Capitolo n. 41 – life
Le pietanze erano
squisite, ma Zayn le stava divorando con una voracità piuttosto ansiosa.
“Mastica bene, fai
con calma, se no finirai per strozzarti” – gli fece notare amorevole Lux.
Malik annuì – “E’
buono questo cibo … Ne avevo bisogno, ma mi servirebbe di più una
rassicurazione da parte di Liam, anzi, più di una” – e mandò giù, gli occhi
grandi e luminosi, spalancati su Vincent, che lo stava ascoltando e fissando.
“Dai tempo al tempo,
domani, se non già stasera, lo incontrerai e vi chiarirete” – lo rassicurò con
premura.
Anche Zee, adesso, lo
stava scrutando.
“Non ti manca il
sesso, Vincent?” – domandò di botto.
Il francese tossì,
avvampando.
“Ora sei tu, che
rischi di strozzarti” – il giovane rise, versandogli dell’acqua fresca.
“Grazie … No, era una
spezia, mi è andata di traverso” – e fece una smorfia buffa, ma da canaglia
indomabile.
“Qualunque cosa
fosse, ora hai un colorito splendido Vincent”
Risero insieme.
“Ordiniamo un dolce?”
“Volentieri, ma ora
provo a cercarlo, avrà il cellulare dietro, no?”
“Presumo di sì, Zayn …
Dai, avanti, prova.”
Geffen li spiò
attraverso le telecamere a circuito chiuso.
Hopper lo aveva
seguito, insieme a Denny e Downey, ovviamente; Miss. Gramble aveva permesso
loro di dare un’occhiata alla coppia, che reclamava la custodia di Peter, prima
di farli incontrare nel proprio studio privato.
“Allora li conosce,
per caso, Glam?” – domandò la direttrice dell’Istituto.
“No, mai visti. Tu
Robert?”
“No amore, nemmeno io”
– replicò esausto.
“Non stai bene?” –
gli chiese a tono basso ed affettuoso il marito.
“Tu sì? No, non
credo, siamo a pezzi, non abbiamo nemmeno dormito e questa mattina fare finta
di nulla a colazione con il nostro Pepe è stata un’assurda recita, la peggiore
io abbia mai sostenuto!” – l’attore reagì male, poi puntò la donna – “Perché Peter
è nostro, ha capito?!”
“Dio Rob, calmati” –
quasi lo redarguì l’avvocato, ma senza veemenza: non c’era una sola parola
fuori posto, tra quelle appena pronunciate dall’uomo che amava, più della sua
stessa vita.
“Facciamola finita,
andiamo da questi due avvoltoi, perché altro non sono, ne sono certo, dopo
avere visto qualche foto sui giornali, di noi e Peter al parco oppure alla
spiaggia!” – Downey scattò in piedi, determinato.
Gli altri lo
seguirono, oltre modo tesi.
I due avevano pressappoco
trent’anni, anche meno: lui di colore, lei mulatta, molto carina, ma
trascurata.
In compenso le sue
iridi erano identiche a quelle di Peter, mentre i tratti somatici, ricordavano di
più il padre biologico, forse con genitori afro indonesiani.
Da qui l’aspetto
asciutto ed incantevole di Pepe: Glam si emozionò nell’elaborare queste
riflessioni, al contrario di Robert, cupo e scostante, mentre lui, educatamente, si
presentò a quegli sconosciuti.
“Sono rimasta incinta
a diciotto anni … Studiavo e Norman non aveva un lavoro fisso, per questo
decisi di affidare Peter all’orfanotrofio di Miss. Gramble, ripromettendomi di
tornare a prenderlo, appena ci fossimo sistemati” – spiegò lei timida, il che
colpì Geffen.
Quella ragazza, Cindy,
era in buona fede.
Colui, che nel
frattempo aveva sposato, al contrario dava l’idea di un mero profittatore.
Certo non
spudoratamente, ma quando il discorso prese una certa piega, Glam lo portò allo
scoperto.
“Noi, Robert ed io,
abbiamo garantito a Peter un fondo fiduciario, che non dovrà toccare sino alla
maggiore età ovviamente, ma che potrà essere amministrato e gestito,
soprattutto per i suoi studi o cure mediche straordinarie” – affermò, senza distogliere
lo sguardo da quel Norman.
