lunedì 13 ottobre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 37

Capitolo n. 37 – life



Louis prese un po’ di marmellata ed alcune fette biscottate, dall’enorme buffet allestito nella sala per le colazioni, da Carmela e le sue collaboratrici domestiche, rigorosamente italiane.

“Quanto ben di Dio”

La voce cristallina di Horan, gli arrivò dritta in mezzo alla schiena.

“Ciao …” – disse sommesso Boo – “Come ti senti?”

“Sopravvissuto ad It” – scherzò il biondino, caricando un vassoio, anche per Mark, rimasto ad oziare in camera.

Ruffalo aveva proposto di ripartire per Londra, così da esaurire gli ultimi scampi di vacanza, prima di tornare al lavoro, ma, soprattutto, per allontanarsi da Los Angeles ed il fantasma, troppo concreto, di Matt Miller.


“Mi dispiace per quanto ti è successo … Anche ad Harry e Petra, ovvio” – abbozzò a disagio, versandosi un po’ di spremuta.

“Mi manca tanto … La vostra bimba” – replicò limpido e Tomlinson avvampò.

Zayn spuntò dalla veranda, con un sorriso – “Ehi, ne prepari un bicchiere anche a me e Vincent? Siamo in giardino”

“Ciao, tutto ok?” – lo accolse con trasporto Boo.

“Sì, sono in partenza, ho deciso di andare in Equador, sulle tracce di Liam e Vincent verrà con me, che ne pensi?” – rivelò Malik, ignorando volutamente Horan.

Questi, era rimasto alla sezione dolci, a spiare il loro atteggiamento complice e spontaneo.

“Penso sia meraviglioso Zee” – esitò perplesso.

“Mio padre si è incazzato, perché non lo raggiungo in Egitto per la nostra spedizione, ma vada al diavolo, io voglio Liam” – bissò un po’ brusco, pentendosi subito di avere parlato così di George Malik.

“Non essere severo con il tuo vecchio” – Louis sorrise – “Lui vuole solo proteggerti”

“Sì, ok, mi sono lasciato prendere da … Ok, lasciamo stare, sono discorsi che mi ha fatto Liam, peraltro da me contestati”

“Ecco vedi, hai dei genitori fantastici, che ti hanno sempre assecondato”

“Lo so Boo, ogni tanto me lo dimentico” – ed inspirò, sbirciando Niall.

Horan fece dietrofront, senza aggiungere nulla, se non un pallido saluto alla coppia di amici, che rimase a chiacchierare ancora per qualche minuto, prima di uscire nel parco, in attesa che scendessero anche Petra ed Harry.



Robert si risvegliò sul petto di Geffen.

Peter era stato sistemato in un lettino, accanto al giaciglio dell’avvocato, che iniziò a stiracchiarsi, facendo dispetti al consorte, non in vena di scaramucce, tra neo sposi.

Eppure il coraggio di dirgli la verità, su di sé e Jude, gli mancò, fin dal primo sorriso di Glam.

“Voglio andare a casa, sai? Nella nostra nuova casa, Rob … Con il nostro cucciolo e molte bottiglie di champagne” – rise, cercando le ciabatte nel comodino.

“Non dovremmo chiamare Scott, per un controllo?”

“Sì, ora suono il campanello … Tu vuoi qualche ricostituente, un tonico? Non so Rob, per sollevarti il morale: mi sembri ancora così spaventato”

“Ho solo bisogno di stare insieme a te, Glam …”

“Per parlare? Spero in progetti migliori” – e gli fece l’occhiolino, prima di solleticare i piedini di Pepe, che rise gioioso, appendendosi subito al suo collo.

“Ciao papà Glam, ciao papi Rob!” – esordì simpatico, tendendo poi le mani all’attore, che lo strinse amorevole.

“Piccolo mio … Come stai?”

“Mmmm una favola!” – e gli schioccò un bacio sulla guancia sinistra.

