Capitolo n. 33 – life
Geffen lo spiò
diverse volte, durante la notte, svegliandosi di continuo, quasi non riuscisse
a credere che Robert fosse lì, accanto a lui, sereno e bellissimo.
L’attore se ne rese
conto verso l’alba, del sorriso di Glam, spettatore silenzioso della sua
magnifica presenza.
“Ciao …” – gli
sorrise Downey.
“Ti ho disturbato?
Scusa …” – mormorò affettuoso, dandogli poi un lungo bacio.
Robert si fece rapire
da ogni suo respiro, dalle sua braccia grandi, forti, così i suoi gesti,
rassicuranti e possessivi, ma senza invadere, semmai proteggere, quel cuore,
quell’anima, custoditi da un corpo ancora molto attraente.
Geffen se ne
impadronì con cura, ma determinazione.
La loro simbiosi
sembrava essersi consolidata, ma il bacio di Jude, si affacciava alla mente
dell’ex, come uno sprazzo di cielo, di un colore differente dal resto, due
spicchi di ghiaccio, incastonati nel turchese degli occhi di Glam, ora fissi su
di lui, pieni di gioia, mentre gli veniva dentro copioso e totalizzante.
Louis imboccò il
viale di villa Meliti a passo veloce, dopo essere sceso dall’auto di Brent e
Brendan, che erano passati a prenderlo.
Harry e Petra
sarebbero arrivati dopo, perché la bimba amava dormire come un ghiro, le
mattine di agosto.
Con un porta abiti in
mano, Tomlinson tamburellò nervoso le dita mancine sullo stipite della soglia,
di una delle numerose camere degli ospiti.
Lux gli aprì un po’
furtivo.
“Ehi mon petit …”
“Dov’è?”
“Sta riposando, ieri
sera non ha voluto mangiare, solo un bagno caldo e poi è filato a nanna” – il
francese sorrise, facendolo accomodare, dopo averlo abbracciato con innocenza.
Malik, appena lo
vide, si rannicchiò meglio tra i cuscini, imbacuccato in un improbabile pigiama
a stelline rosa, su fondo verde, forse di Jared, recuperato chissà dove, in
quell’immensa residenza, covo di una famiglia disgregata in mille emozioni, ma
unita, quando serviva.
“Boo …!”
“Alzati e non fare la
vittima, ok?” – lo esortò, per poi precipitarsi da lui, per stringerlo a sé,
con smisurato affetto – “Ma che combini Zayn …” – sospirò rattristato dalla sua
evidente depressione.
“Se ne è andato …”
“Ma dove?”
“In Equador” –
intervenne Vincent, mentre versava caffè per tutti.
“Tu sai di Liam e …”
– “Sì, mon petit, Zayn mi ha raccontato” – ed inspirò greve.
“Carino il tuo nuovo
taglio di capelli Jay …”
Geffen lo disse,
accarezzandogli la fronte liscia, dove posò un bacio casto, gli occhi lucidi,
il fiato spezzato dalla preoccupazione.
“Mi porta indietro di
anni …” – disse piano il cantante dei Mars.
“Hai preso le
vitamine?”
“Certo … Non sverrò
durante la cerimonia, voglio godermela tutta” – e rise amorevole, i palmi
appoggiati alle spalle larghe dell’avvocato, seduto sul bordo del divano, dove
Leto stava aspettando Colin, sceso a controllare la loro prole, appena giunta
con Miss. Wong ed una schiera di baby sitter, ingaggiate per la zona bimbi,
animata da giocolieri e clown.
“Il periodo … Punk?
Emo?” – chiese improvviso l’uomo, perplesso, facendo ridere Jared.
“Sì, qualcosa del
genere …”
Geffen lo scrutò,
aggiustandogli la maglietta, sul busto magro, ma tonico.
“Vedrai che
risolveremo anche questa, Jay”
“Io ce la metto tutta
Glam” – replicò più serio, ma sommesso.
“Alla prossima terapia
ci sarò, ok?” – aggiunse dolce.
“Ma no, dai, dovrai
andare in luna di miele con Robert”
“No, non abbiamo
deciso, di sicuro visiteremo la Provenza, ci piace quel posto, ma per una
settimana, forse a settembre …” – disse vago.
“Figurati … Decollerete
con il tuo jet e arriverete alle stelle” – affermò sereno, poi si appese al suo
collo e Geffen lo avvolse energico.
“Ti amo Jay … Tu non
devi lasciarmi … Non devi”
Leto lo guardò, un
po’ smarrito, ma senza spegnere il proprio sorriso.
“Mi renderai fiero di
te, Glam, onorando l’amore di Robert … Volevo lo sapessi, perché c’è anche un
po’ del mio amore, nel suo … Non so spiegartelo, ma so che hai capito” – e
lasciò aderire la propria tempia destra, a quella opposta di Geffen, che si commosse
ulteriormente.
Ruffalo vestì
personalmente Niall, facendolo ridere come un pazzo.
