Capitolo n. 48 – life
La capo sala Matilde
inseguì nel corridoio Pepe ed Isotta, che transitarono ridendo, a pochi passi
da Geffen, seduto in poltrona e Mark, che si era fermato a parlare con lui per
qualche minuto.
Niall era probabilmente
sceso al bar dell’ospedale, ad aspettarlo o almeno così sperava Ruffalo.
“Sono loro … I figli,
il nostro tema di discussione, sai?” – rivelò mesto.
Glam sorrise – “Se
posso aiutarti, ho una certa esperienza” – cercando poi di scrivere un sms a Robert.
“Ho le intenzioni più
serie con Niall e non mi sembrava giusto mentirgli, su di un argomento così
serio”
“Tu sei una brava
persona, Mark, hai fatto la cosa giusta, però non irrigidirti nella tua
posizione, ma tanto meno non cedere, perché lo faresti per rendere felice
Niall, ma sarebbe come ingannarlo, se non sei convinto a diventare padre, un
giorno”
“Forse non ho mai
incontrato la persona giusta, per coltivare una simile ambizione od egoismo”
“Le tue argomentazioni
le posso immaginare, Mark, persino condividere, razionalmente, però … Esiste un
però, dagli occhi grandi e sinceri,
dal cuore puro, di nome Niall, che è pronto a farti cambiare idea”
La bocca di Louis
rimase aperta, con il sapore del cuscino, che gli arrivava in gola, per quanto
Harry si stava spingendo in lui, sovrastando il suo corpo più esile, rispetto a
quello del giovane legale.
Boo poteva percepire le
costole dell’amante, quasi conficcarsi contro le proprie scapole, per quanto i
rispettivi busti aderivano, ritmicamente, l’uno all’altro.
Venne nel palmo destro
di Haz, che, con la mano, gli si era infilato sotto al bacino stretto, dal
momento in cui il consorte lo aveva preso con vigore, senza troppi preliminari.
Styles lo amava
rudemente, quando avevano bevuto un bicchiere di vino rosso di troppo a tavola,
come quella sera ed il nettare, portato in dono da Ruffalo, era ad alta
gradazione, per una cena quasi vegetariana.
Entrambi soffocarono i
loro ansiti, come meglio riuscirono, per non disturbare la bimba, addormentata
profondamente, nella cameretta in fondo al corridoio.
Quell’alloggio era
davvero piccolo, anche se bene arredato e dalle finiture sobrie.
Il tempo per tenerlo in
ordine era sempre esiguo, per gli impegni di Louis ed Harry, così come
impossibile assumere una colf parttime, per sopperire ai lavori domestici più
urgenti.
La loro cocciutaggine,
nel rifiutare il generoso contributo a queste inezie, come le definiva Meliti,
ormai era nota all’anziano patriarca, che aveva desistito in quel proposito,
mantenendo la somministrazione mensile, di una rendita a Petra, per la quale
non avrebbe accettato alcuna obiezione, ovviamente.
Styles ansimò sulla
nuca di Boo, dicendogli qualcosa, di incomprensibile.
“Sei brillo? Io sì Haz
…” – e ridacchiò, sottraendosi al suo peso.
“Ma no, dai … Per una
bottiglia in quattro”
“Erano due e bevevamo
solo in tre, Niall è astemio o quasi”
“Astemio ed incazzato,
temo”
“Con chi, con Mark? Per
l’adozione, l’utero in affitto o roba del genere? Quel tizio mi sembrava più
emancipato e poi è ricco da fare schifo, potrebbe rendere la vita migliore ad
un sacco di orfani” – sbuffò Tomlinson, cercando una sigaretta nel giubbotto di
jeans di Harry.
“Non ne ho, hai voluto
che smettessi” – rise, invitandolo a tornare tra le sue ali.
“Ok, hai fatto bene, ma
ne avevo voglia …”
“Anch’io ho voglia di
un sacco di cose Boo, ma non sempre le ottengo” – bisbigliò malizioso, tra i
suoi capelli, appena lo riebbe stretto a sé.
“Cose tipo?” – sussurrò,
inclinando il capo spettinato, per porgergli quella porzione di collo, dove
Louis si aspettava un bacio umido e bollente, che non tardò ad arrivare.
“Più che cose, persone,
anzi, una sola persona … Non me ne rammento il nome”
“Scemo!” – e, allegro,
Boo gli diede una leggera gomitata.
Si rannicchiarono,
intrecciati e caldissimi, accarezzandosi, per poi ricominciare a fare l’amore,
con estrema dolcezza.
Questa volta.
Monica mostrò
orgogliosa alcune foto di Eric a Lux, senza accorgersi, come lui, dell’arrivo
di Zayn e Liam.
“Ehi … Ciao tesoro” –
lo accolse Vincent, andando ad abbracciarlo, un po’ incurante della reazione di
Payne, che non si scompose.
“Bentornato tra noi,
Liam” – aggiunse il francese, dandogli la mano, che il vulcanologo strinse, con
un sorriso un po’ perplesso.
“Ciao Zayn … Io sono
Monica” – si presentò la ragazza e Malik, educatamente, corrispose la sua
gentilezza.
