venerdì 31 ottobre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 48

 Capitolo n. 48 – life



La capo sala Matilde inseguì nel corridoio Pepe ed Isotta, che transitarono ridendo, a pochi passi da Geffen, seduto in poltrona e Mark, che si era fermato a parlare con lui per qualche minuto.

Niall era probabilmente sceso al bar dell’ospedale, ad aspettarlo o almeno così sperava Ruffalo.

“Sono loro … I figli, il nostro tema di discussione, sai?” – rivelò mesto.

Glam sorrise – “Se posso aiutarti, ho una certa esperienza” –  cercando poi di scrivere un sms a Robert.

“Ho le intenzioni più serie con Niall e non mi sembrava giusto mentirgli, su di un argomento così serio”

“Tu sei una brava persona, Mark, hai fatto la cosa giusta, però non irrigidirti nella tua posizione, ma tanto meno non cedere, perché lo faresti per rendere felice Niall, ma sarebbe come ingannarlo, se non sei convinto a diventare padre, un giorno”

“Forse non ho mai incontrato la persona giusta, per coltivare una simile ambizione od egoismo”

“Le tue argomentazioni le posso immaginare, Mark, persino condividere, razionalmente, però … Esiste un però, dagli occhi grandi e sinceri, dal cuore puro, di nome Niall, che è pronto a farti cambiare idea”




La bocca di Louis rimase aperta, con il sapore del cuscino, che gli arrivava in gola, per quanto Harry si stava spingendo in lui, sovrastando il suo corpo più esile, rispetto a quello del giovane legale.

Boo poteva percepire le costole dell’amante, quasi conficcarsi contro le proprie scapole, per quanto i rispettivi busti aderivano, ritmicamente, l’uno all’altro.
Venne nel palmo destro di Haz, che, con la mano, gli si era infilato sotto al bacino stretto, dal momento in cui il consorte lo aveva preso con vigore, senza troppi preliminari.

Styles lo amava rudemente, quando avevano bevuto un bicchiere di vino rosso di troppo a tavola, come quella sera ed il nettare, portato in dono da Ruffalo, era ad alta gradazione, per una cena quasi vegetariana.

Entrambi soffocarono i loro ansiti, come meglio riuscirono, per non disturbare la bimba, addormentata profondamente, nella cameretta in fondo al corridoio.

Quell’alloggio era davvero piccolo, anche se bene arredato e dalle finiture sobrie.

Il tempo per tenerlo in ordine era sempre esiguo, per gli impegni di Louis ed Harry, così come impossibile assumere una colf parttime, per sopperire ai lavori domestici più urgenti.

La loro cocciutaggine, nel rifiutare il generoso contributo a queste inezie, come le definiva Meliti, ormai era nota all’anziano patriarca, che aveva desistito in quel proposito, mantenendo la somministrazione mensile, di una rendita a Petra, per la quale non avrebbe accettato alcuna obiezione, ovviamente.

Styles ansimò sulla nuca di Boo, dicendogli qualcosa, di incomprensibile.

“Sei brillo? Io sì Haz …” – e ridacchiò, sottraendosi al suo peso.

“Ma no, dai … Per una bottiglia in quattro”

“Erano due e bevevamo solo in tre, Niall è astemio o quasi”

“Astemio ed incazzato, temo”

“Con chi, con Mark? Per l’adozione, l’utero in affitto o roba del genere? Quel tizio mi sembrava più emancipato e poi è ricco da fare schifo, potrebbe rendere la vita migliore ad un sacco di orfani” – sbuffò Tomlinson, cercando una sigaretta nel giubbotto di jeans di Harry.

“Non ne ho, hai voluto che smettessi” – rise, invitandolo a tornare tra le sue ali.

“Ok, hai fatto bene, ma ne avevo voglia …”

“Anch’io ho voglia di un sacco di cose Boo, ma non sempre le ottengo” – bisbigliò malizioso, tra i suoi capelli, appena lo riebbe stretto a sé.

“Cose tipo?” – sussurrò, inclinando il capo spettinato, per porgergli quella porzione di collo, dove Louis si aspettava un bacio umido e bollente, che non tardò ad arrivare.

“Più che cose, persone, anzi, una sola persona … Non me ne rammento il nome”

“Scemo!” – e, allegro, Boo gli diede una leggera gomitata.

Si rannicchiarono, intrecciati e caldissimi, accarezzandosi, per poi ricominciare a fare l’amore, con estrema dolcezza.
Questa volta.




Monica mostrò orgogliosa alcune foto di Eric a Lux, senza accorgersi, come lui, dell’arrivo di Zayn e Liam.

“Ehi … Ciao tesoro” – lo accolse Vincent, andando ad abbracciarlo, un po’ incurante della reazione di Payne, che non si scompose.

“Bentornato tra noi, Liam” – aggiunse il francese, dandogli la mano, che il vulcanologo strinse, con un sorriso un po’ perplesso.

“Ciao Zayn … Io sono Monica” – si presentò la ragazza e Malik, educatamente, corrispose la sua gentilezza.

