Capitolo n. 37 – life
Louis prese un po’ di
marmellata ed alcune fette biscottate, dall’enorme buffet allestito nella sala
per le colazioni, da Carmela e le sue collaboratrici domestiche, rigorosamente
italiane.
“Quanto ben di Dio”
La voce cristallina
di Horan, gli arrivò dritta in mezzo alla schiena.
“Ciao …” – disse
sommesso Boo – “Come ti senti?”
“Sopravvissuto ad It”
– scherzò il biondino, caricando un vassoio, anche per Mark, rimasto ad oziare
in camera.
Ruffalo aveva
proposto di ripartire per Londra, così da esaurire gli ultimi scampi di
vacanza, prima di tornare al lavoro, ma, soprattutto, per allontanarsi da Los
Angeles ed il fantasma, troppo concreto, di Matt Miller.
“Mi dispiace per
quanto ti è successo … Anche ad Harry e Petra, ovvio” – abbozzò a disagio,
versandosi un po’ di spremuta.
“Mi manca tanto … La
vostra bimba” – replicò limpido e Tomlinson avvampò.
Zayn spuntò dalla
veranda, con un sorriso – “Ehi, ne prepari un bicchiere anche a me e Vincent?
Siamo in giardino”
“Ciao, tutto ok?” –
lo accolse con trasporto Boo.
“Sì, sono in
partenza, ho deciso di andare in Equador, sulle tracce di Liam e Vincent verrà
con me, che ne pensi?” – rivelò Malik, ignorando volutamente Horan.
Questi, era rimasto
alla sezione dolci, a spiare il loro atteggiamento complice e spontaneo.
“Penso sia
meraviglioso Zee” – esitò perplesso.
“Mio padre si è
incazzato, perché non lo raggiungo in Egitto per la nostra spedizione, ma vada
al diavolo, io voglio Liam” – bissò un po’ brusco, pentendosi subito di avere
parlato così di George Malik.
“Non essere severo
con il tuo vecchio” – Louis sorrise – “Lui vuole solo proteggerti”
“Sì, ok, mi sono
lasciato prendere da … Ok, lasciamo stare, sono discorsi che mi ha fatto Liam,
peraltro da me contestati”
“Ecco vedi, hai dei
genitori fantastici, che ti hanno sempre assecondato”
“Lo so Boo, ogni
tanto me lo dimentico” – ed inspirò, sbirciando Niall.
Horan fece
dietrofront, senza aggiungere nulla, se non un pallido saluto alla coppia di
amici, che rimase a chiacchierare ancora per qualche minuto, prima di uscire
nel parco, in attesa che scendessero anche Petra ed Harry.
Robert si risvegliò
sul petto di Geffen.
Peter era stato
sistemato in un lettino, accanto al giaciglio dell’avvocato, che iniziò a
stiracchiarsi, facendo dispetti al consorte, non in vena di scaramucce, tra neo
sposi.
Eppure il coraggio di
dirgli la verità, su di sé e Jude, gli mancò, fin dal primo sorriso di Glam.
“Voglio andare a
casa, sai? Nella nostra nuova casa, Rob … Con il nostro cucciolo e molte
bottiglie di champagne” – rise, cercando le ciabatte nel comodino.
“Non dovremmo chiamare
Scott, per un controllo?”
“Sì, ora suono il
campanello … Tu vuoi qualche ricostituente, un tonico? Non so Rob, per
sollevarti il morale: mi sembri ancora così spaventato”
“Ho solo bisogno di
stare insieme a te, Glam …”
“Per parlare? Spero
in progetti migliori” – e gli fece l’occhiolino, prima di solleticare i piedini
di Pepe, che rise gioioso, appendendosi subito al suo collo.
“Ciao papà Glam, ciao
papi Rob!” – esordì simpatico, tendendo poi le mani all’attore, che lo strinse
amorevole.
“Piccolo mio … Come
stai?”
“Mmmm una favola!” –
e gli schioccò un bacio sulla guancia sinistra.
