Capitolo n. 34 – life
Geffen gli spostò una
ciocca di capelli, dalla tempia sinistra, annuendo amorevole, affinché Robert
pronunciasse, per primo, la sua promessa.
Downey ricambiò la
solarità del compagno, baciandogli il palmo della mano, che lo aveva sfiorato,
prendendola tra le proprie e cominciando a parlare.
“Ciao Glam …”
“Buongiorno tesoro” –
i suoi occhi divennero specchi luminosi.
“Ecco io volevo dirti
così tante cose, oggi, ma non so se l’emozione, che provo, me lo permetterà …
Poi penso a quanto tu mi abbia sempre protetto e rassicurato, in molti passi
della mia vita, facendo spesso, tu, un passo
indietro, con pregevole dignità, con immenso candore … Con amore, Glam,
infinito amore … Lo stesso che io provo per te, oggi più che mai … Accoglimi
come tuo sposo, in un cammino dove io mi auguro non ci venga fatta smarrire la
dote migliore del nostro legame: l’amicizia, pura, sincera, intensa … Concedimi
questo onore” – poi chiuse gli occhi, più serio – “… anche se non so se me lo
merito, anima mia …” – ed infilò, emozionato, la vera all’anulare del futuro
marito.
Geffen si guardò
intorno, per un attimo, fissando Kevin, poi Jared, infine Pamela, che gli
sorrise, come i suoi ex, affettuosamente.
“Tesoro io … Io se
aprissi il mio cuore, adesso, vi troverei dentro un mare di frasi, di
intenzioni, di buoni propositi, per te … E dare voce, a ciò che sento,
diverrebbe un discorso interminabile …” – e sorrise, adorante – “… Così che mi
limiterò all’essenza, del sentimento che mi dona, da ora, una vita nuova,
insieme a te, amore mio: sei tu, Robert, colui che io voglio, assolutamente e
per sempre” – affermò deciso, mettendogli quell’anello, con incisi i loro nomi
e nessuna data.
Perché non c’era un
inizio ed una fine, in un’emozione del genere: non potevano esserci.
Jude fissò diversi
punti, all’interno del loft, che divideva da qualche giorno con Taylor.
Lesse il suo
biglietto, appiccicato al microonde, senza provare alcun dispiacere ed
intristendosi per questo motivo.
Taylor era un bravo
ragazzo, un po’ inquieto, vagamente ribelle, ma fondamentalmente buono,
semplice.
Avrebbe fatto strada
nel mondo del cinema, anche senza di lui, che con le recenti sbornie e
sfuriate, in alcuni locali pubblici, aveva collezionato unicamente brutte
figure, appannando la sua immagine, presso un pubblico, comunque presente e
consolante.
Lo stesso seguito,
che via Twitter od altre piattaforme mediatiche, si divideva tra messaggi di
sdegno ed altrettanti di congratulazioni, per il matrimonio tra Downey e
Geffen; quest’ultimo non veniva comunque demolito, se non che da pochi
detrattori.
In fondo la sua
storia era controversa, ma la perdita di Lula, divenuta di dominio pubblico,
senza dettagli pericolosi per la privacy dell’avvocato, aveva commosso un po’
tutti.
Law prese poche cose,
da un cassetto e se ne andò, sommessamente.
Il primo brindisi lo
fece Jared, con al fianco Colin, che non lo lasciava mai.
“Robert mi ha sempre
voluto bene ed io di questo lo ringrazio profondamente” – Leto sorrise – “E’
una delle persone più dolci, io conosca, più generose e … e paterne, quando c’è
bisogno, quando si è in difficoltà … E dicendo questo, mi confondo con ciò che
anche Glam, rappresenta, per me … Quindi sono così simili, che è simbiotico ed
assoluto, quanto li unisce, da quando si sono innamorati … Auguri a voi, che
rimarrete nel nostro viaggio, nel mio viaggio, così mi auguro, sentendomi fortunato
e davvero felice per entrambi” – ed elevò il calice, tra gli applausi, fissando
Geffen, con in braccio Peter ed incollato Robert, che ringraziò il cantante dei
Mars, andando poi a stringerlo, con tenerezza, per il suo sostegno
incondizionato.
Kurt, un po’ in
disparte, accanto a Rossi ed al loro Martin, stava scrutando le mosse di Leto,
con qualche incertezza.
Appena da soli, in un
corridoio della residenza, l’amico colse l’occasione per salutare il front man,
non senza chiedergli come si sentisse veramente.
Jared sorrise a metà,
scrollando le spalle.
