Capitolo n. 40 – life
Una pillola, poi una
seconda.
Un sorso di minerale
e poi gli occhi che si chiudono.
E si riaprono, sulla
scogliera, vero l’orizzonte, fatto di luci, in mezzo al mare.
Robert inghiottì quei
blandi tranquillanti, prescritti da Hugh Laurie, almeno sei mesi prima.
In quel periodo, dove
Glam non c’era più nei suoi giorni, perché emarginato, da una famiglia,
incapace di comprendere le ragioni del suo comportamento, dopo la morte di
Lula.
L’attore non riusciva
a dormire, spesso, pensando a lui, a come riuscire a recuperare un rapporto,
così prezioso ed indispensabile.
Adesso si erano
sposati.
Downey scese dall’auto,
appoggiandosi alla balaustra.
L’incontro con Jude
era stato quanto di più alienante, potesse capitargli.
Ed unicamente per
colpa sua, non certo dell’ex.
Ora non aveva più
paura di Law.
Semmai di sé stesso e
dell’amore che provava per il padre delle loro bambine, ignare di un simile
abominio, che andava a consumarsi nella zona giorno del loft, che la coppia
aveva condiviso per anni, tra alti e bassi di ogni genere.
Così come era
distante anni luce, da una simile realtà, l’uomo che aveva scelto per un futuro
insieme, invidiato da molti.
Glam lo stava
chiamando, ora.
Il nome sul visore,
il suo viso sorridente, associato al numero di Geffen, ogni dettaglio gli stava
facendo male.
Un male tremendo, ma
in confronto a ciò che avrebbe provato il consorte, presto o tardi, era il
nulla.
“Sì, pronto …”
“Tesoro, ciao, ma
dove sei?”
La voce di Glam era
serena, affettuosa.
“Sto rientrando”
“Hai avuto problemi
con Jude? Non avrete mica litigato? Con quel suo carattere”
“No, no, amore” – si sforzò
di sorridere, come se Geffen potesse vederlo – “E’ andato tutto bene”
“Le bimbe?”
“Le ha riaccompagnate
Jude, io ho sbrigato delle commissioni … Adesso torno a casa”
“Sì, bene, c’è Pepe
che scalpita per andare da Barnie, gli ho promesso la pizza, ricordi?”
“Certo, mi sarebbe
piaciuto portare anche Camy e Dadi in effetti …” – sospirò assorto.
“Sarà per la prossima
volta, Rob, ok?” – replicò dolce l’avvocato.
“Sì … Sì,
assolutamente … Ti amo Glam”
“Ti amo anch’io
piccolo, torna presto, ciao” – e riattaccò.
Un urlo gli salì dall’addome
alla gola: Robert lo liberò, così il proprio stomaco, vomitando anche l’anima,
in un angolo, prima di risalire in auto e dirigersi veloce a Malibu, come aveva
promesso.
Promesse
…
Lux gli diede un
pizzicotto sul ginocchio sinistro, coperto dai jeans.
Malik gli sorrise.
L’autobus si fermò,
tra polvere ed un vociare confuso, ma allegro.
Erano arrivati a
destinazione.
“Tutto bene Zayn?” –
gli chiese sorridente Vincent, prendendo anche il suo bagaglio.
“Ehi aspetta, ti
aiuto … Ci sono anch’io qui” – rise adorabile.
Il francese lo fissò,
per un istante all’apparenza interminabile, almeno nella sua mente, non tanto
nella realtà.
Un furgone li stava
aspettando.
Alla guida, un amico
del padre di Malik, preavvisato dell’arrivo del figlio da George, in Egitto da
almeno due settimane, ma sempre vicino alle sue esigenze, anche se così
distante dall’Equador.
“Tuo padre mi ha
chiesto di assisterti, spero non ti dispiaccia” – esordì quel tizio, in pratica
uno sconosciuto per il ragazzo, appena imboccata la strada sterrata, verso l’accampamento
di Payne.
“Ti ringrazio, ma ho
già un angelo custode” – e guardò Lux, con un sorriso limpido – “E so cavarmela
anche da solo: poi mi fermerò lo stretto necessario”
“Per cosa, se posso
saperlo?” – bissò curioso l’uomo.
“Faccende personali …
Ah ecco, siamo arrivati” – concluse emozionato il paleontologo, cercando già
con lo sguardo Liam, senza successo.
Downey entrò nel
salone, notando Pepe intento a giocare con delle costruzioni, coadiuvato da un
Vas molto divertito, mentre Peter assemblava un castello in plastica, destinato
all’area ricreazione, nel parco antistante la villa.
“Ciao a tutti …”
“Papi!!” – il bambino
gli corse incontro, volandogli sul cuore.
Robert lo strinse forte.
“Ciao ometto, dov’è
papà?”
“Di sopra … Al
telefono, ma tra poco arrivano le pizze!”
“Non dovevamo uscire?”