“Bene, vedo che stai
recuperando tesoro, niente flebo per te … Ora, però, vorrei andare da Jared, se
non ti dispiace …”
“No Glam, io penso a
Pepe ed al suo latte con i biscotti” – replicò dolcemente.
“E cioccolato!” –
esclamò il bimbo, per poi aiutare Geffen a sistemarsi su di una sedia a rotelle.
“Non si sa mai … Se
dovessi incrociare un giornalista … o peggio” – rise scanzonato.
“Peggio?”
“Hugh Laurie, ad
esempio: mi tratta sempre come un alieno, in circostanze come queste” – spiegò
buffo, per poi imboccare il corridoio, destinazione Oncologia.
Colin stava
affacciato alle finestre, concentrato sul brulichio di persone, nel loro
andirivieni tra il parcheggio e l’ingresso dell’ospedale.
“Credo ci siano delle
ragazze mozzafiato laggiù, vero? … Sei in trance Cole”
Leto rise, facendolo sussultare.
“Oh no, ma che dici
…” – e tornò da lui, attaccato a diverse apparecchiature.
La seduta in corso
non era effettuata in isolamento, anche se l’accesso era limitato a poche
persone autorizzate da Mason.
“Che hai Cole? Mi
sembri più cupo del solito: so che questa esperienza è logorante”
“Tu che ti fai carico
del mio disagio, anziché” – poi si ossigenò – “… Non finirai mai di stupirmi
Jay” – e sorrise, dandogli un bacio carico di gratitudine.
Il leader dei Mars
gli accarezzò gli zigomi ispidi, con delicatezza.
“Comunque non hai
risposto” – rise leggero.
“Temo di avere combinato
un bel pasticcio Jared”
“In che senso?”
“Con Jude,
avvisandolo di quanto accaduto a Glam e … a Robert” – ed inspirò serio.
“Si sono incontrati?
Jude e Rob intendo”
Farrell annuì,
massaggiandosi la nuca.
“Colin …”
“E’ stata una
debolezza, non so darti altre spiegazioni, non posso, in fondo, perché a mia
volta mi sono incazzato con Jude, ma lui non aveva l’aria di chi si è approfittato
di una circostanza simile, anzi, mi sembrava sconvolto … alla deriva”
Leto si ammutolì,
mentre pensieri di ogni genere si accavallarono burrascosi nella sua mente e
nel suo cuore.
Geffen bussò al vetro
in quell’attimo.
“Permesso …”
“Glam … Aspetta ti
aiuto” – l’irlandese lo raggiunse subito, ma lui si alzò dal suo mezzo di
trasporto non indispensabile.
“E’ solo un trucco,
per i ficcanaso Colin, in ogni caso grazie” – rise, dando poi un buffetto a
Jared – “Ciao campione, una promessa è una promessa”
“Ciao … Sì, lo so, le
tue sono granitiche in effetti …”
Farrell lo fissò,
senza proferire parola.
“Vedo che hai quasi
terminato Jay, potremmo andarcene tutti insieme: ora chiamo Vas, non ne posso
più di questa galera e dell’odore di disinfettante” – propose il legale,
recuperando il cellulare dalle tasche della vestaglia in seta blu notte.
“D’accordo, sono un
po’ stanco, spero che i gastroprotettori funzionino stavolta” – sospirò il
cantante.
Colin gli sfiorò le
tempie con un bacio adorante.
“Tesoro stai
tranquillo, ok?” – “Sì, sarò un’ameba fluttuante” – scherzò Leto, chiudendo le
palpebre per qualche minuto.
Il sorriso di Styles,
gli fece rimescolare le pulsazioni in gola, quello di Petra, invece, lo
commosse.
“Zio Niall!”
“Principessa … Ciao” –
e la sollevò con facilità, mentre Harry gli si accostava, con uno sguardo colmo
di attenzione.
“Volevo ringraziarti,
per avere allontanato la bimba in tempo, da quel pazzo furioso”
“Buongiorno Harry …” –
Horan lo guardò innocente.