“Piacere di conoscerti
Monica”
“Anche per me” – gli
sorrise sincera – “Stavo presentando il mio ometto a Vincent, in maniera
digitale diciamo”
“Sì, ho visto … Abbiamo
visto” – e scrutò Payne, che lo riprese tra le braccia.
“Sono contento di
ritrovarti più rilassata Monica”
“Anch’io Liam, credimi
…”
“Ok … Io torno a Los
Angeles, devo fare degli esami … Devo curarmi”
“Non stai bene?” –
domandò lei, velatamente preoccupata, mentre Zee e Lux si sbirciavano.
“Mi sono trascurato
ultimamente ed ho” – Payne prese un respiro – “… Ho fatto qualche cazzata, ma
Zayn mi ha … Mi ha salvato”
“Bene” – la giovane
sorrise luminosa – “Ti lascio i miei nuovi numeri, così potremo metterci
d’accordo per farti incontrare Eric regolarmente … Se lo vuoi ancora, Liam”
“Sì, certo che” – disse
un po’ trafelato, riprendendo la calma in un secondo.
“Ed ovviamente insieme
a Zayn, se” – si affrettò a precisare la ragazza.
“Assolutamente sì” –
Malik la interruppe, con gioia.
“Ok … Credo che ora io
debba riprendere il lavoro, che raddoppierà, per via della tua assenza Liam” –
scherzò pacifica, mentre Payne si stava chiedendo mentalmente cosa diavolo le
fosse successo, per renderla tale.
“Mi dispiace Monica, ma
quando rientrerai, per le relazioni potrei aiutarti, prima del prossimo
convegno di Chicago”
“Sì, ne avrò bisogno,
ci sono sempre un mare di scartoffie … Ok … Arrivederci allora … Ciao Vincent,
mi devi un pranzo, l’hai promesso” – rise, rivolgendosi all’affarista.
“Non mancherò!” – lui
ricambiò la sua leggerezza, dandole poi un bacio sulla guancia, prima di
congedarsi – “Vado a preparare i bagagli Zayn, mi aggrego a voi, mi stanno
aspettando in California, ho degli appuntamenti”
“Sì Vincent, noi siamo
già pronti, vero Liam?”
Il bicchierone di caffè
aveva dei disegni buffi.
Niall li stava
osservando, roteandolo tra le dita gelide; non riusciva neppure a deglutire,
per la tensione, ma, appena vide giungere Ruffalo, con quel suo sguardo
adorante, che gli infondeva una sicurezza assoluta, il ragazzo smise di
tremare.
“Ciao piccolo … Eccoci
qui, ne hai ordinato uno anche per me?” – domandò garbato, ma trepidante in
ogni gesto.
“No, non sapevo cosa …
Scusa, ci avrei dovuto pensare”
“Anch’io, prima di
dirti certe cose, perdonami” – bissò serio, pronto ad affrontare qualsiasi
conseguenza, fosse derivata da quel confronto.
Anche se il desiderio
di abbracciare Horan, di dirgli che sarebbe andato tutto bene, di assicurargli
anche la luna, stava mandando al diavolo ogni suo raziocinio.
“No, sei stato chiaro,
Mark, non mi hai portato sino ad un certo punto, per poi”
“Io voglio sposarti
Niall, tu questo lo sai” – e gli prese le mani, sporgendosi quanto bastava per
farlo.
“So che sei un uomo
tutto di un pezzo, che vedi il mondo con disincanto e che hai ragione, su chi
ancora discrimina, ai giorni nostri, le coppie LGBT ed i loro figli” –
argomentò, anche lui, con lucidità.
“E’ ancora così,
purtroppo …”
“E’ ancora così, hai ragione, così
come chi è sovrappeso oppure ha i
brufoli, chi è di colore o si veste come un nerd, chi non ha il cellulare di
ultima generazione, viene messo all’angolo, da una marea di vigliacchi, perché altro
non sono: e da questa parte, genitori di ogni orientamento sessuale, devono
impegnarsi ad infondere coraggio e determinazione, ai loro cuccioli, perché si
distinguano, nell’essere SI’ diversi, ma per intelligenza, comprensione, amore
verso il prossimo: è un mestiere complicato e ci vuole davvero un pizzico di
follia, per affrontare questa sfida, Mark”
“E tu sei un folle
meraviglioso, Niall” – sorrise, intrecciando le loro falangi, più massicce
quelle di Ruffalo, più flessuose, quelle di Horan, ma perfettamente
compatibili, in un incastro, ora, intriso di tepore e sintonia.
“Io non so che papà
potrò essere, ammesso che un domani possa diventare tale, però credo di
potercela fare, se tu mi aiuterai, perché sei l’unico, a venirmi in mente, sai?
L’unico con cui io concepirei, il
nostro sogno, il nostro … bambino” – ed arrossì, commuovendosi.
“Amore …”
“Io non voglio
lasciarti” – singhiozzò, ritrovandosi sul petto di Ruffalo, che iniziò a
cullarlo.
“Se lo farai,
rinuncerai al tuo sogno Niall, perché vorrei tanto poterlo realizzare, insieme
a te, te lo giuro angelo mio” – e lo baciò.
Mark Ruffalo aveva una
sola parola.
Chi lo conosceva, lo
sapeva bene.
Ora anche Niall, era
uno di questi.
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