lunedì 6 ottobre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 33

Capitolo n. 33 – life



Geffen lo spiò diverse volte, durante la notte, svegliandosi di continuo, quasi non riuscisse a credere che Robert fosse lì, accanto a lui, sereno e bellissimo.

L’attore se ne rese conto verso l’alba, del sorriso di Glam, spettatore silenzioso della sua magnifica presenza.

“Ciao …” – gli sorrise Downey.

“Ti ho disturbato? Scusa …” – mormorò affettuoso, dandogli poi un lungo bacio.

Robert si fece rapire da ogni suo respiro, dalle sua braccia grandi, forti, così i suoi gesti, rassicuranti e possessivi, ma senza invadere, semmai proteggere, quel cuore, quell’anima, custoditi da un corpo ancora molto attraente.

Geffen se ne impadronì con cura, ma determinazione.

La loro simbiosi sembrava essersi consolidata, ma il bacio di Jude, si affacciava alla mente dell’ex, come uno sprazzo di cielo, di un colore differente dal resto, due spicchi di ghiaccio, incastonati nel turchese degli occhi di Glam, ora fissi su di lui, pieni di gioia, mentre gli veniva dentro copioso e totalizzante.



Louis imboccò il viale di villa Meliti a passo veloce, dopo essere sceso dall’auto di Brent e Brendan, che erano passati a prenderlo.

Harry e Petra sarebbero arrivati dopo, perché la bimba amava dormire come un ghiro, le mattine di agosto.

Con un porta abiti in mano, Tomlinson tamburellò nervoso le dita mancine sullo stipite della soglia, di una delle numerose camere degli ospiti.

Lux gli aprì un po’ furtivo.

“Ehi mon petit …”

“Dov’è?”

“Sta riposando, ieri sera non ha voluto mangiare, solo un bagno caldo e poi è filato a nanna” – il francese sorrise, facendolo accomodare, dopo averlo abbracciato con innocenza.

Malik, appena lo vide, si rannicchiò meglio tra i cuscini, imbacuccato in un improbabile pigiama a stelline rosa, su fondo verde, forse di Jared, recuperato chissà dove, in quell’immensa residenza, covo di una famiglia disgregata in mille emozioni, ma unita, quando serviva.


“Boo …!”

“Alzati e non fare la vittima, ok?” – lo esortò, per poi precipitarsi da lui, per stringerlo a sé, con smisurato affetto – “Ma che combini Zayn …” – sospirò rattristato dalla sua evidente depressione.

“Se ne è andato …”

“Ma dove?”

“In Equador” – intervenne Vincent, mentre versava caffè per tutti.

“Tu sai di Liam e …” – “Sì, mon petit, Zayn mi ha raccontato” – ed inspirò greve.




“Carino il tuo nuovo taglio di capelli Jay …”

Geffen lo disse, accarezzandogli la fronte liscia, dove posò un bacio casto, gli occhi lucidi, il fiato spezzato dalla preoccupazione.

“Mi porta indietro di anni …” – disse piano il cantante dei Mars.

“Hai preso le vitamine?”

“Certo … Non sverrò durante la cerimonia, voglio godermela tutta” – e rise amorevole, i palmi appoggiati alle spalle larghe dell’avvocato, seduto sul bordo del divano, dove Leto stava aspettando Colin, sceso a controllare la loro prole, appena giunta con Miss. Wong ed una schiera di baby sitter, ingaggiate per la zona bimbi, animata da giocolieri e clown.


“Il periodo … Punk? Emo?” – chiese improvviso l’uomo, perplesso, facendo ridere Jared.

“Sì, qualcosa del genere …”

Geffen lo scrutò, aggiustandogli la maglietta, sul busto magro, ma tonico.

“Vedrai che risolveremo anche questa, Jay”

“Io ce la metto tutta Glam” – replicò più serio, ma sommesso.

“Alla prossima terapia ci sarò, ok?” – aggiunse dolce.

“Ma no, dai, dovrai andare in luna di miele con Robert”

“No, non abbiamo deciso, di sicuro visiteremo la Provenza, ci piace quel posto, ma per una settimana, forse a settembre …” – disse vago.

“Figurati … Decollerete con il tuo jet e arriverete alle stelle” – affermò sereno, poi si appese al suo collo e Geffen lo avvolse energico.

“Ti amo Jay … Tu non devi lasciarmi … Non devi”

Leto lo guardò, un po’ smarrito, ma senza spegnere il proprio sorriso.

“Mi renderai fiero di te, Glam, onorando l’amore di Robert … Volevo lo sapessi, perché c’è anche un po’ del mio amore, nel suo … Non so spiegartelo, ma so che hai capito” – e lasciò aderire la propria tempia destra, a quella opposta di Geffen, che si commosse ulteriormente.




Ruffalo vestì personalmente Niall, facendolo ridere come un pazzo.

