mercoledì 29 ottobre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 46

Capitolo n. 46 – life



Robert rientrò in ospedale, a metà di quella mattina, durante la quale i due uomini, che amava oltre sé stesso, stavano combattendo l’uno per l’altro, in un atto solidale, che aveva riempito di orgoglio Peter.

A lui, Downey aveva spiegato che “… il tuo papà sta facendo una cosa davvero speciale per zio Jude”

Basta bugie, nessun viaggio di lavoro, come gli aveva chiesto Glam, basta scuse inutili.

La verità rendeva ogni cosa migliore.
Ogni pensiero libero.

Attraverso quel vetro, il sonno di Geffen appariva ad entrambi tranquillo.

Pepe aveva il nasino appiccicato alla lastra, così la sua manina sinistra.

“Dorme come un ghiro” – sussurrò – “… vero papi Rob?”

“Si amore … Lui è così buono, tu non immagini quanto” – e gli si spezzò la voce.

Allo stesso modo il fiato, appena vide l’immagine riflessa di Jared, giunto alle loro spalle.


“Bentornato Robert” – il cantante gli sorrise, affiancandolo.

“Ciao zio Jay! Posso mettermi nel cestino della merenda?” – chiese il bimbo ridendo, indicando il deambulatore di Leto, che acconsentì volentieri.

Downey lo sistemò, dandogli un bacio tra i capelli.

“Gli hanno asportato il rene, perché fosse pronto per l’impianto a Jude … E Scott ha aspettato prima di inserire quello sintetico, in Glam, perché crede che” – e si interruppe, scrutando sia Jared che Peter, molto incuriosito.

“Lo so, me l’ha … rivelato anche Kevin e siamo un po’ sbalorditi, ma io penso che Scott abbia ragione”

Downey fissò il marito, scorgendo in lui un sorriso.
O almeno così gli parve.



“Cosa mi metto per stasera Mark?”

Così dicendo, Niall stava svuotando l’armadio, come un folletto imbizzarrito.

“E’ una cena informale tesoro …”

Horan si fermò, puntandolo dispettoso – “Alla quale tu non verrai volentieri” – e rise gioioso, riprendendo la sua selezione frenetica.

“Ma no piccolo …” – sospirò Ruffalo, per poi cingerlo da dietro – “E stai un po’ fermo adesso” – gli sussurrò dolce, dandogli un bacio sulla nuca, dopo avergli spostato le ciocche morbide e bionde.

“Ho trovato! Jeans verde mela e t-shirt bianca! Mmmm no, perché poi Petra mi userà come bersaglio, con il sugo delle sue polpette” – e sorrise, voltandosi lento, per baciarlo intenso.

Mark perse un battito.

Niall era così attaccato alla principessa di Harry e Louis, la definiva così, ogni volta che ne parlava.

La tenerezza, che traboccava dalle sue iridi e dalle sue parole affettuose, commuovevano Ruffalo, imponendogli delle riflessioni, che tardava ad esporre all’acerbo compagno; ancora per poco.




Il pallore di Law era inquietante.
Downey lo stava osservando da circa mezz’ora.

Scott gli aveva permesso di accedere alla camera sterile, adeguatamente isolato da una tuta, che ricordava quella di un marziano, anni sessanta.

Jude lo avrebbe detto, facendolo ridere, come spesso accadeva, all’inizio della loro relazione, quando l’inglese scambiava con lui una vera corrispondenza, vecchio stile: niente e-mail oppure sms.

Semplici manoscritti, con qualche disegno, da parte dell’americano, in bianco e nero, mentre invece il suo cuore si tempestava di colori, nel vivere quell’amore impossibile, per le loro carriere, le famiglie, i casini.

L’amore, però, era una cosa semplice e così rendeva le altre nella stessa maniera: per chi non aveva più paura.

Jude glielo ripeteva sempre.

Robert teneva tra le mani un foglio, in pergamena: quella che Law usava, per raccontare i propri sentimenti più veri: l’artista, decise infine di leggerglielo.




§ Tu sei il regalo più grande, Robert …
Non smetterò mai di dirtelo, finché non ci crederai anche tu.
Stiamo lottando, Dio solo sa da quanto, ma ce la faremo e ciò accadrà, quando non ne potremo davvero più di nasconderci e di fuggire.

A questo amore, non si sfugge, Rob, non ci è permesso.
Facciamo torto a noi stessi, ogni volta che rinneghiamo le emozioni, che ci legano, che ci regalano un sorriso, anche nei momenti peggiori e sono quelli, in cui restiamo lontani.
Per me è così, Robert.
E lo è anche per te, anche quando sei arrabbiato, quando mi urli in faccia che è finita, per le mie stronzate, i miei sbagli, le mie leggerezze.

Tu mi resti devoto, anche quando io cado, in errori sempre uguali, sempre così stupidi.

Come il bere.

Forse un giorno ne morirò, di questo vizio, ma di te no, di te non morirò mai Robert, perché ti amo.

Ti amo troppo …
Sapendo che non sarà mai abbastanza.

Tuo Jude §

Downey prese un lungo respiro, le lacrime amare, pronte a rigargli il viso, in ordine, rasato e teso.

“Cosa ci è successo, Jude, da questo a … oggi?” – e strinse la pagina, riponendola poi nella tasca dei pantaloni verde scuro.

Come quei prati dove passeggiavano, tra una ripresa e l’altra.

