mercoledì 8 ottobre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 34

Capitolo n. 34 – life



Geffen gli spostò una ciocca di capelli, dalla tempia sinistra, annuendo amorevole, affinché Robert pronunciasse, per primo, la sua promessa.

Downey ricambiò la solarità del compagno, baciandogli il palmo della mano, che lo aveva sfiorato, prendendola tra le proprie e cominciando a parlare.

“Ciao Glam …”

“Buongiorno tesoro” – i suoi occhi divennero specchi luminosi.

“Ecco io volevo dirti così tante cose, oggi, ma non so se l’emozione, che provo, me lo permetterà … Poi penso a quanto tu mi abbia sempre protetto e rassicurato, in molti passi della mia vita, facendo spesso, tu, un passo indietro, con pregevole dignità, con immenso candore … Con amore, Glam, infinito amore … Lo stesso che io provo per te, oggi più che mai … Accoglimi come tuo sposo, in un cammino dove io mi auguro non ci venga fatta smarrire la dote migliore del nostro legame: l’amicizia, pura, sincera, intensa … Concedimi questo onore” – poi chiuse gli occhi, più serio – “… anche se non so se me lo merito, anima mia …” – ed infilò, emozionato, la vera all’anulare del futuro marito.

Geffen si guardò intorno, per un attimo, fissando Kevin, poi Jared, infine Pamela, che gli sorrise, come i suoi ex, affettuosamente.

“Tesoro io … Io se aprissi il mio cuore, adesso, vi troverei dentro un mare di frasi, di intenzioni, di buoni propositi, per te … E dare voce, a ciò che sento, diverrebbe un discorso interminabile …” – e sorrise, adorante – “… Così che mi limiterò all’essenza, del sentimento che mi dona, da ora, una vita nuova, insieme a te, amore mio: sei tu, Robert, colui che io voglio, assolutamente e per sempre” – affermò deciso, mettendogli quell’anello, con incisi i loro nomi e nessuna data.

Perché non c’era un inizio ed una fine, in un’emozione del genere: non potevano esserci.




Jude fissò diversi punti, all’interno del loft, che divideva da qualche giorno con Taylor.

Lesse il suo biglietto, appiccicato al microonde, senza provare alcun dispiacere ed intristendosi per questo motivo.

Taylor era un bravo ragazzo, un po’ inquieto, vagamente ribelle, ma fondamentalmente buono, semplice.

Avrebbe fatto strada nel mondo del cinema, anche senza di lui, che con le recenti sbornie e sfuriate, in alcuni locali pubblici, aveva collezionato unicamente brutte figure, appannando la sua immagine, presso un pubblico, comunque presente e consolante.

Lo stesso seguito, che via Twitter od altre piattaforme mediatiche, si divideva tra messaggi di sdegno ed altrettanti di congratulazioni, per il matrimonio tra Downey e Geffen; quest’ultimo non veniva comunque demolito, se non che da pochi detrattori.

In fondo la sua storia era controversa, ma la perdita di Lula, divenuta di dominio pubblico, senza dettagli pericolosi per la privacy dell’avvocato, aveva commosso un po’ tutti.

Law prese poche cose, da un cassetto e se ne andò, sommessamente.




Il primo brindisi lo fece Jared, con al fianco Colin, che non lo lasciava mai.

“Robert mi ha sempre voluto bene ed io di questo lo ringrazio profondamente” – Leto sorrise – “E’ una delle persone più dolci, io conosca, più generose e … e paterne, quando c’è bisogno, quando si è in difficoltà … E dicendo questo, mi confondo con ciò che anche Glam, rappresenta, per me … Quindi sono così simili, che è simbiotico ed assoluto, quanto li unisce, da quando si sono innamorati … Auguri a voi, che rimarrete nel nostro viaggio, nel mio viaggio, così mi auguro, sentendomi fortunato e davvero felice per entrambi” – ed elevò il calice, tra gli applausi, fissando Geffen, con in braccio Peter ed incollato Robert, che ringraziò il cantante dei Mars, andando poi a stringerlo, con tenerezza, per il suo sostegno incondizionato.

Kurt, un po’ in disparte, accanto a Rossi ed al loro Martin, stava scrutando le mosse di Leto, con qualche incertezza.

Appena da soli, in un corridoio della residenza, l’amico colse l’occasione per salutare il front man, non senza chiedergli come si sentisse veramente.

Jared sorrise a metà, scrollando le spalle.

