Capitolo n. 45 – life
Downey strinse i pugni,
ossigenandosi, oltre la porta scorrevole verde, a due ante, ognuna con un oblò:
a destra poteva vedere il volto di Glam, mentre lo stavano preparando per
l’intervento, a sinistra quello di Scott, che non parlava, fissando l’amico,
con aria perplessa.
Anzi, triste.
L’attore bussò leggero,
con la voglia di scomparire, appena parlato con il marito.
Pensarlo ancora tale,
lo emozionava, più che mai: era come se solo in quel momento, Rob avesse preso
piena consapevolezza di avere sposato Geffen.
Sposato, con il
progetto di adottare legalmente Peter: una pratica tenuta sospesa, da una
scioccata Miss. Gramble, dopo l’assassinio spietato dei genitori naturali del
bimbo, davanti al suo istituto.
Un’inchiesta era stata
aperta dal comando di Chris, ancora in cerca di prove, per chiarire i fatti di
quel giorno da dimenticare.
Eppure i ricordi, si
infiammavano ad ogni respiro di Glam, assorto in una costernazione evidente.
Un dolore soffocante.
“Vi chiedo scusa” –
Robert varcò quella soglia, con educazione.
Con il suo innato senso
di inadeguatezza, al cospetto della vita, degli adulti, del successo, delle
responsabilità, dell’amore, dove si era sempre e comunque distinto per quanto
fosse stato fedele e corretto, durante un lunghissimo periodo, al fianco di
Jude.
Jude che continuava a
svenire, per gli sbalzi di pressione, mentre lo sedavano, con il timore
concreto che non superasse nemmeno quella fase.
Il rene artificiale era
stato corrotto dal malfunzionamento generale del suo organismo, fradicio di
alcolici: andava sostituito, mentre l’altro sarebbe stato rimosso, con
l’impianto di quello donato da Glam.
Scott sembrò
innervosirsi, ma placò il suo istinto di buttarlo fuori.
Geffen gli aveva
raccontato il minimo indispensabile, per spiegare il suo comportamento.
“Ciao, tu non potresti
stare qui”
“Lo so, mi dispiace, so
che non posso fare niente per Jude e non posso stare qui, con voi, ora … Ma
vorrei unicamente dire una cosa a Glam” – affermò presente a sé stesso, senza
mai smettere di guardare l’avvocato.
“Per me va bene, Scott,
dacci un paio di minuti, ok?” – disse piano l’uomo, che nulla aveva più della
larva dell’anno prima: era forte, possente nella sua figura massiccia,
rassicurante, bellissimo.
Ritrovato.
Ed ancora una volta
distrutto, a causa dell’ultima persona, che Geffen potesse immaginare rea di un
simile scempio del suo cuore, di nuovo sano e vigoroso.
Downey guardò in basso,
poi si avvicinò alla lettiga, dove Glam era rimasto seduto.
A contemplarlo.
“Ti ringrazio, per
questo tuo sacrificio, per come sai essere generoso, anche in una simile situazione
e …” – deglutì, pallido, sentendosi mancare per un capogiro.
Il sopracciglio
sinistro di Geffen si inarcò, tremolando un secondo dopo: rimase comunque
immobile, coperto solo dal camice sterile.
“E ti chiedo perdono
Glam … Per quanto poi, deciderai di noi, di …” – compostamente, iniziò a
piangere, senza frignare, anzi, con la solida dignità, che continuava ad
appartenergli.
“Amo il nostro bimbo,
Glam …” – ed il suo nome, colmava un vuoto, che Downey aveva sentito riaprirsi,
come una voragine, tra lo sterno e l’addome contratto, sotto la maglietta del
pigiama.
“Farò ciò che vorrai …
Che sarà giusto per te, per … per Peter …” – e si prese il viso tra i palmi
gelidi, improvvisamente, sentendosi davvero mancare la terra da sotto i piedi
piccoli, perfetti, nudi, nelle infradito nere, nudi e freddi, allo scoperto,
come si sentiva lui, completamente.