“Piacere di conoscerti Monica”

“Anche per me” – gli sorrise sincera – “Stavo presentando il mio ometto a Vincent, in maniera digitale diciamo”

“Sì, ho visto … Abbiamo visto” – e scrutò Payne, che lo riprese tra le braccia.

“Sono contento di ritrovarti più rilassata Monica”

“Anch’io Liam, credimi …”

“Ok … Io torno a Los Angeles, devo fare degli esami … Devo curarmi”

“Non stai bene?” – domandò lei, velatamente preoccupata, mentre Zee e Lux si sbirciavano.

“Mi sono trascurato ultimamente ed ho” – Payne prese un respiro – “… Ho fatto qualche cazzata, ma Zayn mi ha … Mi ha salvato”

“Bene” – la giovane sorrise luminosa – “Ti lascio i miei nuovi numeri, così potremo metterci d’accordo per farti incontrare Eric regolarmente … Se lo vuoi ancora, Liam”

“Sì, certo che” – disse un po’ trafelato, riprendendo la calma in un secondo.

“Ed ovviamente insieme a Zayn, se” – si affrettò a precisare la ragazza.

“Assolutamente sì” – Malik la interruppe, con gioia.

“Ok … Credo che ora io debba riprendere il lavoro, che raddoppierà, per via della tua assenza Liam” – scherzò pacifica, mentre Payne si stava chiedendo mentalmente cosa diavolo le fosse successo, per renderla tale.

“Mi dispiace Monica, ma quando rientrerai, per le relazioni potrei aiutarti, prima del prossimo convegno di Chicago”

“Sì, ne avrò bisogno, ci sono sempre un mare di scartoffie … Ok … Arrivederci allora … Ciao Vincent, mi devi un pranzo, l’hai promesso” – rise, rivolgendosi all’affarista.

“Non mancherò!” – lui ricambiò la sua leggerezza, dandole poi un bacio sulla guancia, prima di congedarsi – “Vado a preparare i bagagli Zayn, mi aggrego a voi, mi stanno aspettando in California, ho degli appuntamenti”

“Sì Vincent, noi siamo già pronti, vero Liam?”




Il bicchierone di caffè aveva dei disegni buffi.

Niall li stava osservando, roteandolo tra le dita gelide; non riusciva neppure a deglutire, per la tensione, ma, appena vide giungere Ruffalo, con quel suo sguardo adorante, che gli infondeva una sicurezza assoluta, il ragazzo smise di tremare.

“Ciao piccolo … Eccoci qui, ne hai ordinato uno anche per me?” – domandò garbato, ma trepidante in ogni gesto.

“No, non sapevo cosa … Scusa, ci avrei dovuto pensare”

“Anch’io, prima di dirti certe cose, perdonami” – bissò serio, pronto ad affrontare qualsiasi conseguenza, fosse derivata da quel confronto.

Anche se il desiderio di abbracciare Horan, di dirgli che sarebbe andato tutto bene, di assicurargli anche la luna, stava mandando al diavolo ogni suo raziocinio.

“No, sei stato chiaro, Mark, non mi hai portato sino ad un certo punto, per poi”

“Io voglio sposarti Niall, tu questo lo sai” – e gli prese le mani, sporgendosi quanto bastava per farlo.

“So che sei un uomo tutto di un pezzo, che vedi il mondo con disincanto e che hai ragione, su chi ancora discrimina, ai giorni nostri, le coppie LGBT ed i loro figli” – argomentò, anche lui, con lucidità.

“E’ ancora così, purtroppo …”

E’ ancora così, hai ragione, così  come chi è sovrappeso oppure ha i brufoli, chi è di colore o si veste come un nerd, chi non ha il cellulare di ultima generazione, viene messo all’angolo, da una marea di vigliacchi, perché altro non sono: e da questa parte, genitori di ogni orientamento sessuale, devono impegnarsi ad infondere coraggio e determinazione, ai loro cuccioli, perché si distinguano, nell’essere SI’ diversi, ma per intelligenza, comprensione, amore verso il prossimo: è un mestiere complicato e ci vuole davvero un pizzico di follia, per affrontare questa sfida, Mark”

“E tu sei un folle meraviglioso, Niall” – sorrise, intrecciando le loro falangi, più massicce quelle di Ruffalo, più flessuose, quelle di Horan, ma perfettamente compatibili, in un incastro, ora, intriso di tepore e sintonia.

“Io non so che papà potrò essere, ammesso che un domani possa diventare tale, però credo di potercela fare, se tu mi aiuterai, perché sei l’unico, a venirmi in mente, sai? L’unico con cui io concepirei, il nostro sogno, il nostro … bambino” – ed arrossì, commuovendosi.

“Amore …”

“Io non voglio lasciarti” – singhiozzò, ritrovandosi sul petto di Ruffalo, che iniziò a cullarlo.

“Se lo farai, rinuncerai al tuo sogno Niall, perché vorrei tanto poterlo realizzare, insieme a te, te lo giuro angelo mio” – e lo baciò.

Mark Ruffalo aveva una sola parola.

Chi lo conosceva, lo sapeva bene.

Ora anche Niall, era uno di questi.












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