venerdì 24 ottobre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 43

Capitolo n. 43 – life



“Dove sei stato?”

La voce di Geffen gli trafisse la schiena, mentre Robert, sgattaiolato nel locale lavanderia della loro villa, si era cambiato e stava mettendo a lavare gli indumenti, macchiati del sesso consumato insieme a Jude, come un ladro.

“Glam” – si voltò di scatto, con addosso una t-shirt bianca, sui pantaloni della tuta Adidas neri.

“Non rispondevi al telefono” – e gli si avvicinò, l’aria stanca.

“Ero … Sono passato dal loft, a prendere delle cose” – si affrettò a spiegare, senza perdere comunque la calma.

“E dove sono?” – Glam si guardò intorno.

“In auto, si tratta di copioni, vecchie sceneggiature …”

L’avvocato inspirò.

“Ok, scusa, è che … Quel Finley, il capo di Chris, mi ha torchiato perché gli rivelassi una verità assurda”

Downey andò ad abbracciarlo, tirando un sospiro di sollievo, da perfetto vigliacco, quale si sentiva.

“Quale verità, amore?”

“Che, in sostanza, ho fatto ammazzare io, su commissione, i genitori del nostro Peter” – rivelò angosciato.

“Ma è pazzo?!” – sbottò l’attore.

“No, è determinato ad incastrarmi, facendosi forza di un dettaglio, anche piuttosto inquietante: l’hummer guidato dall’assassino, è stato rubato dal parco macchine di Ivan”

“Quindi c’è qualcuno, che sta facendo il possibile per metterti nei guai, Glam, è evidente … Senza contare quanto successo al nostro matrimonio, con Matt”

“Infatti e di lui più nessuna notizia, sembra sparito nel nulla.”




Zayn gli stava accarezzando i capelli, già da qualche minuto.

Liam, con il capo sul suo addome, lo ascoltava respirare quieto.

Avevano fatto l’amore per l’intero pomeriggio, prendendo una camera, nell’unica stamberga del villaggio.

Le pareti erano talmente sottili, che sentivano ogni cosa, provenire dagli ambienti antistante il loro, ridendo spesso, per le imprecazioni della moglie dell’oste, più ubriaco dei suoi numerosi clienti.

Dal soffitto penzolavano delle strisce di carta moschicida, piuttosto inquietanti.

“Secondo te, quelli sono dei pappataci, Li?” – sussurrò, divertito.

“Uhm” – grugnì il vulcanologo, leccandogli poi l’ombelico.

Malik ebbe un sussulto di piacere- “Ehi, guarda che io sono a pezzi!”

Si baciarono, come due adolescenti, toccandosi con impazienza.




Monica entrò nella cucina da campo, un po’ trafelata.

“Salve, lei è il nuovo cuoco?” – domandò imbarazzata, come se stesse cercando qualcuno.

Lux le sorrise, mentre stava tagliando dei pomodori.

“Bonjour, no, non sono il nuovo cuoco” – e rise simpatico, guardandola.

Era molto bella.

“Ah ok, ma lei è francese, parla la nostra lingua …”

“Abbastanza. Mi chiamo Vincent, Vincent Lux”

“Io Monica Landis … Piacere, faccio parte delle spedizione e lei?”

“Un amico di … di Liam, lo conosce?”

“Payne?”

“Sì, proprio lui” – e sorrise, passando alla lattuga, ma non con sufficiente attenzione.

“Non lo trovo da nessuna parte”

“Se ha bisogno di lui, dovrà aspettare: credo sia andato via con un amico e ahi!”

Lux si era tagliato accidentalmente.

“Aspetti, si lavi subito” – la ragazza si avvicinò, aprendo i rubinetti, cercando poi di brandire le dita dell’uomo, che si ritrasse con vigore.

“Non lo faccia!”

“Ma … Cosa le prende Vincent?” – domandò stupita e turbata dal suo atteggiamento, mutato così repentinamente.

