giovedì 30 ottobre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 47

Capitolo n. 47 – life



“In fondo è stata una bella serata, vero Mark?”

Niall glielo chiese mentre stavano tornando a casa.
Quasi timidamente.

Ruffalo sorrise poco convinto, ma, come sempre, accondiscendente con lui.

“Siamo sopravvissuti”

“Lo so, con Harry eri in imbarazzo, anche lui credo”

“No, amore, lui è molto affezionato a te”

“Credi?” – arrossì, davanti alla serenità, con cui l’uomo gli si rivolgeva amorevole.

“Sì Niall …”

“Di cosa stavate parlando, alla sezione insalate?” – rise innocente.

Ruffalo prese un respiro.
Odiava mentire e svicolare.

“Di genitorialità ai giorni nostri … Di adozioni da parte di coppie LGBT”

“Davvero?” – quasi si illuminò, fraintendendo palesemente il discorso del suo compagno.

“Non eravamo d’accordo, ma Louis si è dimostrato più comprensivo e lucido”

“Su cosa?” – e lo fissò.

Erano arrivati, Mark aveva appena accostato.

“Ho … Ho espresso la mia opinione, non in linea sulle loro scelte … E’ inutile girarci intorno tesoro: io non desidero avere figli”

Uno schiaffo avrebbe fatto meno male.

Niall guardò di nuovo avanti, oltre il parabrezza.

La notte sembrò inghiottire di colpo i suoi sogni.

“Penso …” – Horan deglutì amaro – “… Penso che una coppia non debba avere per forza dei figli, per sentirsi una famiglia, però”

“Però, in questa parola io sento tutto il tuo dolore, piccolo … Mi dispiace”

“Per … Per cosa esattamente, Mark?” – un nodo in gola lo stava opprimendo.

“So, capisco, che tu voglia diventare padre … Se ti dicessi che io preferisco vedere un bimbo, con una mamma ed un papà e non due genitori dello stesso sesso, per il suo bene, perché non siamo ancora accettati, perché un nostro egoismo, lo metterebbe davanti a giudizi, a cattiverie gratuite, tu cosa ne penseresti, tesoro?”

“Pe penso che” – balbettò, tormentandosi le mani, mentre Ruffalo stava facendo altrettanto con il volante, senza neppure rendersene conto.

“Niall …” – e gli diede una carezza.

Horan ebbe un sussulto.

“Penso che è meglio chiuderla qui, Mark, prima di farci del male” – singhiozzò composto, senza alterarsi.

“Niall!”

“Ti ringrazio per la schiettezza, del resto sei un adulto ed avresti già dovuto avere dei … dei bambini, con qualcuno, non certo con Miller … Mio Dio, forse è lui che ti ha influenzato in questa … in questa cosa!” – e spalancò lo sportello, mentre stava transitando un bus, seguito da un taxi.

Il ragazzino, dal sorriso pulito, il corpo scattante ed asciutto, prese al volo il secondo, senza che Mark potesse fare nulla per impedirglielo.




Taylor si accomodò al capezzale di Law, senza fare rumore.

Gli prese la mano sinistra, commuovendosi.

“Ehi …”

“Jude, ciao, sei sveglio …” – mormorò, intrecciando meglio le loro dita.

Le sue, al tatto, erano fatte della plastica dei guanti, ma anche di un calore buono.

Law gli sorrise.

“Grazie per avermi salvato, Taylor”

“Non stancarti e … e poi non mi devi niente, semmai a Geffen, lui sì che è un eroe” – provò a scherzare.

“Glam è incredibile, lo ammetto, però tu sei così dolce ed io non merito ciò che potresti darmi Taylor …”

“Lascialo decidere a me” – sorrise, emozionato.

“Hai mangiato?”

“Mi sembri il nonno Antonio” – rise leggero.

Era bellissimo.

