lunedì 20 ottobre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 41

Capitolo n. 41 – life



Le pietanze erano squisite, ma Zayn le stava divorando con una voracità piuttosto ansiosa.

“Mastica bene, fai con calma, se no finirai per strozzarti” – gli fece notare amorevole Lux.

Malik annuì – “E’ buono questo cibo … Ne avevo bisogno, ma mi servirebbe di più una rassicurazione da parte di Liam, anzi, più di una” – e mandò giù, gli occhi grandi e luminosi, spalancati su Vincent, che lo stava ascoltando e fissando.


“Dai tempo al tempo, domani, se non già stasera, lo incontrerai e vi chiarirete” – lo rassicurò con premura.

Anche Zee, adesso, lo stava scrutando.

“Non ti manca il sesso, Vincent?” – domandò di botto.

Il francese tossì, avvampando.

“Ora sei tu, che rischi di strozzarti” – il giovane rise, versandogli dell’acqua fresca.

“Grazie … No, era una spezia, mi è andata di traverso” – e fece una smorfia buffa, ma da canaglia indomabile.

“Qualunque cosa fosse, ora hai un colorito splendido Vincent”

Risero insieme.

“Ordiniamo un dolce?”

“Volentieri, ma ora provo a cercarlo, avrà il cellulare dietro, no?”

“Presumo di sì, Zayn … Dai, avanti, prova.”




Geffen li spiò attraverso le telecamere a circuito chiuso.

Hopper lo aveva seguito, insieme a Denny e Downey, ovviamente; Miss. Gramble aveva permesso loro di dare un’occhiata alla coppia, che reclamava la custodia di Peter, prima di farli incontrare nel proprio studio privato.


“Allora li conosce, per caso, Glam?” – domandò la direttrice dell’Istituto.

“No, mai visti. Tu Robert?”

“No amore, nemmeno io” – replicò esausto.

“Non stai bene?” – gli chiese a tono basso ed affettuoso il marito.

“Tu sì? No, non credo, siamo a pezzi, non abbiamo nemmeno dormito e questa mattina fare finta di nulla a colazione con il nostro Pepe è stata un’assurda recita, la peggiore io abbia mai sostenuto!” – l’attore reagì male, poi puntò la donna – “Perché Peter è nostro, ha capito?!”

“Dio Rob, calmati” – quasi lo redarguì l’avvocato, ma senza veemenza: non c’era una sola parola fuori posto, tra quelle appena pronunciate dall’uomo che amava, più della sua stessa vita.

“Facciamola finita, andiamo da questi due avvoltoi, perché altro non sono, ne sono certo, dopo avere visto qualche foto sui giornali, di noi e Peter al parco oppure alla spiaggia!” – Downey scattò in piedi, determinato.

Gli altri lo seguirono, oltre modo tesi.


I due avevano pressappoco trent’anni, anche meno: lui di colore, lei mulatta, molto carina, ma trascurata.

In compenso le sue iridi erano identiche a quelle di Peter, mentre i tratti somatici, ricordavano di più il padre biologico, forse con genitori afro indonesiani.

Da qui l’aspetto asciutto ed incantevole di Pepe: Glam si emozionò nell’elaborare queste riflessioni, al contrario di Robert, cupo e scostante, mentre lui, educatamente, si presentò a quegli sconosciuti.

“Sono rimasta incinta a diciotto anni … Studiavo e Norman non aveva un lavoro fisso, per questo decisi di affidare Peter all’orfanotrofio di Miss. Gramble, ripromettendomi di tornare a prenderlo, appena ci fossimo sistemati” – spiegò lei timida, il che colpì Geffen.

Quella ragazza, Cindy, era in buona fede.
Colui, che nel frattempo aveva sposato, al contrario dava l’idea di un mero profittatore.
Certo non spudoratamente, ma quando il discorso prese una certa piega, Glam lo portò allo scoperto.

“Noi, Robert ed io, abbiamo garantito a Peter un fondo fiduciario, che non dovrà toccare sino alla maggiore età ovviamente, ma che potrà essere amministrato e gestito, soprattutto per i suoi studi o cure mediche straordinarie” – affermò, senza distogliere lo sguardo da quel Norman.