“Sai Kurt, non sarai l’unico ad avere questi dubbi, su me e Glam … O meglio, su cosa io possa realmente provare per la sua gioia di stare con Robert … In realtà non ho mai vissuto una sorta di rivalità, con lui, anche se ci sono stati periodi di gelosia, di rivendicazioni, come se Geffen appartenesse a me ed a nessun altro, con molto egoismo” – ed inspirò.

Accomodatisi sopra un divanetto, davanti una grande vetrata, i due stavano dialogando sereni.

Kurt ammirava la determinazione di Jared a guarire e risolvere quel dramma, che l’aveva colpito inesorabile e spietato.

“Lui non ti abbandonerà mai … Ora vi vedo più come un padre ed un figlio, Jay”

“Credo sia così anche per Glam … Non penso di ispirargli più del sesso” – rise – “Una larva o quasi, non istiga torbidi pensieri” – scherzò affabile.

“Sei uno splendore e non lo dico per consolarti, stai vincendo sulla malattia, circondato da un amore molto solido … Anche se Colin” – e sospirò.

“So cosa ha fatto Colin … Eppure non riesco ad odiarlo, nemmeno a condannarlo … Lo amo da morire, Kurt e …” – sorrise amaro – “… e non voglio morire, dandola vinta a chi ci ha sempre presi di mira ed insultati o si è fatto beffe di me, come se fossi un ingenuo, un coglione, nel seguire le orme dell’uomo che amo da un’eternità”

Kurt sorrise gentile, passando il palmo sinistro sui capelli rasati di Leto, che arrossì – “Sì, sei più bello che mai, fratello mio” – e lo abbracciò, senza aggiungere nulla.




Le bimbe fecero una specie di corolla intorno a Pepe, che spuntò con un guizzo, iniziando a ballare con loro una sessione di tip tap travolgente.

Sembrava nato per quella danza, con i suoi sorrisi, rivolti ai genitori, che a breve distanza, lo stavano incitando ed applaudendo, come il resto di quel pubblico improvvisato e coinvolto in un ritmo irresistibile.

Jamie era elettrizzato, per quegli allievi alle prime armi, che in pochi giorni avevano imparato a memoria ogni sequenza, della sua coreografia, tanto da pensare concretamente all’apertura di una scuola di ballo, dopo molte esitazioni.

Hopper era d’accordo, considerando anche il fatto che i loro figli erano a scuola durante gran parte della giornata, in un orario nel quale Jamie poteva dedicarsi alla sua professione, quasi accantonata per motivi di salute, ma anche familiari, senza, peraltro, alcun rimpianto.


“Ehi è un fenomeno il vostro cucciolo” – sussurrò Marc al socio, che non distolse lo sguardo da Peter, ammiccante nella sua direzione.

“Sì, è straordinario … Vero Robert?”

“Certo amore” – replicò lui raggiante.

Nei paraggi del palco, i clown si preparavano ad entrare in scena, con grande approvazione da parte dei bambini, impegnati in ulteriori giochi e merende.

Sul finire dell’esibizione, Peter fece un saltello e corse verso uno dei giocolieri, che gli porse un mazzo di palloncini.

“Ah questo non era previsto” – Jamie rise, indicando la scena.

Geffen notò la curiosità del bimbo, ma anche il suo improvviso imbarazzo, nel bloccarsi ad un metro da quel giovane, camuffato da un travestimento assai buffo.

Pepe indietreggiò, poi fuggì, verso il padre, con un’espressione spaventata dipinta sul visino angosciato.

“Papà!!”

“Tesoro che succede?” – e lo accolse al volo sul petto.

“Papà, il mio angelo custode dice che quel pagliaccio è cattivo!”

“Ma Pepe cosa …?” – e, perplesso, il legale osservò il saltimbanco, fermo con il suo dono colorato, ondeggiante nell’aria calda di quel pomeriggio ormai inoltrato.

Le rispettive iridi collisero: turchese, contro blu cobalto.

Una sfumatura ed un taglio di occhi, che Geffen aveva impresso nella memoria.

“Non è possibile …” – mormorò, ritrovandosi vicino a Ruffalo, sopraggiunto alla ricerca di Horan.

“Ehi Glam, scusami, hai visto Niall?” – chiese l’infermiere, notando la rigidità di Geffen.

Downey si unì a loro, non senza un velato timore – “Glam, cos’hai? E tu Pepe, amore cosa …?”

“Papi Rob, quello è”

“E’ Matt” – affermò Geffen, avanzando deciso, tallonato da Mark, che si avvide di Niall, proprio accanto a quel tipo, che stava porgendo i palloncini a Petra, anch’ella restia a prenderli.