“Sai Kurt, non sarai
l’unico ad avere questi dubbi, su me e Glam … O meglio, su cosa io possa
realmente provare per la sua gioia di stare con Robert … In realtà non ho mai
vissuto una sorta di rivalità, con lui, anche se ci sono stati periodi di
gelosia, di rivendicazioni, come se Geffen appartenesse a me ed a nessun altro,
con molto egoismo” – ed inspirò.
Accomodatisi sopra un
divanetto, davanti una grande vetrata, i due stavano dialogando sereni.
Kurt ammirava la
determinazione di Jared a guarire e risolvere quel dramma, che l’aveva colpito inesorabile
e spietato.
“Lui non ti
abbandonerà mai … Ora vi vedo più come un padre ed un figlio, Jay”
“Credo sia così anche
per Glam … Non penso di ispirargli più del sesso” – rise – “Una larva o quasi,
non istiga torbidi pensieri” – scherzò affabile.
“Sei uno splendore e
non lo dico per consolarti, stai vincendo sulla malattia, circondato da un
amore molto solido … Anche se Colin” – e sospirò.
“So cosa ha fatto
Colin … Eppure non riesco ad odiarlo, nemmeno a condannarlo … Lo amo da morire,
Kurt e …” – sorrise amaro – “… e non voglio morire,
dandola vinta a chi ci ha sempre presi di mira ed insultati o si è fatto beffe
di me, come se fossi un ingenuo, un coglione, nel seguire le orme dell’uomo che
amo da un’eternità”
Kurt sorrise gentile,
passando il palmo sinistro sui capelli rasati di Leto, che arrossì – “Sì, sei
più bello che mai, fratello mio” – e lo abbracciò, senza aggiungere nulla.
Le bimbe fecero una
specie di corolla intorno a Pepe, che spuntò con un guizzo, iniziando a ballare
con loro una sessione di tip tap travolgente.
Sembrava nato per
quella danza, con i suoi sorrisi, rivolti ai genitori, che a breve distanza, lo
stavano incitando ed applaudendo, come il resto di quel pubblico improvvisato e
coinvolto in un ritmo irresistibile.
Jamie era elettrizzato,
per quegli allievi alle prime armi, che in pochi giorni avevano imparato a
memoria ogni sequenza, della sua coreografia, tanto da pensare concretamente
all’apertura di una scuola di ballo, dopo molte esitazioni.
Hopper era d’accordo,
considerando anche il fatto che i loro figli erano a scuola durante gran parte
della giornata, in un orario nel quale Jamie poteva dedicarsi alla sua
professione, quasi accantonata per motivi di salute, ma anche familiari, senza,
peraltro, alcun rimpianto.
“Ehi è un fenomeno il
vostro cucciolo” – sussurrò Marc al socio, che non distolse lo sguardo da
Peter, ammiccante nella sua direzione.
“Sì, è straordinario …
Vero Robert?”
“Certo amore” –
replicò lui raggiante.
Nei paraggi del
palco, i clown si preparavano ad entrare in scena, con grande approvazione da
parte dei bambini, impegnati in ulteriori giochi e merende.
Sul finire dell’esibizione,
Peter fece un saltello e corse verso uno dei giocolieri, che gli porse un mazzo
di palloncini.
“Ah questo non era
previsto” – Jamie rise, indicando la scena.
Geffen notò la
curiosità del bimbo, ma anche il suo improvviso imbarazzo, nel bloccarsi ad un
metro da quel giovane, camuffato da un travestimento assai buffo.
Pepe indietreggiò,
poi fuggì, verso il padre, con un’espressione spaventata dipinta sul visino angosciato.
“Papà!!”
“Tesoro che succede?”
– e lo accolse al volo sul petto.
“Papà, il mio angelo
custode dice che quel pagliaccio è cattivo!”
“Ma Pepe cosa …?” –
e, perplesso, il legale osservò il saltimbanco, fermo con il suo dono colorato,
ondeggiante nell’aria calda di quel pomeriggio ormai inoltrato.
Le rispettive iridi
collisero: turchese, contro blu cobalto.
Una sfumatura ed un
taglio di occhi, che Geffen aveva impresso nella memoria.
“Non è possibile …” –
mormorò, ritrovandosi vicino a Ruffalo, sopraggiunto alla ricerca di Horan.
“Ehi Glam, scusami,
hai visto Niall?” – chiese l’infermiere, notando la rigidità di Geffen.
Downey si unì a loro,
non senza un velato timore – “Glam, cos’hai? E tu Pepe, amore cosa …?”
“Papi Rob, quello è”
“E’ Matt” – affermò
Geffen, avanzando deciso, tallonato da Mark, che si avvide di Niall, proprio
accanto a quel tipo, che stava porgendo i palloncini a Petra, anch’ella restia
a prenderli.
