Capitolo n. 43 – life
“Dove sei stato?”
La voce di Geffen gli
trafisse la schiena, mentre Robert, sgattaiolato nel locale lavanderia della
loro villa, si era cambiato e stava mettendo a lavare gli indumenti, macchiati
del sesso consumato insieme a Jude, come un ladro.
“Glam” – si voltò di
scatto, con addosso una t-shirt bianca, sui pantaloni della tuta Adidas neri.
“Non rispondevi al
telefono” – e gli si avvicinò, l’aria stanca.
“Ero … Sono passato dal
loft, a prendere delle cose” – si affrettò a spiegare, senza perdere comunque
la calma.
“E dove sono?” – Glam si
guardò intorno.
“In auto, si tratta di
copioni, vecchie sceneggiature …”
L’avvocato inspirò.
“Ok, scusa, è che …
Quel Finley, il capo di Chris, mi ha torchiato perché gli rivelassi una verità
assurda”
Downey andò ad
abbracciarlo, tirando un sospiro di sollievo, da perfetto vigliacco, quale si
sentiva.
“Quale verità, amore?”
“Che, in sostanza, ho
fatto ammazzare io, su commissione, i genitori del nostro Peter” – rivelò angosciato.
“Ma è pazzo?!” – sbottò
l’attore.
“No, è determinato ad
incastrarmi, facendosi forza di un dettaglio, anche piuttosto inquietante: l’hummer
guidato dall’assassino, è stato rubato dal parco macchine di Ivan”
“Quindi c’è qualcuno,
che sta facendo il possibile per metterti nei guai, Glam, è evidente … Senza
contare quanto successo al nostro matrimonio, con Matt”
“Infatti e di lui più
nessuna notizia, sembra sparito nel nulla.”
Zayn gli stava
accarezzando i capelli, già da qualche minuto.
Liam, con il capo sul
suo addome, lo ascoltava respirare quieto.
Avevano fatto l’amore
per l’intero pomeriggio, prendendo una camera, nell’unica stamberga del
villaggio.
Le pareti erano
talmente sottili, che sentivano ogni cosa, provenire dagli ambienti antistante
il loro, ridendo spesso, per le imprecazioni della moglie dell’oste, più
ubriaco dei suoi numerosi clienti.
Dal soffitto
penzolavano delle strisce di carta moschicida, piuttosto inquietanti.
“Secondo te, quelli
sono dei pappataci, Li?” – sussurrò, divertito.
“Uhm” – grugnì il
vulcanologo, leccandogli poi l’ombelico.
Malik ebbe un sussulto
di piacere- “Ehi, guarda che io sono a pezzi!”
Si baciarono, come due
adolescenti, toccandosi con impazienza.
Monica entrò nella
cucina da campo, un po’ trafelata.
“Salve, lei è il nuovo
cuoco?” – domandò imbarazzata, come se stesse cercando qualcuno.
Lux le sorrise, mentre
stava tagliando dei pomodori.
“Bonjour, no, non sono
il nuovo cuoco” – e rise simpatico, guardandola.
Era molto bella.
“Ah ok, ma lei è
francese, parla la nostra lingua …”
“Abbastanza. Mi chiamo
Vincent, Vincent Lux”
“Io Monica Landis …
Piacere, faccio parte delle spedizione e lei?”
“Un amico di … di Liam,
lo conosce?”
“Payne?”
“Sì, proprio lui” – e sorrise,
passando alla lattuga, ma non con sufficiente attenzione.
“Non lo trovo da
nessuna parte”
“Se ha bisogno di lui,
dovrà aspettare: credo sia andato via con un amico e ahi!”
Lux si era tagliato
accidentalmente.
“Aspetti, si lavi
subito” – la ragazza si avvicinò, aprendo i rubinetti, cercando poi di brandire
le dita dell’uomo, che si ritrasse con vigore.
“Non lo faccia!”
“Ma … Cosa le prende
Vincent?” – domandò stupita e turbata dal suo atteggiamento, mutato così
repentinamente.