“Rimarrà suo comunque, giusto?” – chiese questi, infatti, svelto e con una certa trepidazione.

Downey sembrò infiammarsi, però Glam gli afferrò un polso, come a sedare la sua ira, ormai pronta ad esplodere.


“Ovviamente no: ho il potere di revocarlo, senza nemmeno giustificarmi con la banca e lo farò, del resto perché dovrei mantenere un bambino non mio?” – ribatté asciutto, senza scomporsi.

Cindy rimase zitta ed in imbarazzo.

“Ma non è giusto!” – scattò Norman, andando al davanzale, poi aggiustò la mira, capendo di essere finito in trappola – “Cioè io credo che … Che Peter meriti un … un gesto del suo, del vostro amore, perché siete generosi, è risaputo …”

“Su di me” – Glam si alzò lento, fronteggiandolo – “si dicono stronzate di ogni genere, ma le assicuro che potrei fare qualsiasi cosa per Pepe e”

“Pepe? … E’ … è il suo soprannome …?” – si intromise, con garbo, Cindy, illuminandosi.

Geffen si commosse e fu difficile nasconderlo.

“Rob, possiamo parlare da soli per cinque minuti? Ti prego …” – e gli tese la mano.

Downey diede il suo tacito assenso, stringendola tra la propria, per seguirlo.

Miss. Gramble aggrottò la fronte – “Ho degli impegni urgenti: per domani è fissato l’incontro con lo psicologo. Ne avrete una decina” – spiegò seria – “Non crederete mica di fare annullare l’affido di Peter così, senza una procedura ben strutturata, vero?” – chiese acre a Norman e Cindy, palesemente delusi.

“No … Certamente no, immagino che il bambino si sia affezionato a loro” – bissò incerta la ragazza, poi si congedò, quasi trascinando via il consorte, prima che peggiorasse la situazione, con qualche ulteriore uscita infelice.




Zayn si strofinò le palpebre.
Aveva dormito pesantemente, sulla branda allineata a quella di Vincent e separata dalla stessa con una cassetta di birre, riciclata ad uso comodino.

“Dio, è tardi!” – esclamò, balzando sul pavimento in cemento – “Liam sarà già ripartito” – ed imprecò, guardando il piazzale, dove i mezzi della spedizione, erano ancora parcheggiati, senza nessuno intorno.

Malik arrise a quella scoperta, mentre Lux si stava riprendendo.

“Ehi … Ci sono novità?” – domandò sorridente.

“Se non mi muovo, non ce ne saranno di certo!” – anche il paleontologo mantenne il buon umore – “Ora vado dritto alla tenda di Liam e gli parlo, che ne pensi?”

“Chissà a che ora sono arrivati …”

“Direi verso l’alba, avevo sentito delle frenate e qualche improperio, su qualcuno che aveva forato … Cosa che capitano, in missioni come queste”

“Sì, le strade sono un percorso da rally …” – Lux era ormai vestito, così Malik – “Bon, ci vai da solo, tesoro?”

“No … Cioè sì … Meglio di no, mi terresti d’occhio?”

“Su, andiamo, almeno sino all’entrata dei suoi alloggi, sarò la tua ombra”

“Grazie Vincent … Grazie” – ed appendendosi al suo collo, Zayn gli schioccò un bacio casto, ma bollente, sulla guancia sinistra.




Glam e Robert si appartarono ugualmente, in un ufficio adiacente quello della Gramble, dopo avere salutato, con freddezza, Cindy e Norman.

Geffen andò ad affacciarsi alle vetrate, fronte boulevard, con aria assorta.

“Lei gli vuole davvero bene, a Peter … La sua mamma, intendo. Rob”

“Sì, forse …” – replicò mesto, avvicinandosi a lui, nello sbirciare ciò che avveniva giù in strada.

“Eccoli là, stanno già litigando” – il legale sorrise amaro, notando un battibecco, di sicuro prevedibile, dopo le affermazioni di Norman.