La figlia di Harry e
Louis, si dileguò in direzione degli stessi, mentre Niall sorrise a quello
sconosciuto, come a scusarsi del gesto della piccola.
Geffen aveva ormai
azzerato la distanza, tra loro, ma Ruffalo lo sopravanzò allarmato, invocando
il nome dell’acerbo fidanzato.
Quello che si
presumeva essere Matt, sembrò come reagire di istinto alla sua voce, puntando l’ex,
dimenticandosi di Glam, sul quale rimase concentrato sino a quell’istante.
Nella confusione
generale dei festeggiamenti, nessuno si rese conto subito di quanto stava
accadendo.
Fu questione di pochi
secondi.
Miller afferrò per la
gola Niall, riuscendo a sopraffarlo grazie all’effetto sorpresa di quel gesto
carico d’odio e veemenza.
Geffen gesticolò
affinché Vas lo notasse ed accorresse, ma non c’era tempo.
Ruffalo si mise in mezzo,
gli occhi supplichevoli ed atterriti.
“Matt … Mio Dio, sei
tu …?”
“Credevi di avermi
seppellito in quel posto di merda?! Vero Mark??!!” – gli urlò, sovrastando il
chiacchiericcio degli invitati e la musica.
Tutto si fermò.
Niall si dimenava,
provando a liberarsi, ma Miller era straordinariamente tenace e solido, nel
trattenerlo incollato a sé, come se fosse uno scudo.
Geffen strinse i
pugni, con alle spalle Robert ed Harry, sconvolto nel vedere Niall in quelle
condizioni critiche e di totale pericolo.
Matt teneva un
coltello nella mano destra e solo allora i suoi antagonisti lo notarono.
“Matt … Ti prego, non
fargli del male” – lo implorò Ruffalo – “Lui non centra niente, con te, con me,
con noi”
“Noi …? NOI MARK??!!”
“Prendi me, verrò
dovunque vuoi … Te lo giuro non proverò a fuggire, ma non fare del male a Niall”
– singhiozzò disperato.
“E non mi lascerai
solo, vero Mark??! Anche a Parigi non facevi che ripetermelo, quando …” – e
strinse le palpebre, furioso – “Quando NOI ERAVAMO UNA COPPIA!! E CI AMAVAMO,
VERO MARK??!”
Geffen seguiva la
strategia di Vas e di Ivan, nonché dei loro bodyguard, addestrati per qualsiasi
evenienza.
Purtroppo questa,
sembrava non avere soluzione alcuna.
La posizione di Matt
era perfetta e non intaccabile, senza che Niall corresse un enorme rischio
personale.
“Matt tu non ce l’hai
con Mark, giusto? Tu vuoi vendicarti di me, vero?” – chiese brusco Geffen.
“Oh sì, ma sentitelo,
il grande squalo di Los Angeles, come annaspa, con il suo egocentrismo!” – lo derise
Miller.
“Niall non ti ha
fatto alcun torto, almeno questo lo devi riconoscere” – insistette, superando
Mark, per avvicinarsi sempre di più a quell’incubo, ripiombato nei suoi giorni,
senza alcun preavviso.
“Lui mi ha portato
via Mark … Ti sembra poco?!”
“Non
intenzionalmente, non sapeva neppure chi fosse e tanto meno conosceva il suo
passato”
“Credi di essere in
aula, eh stronzo??!”
“Credo che tu abbia
bisogno di aiuto, Matt e noi ci prenderemo cura di te, dimenticando questo
episodio, senza denunce, ti do la mia parola”
“Su cosa, su chi,
Glam??! Sul tuo nuovo moccioso?? Ammazzerò anche lui, te lo garantisco!” –
ruggì, distraendosi per un secondo, cercando Peter, con lo sguardo allucinato.
Niall gli diede una
gomitata secca allo stomaco, indebolendo la sua presa e facendolo barcollare.
“Scappa!!” – gli gridò
Geffen, scagliandosi su Miller, per impedirgli di riprendere Horan per la
giacca, come stava tentando di fare.
“Maledetto!!” – gli ringhiò
in faccia Matt, sferrando un colpo al suo addome, un attimo prima che Vas ed
Ivan lo brandissero per le spalle e le gambe, smorzando la sua furia.
“GLAM!!!” – la voce
di Robert lacerò l’aria, mentre il suo consorte indietreggiata, le mani premute
sul fianco, sino a cadere sul prato, che presto si intrise del suo sangue, così
come la camicia bianca dell’attore, riverso su di lui, in lacrime.
Scott si precipitò,
con Mason e Laurie, destabilizzati, ma lucidi, nel chiamare i soccorsi.
Jared perse i sensi,
mentre Kevin e Pamela erano ormai inginocchiati vicino a Glam, precipitato in
un livido baratro di silenzio.
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