“Io … Io sono malato …
Cioè” – e deglutì un paio di volte – “… Sono portatore sano del virus due, dell’Aids,
è letale”
“Sta … Sta scherzando …?”
– rise nervosa – “… Lei è sano come un pesce”
“Sì, nessun sintomo,
però potrei creare dei problemi a chi entrasse in contatto con i miei … fluidi”
– affermò serio ed avvilito, mentre puliva tutto e si fasciava con un panno
pulito.
“E’ … è solo un
taglietto …” – Monica sorrise timida.
“E’ una merda di vita” –
mormorò Lux, appoggiandosi con il dorso alla parete.
“Lo immagino … E’
sposato, ha dei figli?”
“No … Avevo Jacques, ma
è morto, diversi anni fa”
“Jacques?”
“Mio figlio” – sorrise dolce.
“Sì, che stupida, mi
scusi … E poi non so nemmeno cosa sto dicendo, lei è turbato ed io faccio
domande idiote” – arrossì.
“Ma no, facevamo
conversazione … Comunque” – inspirò – “Io ero il compagno di Zayn, l’attuale
fidanzato di Liam. Spero di non creare problemi a nessuno, dicendole queste
cose, Monica”
“So che Liam è gay, ma …
Non conosco Zayn” – sorrise anche lei.
“Sono brave persone,
con qualche casino, come tutti noi, giusto?” – replicò paterno.
“Lei sa di … di noi, di
Eric?”
“L’ho scoperto per
caso, quanto Zayn, ma ora penso sia tutto risolto, tra loro”
“Hanno chiarito? Non so
bene cosa … Avevano litigato? Perché Liam era in uno stato pietoso, dal nostro
arrivo qui” – rivelò sincera.
“E discutere sul vostro
bambino, non penso lo abbia aiutato”
“Sono faccende private,
un po’ spinose”
“Sì Monica, lo capisco
benissimo” – e si avviò all’uscita.
“Ma lei e Zayn, come
mai non state più insieme?” – domandò curiosa, ma educata.
“Non sono stato …
fortunato, in amore intendo e, perché non vi siano dubbi, il mio problema di
salute, è legato ad un altro ragazzo, l’ultimo che ho amato”
“E’ …”
“Sì, per la malattia, a
New York … Ci siamo voluti bene, davvero”
“Non ne dubito Vincent,
assolutamente.”
Geffen lo teneva tra le
sue braccia, ancora inebriato dal sapore di lui.
Robert teneva il volto
affossato nel suo collo, appagato dalle sue premure e dalla sua passione.
“Ho visto Jay … E’
molto deperito, sai?” – esordì a tono lieve Glam, fissando il soffitto.
“Lo immagino … Domenica
gli parlerò, voglio sapere se ha bisogno di qualcosa”
“Di noi, sempre” –
inspirò, stringendolo meglio e baciandolo tra i capelli.
“Dovremmo parlare dei
suoi, a Pepe … Non credi?”
“Non lo so davvero Rob”
“Magari appoggiandoci
ad uno psicologo, perché trovo giusto lui sappia, che lo volevano di nuovo con
loro, che lo amavano”
“Sei un tesoro” – e lo
fissò, baciandolo teneramente.
Il soffitto brulicava
di luci, che erano solo nella testa di Jude.
Sentì una fitta al
basso ventre, poi un rigurgito di alcol, gli inondò la bocca e le narici.
Dopo più nulla.
Almeno finché Taylor
non lo ritrovò in quello stato, riverso sul parquet del suo loft, dove Law era
tornato per vederlo, non senza portarsi un paio di bottiglie, scolandosene una
e mezza: Jude sentiva le sue urla al telefono, mentre chiamava i soccorsi.
Parlava di sangue.
Una pozza di sangue, ma
l’inglese non ne capiva la ragione, della sua ansia, nemmeno del suo richiedere
un’ambulanza.
Di nuovo più nulla.
Se non il viso di
Robert, sorridente, che gli diceva qualcosa, durante uno dei tanti appuntamenti
segreti, quando si amavano clandestinamente.
Anni prima.
Secoli prima.
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