sabato 4 ottobre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 32

Capitolo n. 32 – life



Una lunga doccia sembrò riportarlo ad una lucida sobrietà.

Jude si specchiò, spargendo del dopo barba in crema, sul volto non del tutto devastato dalle ultime ore di eccessi, lisciandosi le guance un paio di volte, ad occhi chiusi e depressi.

Prese poi il cellulare ed inviò un sms, che gli frullava in testa da un paio d’ore.

Taylor era sceso a prendere qualcosa per cena, anche per non urtare oltre, il proprio insofferente coinquilino.

Tra loro, a parte il sesso, sembrava non funzionare niente.



Downey raccolse le bambole di Diamond e Camilla, notando che le bimbe stavano giocando con Peter ed i gemelli di Geffen, in terrazza con Pamela.

Erano a villa Meliti e le figlie di Robert sembravano avere compreso le ragioni della separazione dei genitori.

Camilla aveva affrontato il padre con un discorso molto nitido ed affettuoso.
Dady aveva disegnato ciò che pensava, esprimendo poi a voce, il proprio amore anche a Glam, zio Glam, che sia lei che la sorellina, adoravano da sempre.

L’attore ne rimase piacevolmente stupito, anche se aveva affrontato certi discorsi con loro, già al momento della separazione da Law.

Quando il moro lesse il suo messaggio, ebbe un tremito.

“Glam, devo sbrigare un paio di cose, ci vediamo a … Dove ci vediamo, a proposito, per questa notte?” – e sorrise incantevole.

“Torna qui, direi che è l’ideale, così siamo già sul posto, domattina … Che ne pensi, amore?” – e lo baciò, distante da sguardi indiscreti.




Harry gli porse una dalia arancione, accompagnandola con un sommesso – “Scusami Boo …”

Louis lo guardò, il respiro un po’ corto: quel gesto lo stava emozionando, così come il profumo degli zigomi di Styles, che ben presto sfiorarono i suoi, timidamente.

Da un chiosco poco distante, un vecchio juke box rimandava il suono un po’ ridondante, di alcuni successi anni ottanta.

La spiaggia era ormai deserta, a parte loro.

Petra era andata dal nonno, con Vincent, su piena approvazione di Harry, che gli aveva chiesto perdono, dopo avere saltato almeno tre, dei suoi inviti, sempre gentili ed affettuosi.

Lux lo aveva abbracciato con tenerezza.

La stessa, che ora, Harry metteva, nello stringere a sé Louis, dondolandosi lieve con lui – “Me lo concedi questo ballo, amore?” – chiese con le iridi lucide e pulite.

Tomlinson annuì, le farfalle nello stomaco.

C’era solo lui, al mondo, in quell’imbrunire, in quel preciso istante.




Un maglioncino di cotone, tinta corda, su pantaloni avorio, in lino, abiti comodi sulla pelle nuda e dorata, le infradito e nient’altro, se non il suo volto pulito ed intenso, fermo verso l’orizzonte.

Downey lo guardò, per un lungo attimo, prima di uscire in terrazza, dove Jude stava seduto sopra una panca in legno bianco.

Identica a quella che anche lui aveva al loft, fronte oceano, appena lasciato, in vista del trasferimento alla nuova villa di Malibu, acquistata con Geffen.


Law si accorse di lui e gli sorrise, senza muoversi.

Si stavano contemplando a vicenda, con una serenità inconsueta e stranamente ritrovata, da qualche parte, nei loro cuori, così provati dagli ultimi litigi.

“Ciao Jude … Era aperto e”

“Hai fatto bene, accomodati … se vuoi” – replicò gentile ed ogni gesto, ogni sua parola, sarebbero stati in quel modo, durante quell’incontro a sorpresa con l’ex.

L’americano prese posto al suo fianco, unendosi a lui, nel rivolgere lo sguardo verso il mare.

C’era quiete, dopo una giornata di sole, sulla costa californiana.

Era agosto, una miriade di turisti ovunque, anche un po’ di falsa allegria, dai cartelloni pubblicitari.

I neon degli stessi si stavano accendendo a catena, creando un effetto luna park, piuttosto divertente.

Il chiasso dal boulevard, il traffico, Los Angeles non cambiava mai.

“La foto del ragazzo sulla mensola dell’ingresso … E’ molto bello” – esordì Downey, con pacatezza, immobile, ma tranquillo.

“Si chiama Taylor, dovresti conoscerlo, ha lavorato con Phil e Colin”

“Già, ecco dove l’avevo visto … Taylor … Sì, Taylor”

“E’ un po’ sbandato, come me …” – rise piano, quasi timido, abbassando il capo stempiato e rasato.

Era in ordine, dopo tanto disordine.

Law portava ancora le fedi, quella di nozze e del rinnovo delle promesse.

Robert unicamente la vera dei Mars, che tanto era piaciuta a Jared, come scelta.

Il cantante glielo disse durante il party di Antonio, quando Downey andò a salutarlo, colpito dal suo candore, da una saggezza consapevole, nell’accogliere la notizia del suo matrimonio con Geffen.


“State insieme, Jude?” – e lo guardò.

“Non lo so Rob … Non so bene ciò che faccio, ti importa?” – e tirò su dal naso, arricciandolo appena, mentre lo fissava a propria volta, adesso.

“A me importa che tu sia felice”

“Lo vorrei, ma non ci sono mai riuscito davvero, se non con te” – bissò triste, ma con un sorriso sincero.

