Capitolo n. 31 – life
Lo schianto della
porta non svegliò del tutto Taylor, afflosciatosi sopra al divano, a pancia in
giù, mezzo nudo, con dei jeans strappati addosso e null’altro, nemmeno
l’intimo, ma in compenso una bottiglietta di birra, ciondolante dalla mano
sinistra, mezza vuota.
“Ehi di casa …!” –
biascicò Law, passandogli oltre, per poi fare retromarcia a guardarlo.
I tendoni erano semi
chiusi, di un colore verde scuro, che gettava l’ambiente in una penombra
tiepida e ventilata, per le finestre lasciate aperte.
“Sono passato
dall’In’s Bar, ma a saperlo che qui c’era una festa, mi sarei fiondato subito,
ragazzino” – ridacchiò, dandogli una pacca sul sedere, per poi crollare sul
tappeto, senza spostarsi, il gomito destro ancora sui fianchi di Taylor, che lo
mandò al diavolo.
“Ho un male di testa
osceno, sai? E’ dall’alba che stiamo girando e Stone si è pure incazzato” –
rivelò stordito.
“Come mai? Che vuole
quel vecchio rompipalle?”
“Ma niente …” – e si
sollevò a fatica – “Che si fa? Vuoi scopare?” – e rise fiacco.
Law non rispose.
“Ieri sera ti andava
… sì, insomma, stanotte Jude” – gli sussurrò, baciandogli lieve la nuca.
“Fatti una doccia” –
replicò brusco l’inglese, alzandosi di scatto, non senza barcollare.
“Anche tu non sai di
fiori di campo!” – sbottò il più giovane.
“E piantale, cazzo …”
– bofonchiò, infilandosi nel corridoio, mentre si levava la camicia ed i
bermuda.
L’idea, in principio
giornata, fu quella di andare in spiaggia al party di Meliti, ma il rischio di
incontrare Robert e Glam, felici, a Law fece rivoltare lo stomaco, per cui
preferì rinunciarvi, senza ripensamenti.
§
Sabbia.
Jared
ce l’aveva dappertutto; tra i capelli e negli short attillati.
Insieme
a Colin si erano rotolati sulla battigia, dopo un bagno veloce, di mezzanotte,
a fine riprese.
Un
accenno di lotta libera, come quella che il maestro di arti marziali, aveva
insegnato ai generali di Alexander ed al condottiero stesso, impersonato da
Farrell.
“Hai
fatto un casino” – esordì Leto, camminando al suo fianco e sbirciando le orme,
che lasciavano.
“In
che senso?”
“Oh
lascia perdere” – e si tolse rapido il costume, sciacquandolo nell’oceano.
Colin
lo stava fissando, nel riverbero delle fiaccole, poste poco al di sopra di loro,
lungo una staccionata, messa a recinzione di una baracca, dov’erano accatastati
ombrelloni, sdraio e cuscini.
“Ti
dà noia, vero?” – l’irlandese rise dispettoso.
“Sì,
un prurito insopportabile!” – sbottò il suo Efestione, rivestendosi.
“Non
dovresti farlo …”
“Cosa?”
“Coprirti
Jay” – e gli si avvicinò in un attimo, per afferrargli delicato e sensuale gli
zigomi e dargli un lungo bacio.
Profondo.
Assoluto.
§
“Colin …”
La voce del cantante
era un soffio.
“Ehi buongiorno, bene
arrivato alla festa” – gli arrise il marito, seduto sul bordo del lettino
prendisole, ma al riparo sotto un enorme gazebo semi chiuso.
“Abbiamo fatto
l’amore vero? … Quella notte a” – e tossì.
Farrell lo strinse
forte, con ansia improvvisa – “Sì, certo, lo abbiamo fatto … di sicuro” –
replicò svelto, senza capire di cosa stesse parlando.
“Eri tenero … ed io
non avevo più paura di te … anche se mi facevi arrabbiare di continuo, con le
tue …” – e strizzò le palpebre, sui propri zaffiri vividi – “Io vi avevo visti
scopare, tu e … e quella … la costumista delle odalische …”
“Oh miseria …” –
Colin sorrise, dandogli un buffetto – “Stai parlando della preistoria e poi non
era importante, probabilmente ero brillo, anzi, sicuramente lo ero” – affermò
sereno, aggiustandogli i capelli.
Tra le dita, gliene
rimase una ciocca, ma Farrell si sforzò di non cambiare espressione e di non
farsene accorgere.
“Li taglierò …
Efestione non esiste più …”
“Non dire così Jay,
accidenti” – quasi ringhiò, furioso con sé stesso.
L’arrivo di Geffen
interruppe quel frangente di tensione.
“Glam, ciao …” –
Jared gli tese le mani.
“Tesoro sei qui …
Ciao Colin, posso?”
“Certo, accomodati” –
lo salutò, schernendosi come poteva.
L’avvocato colse il
suo disagio e provò a distogliere l’attenzione di Jared – “Ehi, non vorrai mica
restare qui, come un sultano a riposo, eh campione? Devi consigliarmi per
domani, non so cosa mettermi!”
Leto rise bellissimo.
“Ma tu sei un tipo classico,
no …?”
“Sì, un dinosauro
Jay” – annuì, sul punto di commuoversi.
“Robert saprà
migliorarti ancora … Lui ti ama davvero” – e si riassopì, sorridendo.
Zayn per poco non si
scontrò con Louis.
“Ehi, dobbiamo
smetterla di vederci così!” – esclamò Tomlinson, ridendo svogliato.
“Ciao … Stai bene?”
“Ehi …” – e lo
abbracciò, istintivamente, come se ne avessero entrambi un disperato bisogno.