Lui era Holmes e Law era Watson.

E sorrideva nel sole, con i fili dorati, a contorno di una fronte spaziosa, di guance rosate, con qualche graffio di scena, che Downey gli sfiorava amorevole, baciandolo, come un ladro, dietro ad un albero od un cespuglio, sul loro percorso.

Come un ladro di mezzanotte.




“Jared …”

“Zitto, sono in incognito” – e, sorridendo, come solo lui sapeva fare, Leto si mise l’indice sulle labbra.

“Come è andata?” – domandò Geffen, con la voce roca, ma felice di ritrovarselo lì.

“Jude è stabile … Ero qui con Robert e Pepe”

“Robert?!” – un soffio, mentre un lampo, nelle sue iridi turchesi, sembrò illuminargli il volto.

“Ha portato qui il vostro bambino, dicendogli quello che tu stavi facendo e Pepe era, sì, preoccupato, però tanto fiero di te … Tu sei il papà migliore del mondo, non faceva che ripeterlo, nella sala d’attesa, a me, a Colin, Kevin, Tim e tutta la nostra famiglia Glam … La tua famiglia, amore” – l’ultimo termine gli uscì sottile, lieve, con ammirazione.

Geffen sorrise – “Ed io lo sono di voi, di te Jay, perché stai lottando e … E non hai smesso di amare Colin, anzi, lo hai perdonato, dimostrando di essere capace di qualcosa, che appartiene a pochi”

“Credo appartenga anche a te, questa … dote?” – rise – “O stupida follia, chi può saperlo” – ed ammiccò, tenendogli la mano destra, tra le proprie.

“E Taylor? Non l’hai nominato …”

“E’ rimasto qui, per sapere di Jude … Credo ne sia innamorato”

“E’ così giovane … E noi siamo dei vecchi pazzi”

“Parla per te, io sono solo una mummietta decrepita, come dice Isotta”

Risero.

“La nostra Isy, Jared … Dio quante cose sono successe” – mormorò malinconico.

“Andrà tutto bene, tu me lo dici, quando sono in difficoltà, quando non ci credo più e mi faccio mille paranoie Glam”

Geffen lo scrutò.

“Stai cambiando Jay … Stai guarendo”

“Non lo so ancora … Domani ci saranno nuove analisi, anche per Colin”

“Come vanno le sue terapie?”

“Reagisce bene, è quasi … ripulito, Scott dice così”

“Lui non si arrende mai, Scotty intendo”

“Anche il mio zuccone non scherza … I miei zucconi” – e si chinò, posando il suo sorriso sul dorso della mano di Geffen, che si assopì, sussurrandogli un – “Ti voglio così bene Jay …”




Ruffalo parcheggiò la sua fuoriserie, recuperando dal sedile posteriore una confezione di vini di pregio, mentre Niall prendeva il peluche, comprato a Petra.

“Gli zii mi hanno portato un nuovo orsetto!!” – esultò la bambina, accogliendo la coppia all’ingresso del loft di Boo ed Harry.

Styles li salutò con un lieve imbarazzo nei gesti, mentre Louis era molto più disinvolto.

“Mark mi aiuti con l’insalata, mentre Haz apparecchia e Niall pensa a Petra?”

“Ok … Ti seguo”

“Ecco, ho già affettato i pomodori, tu pensa a lattuga e carote” – disse allegro.

“Agli ordini” – e, con fare esperto, l’infermiere si mise all’opera.

“Cucini tu? Per voi due, a casa …”

“Sì, qualcosa del genere, ma siamo ancora in rodaggio, per certe cose, preferisco andare al ristorante con Niall oppure chiamare il takeaway” – rise simpatico.

Tomlinson lo stava analizzando, non senza che Harry se ne accorgesse.
Il legale si avvicinò.

Horan, invece, si stava divertendo con Petra, alla Play, di ultima generazione, dono del nonno.

“Non li trovi meravigliosi, Mark?” – domandò Haz.

Ruffalo aggrottò a fronte – “Vedo due bambini … Io mi prendo cura di Niall, come se lo fosse, a volte insomma … Me l’ha fatto notare Brendan Laurie, a piena ragione, ma è più forte di me”

“E cosa c’è di sbagliato?”

“Nulla Louis” – sorrise più tirato – “Niall è la mia priorità assoluta”

“Ti auguro di averne anche un’altra, da condividere insieme a lui, prima o poi” – affermò sereno Styles.

“Io rispetto chi sceglie un progetto genitoriale, come il vostro, ma non desidero avere dei figli e poi ho qualche riserva su figure LGBT, nell’interagire con un bambino, in una società come la nostra: ci sono ancora troppe discriminazioni, è un percorso ad ostacoli, dove sono loro a rimetterci”

“Mi dispiace che tu la pensi in questo modo” – obiettò Harry, velatamente contrariato.

“Ognuno ha le proprie idee” – puntualizzò Boo, smorzando sul nascere una qualsiasi discussione – “… e meritano eguale rispetto

“Ti ringrazio Louis: le mie perplessità si basano su riscontri concreti, non ultima l’instabilità di legami come i nostri”

“Anche le coppie etero vanno spesso in crisi” – Styles non voleva mollare, già visibilmente in pena per Niall, che di certo non conosceva quel lato particolare del suo attuale fidanzato.

“Haz non sono affari nostri, non ci riguarda”


Ruffalo si sentì ribollire.
Voleva solo andarsene.
Subito.









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