Per poco non si accorse del semaforo ancora rosso e la moglie lo trattenne per la giacca, inveendo oltre che verbalmente, anche mollandogli uno schiaffo tra le scapole, ammonendolo come se fosse un moccioso.

Norman le urlò in faccia qualcosa, poi, appena scattò il verde, fece alcuni passi avanti a lei, pronta a tallonarlo, senza rimanere zitta; non c’era nessuno, oltre loro, sulle strisce pedonali.

L’attraversamento era piuttosto lungo e Cindy avrebbe avuto il tempo di dirgliene ancora quattro, mormorò Downey, commentando in parte la sequenza, alla quale stava assistendo con Geffen, già con la mente a Malibu ed a cosa dire a Pepe.

Fu un attimo.

Dalla lunga colonna di auto ferme, dopo le prime quattro, un mezzo blindato sembrò volere fare inversione, ma le sue intenzioni erano ben diverse.

Con prepotenza, dopo avere fatto arretrare chi gli stava alle spalle ed avanzare, chi lo precedeva, per avere sufficiente spazio di manovra, il veicolo invase la carreggiata opposta, accelerando vigorosamente.

Cindy e Norman erano quasi arrivati sul marciapiede del lungo mare.

Quasi.

L’hummer li investì in pieno, sventrando poi un’edicola e diverse panchine, sino a capottarsi ed incendiarsi.


“Robert chiama il 911!!” – gli urlò Geffen, precipitandosi in corridoio, alla ricerca di Marc e Denny, ancora a colloquio con la segretaria della Gramble, per stabilire gli orari del percorso psicoterapeutico e le visite di Norman e Cindy a Peter, per cominciare a conoscerlo.

Un progetto impossibile, ormai.

I loro corpi giacevano esanimi, sbalzati a decine di metri l’uno dall’altro, senza alcuna pietà.

Anche l’investitore omicida aveva avuto una fine terribile: stordito ed incastrato tra i rottami, era morto tra le fiamme, in maniera atroce.




“Ci siamo Vincent … Liam è in sala mensa, ho notato che ci entrava con dei colleghi” – bisbigliò, avvicinandosi ad una finestrella, rimasta aperta sulle cucine, ancora deserte.

“Fai piano, sento dei rumori …”

“Io entrerei da qui, magari gli faccio una sorpresa, portandogli un caffè”

“Buona idea, però c’è già qualcuno ai fornelli … Non ti sembra la voce di Liam?”

Malik si bloccò, sbirciando per poco, dalla provvidenziale apertura.

Quindi si ritrasse.

“E’ vero, è Li, c’è anche quella tipa, in effetti lavorano nello stesso team”

“Quale tipa, scusa?”

“Una biondina, che gli ha dato un passaggio, l’ho intravista a Los Angeles … Sembra che stiano discutendo …”

In effetti il loro dialogo era piuttosto vivace.


“Liam io sono stanca dei tuoi giochetti! Da quando ti è presa tutta questa smania di fare il bravo papà, sentiamo!”

Payne incrociò le braccia sul petto, poi le spalancò.

“A te che importa!?! Eric è anche mio figlio oppure no?! Quando mi solleciti l’assegno mensile te lo ricordi, vero, che è anche mio?!”

Zayn perse un anno di vita.

“Eric ce l’ha già un padre, una figura di riferimento, solida e presente!”

“Lo so Monica” – e ridacchiò aspro – “Il tuo bel professore sessantenne che”

“Burt di anni ne ha solo cinquantacinque!” – ruggì lei.

“Mi hai sempre messo i bastoni tra le ruote, con Eric e non solo”

“E tu mi hai presa in giro, con le tue paturnie da gay represso!!”

“Volevo provarci, ok? Ad avere un futuro normale, come quello dei miei compagni di università!”

“Normale? Ma ti ascolti??! Sei patetico!”


Monica, molto sofisticata e combattiva, longilinea e senza un dettaglio fuori posto, se ne andò via, senza concedergli repliche.

Payne, con la barba di tre giorni, la camicia macchiata di sudore sotto le ascelle ed all’altezza dei reni, le pupille dilatate e l’alito pesante, quasi barcollò, per arrivare alla porta e provare a fermarla.

Senza riuscirvi.







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