“Rimarrà suo
comunque, giusto?” – chiese questi, infatti, svelto e con una certa
trepidazione.
Downey sembrò
infiammarsi, però Glam gli afferrò un polso, come a sedare la sua ira, ormai
pronta ad esplodere.
“Ovviamente no: ho il
potere di revocarlo, senza nemmeno giustificarmi con la banca e lo farò, del
resto perché dovrei mantenere un bambino non mio?” – ribatté asciutto, senza
scomporsi.
Cindy rimase zitta ed
in imbarazzo.
“Ma non è giusto!” –
scattò Norman, andando al davanzale, poi aggiustò la mira, capendo di essere
finito in trappola – “Cioè io credo che … Che Peter meriti un … un gesto del
suo, del vostro amore, perché siete generosi, è risaputo …”
“Su di me” – Glam si
alzò lento, fronteggiandolo – “si dicono stronzate di ogni genere, ma le
assicuro che potrei fare qualsiasi cosa per Pepe e”
“Pepe? … E’ … è il
suo soprannome …?” – si intromise, con garbo, Cindy, illuminandosi.
Geffen si commosse e
fu difficile nasconderlo.
“Rob, possiamo
parlare da soli per cinque minuti? Ti prego …” – e gli tese la mano.
Downey diede il suo
tacito assenso, stringendola tra la propria, per seguirlo.
Miss. Gramble
aggrottò la fronte – “Ho degli impegni urgenti: per domani è fissato l’incontro
con lo psicologo. Ne avrete una decina” – spiegò seria – “Non crederete mica di
fare annullare l’affido di Peter così, senza una procedura ben strutturata,
vero?” – chiese acre a Norman e Cindy, palesemente delusi.
“No … Certamente no,
immagino che il bambino si sia affezionato a loro” – bissò incerta la ragazza,
poi si congedò, quasi trascinando via il consorte, prima che peggiorasse la
situazione, con qualche ulteriore uscita infelice.
Zayn si strofinò le
palpebre.
Aveva dormito
pesantemente, sulla branda allineata a quella di Vincent e separata dalla
stessa con una cassetta di birre, riciclata ad uso comodino.
“Dio, è tardi!” –
esclamò, balzando sul pavimento in cemento – “Liam sarà già ripartito” – ed imprecò,
guardando il piazzale, dove i mezzi della spedizione, erano ancora
parcheggiati, senza nessuno intorno.
Malik arrise a quella
scoperta, mentre Lux si stava riprendendo.
“Ehi … Ci sono
novità?” – domandò sorridente.
“Se non mi muovo, non
ce ne saranno di certo!” – anche il paleontologo mantenne il buon umore – “Ora
vado dritto alla tenda di Liam e gli parlo, che ne pensi?”
“Chissà a che ora
sono arrivati …”
“Direi verso l’alba,
avevo sentito delle frenate e qualche improperio, su qualcuno che aveva forato …
Cosa che capitano, in missioni come queste”
“Sì, le strade sono
un percorso da rally …” – Lux era ormai vestito, così Malik – “Bon, ci vai da
solo, tesoro?”
“No … Cioè sì …
Meglio di no, mi terresti d’occhio?”
“Su, andiamo, almeno
sino all’entrata dei suoi alloggi, sarò la tua ombra”
“Grazie Vincent …
Grazie” – ed appendendosi al suo collo, Zayn gli schioccò un bacio casto, ma
bollente, sulla guancia sinistra.
Glam e Robert si
appartarono ugualmente, in un ufficio adiacente quello della Gramble, dopo
avere salutato, con freddezza, Cindy e Norman.
Geffen andò ad
affacciarsi alle vetrate, fronte boulevard, con aria assorta.
“Lei gli vuole
davvero bene, a Peter … La sua mamma, intendo. Rob”
“Sì, forse …” –
replicò mesto, avvicinandosi a lui, nello sbirciare ciò che avveniva giù in
strada.
“Eccoli là, stanno
già litigando” – il legale sorrise amaro, notando un battibecco, di sicuro
prevedibile, dopo le affermazioni di Norman.
Per poco non si
accorse del semaforo ancora rosso e la moglie lo trattenne per la giacca,
inveendo oltre che verbalmente, anche mollandogli uno schiaffo tra le scapole,
ammonendolo come se fosse un moccioso.