“Adesso dormo un po’, scusami Taylor …”

“Rimango qui ancora un po’ … Finché non mi cacciano”

“Ne sono felice …” – e chiuse le palpebre, con un sorriso.




“Io avevo un gatto, a Londra, si chiamava Igor, un certosino, che Brendan portò nel nostro alloggio, una sera d’aprile: pioveva”

Hugh Laurie batté un colpo sul pavimento, con il bastone da passeggio, facendo scuotere Geffen, dal suo torpore.

“Eh … Cosa dicevi, doc?” – finalmente si accorse di lui.

Il tono dell’analista era tra il serio ed il goliardico acido, come suo solito.

“Staccava la coda alle lucertole! Tu pensa … E quella, poi, ricresceva”

“Ma non mi dire” – Glam ridacchiò – “Non cambierai mai Hugh”

“C’era anche una storia su delle rane … Ma, non ricordo” – sbuffò, brontolando – “Di certo né io, né Jim, né tanto meno Scott, abbiamo mai visto nulla di simile” – e sventolò delle lastre.

“C’è di nuovo, giusto?” – domandò il legale, visibilmente turbato, all’improvviso.

“Bello, sano, perfetto, un fagiolo nuovo di zecca!” – quasi starnazzò, facendolo ridere.

“Da adesso mi chiamerai Frankenstein, doc?”

“Sarebbe meglio Vlad, un vampiro o qualche personaggio della Marvel, che ne dici?” – sospirò, un po’ stranito.

Mason stava bussando al vetro, poi attivò l’interfono.

“Esci da lì, Hugh” – sorrise – “Come ti senti Glam?”

“Bene … Ho fame”

“Ti trasferiamo per colazione, ora ti faccio portare del tè, meglio non rischiare”

“E lui lo trasformerà in champagne!” – si intromise Laurie, rialzandosi, un po’ incerto.

“Ti fa male la gamba?” – domandò Geffen.

“Tu puoi guarirmi, Sai Baba?!”




Niall spense il cellulare, alla quinta chiamata di Mark.

Poi lo riaccese, per ascoltare la sua voce in segreteria.

§ Ehi cucciolo, so di averti deluso, ma non è mai stata mia intenzione mentirti, su qualcosa … Qualsiasi cosa. Per quanto possa valere, Matt non centra nulla nelle mie decisioni, quindi non ho subito chissà quale trauma o … Dio, sto parlando come uno Psichiatra … Questo lavoro, mi ha di certo reso la vita più complicata. Ho perso la fiducia nel futuro, nelle persone forse, nelle mie stesse capacità … E’ che non sopporto di vedere soffrire chi amo ed un bambino … Un bambino insieme a te, Niall, che concepirei, CON TE, se fosse possibile biologicamente, per quanto desideri vederti felice e … ed essere felice, di averlo … § - un pianto lo interruppe, così il tempo a disposizione.

Un secondo messaggio.

Horan lo ascoltò, con le pulsazioni a mille, per quanto appena dichiarato da Ruffalo.

§ Sono di nuovo io … Il tuo stupido innamorato … Dobbiamo parlarne, Niall, non può finire in questo modo e poi … Poi, deciderai cosa è meglio per te … Anche se ucciderai questo idiota, ok? Ti amo da impazzire ed aspetto una tua telefonata, vengo a prenderti dove vuoi, ok? § - e riattaccò, a corto di ossigeno.

Ad Horan sembrò di vederlo, con quelle iridi sgranate nel vuoto, senza di lui.




Quell’ambiente, tutto sembrava, fuorché una camera d’ospedale.

Niall sorrise, i palmi appoggiati al vetro.

Su di una chaise long, Robert riposava, con Jay Jay sul petto.

Su di una seconda, c’era Pamela, con Alexander e Sebastian, profondamente addormentati a loro volta.

Poco più in là, Jared teneva accucciolata accanto a sé, sopra ad una branda più comoda, la sua Isotta.