La figlia di Harry e Louis, si dileguò in direzione degli stessi, mentre Niall sorrise a quello sconosciuto, come a scusarsi del gesto della piccola.

Geffen aveva ormai azzerato la distanza, tra loro, ma Ruffalo lo sopravanzò allarmato, invocando il nome dell’acerbo fidanzato.

Quello che si presumeva essere Matt, sembrò come reagire di istinto alla sua voce, puntando l’ex, dimenticandosi di Glam, sul quale rimase concentrato sino a quell’istante.

Nella confusione generale dei festeggiamenti, nessuno si rese conto subito di quanto stava accadendo.

Fu questione di pochi secondi.

Miller afferrò per la gola Niall, riuscendo a sopraffarlo grazie all’effetto sorpresa di quel gesto carico d’odio e veemenza.

Geffen gesticolò affinché Vas lo notasse ed accorresse, ma non c’era tempo.

Ruffalo si mise in mezzo, gli occhi supplichevoli ed atterriti.


“Matt … Mio Dio, sei tu …?”

“Credevi di avermi seppellito in quel posto di merda?! Vero Mark??!!” – gli urlò, sovrastando il chiacchiericcio degli invitati e la musica.

Tutto si fermò.


Niall si dimenava, provando a liberarsi, ma Miller era straordinariamente tenace e solido, nel trattenerlo incollato a sé, come se fosse uno scudo.


Geffen strinse i pugni, con alle spalle Robert ed Harry, sconvolto nel vedere Niall in quelle condizioni critiche e di totale pericolo.

Matt teneva un coltello nella mano destra e solo allora i suoi antagonisti lo notarono.


“Matt … Ti prego, non fargli del male” – lo implorò Ruffalo – “Lui non centra niente, con te, con me, con noi”

“Noi …? NOI MARK??!!”

“Prendi me, verrò dovunque vuoi … Te lo giuro non proverò a fuggire, ma non fare del male a Niall” – singhiozzò disperato.

“E non mi lascerai solo, vero Mark??! Anche a Parigi non facevi che ripetermelo, quando …” – e strinse le palpebre, furioso – “Quando NOI ERAVAMO UNA COPPIA!! E CI AMAVAMO, VERO MARK??!”

Geffen seguiva la strategia di Vas e di Ivan, nonché dei loro bodyguard, addestrati per qualsiasi evenienza.

Purtroppo questa, sembrava non avere soluzione alcuna.
La posizione di Matt era perfetta e non intaccabile, senza che Niall corresse un enorme rischio personale.


“Matt tu non ce l’hai con Mark, giusto? Tu vuoi vendicarti di me, vero?” – chiese brusco Geffen.

“Oh sì, ma sentitelo, il grande squalo di Los Angeles, come annaspa, con il suo egocentrismo!” – lo derise Miller.

“Niall non ti ha fatto alcun torto, almeno questo lo devi riconoscere” – insistette, superando Mark, per avvicinarsi sempre di più a quell’incubo, ripiombato nei suoi giorni, senza alcun preavviso.

“Lui mi ha portato via Mark … Ti sembra poco?!”

“Non intenzionalmente, non sapeva neppure chi fosse e tanto meno conosceva il suo passato”

“Credi di essere in aula, eh stronzo??!”

“Credo che tu abbia bisogno di aiuto, Matt e noi ci prenderemo cura di te, dimenticando questo episodio, senza denunce, ti do la mia parola”

“Su cosa, su chi, Glam??! Sul tuo nuovo moccioso?? Ammazzerò anche lui, te lo garantisco!” – ruggì, distraendosi per un secondo, cercando Peter, con lo sguardo allucinato.

Niall gli diede una gomitata secca allo stomaco, indebolendo la sua presa e facendolo barcollare.

“Scappa!!” – gli gridò Geffen, scagliandosi su Miller, per impedirgli di riprendere Horan per la giacca, come stava tentando di fare.

“Maledetto!!” – gli ringhiò in faccia Matt, sferrando un colpo al suo addome, un attimo prima che Vas ed Ivan lo brandissero per le spalle e le gambe, smorzando la sua furia.

“GLAM!!!” – la voce di Robert lacerò l’aria, mentre il suo consorte indietreggiata, le mani premute sul fianco, sino a cadere sul prato, che presto si intrise del suo sangue, così come la camicia bianca dell’attore, riverso su di lui, in lacrime.

Scott si precipitò, con Mason e Laurie, destabilizzati, ma lucidi, nel chiamare i soccorsi.

Jared perse i sensi, mentre Kevin e Pamela erano ormai inginocchiati vicino a Glam, precipitato in un livido baratro di silenzio.















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