Norman le urlò in
faccia qualcosa, poi, appena scattò il verde, fece alcuni passi avanti a lei,
pronta a tallonarlo, senza rimanere zitta; non c’era nessuno, oltre loro, sulle
strisce pedonali.
L’attraversamento era
piuttosto lungo e Cindy avrebbe avuto il tempo di dirgliene ancora quattro, mormorò
Downey, commentando in parte la sequenza, alla quale stava assistendo con
Geffen, già con la mente a Malibu ed a cosa dire a Pepe.
Fu un attimo.
Dalla lunga colonna
di auto ferme, dopo le prime quattro, un mezzo blindato sembrò volere fare
inversione, ma le sue intenzioni erano ben diverse.
Con prepotenza, dopo
avere fatto arretrare chi gli stava alle spalle ed avanzare, chi lo precedeva,
per avere sufficiente spazio di manovra, il veicolo invase la carreggiata opposta,
accelerando vigorosamente.
Cindy e Norman erano
quasi arrivati sul marciapiede del lungo mare.
Quasi.
L’hummer li investì
in pieno, sventrando poi un’edicola e diverse panchine, sino a capottarsi ed
incendiarsi.
“Robert chiama il
911!!” – gli urlò Geffen, precipitandosi in corridoio, alla ricerca di Marc e
Denny, ancora a colloquio con la segretaria della Gramble, per stabilire gli
orari del percorso psicoterapeutico e le visite di Norman e Cindy a Peter, per
cominciare a conoscerlo.
Un progetto impossibile,
ormai.
I loro corpi
giacevano esanimi, sbalzati a decine di metri l’uno dall’altro, senza alcuna
pietà.
Anche l’investitore
omicida aveva avuto una fine terribile: stordito ed incastrato tra i rottami,
era morto tra le fiamme, in maniera atroce.
“Ci siamo Vincent … Liam
è in sala mensa, ho notato che ci entrava con dei colleghi” – bisbigliò,
avvicinandosi ad una finestrella, rimasta aperta sulle cucine, ancora deserte.
“Fai piano, sento dei
rumori …”
“Io entrerei da qui,
magari gli faccio una sorpresa, portandogli un caffè”
“Buona idea, però c’è
già qualcuno ai fornelli … Non ti sembra la voce di Liam?”
Malik si bloccò,
sbirciando per poco, dalla provvidenziale apertura.
Quindi si ritrasse.
“E’ vero, è Li, c’è
anche quella tipa, in effetti lavorano nello stesso team”
“Quale tipa, scusa?”
“Una biondina, che
gli ha dato un passaggio, l’ho intravista a Los Angeles … Sembra che stiano
discutendo …”
In effetti il loro dialogo
era piuttosto vivace.
“Liam
io sono stanca dei tuoi giochetti! Da quando ti è presa tutta questa smania di
fare il bravo papà, sentiamo!”
Payne
incrociò le braccia sul petto, poi le spalancò.
“A
te che importa!?! Eric è anche mio figlio oppure no?! Quando mi solleciti l’assegno
mensile te lo ricordi, vero, che è anche mio?!”
Zayn perse un anno di
vita.
“Eric
ce l’ha già un padre, una figura di riferimento, solida e presente!”
“Lo
so Monica” – e ridacchiò aspro – “Il tuo bel professore sessantenne che”
“Burt
di anni ne ha solo cinquantacinque!” – ruggì lei.
“Mi
hai sempre messo i bastoni tra le ruote, con Eric e non solo”
“E
tu mi hai presa in giro, con le tue paturnie da gay represso!!”
“Volevo
provarci, ok? Ad avere un futuro normale, come quello dei miei compagni di
università!”
“Normale?
Ma ti ascolti??! Sei patetico!”
Monica, molto
sofisticata e combattiva, longilinea e senza un dettaglio fuori posto, se ne
andò via, senza concedergli repliche.
Payne, con la barba
di tre giorni, la camicia macchiata di sudore sotto le ascelle ed all’altezza
dei reni, le pupille dilatate e l’alito pesante, quasi barcollò, per arrivare
alla porta e provare a fermarla.
Senza riuscirvi.
SPECIAL GUEST TAYLOR SWIFT is MONICA
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