martedì 11 novembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 53

Capitolo n. 53 – life



Niall stava facendo la cronaca della sua giornata, ad un Mark molto attento.

“E’ buona l’insalata piccolo?” – lo interruppe l’infermiere e futuro docente, tra un respiro e l’altro.

“Sì, ottima, adoro il mais e poi questi … Come si chiamano, amore?”

“Cuori di palma”

“Mmm ottimi! Dunque il test mi ha spaventato già alla terza domanda, però poi è filato tutto liscio! Spero che sarai meno rigido, con i tuoi studenti, appena prenderai possesso della tua cattedra” – rise gioioso, tagliando una terza fetta di formaggio francese.

“Hai appetito cucciolo”

“Sarò incinto!” – non rise, se non con gli occhi grandi, arrossendo.

Ruffalo gli cinse amorevole il polso destro, baciandone intenso il palmo liscio, per poi accompagnarlo sulla propria guancia sinistra, senza alcuna forzatura.

“Ti amo Mark” – disse limpido il suo ragazzino.

“Anch’io Niall … E sì, sarò severo, però non spietato … Così come cercherò di essere in gamba come sei tu, il giorno che avremo un bambino”

Horan fece il giro del tavolo svelto, stringendosi forte a lui, che lo prese sulle ginocchia.

“Devo dirti un’altra cosa: vorrei fare il pediatra, che ne pensi?”

“Direi che non potevi scegliere meglio”

“Mi sento in armonia con la dimensione, che i bimbi riescono a crearsi e poi mi incuriosiscono, nelle loro reazioni, ma anche nella loro purezza e mancanza di pregiudizi, almeno finché qualche adulto non inquina una simile dote innata” – puntualizzò, aggrottando la fronte.

Mark lo baciò sulle labbra perfette, spingendosi lieve in quell’incavo, che sapeva di Brie, pomodoro e basilico.

Sì, lo avrebbe mangiato, senza morsi, quel suo tenero amante, così acerbo eppure così consapevole, su ciò che desiderava realizzare.

Gli voleva un bene infinito e non esitò a ribadirglielo, portandolo poi sul letto, lasciando la cena a metà, senza che nessuno dei due se ne dispiacesse.

Gli spuntini di mezzanotte, erano i migliori, del resto.



“Come mai Jared non si è fermato con noi?”

Dwney lo domandò un po’ rigido, quasi in imbarazzo, mentre masticava da circa dieci minuti lo stesso boccone.

Geffen si pulì il mento, imbrattato da qualche goccia di sugo, cosa che fece ridere Pepe – “Papà sbrodolone!”

“Jay aveva un impegno a casa Farrell, dalla sorella o dalla mamma di Colin, un compleanno” – spiegò pacato, dando una carezza al fianco del marito, per poi sussurrargli – “Rilassati Robert, va tutto bene, ok?”

“Sì Glam, scusami … Non ho molto appetito, troppe emozioni” – mormorò, fissando il piatto ancora colmo di ravioli e parmigiano.

“Posso finirli io, papi?”

“Certo tesoro” – l’attore gli sorrise, passandogli la sua porzione quasi intatta.

“Ehi monello, non esagerare, che poi ti viene male al pancino e fai le corse al bagno tutta la notte” – lo rimproverò affettuoso l’avvocato, dandogli poi un buffetto.

Taylor li stava spiando dalla cucina, dove aveva ultimato il solito vassoio per Jude, ancora debole per andarsene in giro o mettersi a tavola.

“Buon appetito” – li salutò timido il giovane.

“Ciao Taylor, tu non mangi?”

“Jude avanza un sacco di roba, qui ce n’è per entrambi Glam, non preoccuparti” – gli sorrise un po’ spaesato.

“Digli che salgo a fargli un saluto tra un’ora, prima di coricarmi, ok?”

“Ok … A dopo …” – e si defilò verso le scale.

Downey si tormentò le mani, dopo avere distribuito un contorno caldo e delle fette di arrosto.

“Dovrei parlargli anch’io, non so bene quando, Glam”

“Quando ti sentirai di farlo, Jude non scappa” – rise lieve, tagliando il secondo al figlio, che pescava patatine dalla ciotola ancora semi piena.

“Hai preparato un banchetto, meno male che Pepe mangia, io sono un disastro stasera” – si lamentò contratto.

“Il nostro angelo ha un sano appetito, ma domani deve fare i vaccini”

“Chi mi porta?” – domandò Pepe, senza entusiasmo.

“Ci penso io Glam, se per te va bene …”

“Ok, ma con Vas”

“Certo … E poi passiamo al centro commerciale e prendiamo un gioco, se fai il bravo, Pepe, ok?” – propose Robert.

“Ok, un robot!”

“Affare fatto campione”



Colin lo sollevò per la vita sottile, appoggiandolo al ripiano del lavabo.

“Sei leggero come una piuma Jay” – gli sussurrò nell’orecchio, succhiandone i contorni, per poi scendere nel collo del cantante, senza smettere di assaggiare il suo sapore invitante.

“E tu hai ancora del sapone tra i capelli, zuccone” – sorrise, un po’ ansante, nudo quanto Farrell ed avvinghiato al suo busto, in netta ripresa di forma e solidità.

Le gambe di Leto erano flessuose e scattanti, come il resto del suo corpo agile, snello e ritemprato da una dieta mirata e bene assimilata dal suo organismo, altrettanto in pieno recupero.

“Li sciacquerò dopo …”
“Sai di cocco” – Jared rise.