“Ciao Niall …”
Si abbracciarono.
“Mi dispiace, per …
Per tutto e volevo scusarmi” – mormorò mesto Styles.
“Dimentichiamo tutto,
però Louis è gelido con me, lo capisco, vorrei tanto che … Ma lasciamo stare” –
gli bisbigliò, quasi furtivo, mentre la cucciola assaggiava i biscotti, che
Horan stava portando a Mark, appena spuntato sulla soglia della loro camera.
L’occhiata, che l’infermiere
lanciò ad Harry, fu più che esaustiva.
“Tesoro, abbi pazienza,
ma il tenente Hemsworth ci ha convocati: se mi raggiungi ne parliamo, ok?” –
Ruffalo gli si rivolse educato, senza muoversi.
“Sì, arrivo … Ci si
vede in giro, ciao Haz, fai la brava Petra” – e, con un sorriso di circostanza,
si dileguò in fretta dalla loro vista, altrettanto emozionata.
Mark richiuse,
appoggiandosi all’uscio, serigrafato d’oro e di bianco.
“Potremmo metterci
una pietra sopra?” – domandò un po’ spento il ragazzo.
“Su cosa piccolo?” –
e gli andò vicino, cingendolo da dietro.
“Su Harry e quanto
accaduto quel giorno del cavolo” – sbuffò.
Ruffalo lo voltò a sé,
stringendolo amorevole.
“Non riesco a
guardarlo con molto rispetto e considerazione, lo riconosco Niall”
“Non pretendo tanto,
però”
“Però tu veneri
quella bambina” – e gli sorrise innamorato.
Horan annuì,
mordendosi il labbro inferiore.
“E per Matt, io non
intendo denunciarlo … Volevo discuterne con te, Mark, perché so cosa vuole dire
essere lasciati soli, relegati a” – e singhiozzò, un po’ fuori controllo, l’addome
tremante.
“Tesoro, calmati”
Niall si appese a
lui, come in crisi di ossigeno – “Io non so cosa farei, se dovessi perderti,
quindi Matt è da perdonare e non condannare alla prigione, dove lo massacrerebbero”
“Faremo come
desideri, ma non agitarti così … Vieni, stenditi!” – e lo portò sul divano,
componendo un numero dalla rubrica del proprio palmare.
Era quello di Brendan
Laurie.
Geffen li stava
spiando da un po’, terribilmente coinvolto dalla dolcezza di Robert, nell’interagire
con il loro Peter.
Loro,
finalmente.
“Ecco qui il nostro
ometto” – Downey sorrise, allacciando la camiciola in lino verde al bimbo, che
lo guardava, come incantato, quanto l’altro padre.
“Papà Glam è guarito,
vero papi?”
“Sì, a quanto pare,
lui è indistruttibile” - sussurrò complice.
“E ci vuole un mondo
di bene! E’ … Un super eroe!” – Pepe rise solare, avvinghiandosi al collo dell’artista,
che si spostò con lui, sino al davanzale.
Giù in strada, un’auto
stava accostando al marciapiede: da una panchina, si alzò Jude, piuttosto
stropicciato nei gesti e nell’aspetto.
Robert perse un
battito.
Appena la fuoriserie
ripartì, gli sembrò di scorgere Taylor alla guida del bolide, giallo fiammante.
“Papà!”
Peter accolse Glam
con uno dei suoi sorrisi più belli.
Robert era su di un
altro pianeta, ma abbozzò la migliore delle sue espressioni, mentre il suo
corpo stava tremando.
Geffen non aveva
tempo per soffermarsi su quei dettagli, che si ostinava a collegare al trauma
subito dal compagno, sbagliando clamorosamente.
Un errore, al quale
Jared avrebbe potuto rimediare, ma Colin gli chiese di non farlo, di non
intromettersi, anche se a piena ragione.
Il tempo avrebbe dato
la giusta soluzione ad ogni cosa.
Farrell ne era
tristemente certo.
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