“Bene, vedo che stai recuperando tesoro, niente flebo per te … Ora, però, vorrei andare da Jared, se non ti dispiace …”

“No Glam, io penso a Pepe ed al suo latte con i biscotti” – replicò dolcemente.

“E cioccolato!” – esclamò il bimbo, per poi aiutare Geffen a sistemarsi su di una sedia a rotelle.

“Non si sa mai … Se dovessi incrociare un giornalista … o peggio” – rise scanzonato.

“Peggio?”

“Hugh Laurie, ad esempio: mi tratta sempre come un alieno, in circostanze come queste” – spiegò buffo, per poi imboccare il corridoio, destinazione Oncologia.




Colin stava affacciato alle finestre, concentrato sul brulichio di persone, nel loro andirivieni tra il parcheggio e l’ingresso dell’ospedale.


“Credo ci siano delle ragazze mozzafiato laggiù, vero? … Sei in trance Cole”

Leto rise, facendolo sussultare.

“Oh no, ma che dici …” – e tornò da lui, attaccato a diverse apparecchiature.

La seduta in corso non era effettuata in isolamento, anche se l’accesso era limitato a poche persone autorizzate da Mason.

“Che hai Cole? Mi sembri più cupo del solito: so che questa esperienza è logorante”

“Tu che ti fai carico del mio disagio, anziché” – poi si ossigenò – “… Non finirai mai di stupirmi Jay” – e sorrise, dandogli un bacio carico di gratitudine.

Il leader dei Mars gli accarezzò gli zigomi ispidi, con delicatezza.

“Comunque non hai risposto” – rise leggero.

“Temo di avere combinato un bel pasticcio Jared”

“In che senso?”

“Con Jude, avvisandolo di quanto accaduto a Glam e … a Robert” – ed inspirò serio.

“Si sono incontrati? Jude e Rob intendo”

Farrell annuì, massaggiandosi la nuca.

“Colin …”

“E’ stata una debolezza, non so darti altre spiegazioni, non posso, in fondo, perché a mia volta mi sono incazzato con Jude, ma lui non aveva l’aria di chi si è approfittato di una circostanza simile, anzi, mi sembrava sconvolto … alla deriva”

Leto si ammutolì, mentre pensieri di ogni genere si accavallarono burrascosi nella sua mente e nel suo cuore.


Geffen bussò al vetro in quell’attimo.

“Permesso …”

“Glam … Aspetta ti aiuto” – l’irlandese lo raggiunse subito, ma lui si alzò dal suo mezzo di trasporto non indispensabile.

“E’ solo un trucco, per i ficcanaso Colin, in ogni caso grazie” – rise, dando poi un buffetto a Jared – “Ciao campione, una promessa è una promessa”

“Ciao … Sì, lo so, le tue sono granitiche in effetti …”

Farrell lo fissò, senza proferire parola.

“Vedo che hai quasi terminato Jay, potremmo andarcene tutti insieme: ora chiamo Vas, non ne posso più di questa galera e dell’odore di disinfettante” – propose il legale, recuperando il cellulare dalle tasche della vestaglia in seta blu notte.

“D’accordo, sono un po’ stanco, spero che i gastroprotettori funzionino stavolta” – sospirò il cantante.

Colin gli sfiorò le tempie con un bacio adorante.

“Tesoro stai tranquillo, ok?” – “Sì, sarò un’ameba fluttuante” – scherzò Leto, chiudendo le palpebre per qualche minuto.



Il sorriso di Styles, gli fece rimescolare le pulsazioni in gola, quello di Petra, invece, lo commosse.

“Zio Niall!”

“Principessa … Ciao” – e la sollevò con facilità, mentre Harry gli si accostava, con uno sguardo colmo di attenzione.

“Volevo ringraziarti, per avere allontanato la bimba in tempo, da quel pazzo furioso”

“Buongiorno Harry …” – Horan lo guardò innocente.

