Capitolo n. 46 – life
Robert rientrò in
ospedale, a metà di quella mattina, durante la quale i due uomini, che amava
oltre sé stesso, stavano combattendo l’uno per l’altro, in un atto solidale,
che aveva riempito di orgoglio Peter.
A lui, Downey aveva
spiegato che “… il tuo papà sta facendo una cosa davvero speciale per zio Jude”
Basta bugie, nessun
viaggio di lavoro, come gli aveva chiesto Glam, basta scuse inutili.
La verità rendeva ogni
cosa migliore.
Ogni pensiero libero.
Attraverso quel vetro,
il sonno di Geffen appariva ad entrambi tranquillo.
Pepe aveva il nasino
appiccicato alla lastra, così la sua manina sinistra.
“Dorme come un ghiro” –
sussurrò – “… vero papi Rob?”
“Si amore … Lui è così
buono, tu non immagini quanto” – e gli si spezzò la voce.
Allo stesso modo il
fiato, appena vide l’immagine riflessa di Jared, giunto alle loro spalle.
“Bentornato Robert” –
il cantante gli sorrise, affiancandolo.
“Ciao zio Jay! Posso
mettermi nel cestino della merenda?” – chiese il bimbo ridendo, indicando il
deambulatore di Leto, che acconsentì volentieri.
Downey lo sistemò,
dandogli un bacio tra i capelli.
“Gli hanno asportato il
rene, perché fosse pronto per l’impianto a Jude … E Scott ha aspettato prima di
inserire quello sintetico, in Glam, perché crede che” – e si interruppe,
scrutando sia Jared che Peter, molto incuriosito.
“Lo so, me l’ha …
rivelato anche Kevin e siamo un po’ sbalorditi, ma io penso che Scott abbia
ragione”
Downey fissò il marito,
scorgendo in lui un sorriso.
O almeno così gli
parve.
“Cosa mi metto per
stasera Mark?”
Così dicendo, Niall
stava svuotando l’armadio, come un folletto imbizzarrito.
“E’ una cena informale
tesoro …”
Horan si fermò, puntandolo
dispettoso – “Alla quale tu non verrai volentieri” – e rise gioioso,
riprendendo la sua selezione frenetica.
“Ma no piccolo …” –
sospirò Ruffalo, per poi cingerlo da dietro – “E stai un po’ fermo adesso” –
gli sussurrò dolce, dandogli un bacio sulla nuca, dopo avergli spostato le
ciocche morbide e bionde.
“Ho trovato! Jeans
verde mela e t-shirt bianca! Mmmm no, perché poi Petra mi userà come bersaglio,
con il sugo delle sue polpette” – e sorrise, voltandosi lento, per baciarlo
intenso.
Mark perse un battito.
Niall era così
attaccato alla principessa di Harry e Louis, la definiva così, ogni volta che
ne parlava.
La tenerezza, che
traboccava dalle sue iridi e dalle sue parole affettuose, commuovevano Ruffalo,
imponendogli delle riflessioni, che tardava ad esporre all’acerbo compagno;
ancora per poco.
Il pallore di Law era
inquietante.
Downey lo stava
osservando da circa mezz’ora.
Scott gli aveva
permesso di accedere alla camera sterile, adeguatamente isolato da una tuta,
che ricordava quella di un marziano, anni sessanta.
Jude lo avrebbe detto,
facendolo ridere, come spesso accadeva, all’inizio della loro relazione, quando
l’inglese scambiava con lui una vera corrispondenza, vecchio stile: niente
e-mail oppure sms.
Semplici manoscritti,
con qualche disegno, da parte dell’americano, in bianco e nero, mentre invece
il suo cuore si tempestava di colori, nel vivere quell’amore impossibile, per
le loro carriere, le famiglie, i casini.
L’amore, però, era una
cosa semplice e così rendeva le altre nella stessa maniera: per chi non aveva più paura.
Jude glielo ripeteva
sempre.
Robert teneva tra le
mani un foglio, in pergamena: quella che Law usava, per raccontare i propri
sentimenti più veri: l’artista, decise infine di leggerglielo.
§
Tu sei il regalo più grande, Robert …
Non
smetterò mai di dirtelo, finché non ci crederai anche tu.
Stiamo
lottando, Dio solo sa da quanto, ma ce la faremo e ciò accadrà, quando non ne
potremo davvero più di nasconderci e di fuggire.
A
questo amore, non si sfugge, Rob, non ci è permesso.
Facciamo
torto a noi stessi, ogni volta che rinneghiamo le emozioni, che ci legano, che
ci regalano un sorriso, anche nei momenti peggiori e sono quelli, in cui
restiamo lontani.
Per
me è così, Robert.
E
lo è anche per te, anche quando sei arrabbiato, quando mi urli in faccia che è
finita, per le mie stronzate, i miei sbagli, le mie leggerezze.
Tu
mi resti devoto, anche quando io cado, in errori sempre uguali, sempre così
stupidi.
Come
il bere.
Forse
un giorno ne morirò, di questo vizio, ma di te no, di te non morirò mai Robert,
perché ti amo.
Ti
amo troppo …
Sapendo
che non sarà mai abbastanza.
Tuo
Jude §
Downey prese un lungo
respiro, le lacrime amare, pronte a rigargli il viso, in ordine, rasato e teso.
“Cosa ci è successo,
Jude, da questo a … oggi?” – e strinse la pagina, riponendola poi nella tasca
dei pantaloni verde scuro.
Come quei prati dove
passeggiavano, tra una ripresa e l’altra.
Lui era Holmes e Law
era Watson.