Geffen si alzò con un
guizzo, come se divorasse l’aria e così anche la bocca di Robert, afferrandogli
le braccia e poi gli zigomi, portandolo contro al muro, facendo cadere anche
degli strumenti da un carrello, che scalciò via, con veemenza, con l’ardore,
che vestiva ogni suo gesto impulsivo.
Come quello.
Respirandolo, Glam lo
fissò, assottigliando le palpebre, colme di pianto, quanto quelle di Robert,
che si perdeva in lui, che avrebbe voluto morire di lui, in quell’attimo.
Si baciarono ancora ed
ancora, cadendo sul pavimento, accartocciandosi in tutto quell’amore, che li
stava devastando.
“Vattene via Rob … Io
non voglio più vederti … Non voglio più nulla da te … Mi hai dato tutto e me ne
hai derubato, senza alcun motivo valido, lo capisci vero?” – gli domandò
rabbioso e disperato.
Downey annuì, appeso
alle sue spalle grandi, le gambe intorno al busto muscoloso e febbrile.
Spingersi dentro di
lui, dopo averlo maldestramente spogliato, fu così semplice, che ad entrambi
sembrò di stare sognando: non stava accadendo davvero, non era possibile.
Fare l’amore in quel
modo.
In quel frangente, in
un frammento di tempo, tra la vita e la morte, che si stavano, probabilmente,
prendendo gioco di loro.
Colin provò a
convincerlo di rimanere alla End House, ma Jared non ne volle sapere, dopo
avere appreso quanto accaduto a Jude.
“E Glam è con lui? Non
ho capito bene Cole …”
“Kevin mi ha spiegato
che gli donerà un rene”
“Lui e Tim sono già in
ospedale?”
“Sì amore … Comunque
dobbiamo fare le terapie alle dieci, Mason forse ci potrà anticipare”
“Sono solo le sette” –
Leto sorrise, guardando il sole sopra l’oceano.
“Gran bella giornata,
vero Jay?”
“Non per morire, però”
Appoggiato alla testata
imbottita del letto, Mark si teneva avvinghiato sopra di sé Niall, a cavalcioni
sopra di lui ed impalato dal sesso di Ruffalo, perso a succhiargli forte i
capezzoli ben disegnati e turgidi.
Tutto girava, perché l’uomo
era troppo ed Horan così stretto, ma ricettivo e generoso, nel cavalcarlo
inebriato da un amplesso, che sembrava non finire mai.
Mark lo sollevò piano,
per i glutei sodi e proporzionati, facendolo stendere supino, tra le proprie
gambe, ora rilassate ed aperte a V.
Niall ansimava e gemeva
ancora, toccandosi, ad occhi serrati, le labbra schiuse e gonfie.
Ruffalo lo penetrò con
le dita, giocando tra le sue cosce magre.
Stava impazzendo di
lui, non capiva nemmeno più dov’era e non gli importava affatto.
C’era Niall ed era
abbastanza, era l’essenziale.
“Aspetta piccolo … un …
un attimo …” – e si inginocchiò, aprendolo oscenamente a sé, dopo averlo preso
per le caviglie.
Riaffondò, di nuovo
pronto, non senza stupore.
Eppure, Ruffalo, lo
aveva imparato bene: Niall lo eccitava anche nelle situazioni più
imprevedibili, con i suoi jeans attillati, spesso senza intimo sotto, le polo
ugualmente aderenti ed un po’ corte, su quegli addominali acerbi ed asciutti,
dove ora l’infermiere disegnava arabeschi, con i polpastrelli madidi di umori e
desiderio, mentre gli si svuotava dentro, per l’ennesima volta.
Geffen lo rivestì, con
estrema calma, dandogli poi un bicchiere d’acqua.
Downey non era docile, perché
colpevole, bensì gli si affidava, anche in quegli atti semplici, con devozione,
con affetto.
Reciproco.
Innegabile.