Erano giunti anche
loro, alla reggia di Antonio, la sera prima, dopo il party in spiaggia,
accettando ben volentieri l’invito di Geffen stesso.
“Ma sono troppo elegante,
Mark, non è il mio stile!” – rise scanzonato il giovane.
“Sei perfetto e
vorrei rispogliarti … questi pantaloni sono troppo attillati” – e gli raccolse
i glutei sodi, con un’eccitata veemenza.
“Sono di una taglia
meno, te lo dicevo io” – si lamentò Horan, sentendosi poi sollevare dal
fidanzato, che lo baciò entusiasta del momento.
Erano terribilmente
felici.
Zayn si specchiò,
tirando su dal naso e roteando, davanti a Louis e Vincent, che approvarono.
“Vedi, ti va bene” –
esordì Tomlinson.
“Lo so Boo … Abbiamo
le stesse forme … spigolose” – e finalmente sorrise.
“Prendo le scarpe
tesoro” – si affrettò a dire Lux, guardando in diverse scatole, sparse sul
tappeto.
“Avete dormito
insieme …?” – bisbigliò Louis a Malik, che fece un cenno lieve – “Sì, ma
Vincent non voleva … è uno zuccone”
“Dobbiamo fare
qualcosa per lui”
“E’ così dolce … Con
noi, vero Boo?” – chiese timido.
“Lui è un punto
fermo, anche se oggi posso dire di sentirmi meglio accanto ad Harry”
“Davvero?” – Malik si
illuminò, sincero.
“Abbiamo … parlato …
ecco” – arrossì.
“Ne sono contento
Louis, ci siete riusciti … Era ora” – ed ammiccò, rivolgendosi poi
all’affarista, che alla fine scelse dei mocassini, simili ai suoi.
“Sono comodi,
giusto?” – domandò nel suo tipico ed affascinante accento.
Zee e Boo lo
avvolsero, soffocandolo in una morsa, carica di affezione e riconoscenza, di
cui Vincent aveva un disperato bisogno.
Come non mai.
Pepe correva avanti
ed indietro, per indossare un frac, che gli stava un incanto.
Era buffo, con il
cappello a cilindro, che Jamie gli sistemò, ripetendo con lui alcuni passi di
tip tap.
“Farai un figurone!”
– esclamò il ballerino, prendendolo poi in braccio, per passarlo ad Hopper, che
lo accolse divertito dalle sue mossettine simpatiche.
Gli amici di Geffen
erano concordi sul fatto che Peter ricordasse Lula, quando arrivò a Los
Angeles, facendo innamorare chiunque.
Soldino sembrava
arridere da ogni foto, sparsa ovunque dal nonno, da quando aveva appreso della
sua morte e dell’incredibile storia, che ne seguì, per mesi, durante la
malattia di Glam.
Glam pronto,
elegantissimo e sobrio, fermo in mezzo al salone, in attesa che Robert lo
raggiungesse, per andare, per mano, sino all’altare, allestito nell’angolo più
suggestivo, della proprietà di Meliti.
“Tesoro eccoti …”
“Pensavi me la fossi
data a gambe, amore?” – scherzò Downey, dandogli poi un bacio tenero, prima di
avanzare oltre la maestosa arcata, che separava quell’ambiente, da un
altrettanto spazioso atrio, dove decine di corbeille di fiori, erano state
dispose a semi cerchio da Pam e Carmela, sfolgoranti nei rispettivi abiti rosso
fuoco.
“Ehi cica ci siamo …”
– le disse incerto Geffen e lei ammiccò, esortandolo ad avanzare.
Robert sembrava più
calmo, ma solo in apparenza.
Pensava a Jude, suo
malgrado, a come potesse sentirsi in quegli attimi.
Un applauso si levò
fragoroso, appena la luce li investì, oltre ad una nuvola di petali e
coriandoli luccicanti.
Le bimbe ne
spargevano ovunque, con gioia, evocando i nomi degli sposi, che accelerarono
verso la loro destinazione.
Il pastore fece
accomodare gli invitati e si rivolse alla coppia, bonariamente.
Una breve
introduzione e si arrivò alle reciproche promesse, in uno scambio di sguardi
estatico, carico di aspettative.
Law lanciava sassi,
verso il vento e le onde.
Aggrottando la
fronte, lo sguardo celato da occhiali scuri, con addosso gli stessi abiti del
giorno prima ed il profumo di Robert.
Taylor arrivò senza
fare rumore.
“Vado al lavoro Jude …
Ti ho lasciato qualcosa nel microonde” – disse un po’ teso, parlando alla
schiena dell’inglese.
“Anche oggi? Di
sabato?” – bissò lui, incolore, senza smettere ciò che stava facendo.
Il giovane si
allontanò lento, ma inesorabile.
C’era anche un
biglietto, attaccato allo sportello di quell’elettrodomestico.
§
Vattene, per favore Jude. Non voglio trovarti al mio ritorno. Questo non è il
tuo posto e neppure il mio, accanto a te. Addio. Taylor §
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