“Abbiamo sprecato tanto … di noi”

“Lo so Robert” – ed annuì, come a rimarcare quella considerazione, mordendosi le labbra.

“Avremo ancora tanto da condividere, comunque, per le bimbe e”

“Lo so” – lo interruppe, ma con educazione, prendendogli delicatamente la mano sinistra, con la propria.

Si alzarono, lenti, mettendosi speculari, non senza provare un brivido intenso ed identico.

Una lacrima stillò dai carboni liquidi di Robert e si unì a quella, che segno il profilo di Jude, ora incastrato in quello del compagno di una vita.

Del suo amore.
L’unico.
Vero.

Si baciarono, con timore, senza eccedere, con sconfinata tenerezza.

“Ti amo Robert …” – e non si separò da lui, dal suo viso, così bello, non ancora.

“Anch’io Jude …” – mormorò in crisi di ossigeno e di pensieri.

“Per domani, volevo farti … i miei auguri … sul serio” – balbettò, staccandosi, tenendolo ancora per le mani.

Downey lo strinse forte a sé d’impeto.

“Grazie Jude”

“Tornerai …? Qui o … dove sarò” – ripresero a guardarsi, su quella domanda dell’inglese, che accennò un sorriso.

“Io tornerò sempre da te”

Un rumore li distrasse e sciolse il loro intreccio.

Taylor era arrivato, fermandosi composto sulla soglia.

“Buonasera … Se volete vi lascio soli e” – disse, con un filo di voce, il giovane.

“No, no, ciao Taylor” – lo salutò Robert, con dolcezza, lasciando andare Jude, non senza dargli una carezza sul fianco – “Stavo per andarmene …” – e lo scrutò intenso.

“Ok …”

“Comunque vada, abbiate cura di voi” – aggiunse l’artista, prima di scivolare via, senza che Jude disse una sola parola, se non un

“Arrivederci Rob.”




Le tavole di quel ricovero attrezzi, pungevano attraverso la t-shirt dei Queen, ma a Louis non importava.


Gli importava solo di Harry, che lo teneva lì contro, sollevandolo per le cosce magre, risalendo in lui, mentre lo baciava, inchiodato alla sua bocca, dalle braccia di Boo, incrociate dietro la propria nuca.

“Ti amo … Ti amo tanto Louis”

Piangevano e sorridevano, tornando a baciarsi e poi ad ammirarsi, felici, godendo più del loro ritrovarsi, che di quell’amplesso meraviglioso.

Poi ogni cosa si calmò ed il tempo rimase appeso alle ultime note di quel brano struggente, come il respiro di Styles, mescolato al suo, che non avrebbe più voluto uscire di lì.

Tutto poteva attendere, ma non il loro futuro.
I loro progetti.

Volevano ricominciare ed il punto di partenza era stato fissato, in quel frammento di tempo, così profondo, di appartenenza e solidarietà, di fiducia.

Erano nuovamente complici.
Più che mai.




Payne non rispose alle numerose chiamate di Zayn.

Questi, decise infine di tornare all’appartamento, sperando di trovarci anche il fidanzato, ma scoprì esclusivamente l’armadio vuoto, dalla parte di Liam, così come erano spariti gli appunti ed il biglietto per l’Equador.

Malik ricompose il numero, sconfortato, ma finalmente Li rispose.


“Dove sei?” – esordì in piena agitazione il paleontologo.

“Non importa Zee … Come ti senti?” – domandò stanco nel tono, un po’ roco.

“Malissimo senza di te … Vengo a prenderti” – e stava per piangere.

“No, lascia stare … E’ meglio così, staremo lontani per un po’, tu sai dove sto andando”

“Lo so, certo, ma voglio parlarti, prima che tu vada via, ti prego Liam!”

“Stanno chiamando il mio volo … Ho anticipato di qualche ora … Fai buon viaggio con tuo padre, ma non salutarmelo, lui ci vuole separare, spero tu lo capisca Zee”

“Ma non è vero …” – sbottò in lacrime, esausto, crollando sul parquet.

“Io so badare a me stesso, non ho bisogno di droghe … Avevo bisogno di te, semmai, che … che mi credessi”

“Ok, ti credo Liam e ti chiedo scusa” – replicò, deglutendo amaro.

“No, mi spiace … E’ tardi, ma … Ma non per noi … Ti chiamo quando sono sul posto, non stare in pena piccolo … Ti voglio bene Zayn” – e chiuse, spegnendo il telefono, mentre si dirigeva svelto all’imbarco.




Robert posò le chiavi dell’auto, sopra al cassettone, dove spiccavano decine di foto dei nipotini di Meliti.

Quella di Pepe era posta davanti al resto di cornici in argento massiccio, come quello che contornava uno splendido primo piano di Lula, appeso al muro.


Geffen, amorevole ed attento, lo cinse da dietro e Downey ebbe un lieve sussulto.

“Hai sistemato tutto?” – domandò il legale, baciandolo caldo nel collo.

“Sì, Glam, credo di sì …” – e roteò in suo favore, baciandolo.

Convinto.

“Tesoro adorato …” – sospirò Geffen, segnando i suoi zigomi, con i pollici, per tornare poi a baciarlo.


Fuori, nel buio, l’ultima stella andava ad infiammarsi, bucando l’oscurità ed il cuore di qualcuno.














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