– chiese perplesso l’artista.
“Rob restiamo qui, se
sali ti spiego … Ehi cucciolo, tu aspettaci qui con Vas e Peter ok?” – Geffen sorrise,
parlando loro dalla cima delle scale.
“Ok papà, io finisco
il mio Lego” – ed allegro, Pepe tornò dai suoi zii sovietici extra large.
“Glam che succede?”
“Ciao amore”
Si abbracciarono,
baciandosi, appena Geffen chiuse la porta della biblioteca.
“Glam … Ti sento in
ansia …”
“Lo sono” – e si
accomodarono sopra un divano.
“Hai novità dalla tua
visita a Chris?”
“Infatti” – inspirò,
aprendo un fascicolo, lasciato sopra ad un tavolino da fumo.
“Quante foto …”
“Le ho passate al
setaccio, questo era quanto voleva Chris ed io l’ho accontentato, facendo un’amara
scoperta” – e ne estrasse una, porgendola a Downey.
“Chi è questo?”
“Si chiama Dimitri,
una mia vecchia conoscenza di Port au Prince … Una volta eravamo persino pseudo
amici” – rise mesto.
“Ma fa l’infermiere?”
“No, per niente: era
il suo travestimento per avvicinarsi a Matt”
“Ora capisco: che
ruolo aveva ad Haiti?”
“Mercenario … Tu sai
che era un contesto molto delicato, con personaggi di ogni genere”
“Ti ha fatto dei
favori? Oppure ce l’aveva con te, Glam?”
“Entrambe le cose, ma
penso che sia stato corrotto per farmi fuori ad un certo punto della nostra …
frequentazione” – ammise mesto.
“E come è arrivato
questo Dimitri a Miller?”
“Non ne ho idea, ma
di sicuro qualcuno muove i fili e l’iniziativa non è partita da lui, perché non
avrebbe molto senso … Ci aveva già dato problemi, seguendomi sino a qui, Antonio
ci aiutò a scovarlo, con dei suoi vecchi soci, forse non lo rammenti Robert”
“Sì ora che me lo
dici … Cosa dobbiamo aspettarci?”
“Di tutto” – sospirò,
prendendolo sul petto – “Aumenterò la sorveglianza, chiederò ad Ivan di
fornirmi altri bodyguard, tu e Pepe non andrete più da nessuna parte da soli”
“Ma è un incubo … Non
so se mi piacerà vivere così” – ribatté sconfortato.
“Le indagini sono in
corso, ho molta fiducia nel tenente Hemsworth, ma qui le pedine sulla scacchiera
sono di primo livello, nel senso di pericolosità e mezzi a loro disposizione:
ne discuterò con Meliti, non ho altra scelta”
Il telefono li
interruppe.
“Chi sarà a quest’ora?”
– sbottò Downey, in preda ad un lacerante nervosismo.
“Scopriamolo … Sì,
pronto … Miss. Gramble buonasera, l’avevo cercata per la pratica di Peter, per
l’adozione appunto … Sì, la ascolto ...”
L’espressione di Geffen
si incupì in pochi secondi.
“Ma quali prove hanno
… Un certificato di nascita? Ne è certa, ha controllato? Ma no che non mi
scaldo, io”
Robert si alzò,
avvicinandosi a lui.
“D’accordo, ci
incontreremo da lei domani … Saremo puntuali, arrivederci.”
“Glam, cosa”
“E’ per Pepe” – i suoi
occhi si riempirono di lacrime – “Una coppia si è presentata all’orfanotrofio,
reclamando il loro bambino: sono i genitori naturali di Peter, quelli che lo
avevano abbandonato alla nascita”
“Glam calmati,
affronteremo questa cosa, tutelando il nostro … Mio Dio” – singhiozzò, in preda
al panico, aggrappandosi al marito, che non riusciva ad essere abbastanza
lucido per consolarlo: non questa volta.
“Liam deve ancora
arrivare, me l’ha detto un suo collega: stanno raccogliendo campioni intorno al
vulcano laggiù, lo vedi Vincent?”
“Lo vedo … E credo
che ci vorranno almeno un paio d’ore, se partisse in questo momento”
“Temo di sì” –
mormorò demoralizzato il giovane.
“Stai tranquillo
Zayn, lo rivedrai presto” – e gli cinse le spalle – “Che ne dici se mangiassimo
qualcosa?”
“Volentieri … Sto
morendo di fame” – si lamentò, inclinando il capo, sul petto dell’affarista.
“Bon, cerchiamo la
mensa oppure andiamo alla locanda, è vicina”
“Sì, non me la sento
di dare spiegazioni a tutti questi ficcanaso”
“Vediamo se riusciamo
a rimediare un pasto decente allora” – e, gentile, Lux lo prese per mano,
scortandolo fuori dalla tenda, verso il sentiero, che portava al villaggio,
senza aggiungere altro.
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