Erano giunti anche loro, alla reggia di Antonio, la sera prima, dopo il party in spiaggia, accettando ben volentieri l’invito di Geffen stesso.

“Ma sono troppo elegante, Mark, non è il mio stile!” – rise scanzonato il giovane.

“Sei perfetto e vorrei rispogliarti … questi pantaloni sono troppo attillati” – e gli raccolse i glutei sodi, con un’eccitata veemenza.

“Sono di una taglia meno, te lo dicevo io” – si lamentò Horan, sentendosi poi sollevare dal fidanzato, che lo baciò entusiasta del momento.

Erano terribilmente felici.



Zayn si specchiò, tirando su dal naso e roteando, davanti a Louis e Vincent, che approvarono.

“Vedi, ti va bene” – esordì Tomlinson.

“Lo so Boo … Abbiamo le stesse forme … spigolose” – e finalmente sorrise.

“Prendo le scarpe tesoro” – si affrettò a dire Lux, guardando in diverse scatole, sparse sul tappeto.


“Avete dormito insieme …?” – bisbigliò Louis a Malik, che fece un cenno lieve – “Sì, ma Vincent non voleva … è uno zuccone”

“Dobbiamo fare qualcosa per lui”

“E’ così dolce … Con noi, vero Boo?” – chiese timido.

“Lui è un punto fermo, anche se oggi posso dire di sentirmi meglio accanto ad Harry”

“Davvero?” – Malik si illuminò, sincero.

“Abbiamo … parlato … ecco” – arrossì.

“Ne sono contento Louis, ci siete riusciti … Era ora” – ed ammiccò, rivolgendosi poi all’affarista, che alla fine scelse dei mocassini, simili ai suoi.

“Sono comodi, giusto?” – domandò nel suo tipico ed affascinante accento.

Zee e Boo lo avvolsero, soffocandolo in una morsa, carica di affezione e riconoscenza, di cui Vincent aveva un disperato bisogno.

Come non mai.




Pepe correva avanti ed indietro, per indossare un frac, che gli stava un incanto.

Era buffo, con il cappello a cilindro, che Jamie gli sistemò, ripetendo con lui alcuni passi di tip tap.

“Farai un figurone!” – esclamò il ballerino, prendendolo poi in braccio, per passarlo ad Hopper, che lo accolse divertito dalle sue mossettine simpatiche.

Gli amici di Geffen erano concordi sul fatto che Peter ricordasse Lula, quando arrivò a Los Angeles, facendo innamorare chiunque.

Soldino sembrava arridere da ogni foto, sparsa ovunque dal nonno, da quando aveva appreso della sua morte e dell’incredibile storia, che ne seguì, per mesi, durante la malattia di Glam.

Glam pronto, elegantissimo e sobrio, fermo in mezzo al salone, in attesa che Robert lo raggiungesse, per andare, per mano, sino all’altare, allestito nell’angolo più suggestivo, della proprietà di Meliti.


“Tesoro eccoti …”

“Pensavi me la fossi data a gambe, amore?” – scherzò Downey, dandogli poi un bacio tenero, prima di avanzare oltre la maestosa arcata, che separava quell’ambiente, da un altrettanto spazioso atrio, dove decine di corbeille di fiori, erano state dispose a semi cerchio da Pam e Carmela, sfolgoranti nei rispettivi abiti rosso fuoco.

“Ehi cica ci siamo …” – le disse incerto Geffen e lei ammiccò, esortandolo ad avanzare.

Robert sembrava più calmo, ma solo in apparenza.

Pensava a Jude, suo malgrado, a come potesse sentirsi in quegli attimi.

Un applauso si levò fragoroso, appena la luce li investì, oltre ad una nuvola di petali e coriandoli luccicanti.

Le bimbe ne spargevano ovunque, con gioia, evocando i nomi degli sposi, che accelerarono verso la loro destinazione.

Il pastore fece accomodare gli invitati e si rivolse alla coppia, bonariamente.

Una breve introduzione e si arrivò alle reciproche promesse, in uno scambio di sguardi estatico, carico di aspettative.




Law lanciava sassi, verso il vento e le onde.

Aggrottando la fronte, lo sguardo celato da occhiali scuri, con addosso gli stessi abiti del giorno prima ed il profumo di Robert.

Taylor arrivò senza fare rumore.

“Vado al lavoro Jude … Ti ho lasciato qualcosa nel microonde” – disse un po’ teso, parlando alla schiena dell’inglese.


“Anche oggi? Di sabato?” – bissò lui, incolore, senza smettere ciò che stava facendo.

Il giovane si allontanò lento, ma inesorabile.

C’era anche un biglietto, attaccato allo sportello di quell’elettrodomestico.

§ Vattene, per favore Jude. Non voglio trovarti al mio ritorno. Questo non è il tuo posto e neppure il mio, accanto a te. Addio. Taylor §












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