –
inspirò, passandogli un succo di frutta.
“Come va con
Glam?” – chiese pacato.
“Gli ho detto
tutto, di … di noi, di quello che ti ho fatto Jude: è stato un momento
terribile, lui è stato molto duro con me, a piena ragione … Credevo di averlo
perso, ma poi mi ha perdonato o meglio, mi ha dato una seconda possibilità”
“Tu ed io
abbiamo avuto spesso dei periodi complicati, Robert, ma non mi hai mai fatto
del male”
“E’ questo ciò
che pensi? Sul serio?”
“Nulla in
confronto a quanto ti ho fatto io, intendo …” – ed abbassò lo sguardo, divenuto
di colpo triste.
“Non si tratta
di fare paragoni, bilanci, confronti di responsabilità Jude” – obiettò cupo.
“Invece si Rob,
se vogliamo arrivare ad un equilibrio, perdonandoci senza riserve … Ed io l’ho
fatto, anche se non ce n’era bisogno”
“Nel senso che
meritavi il mio disprezzo, la mia violenza, la lussuria, la volgarità e”
“Basta Robert” –
lo interruppe con fermezza, poi gli diede un bacio a fior di labbra.
“Non mi darò mai
pace … Questa è la verità”
“La verità è che
meriti una nuova vita e non sarà accanto a me … Di questo mi rammarico, sarà un
tormento senza fine, perché so cosa ho perduto … Chi ho … ho sacrificato ai
miei egoismi, alla mia stupidità” – e sorrise, sul punto di piangere.
Downey tornò ad
abbracciarlo con vigore.
“Se solo
potessimo”
“Tornare
indietro? No Robert … E’ impossibile, ormai. Impossibile.”
MARK
TAYLOR
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