Colin, allungato su di una panca, rubata in corridoio, sembrava avere appena cullato Florelay, che era cresciuta parecchio ed infine Pepe, spaparanzato al fianco di Glam, fu l’unico ad accorgersi del giovane, facendogli un cenno buffo, per poi scendere dal letto del padre, anch’egli nel mondo dei sogni.

Il bambino prese una seggiola e la avvicinò alla lastra, salendoci sopra e salutando allegro quell’inatteso visitatore.

“Ciao Pepe” – sussurrò intenerito Horan, il magone ancora vivido nei suoi fanali, puntati su quel mondo, che, forse, non gli sarebbe appartenuto mai.

“Vieni anche tu!” – gli bisbigliò quel monello adorabile e Niall entrò.

Ormai era l’alba.

“Posso? Sei sicuro …?” – il biondino esitò sulla soglia, ma Pepe gli afferrò un polso, trascinandolo avanti un metro.

“Papà non è più in … in isola …”

“Isolamento?” – sorrise.

“Quello, sì, sì!”

“Me ne sono accorto … Gli avete tenuto compagnia?”

“Abbiamo giocato anche a carte ed io ho vinto! Ehm non sempre …”

Horan lo prese in braccio – “Sei una peste, sai?”

“C’è l’infermiera, guarda, ora butta fuori tutti!” – e rise, salutando anche lei.

“Oh miseria, ma quanti siete?!” – esclamò lei, piuttosto divertita.

Glam si destò per primo – “Il mio pranzo? Dov’è?!”

“Lei non dia i numeri già di mattina presto, ok Geffen?!”

“Quanto mi è mancata Matilde” – e gli fece una smorfia.

“Sparite gente, prima che arrivi il primario! No, ma dico, siete fuori di testa” – ringhiò più severa – “Mi meraviglio di lei, Mr. Downey!”

“Ma che cavolo …” – Robert era molto assonnato.

Pamela non protestò, mentre Colin e Jared stavano sistemando quel caos di libri, tappeti musicali e palloncini, sparsi ovunque.

“Avete dato una festa? E lei Mr. Leto non si stanchi, deve fare la chemio, ma anche lei, Mr. Farrell, si è bevuto il cervello?! Non si affatichi!” – sbraitò, conducendoli in massa verso l’uscita.

Pepe le passò sotto le gambe, facendo scoppiare a ridere Glam.

“A lei penserò dopo!” – gli ruggì contro la donna, prima di sparire.

Geffen scosse il capo, alzando lo schienale con il telecomando.

“Esci da lì” – disse complice, sbirciando verso un paravento, piazzato in un angolo, accanto all’armadio.

Horan sbucò con il faccino arrossato – “Via libera?”

“Direi di sì … Che ti è capitato?” – gli sorrise.

“Ho litigato con Mark … No, cioè, me ne sono venuto qui, prima che degenerassimo”

“A che proposito, se non sono indiscreto?”

“Lui non vuole … Ma non voglio parlargli alle spalle” – inspirò, sedendosi sul bordo.

“Ti ringrazio Niall”

Ruffalo entrò in quell’istante, facendolo avvampare.

“Glam abbi pazienza, ma vorrei portare Niall a bere un caffè; tu hai bisogno di noi?”

“Non dare per scontato che io ci venga!” – sbottò il giovane.

“So che sei arrabbiato tesoro … Speravo di”

“Ti aspetto giù, ma voglio andarci da solo, perché devo … Devo rinfrescarmi, ecco” – e si allontanò, evitando il suo tentativo di abbracciarlo.

Geffen si grattò la nuca.

“Non l’ho mai visto così …”

“Nemmeno io Glam … Nemmeno io.”





 UN PICCOLO OMAGGIO AL MIO ADORATO IGOR, CHE MENO DI UNA SETTIMANA FA CI HA LASCIATI :( LUI, COMUNQUE, NON GIOCAVA MAI CON LE LUCERTOLE :) CIAO IGGY XD


NIALL

Nessun commento:

Posta un commento