“E’ il gel …” – e lo baciò sensuale, leccandogli poi il mento, scendendo sino ai capezzoli turgidi del compagno – “… un prodotto con un sacco di pregevoli … doti” – e risalì, dopo avere armeggiato con qualcosa.

“Colin …!” – il cantante gemette, attirandolo a sé con le braccia esili e tatuate, mentre Farrell lo penetrava esperto, con spinte inebrianti di piacere.

“Non … non muoverti tesoro … Penso io a te” – e gli sorrise, bocca contro bocca, le iridi lucide ed innamorate.

Il movimento dei suoi fianchi divenne più ritmico, tanto da fare sobbalzare il sembiante di Leto, come se fosse una bambola di pezza, ma piena di vita, nei sorrisi, nei singulti, mescolati a lacrime di pura gioia.

“Ti amo da impazzire Colin James Farrell”




Robert esitò, con il pugno chiuso, quasi a contatto del legno, di quella barriera, tra lui e Jude, prima di bussare.

Lo fece, con il cuore in gola.

Taylor gli aprì con un sorriso – “Ciao, ti sta aspettando” – gli disse piano.

Era sereno, forse il suo legame con Law stava migliorando, pensò l’attore, oppure quel ragazzo, dalle fattezze incantevoli, era abbastanza intelligente e lucido, da non illudersi oltre.

Forse erano diventati amici e lui gli dava conforto, presenza, sostenendo Jude in quelle esigenze, che anche un assistente qualsiasi poteva espletare.

Peccato che Taylor non fosse uno qualsiasi.


“Ciao Jude”

“Robert …” – la sua meraviglia fu pari all’entusiasmo di averlo lì.

Semplicemente totale, debordante, dai cristalli di ghiaccio, che aveva rubato alle stelle più lontane, al sorriso, schiusosi quanto un fiore, di rara bellezza.

“Volevo sapere come stavi e … e chiederti scusa. La chiedo ad entrambi” – e Downey guardò Taylor, che se ne andò in terrazza, senza fare rumore.

Law si morse le labbra, facendo correre un’occhiata nelle rispettive direzioni, poi tese le braccia a Robert, che si avvicinò.

Finalmente.

“Vieni qui … Vorrei abbracciarti Rob” – e si commosse.

Il moro lo strinse forte, dopo essersi seduto sul bordo, protendendosi vero di lui, come fanno i sogni all’alba, dando l’impressione di essere così veri.

Anche Downey pianse.




Geffen chiuse il libro di favole, con Pepe accucciolato sul suo petto spazioso.

“Andiamo a nanna?”

“No, no” – rise assonnato il bimbo.

“Un’altra storia?”

“No … Ma sai, pensavo a zio Jude e papi Robert … E’ bello volersi bene, anche se non sono più marito e … marito” – sorrise, fissando il padre, a nasino in su.

“Certo … E’ bello, hai ragione, perché perdersi, quando ci si è amati così tanto, sarebbe un vero peccato” – disse assorto.

“Adesso, però, papi Rob vuole più bene a te!”

“Sì, ci siamo sposati infatti …”

“E mi avete voluto, giusto? L’avete sempre fatto”

“E tu come lo sai?” – Glam rise.

“Me l’ha detto il mio angelo custode!”

“Ah ecco … E’ qui, ora, con noi?” – domandò quasi con timore.

“Certo! Tu non lo vedi, ma è qui …” – ed allungò la manina, verso il vuoto, come a dare una carezza, a ciò, anzi a colui, che l’uomo non riusciva a percepire.

“Posso … tenervi con me?” – Geffen avvolse Pepe e l’invisibile, pensando a Lula, con dolore e malinconia.

“Tu non ci abbandonerai mai … Il mio angelo lo dice sempre, sai papà?”




“Come ti senti Jude?”

“Indolenzito, non cammino abbastanza, ma Scott ha detto che posso alzarmi domani, fare una passeggiata in spiaggia”

“Perfetto” – inspirò, passandogli un succo di frutta.

“Come va con Glam?” – chiese pacato.

“Gli ho detto tutto, di … di noi, di quello che ti ho fatto Jude: è stato un momento terribile, lui è stato molto duro con me, a piena ragione … Credevo di averlo perso, ma poi mi ha perdonato o meglio, mi ha dato una seconda possibilità”

“Tu ed io abbiamo avuto spesso dei periodi complicati, Robert, ma non mi hai mai fatto del male”

“E’ questo ciò che pensi? Sul serio?”

“Nulla in confronto a quanto ti ho fatto io, intendo …” – ed abbassò lo sguardo, divenuto di colpo triste.

“Non si tratta di fare paragoni, bilanci, confronti di responsabilità Jude” – obiettò cupo.

“Invece si Rob, se vogliamo arrivare ad un equilibrio, perdonandoci senza riserve … Ed io l’ho fatto, anche se non ce n’era bisogno”

“Nel senso che meritavi il mio disprezzo, la mia violenza, la lussuria, la volgarità e”

“Basta Robert” – lo interruppe con fermezza, poi gli diede un bacio a fior di labbra.

“Non mi darò mai pace … Questa è la verità”

“La verità è che meriti una nuova vita e non sarà accanto a me … Di questo mi rammarico, sarà un tormento senza fine, perché so cosa ho perduto … Chi ho … ho sacrificato ai miei egoismi, alla mia stupidità” – e sorrise, sul punto di piangere.

Downey tornò ad abbracciarlo con vigore.

“Se solo potessimo”

“Tornare indietro? No Robert … E’ impossibile, ormai. Impossibile.”




 COLIN

 MARK



 TAYLOR


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