“Ora vai a casa, da
Pepe … Digli che sono in viaggio, per lavoro”
“D’accordo Glam … Mi
dirai qualcosa … Dopo?”
“Certo, ci penserà
Scott, non preoccuparti” – e si rialzarono, tenendosi l’uno all’altro.
Downey si strinse a
lui, tremando.
Geffen, con le braccia
distese lungo il busto, rimase come incerto, letteralmente sospeso, in un mare
di emozioni, che avrebbe voluto riordinare, senza riuscirci.
Lo avrebbe fatto in
seguito, forse.
Ora era più semplice
salire dalle scapole ai capelli di Rob, intrecciando le proprie dita alle
ciocche, spruzzate di argento, mescolandosi alle sue labbra, per un ultimo
bacio.
Era finita?
Un sentimento del
genere, poteva esplodere, lasciando macerie ovunque, ma anche implodere, nell’animo
di Glam, torturandolo per sempre.
“Ti amo Robert”
Era vero.
Era ciò che gli
restava.
Downey lo guardò.
Era innamorato di lui.
Perdutamente.
“Glam”
“Vai da Peter”
“Sì … A presto”
Una provvidenziale
uscita di sicurezza, verso le scale, salvò Downey dall’incontrare Colin e
Jared, appena arrivati dagli ascensori e troppo presi dal chiedere informazioni
ad un’infermiera, per accorgersi di lui.
Il leader dei Mars vide
poi Kevin e gli andò incontro, con il proprio deambulatore.
“Ehi ciao Jared”
Si abbracciarono.
“Grazie per averci
avvisato … Sai come sta Jude?”
“Non bene, però l’operazione
si svolgerà a breve … Ah ecco Scott”
“Vorrei salutare Glam,
tu l’hai visto?”
“No, era in fase pre
operatoria … Doveva fare delle analisi”
“Ah capisco … Ciao
Scott, hai novità?”
“Non ancora, siamo solo
pronti a cominciare, ci vorrà l’intera giornata, saremo due equipe, ma io non
mi muoverò finché non avremo terminato”
Leto sorrise – “Jude e
Glam sono in ottime mani … Posso vederlo?”
“Lo farete tutti, ma
dopo, abbiate pazienza, ok?” – e si allontanò un po’ brusco.
Kevin sbuffò – “E’ teso
e poi ha una sua teoria, un po’ stramba per me”
“A cosa ti riferisci?” –
si intromise Farrell, seguito da Tim.
“Secondo Scott, il rene
di daddy si riformerà da solo e non dovranno impiantargli un organo sintetico”
“Ma è pura follia …” –
mormorò l’irlandese.
“Lula …” – sussurrò Jared,
guardando poi i presenti, con aria convinta – “Come per il ferimento, grazie al
potere di soldino”
“Questa è fantascienza,
Jay” – obiettò il consorte.
“Sì, ma quanto avvenuto
dopo la coltellata di Miller, è un dato di fatto” – rimarcò Tim, distribuendo
caffè e sorrisi fiduciosi.
“Staremo a vedere” –
sospirò il bassista, sorseggiando la brodaglia del reparto di chirurgia – “… e
non vi ho detto il resto”
“Il resto?”
“Sì Jared, la ragione
per la quale Jude è stato ricoverato d’urgenza: ho parlato con Taylor e lui mi
ha spiazzato … Era furioso”
“Con chi, scusa?”
“Con Robert …”
Farrell ebbe un
sussulto e guardò il compagno.
Kevin prese un respiro,
esprimendosi con amarezza, su quelle rivelazioni scottanti.
La coppia di artisti
non ne fu sorpresa, ma non lo diede a vedere, anche se con fatica.
“Forse divorzieranno,
forse no … Daddy è imprevedibile in questi … casi”
“E poi c’è Pepe” –
sottolineò Tim, andandosi ad accomodare nella saletta per i familiari.
Kevin lo seguì, senza
aggiungere altro.
Colin e Jared si
unirono a loro, in un silenzio imbarazzante, quanto inevitabile.
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