E sorrideva nel sole,
con i fili dorati, a contorno di una fronte spaziosa, di guance rosate, con
qualche graffio di scena, che Downey gli sfiorava amorevole, baciandolo, come
un ladro, dietro ad un albero od un cespuglio, sul loro percorso.
Come
un ladro di mezzanotte.
“Jared …”
“Zitto, sono in
incognito” – e, sorridendo, come solo lui sapeva fare, Leto si mise l’indice
sulle labbra.
“Come è andata?” –
domandò Geffen, con la voce roca, ma felice di ritrovarselo lì.
“Jude è stabile … Ero
qui con Robert e Pepe”
“Robert?!” – un soffio,
mentre un lampo, nelle sue iridi turchesi, sembrò illuminargli il volto.
“Ha portato qui il
vostro bambino, dicendogli quello che tu stavi facendo e Pepe era, sì,
preoccupato, però tanto fiero di te … Tu
sei il papà migliore del mondo, non faceva che ripeterlo, nella sala d’attesa,
a me, a Colin, Kevin, Tim e tutta la nostra famiglia Glam … La tua famiglia,
amore” – l’ultimo termine gli uscì sottile, lieve, con ammirazione.
Geffen sorrise – “Ed io
lo sono di voi, di te Jay, perché stai lottando e … E non hai smesso di amare
Colin, anzi, lo hai perdonato, dimostrando di essere capace di qualcosa, che
appartiene a pochi”
“Credo appartenga anche
a te, questa … dote?” – rise – “O stupida follia, chi può saperlo” – ed ammiccò,
tenendogli la mano destra, tra le proprie.
“E Taylor? Non l’hai
nominato …”
“E’ rimasto qui, per
sapere di Jude … Credo ne sia innamorato”
“E’ così giovane … E
noi siamo dei vecchi pazzi”
“Parla per te, io sono
solo una mummietta decrepita, come dice Isotta”
Risero.
“La nostra Isy, Jared …
Dio quante cose sono successe” – mormorò malinconico.
“Andrà tutto bene, tu
me lo dici, quando sono in difficoltà, quando non ci credo più e mi faccio
mille paranoie Glam”
Geffen lo scrutò.
“Stai cambiando Jay …
Stai guarendo”
“Non lo so ancora …
Domani ci saranno nuove analisi, anche per Colin”
“Come vanno le sue
terapie?”
“Reagisce bene, è quasi
… ripulito, Scott dice così”
“Lui non si arrende
mai, Scotty intendo”
“Anche il mio zuccone
non scherza … I miei zucconi” – e si chinò, posando il suo sorriso sul dorso
della mano di Geffen, che si assopì, sussurrandogli un – “Ti voglio così bene
Jay …”
Ruffalo parcheggiò la
sua fuoriserie, recuperando dal sedile posteriore una confezione di vini di
pregio, mentre Niall prendeva il peluche, comprato a Petra.
“Gli zii mi hanno
portato un nuovo orsetto!!” – esultò la bambina, accogliendo la coppia all’ingresso
del loft di Boo ed Harry.
Styles li salutò con un
lieve imbarazzo nei gesti, mentre Louis era molto più disinvolto.
“Mark mi aiuti con l’insalata,
mentre Haz apparecchia e Niall pensa a Petra?”
“Ok … Ti seguo”
“Ecco, ho già affettato
i pomodori, tu pensa a lattuga e carote” – disse allegro.
“Agli ordini” – e, con
fare esperto, l’infermiere si mise all’opera.
“Cucini tu? Per voi
due, a casa …”
“Sì, qualcosa del
genere, ma siamo ancora in rodaggio, per certe cose, preferisco andare al
ristorante con Niall oppure chiamare il takeaway” – rise simpatico.
Tomlinson lo stava
analizzando, non senza che Harry se ne accorgesse.
Il legale si avvicinò.
Horan, invece, si stava
divertendo con Petra, alla Play, di ultima generazione, dono del nonno.
“Non li trovi
meravigliosi, Mark?” – domandò Haz.
Ruffalo aggrottò a
fronte – “Vedo due bambini … Io mi prendo cura di Niall, come se lo fosse, a
volte insomma … Me l’ha fatto notare Brendan Laurie, a piena ragione, ma è più
forte di me”
“E cosa c’è di
sbagliato?”
“Nulla Louis” – sorrise
più tirato – “Niall è la mia priorità assoluta”
“Ti auguro di averne anche
un’altra, da condividere insieme a lui, prima o poi” – affermò sereno Styles.
“Io rispetto chi
sceglie un progetto genitoriale, come il vostro, ma non desidero avere dei
figli e poi ho qualche riserva su figure LGBT, nell’interagire con un bambino,
in una società come la nostra: ci sono ancora troppe discriminazioni, è un percorso
ad ostacoli, dove sono loro a rimetterci”
“Mi dispiace che tu la
pensi in questo modo” – obiettò Harry, velatamente contrariato.
“Ognuno ha le proprie
idee” – puntualizzò Boo, smorzando sul nascere una qualsiasi discussione – “… e
meritano eguale rispetto”
“Ti ringrazio Louis: le
mie perplessità si basano su riscontri concreti, non ultima l’instabilità di
legami come i nostri”
“Anche le coppie etero
vanno spesso in crisi” – Styles non voleva mollare, già visibilmente in pena
per Niall, che di certo non conosceva quel lato particolare del suo attuale
fidanzato.
“Haz non sono affari
nostri, non ci riguarda”
Ruffalo si sentì
ribollire.
Voleva solo andarsene.
Subito.
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