“Io … Io sono malato … Cioè” – e deglutì un paio di volte – “… Sono portatore sano del virus due, dell’Aids, è letale”

“Sta … Sta scherzando …?” – rise nervosa – “… Lei è sano come un pesce”

“Sì, nessun sintomo, però potrei creare dei problemi a chi entrasse in contatto con i miei … fluidi” – affermò serio ed avvilito, mentre puliva tutto e si fasciava con un panno pulito.

“E’ … è solo un taglietto …” – Monica sorrise timida.

“E’ una merda di vita” – mormorò Lux, appoggiandosi con il dorso alla parete.

“Lo immagino … E’ sposato, ha dei figli?”

“No … Avevo Jacques, ma è morto, diversi anni fa”

“Jacques?”

“Mio figlio” – sorrise dolce.

“Sì, che stupida, mi scusi … E poi non so nemmeno cosa sto dicendo, lei è turbato ed io faccio domande idiote” – arrossì.

“Ma no, facevamo conversazione … Comunque” – inspirò – “Io ero il compagno di Zayn, l’attuale fidanzato di Liam. Spero di non creare problemi a nessuno, dicendole queste cose, Monica”

“So che Liam è gay, ma … Non conosco Zayn” – sorrise anche lei.

“Sono brave persone, con qualche casino, come tutti noi, giusto?” – replicò paterno.

“Lei sa di … di noi, di Eric?”

“L’ho scoperto per caso, quanto Zayn, ma ora penso sia tutto risolto, tra loro”

“Hanno chiarito? Non so bene cosa … Avevano litigato? Perché Liam era in uno stato pietoso, dal nostro arrivo qui” – rivelò sincera.

“E discutere sul vostro bambino, non penso lo abbia aiutato”

“Sono faccende private, un po’ spinose”

“Sì Monica, lo capisco benissimo” – e si avviò all’uscita.

“Ma lei e Zayn, come mai non state più insieme?” – domandò curiosa, ma educata.

“Non sono stato … fortunato, in amore intendo e, perché non vi siano dubbi, il mio problema di salute, è legato ad un altro ragazzo, l’ultimo che ho amato”

“E’ …”

“Sì, per la malattia, a New York … Ci siamo voluti bene, davvero”

“Non ne dubito Vincent, assolutamente.”




Geffen lo teneva tra le sue braccia, ancora inebriato dal sapore di lui.

Robert teneva il volto affossato nel suo collo, appagato dalle sue premure e dalla sua passione.

“Ho visto Jay … E’ molto deperito, sai?” – esordì a tono lieve Glam, fissando il soffitto.

“Lo immagino … Domenica gli parlerò, voglio sapere se ha bisogno di qualcosa”

“Di noi, sempre” – inspirò, stringendolo meglio e baciandolo tra i capelli.

“Dovremmo parlare dei suoi, a Pepe … Non credi?”

“Non lo so davvero Rob”

“Magari appoggiandoci ad uno psicologo, perché trovo giusto lui sappia, che lo volevano di nuovo con loro, che lo amavano”

“Sei un tesoro” – e lo fissò, baciandolo teneramente.




Il soffitto brulicava di luci, che erano solo nella testa di Jude.

Sentì una fitta al basso ventre, poi un rigurgito di alcol, gli inondò la bocca e le narici.

Dopo più nulla.

Almeno finché Taylor non lo ritrovò in quello stato, riverso sul parquet del suo loft, dove Law era tornato per vederlo, non senza portarsi un paio di bottiglie, scolandosene una e mezza: Jude sentiva le sue urla al telefono, mentre chiamava i soccorsi.

Parlava di sangue.
Una pozza di sangue, ma l’inglese non ne capiva la ragione, della sua ansia, nemmeno del suo richiedere un’ambulanza.

Di nuovo più nulla.

Se non il viso di Robert, sorridente, che gli diceva qualcosa, durante uno dei tanti appuntamenti segreti, quando si amavano clandestinamente.
Anni prima.

Secoli prima.









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