“Ciao Niall …”

Si abbracciarono.

“Mi dispiace, per … Per tutto e volevo scusarmi” – mormorò mesto Styles.

“Dimentichiamo tutto, però Louis è gelido con me, lo capisco, vorrei tanto che … Ma lasciamo stare” – gli bisbigliò, quasi furtivo, mentre la cucciola assaggiava i biscotti, che Horan stava portando a Mark, appena spuntato sulla soglia della loro camera.

L’occhiata, che l’infermiere lanciò ad Harry, fu più che esaustiva.

“Tesoro, abbi pazienza, ma il tenente Hemsworth ci ha convocati: se mi raggiungi ne parliamo, ok?” – Ruffalo gli si rivolse educato, senza muoversi.

“Sì, arrivo … Ci si vede in giro, ciao Haz, fai la brava Petra” – e, con un sorriso di circostanza, si dileguò in fretta dalla loro vista, altrettanto emozionata.



Mark richiuse, appoggiandosi all’uscio, serigrafato d’oro e di bianco.

“Potremmo metterci una pietra sopra?” – domandò un po’ spento il ragazzo.

“Su cosa piccolo?” – e gli andò vicino, cingendolo da dietro.

“Su Harry e quanto accaduto quel giorno del cavolo” – sbuffò.

Ruffalo lo voltò a sé, stringendolo amorevole.

“Non riesco a guardarlo con molto rispetto e considerazione, lo riconosco Niall”

“Non pretendo tanto, però”

“Però tu veneri quella bambina” – e gli sorrise innamorato.

Horan annuì, mordendosi il labbro inferiore.

“E per Matt, io non intendo denunciarlo … Volevo discuterne con te, Mark, perché so cosa vuole dire essere lasciati soli, relegati a” – e singhiozzò, un po’ fuori controllo, l’addome tremante.

“Tesoro, calmati”

Niall si appese a lui, come in crisi di ossigeno – “Io non so cosa farei, se dovessi perderti, quindi Matt è da perdonare e non condannare alla prigione, dove lo massacrerebbero”

“Faremo come desideri, ma non agitarti così … Vieni, stenditi!” – e lo portò sul divano, componendo un numero dalla rubrica del proprio palmare.

Era quello di Brendan Laurie.




Geffen li stava spiando da un po’, terribilmente coinvolto dalla dolcezza di Robert, nell’interagire con il loro Peter.

Loro, finalmente.


“Ecco qui il nostro ometto” – Downey sorrise, allacciando la camiciola in lino verde al bimbo, che lo guardava, come incantato, quanto l’altro padre.

“Papà Glam è guarito, vero papi?”

“Sì, a quanto pare, lui è indistruttibile” - sussurrò complice.

“E ci vuole un mondo di bene! E’ … Un super eroe!” – Pepe rise solare, avvinghiandosi al collo dell’artista, che si spostò con lui, sino al davanzale.

Giù in strada, un’auto stava accostando al marciapiede: da una panchina, si alzò Jude, piuttosto stropicciato nei gesti e nell’aspetto.

Robert perse un battito.

Appena la fuoriserie ripartì, gli sembrò di scorgere Taylor alla guida del bolide, giallo fiammante.

“Papà!”

Peter accolse Glam con uno dei suoi sorrisi più belli.

Robert era su di un altro pianeta, ma abbozzò la migliore delle sue espressioni, mentre il suo corpo stava tremando.

Geffen non aveva tempo per soffermarsi su quei dettagli, che si ostinava a collegare al trauma subito dal compagno, sbagliando clamorosamente.

Un errore, al quale Jared avrebbe potuto rimediare, ma Colin gli chiese di non farlo, di non intromettersi, anche se a piena ragione.

Il tempo avrebbe dato la giusta soluzione ad ogni cosa.

Farrell ne era tristemente certo.












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