“Io per niente Boo” –
Malik scoppiò a piangere, incurante del passaggio di alcuni amici, poco
distanti da loro.
Tra essi c’erano
anche Niall e Mark.
Louis fece loro un
cenno, piuttosto infastidito.
Ruffalo non se ne
curò affatto, dando un bacio intenso al suo ragazzino, che gli sorrise, proseguendo
verso il centro del party, ormai entrato nel vivo, con giochi e grigliate di
ogni genere.
In compenso, quando l’infermiere
incrociò lo sguardo di Geffen, in piedi accanto al buffet degli antipasti
italiani, perse un battito.
Horan, invece,
sorrise a Glam – “Ciao, possiamo servirci anche noi, boss?”
“Benvenuti” – sorrise
– “Certo che sì … Ciao Mark, come stai?”
“Alla grande … Dovrei
fare due chiacchiere con te, se non ti dispiace, appena hai un minuto …”
“Sì, nessun problema …
Niall tu pensi anche al mio piatto, ti dispiace? Ti aspettiamo al tavolino,
dove ci sono già Robert e Pepe, li vedi?”
“D’accordo, sì li ho
visti, il vostro bimbo è adorabile! A proposito, congratulazioni Glam”
“Ti ringrazio e mi
farebbe piacere avervi alla cerimonia” – e scrutò Ruffalo.
“Se Niall vuole …” –
esitò.
“Non abbiamo impegni,
giusto Mark? A parte l’arredamento del nostro”
“Sì, amore, ma
possiamo pensarci lunedì, staremo al resort” – lo interruppe un po’ brusco,
addolcendo poi i suoi modi con un bacio sensuale.
Horan vi si perse,
completamente assorbito dal suo fascino virile e rassicurante.
“Guardalo …” – sibilò
Louis, rannicchiato su di una panchina, nella sezione destinata agli esperti
incalliti di birra ed hot dog.
“Cosa?” – domandò
masticando buffo Zayn, gli occhi lucidi, la t-shirt larga e scollata davanti e
sotto le ascelle, a rivelare un busto tonico, ma esile e tatuato.
“Quello, come si
struscia al suo uomo, dopo essersi divertito a fare un lavoretto al mio”
Tomlinson lo guardò –
“Avevi appetito” – e gli diede una carezza sulle spalle.
“Ho vomitato, prima …
Per il dispiacere, per come ho affrontato Liam”
“Cerca di non fare
indigestione allora” – scherzò, prendendosi delle patatine da un vassoio in
transito.
“Dove sono Petra ed
Harry?”
“Arrivano tra poco, è
andato a prenderli Vincent, perché l’auto di Haz non partiva … è un catorcio,
siamo al verde”
“Ma scherzi?”
“No, se non fosse per
i fondi accantonati, grazie alla generosità di Lux, faremmo quasi la fame” – e guardò
in basso.
“Non credevo foste
così in difficoltà Boo, mi spiace, se posso aiutarti, non farti paranoie, ok?
Tra noi”
“Tra noi cosa?” –
bissò fermo, ma partecipe a quel ragionamento, come se lo lusingasse in qualche
maniera.
“Abbiamo tanto in
comune” – Zayn arrossì.
“Vincent?”
“Anche …” – e prese
un respiro – “Liam si droga” – rivelò netto.
“Ma che dici?!” –
bisbigliò incredulo.
“Cocaina … E spero
nulla di peggio”
“Avete discusso per
questo?”
“Ovvio che sì … Sono
a pezzi, non avrei dovuto trattarlo con una simile durezza, anche se ho
premesso che lo avrei aiutato, ma poi il confronto, tra noi, è degenerato” –
spiegò nitido, smettendo di ingozzarsi.
“Chiamalo oppure
andiamo a cercarlo, non deve rimanere da solo, ora” – lo consigliò sincero ed
affettuoso.
“Ho paura di
sbagliare ancora Boo … Oh ecco Vincent con i tuoi … Vado a”
“Zayn guardami! La
tua relazione va in malora e tu non fai un tubo per metterci almeno una pezza?”
– chiese brusco.
Malik sorrise amaro.
“E tu perché non fai
la stessa cosa, scusa?”
Il suo busto era così
sudato ed appiccicoso, che Law pensò alla melassa, sentendosi incollato a
Taylor, mentre lo colpiva oscenamente, aprendogli le gambe e vedendo l’ombra,
contro le pareti intorno, dei polpacci dell’amante, sobbalzare a scatti, come
se fosse un fantoccio inerme, in balia della sua frustrazione.
Sembrava rifiutarsi
di baciarlo, quando l’acerbo artista cercava insistentemente la sua bocca,
contorta in una smorfia dolorosa.
§
Ma che sto facendo …? §
Jude se lo ripeteva
da quando era ripiombato su quelle lenzuola, ancora disfatte e macchiate di
loro.
Taylor venne copioso,
tra i rispettivi busti, senza nemmeno toccarsi; di avere un’attenzione da parte
dell’altro, non se ne parlava nemmeno.
Law lo voltò brusco,
carpendo, con le dita sporche, i suoi glutei sodi e ben proporzionati.
Taylor era uno
schianto.
E gemeva come un
agnellino, senza scampo.
L’immagine colmò le
iridi di Law, mentre egli si svuotava, volgare, in quel suo compagno di
sventure e sbornie, quasi riverso, tra le coltri sudice.
I muri tremolarono,
poi una nausea lo investì violenta.
Jude arrivò alla
tazza del water per un soffio.
Ci avrebbe voluto
affogare dentro, se solo non fosse stato tanto vigliacco.
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