Capitolo n. 47 – life
“In fondo è stata una
bella serata, vero Mark?”
Niall glielo chiese
mentre stavano tornando a casa.
Quasi timidamente.
Ruffalo sorrise poco
convinto, ma, come sempre, accondiscendente con lui.
“Siamo sopravvissuti”
“Lo so, con
Harry eri in imbarazzo, anche lui credo”
“No, amore, lui
è molto affezionato a te”
“Credi?” –
arrossì, davanti alla serenità, con cui l’uomo gli si rivolgeva amorevole.
“Sì Niall …”
“Di cosa stavate
parlando, alla sezione insalate?” – rise innocente.
Ruffalo prese un
respiro.
Odiava mentire e
svicolare.
“Di
genitorialità ai giorni nostri … Di adozioni da parte di coppie LGBT”
“Davvero?” –
quasi si illuminò, fraintendendo palesemente il discorso del suo compagno.
“Non eravamo d’accordo,
ma Louis si è dimostrato più comprensivo e lucido”
“Su cosa?” – e lo
fissò.
Erano arrivati,
Mark aveva appena accostato.
“Ho … Ho
espresso la mia opinione, non in linea sulle loro scelte … E’ inutile girarci
intorno tesoro: io non desidero avere figli”
Uno schiaffo
avrebbe fatto meno male.
Niall guardò di
nuovo avanti, oltre il parabrezza.
La notte sembrò
inghiottire di colpo i suoi sogni.
“Penso …” –
Horan deglutì amaro – “… Penso che una coppia non debba avere per forza dei
figli, per sentirsi una famiglia, però”
“Però, in questa
parola io sento tutto il tuo dolore, piccolo … Mi dispiace”
“Per … Per cosa
esattamente, Mark?” – un nodo in gola lo stava opprimendo.
“So, capisco,
che tu voglia diventare padre … Se ti dicessi che io preferisco vedere un
bimbo, con una mamma ed un papà e non due genitori dello stesso sesso, per il
suo bene, perché non siamo ancora accettati, perché un nostro egoismo, lo
metterebbe davanti a giudizi, a cattiverie gratuite, tu cosa ne penseresti,
tesoro?”
“Pe penso che” –
balbettò, tormentandosi le mani, mentre Ruffalo stava facendo altrettanto con
il volante, senza neppure rendersene conto.
“Niall …” – e gli
diede una carezza.
Horan ebbe un
sussulto.
“Penso che è
meglio chiuderla qui, Mark, prima di farci del male” – singhiozzò composto,
senza alterarsi.
“Niall!”
“Ti ringrazio
per la schiettezza, del resto sei un adulto ed avresti già dovuto avere dei …
dei bambini, con qualcuno, non certo con Miller … Mio Dio, forse è lui che ti
ha influenzato in questa … in questa cosa!” – e spalancò lo sportello, mentre
stava transitando un bus, seguito da un taxi.
Il ragazzino,
dal sorriso pulito, il corpo scattante ed asciutto, prese al volo il secondo,
senza che Mark potesse fare nulla per impedirglielo.
Taylor si
accomodò al capezzale di Law, senza fare rumore.
Gli prese la
mano sinistra, commuovendosi.
“Ehi …”
“Jude, ciao, sei
sveglio …” – mormorò, intrecciando meglio le loro dita.
Le sue, al
tatto, erano fatte della plastica dei guanti, ma anche di un calore buono.
Law gli sorrise.
“Grazie per
avermi salvato, Taylor”
“Non stancarti e
… e poi non mi devi niente, semmai a Geffen, lui sì che è un eroe” – provò a
scherzare.
“Glam è
incredibile, lo ammetto, però tu sei così dolce ed io non merito ciò che
potresti darmi Taylor …”
“Lascialo
decidere a me” – sorrise, emozionato.
“Hai mangiato?”
“Mi sembri il
nonno Antonio” – rise leggero.
Era bellissimo.
“Adesso dormo un
po’, scusami Taylor …”
“Rimango qui
ancora un po’ … Finché non mi cacciano”
“Ne sono felice …”
– e chiuse le palpebre, con un sorriso.
“Io avevo un
gatto, a Londra, si chiamava Igor, un certosino, che Brendan portò nel nostro
alloggio, una sera d’aprile: pioveva”
Hugh Laurie
batté un colpo sul pavimento, con il bastone da passeggio, facendo scuotere
Geffen, dal suo torpore.
“Eh … Cosa
dicevi, doc?” – finalmente si accorse di lui.
Il tono dell’analista
era tra il serio ed il goliardico acido, come suo solito.
“Staccava la
coda alle lucertole! Tu pensa … E quella, poi, ricresceva”
“Ma non mi dire”
– Glam ridacchiò – “Non cambierai mai Hugh”
“C’era anche una
storia su delle rane … Ma, non ricordo” – sbuffò, brontolando – “Di certo né io,
né Jim, né tanto meno Scott, abbiamo mai visto nulla di simile” – e sventolò
delle lastre.
“C’è di nuovo,
giusto?” – domandò il legale, visibilmente turbato, all’improvviso.
“Bello, sano,
perfetto, un fagiolo nuovo di zecca!” – quasi starnazzò, facendolo ridere.
“Da adesso mi
chiamerai Frankenstein, doc?”
“Sarebbe meglio
Vlad, un vampiro o qualche personaggio della Marvel, che ne dici?” – sospirò,
un po’ stranito.
Mason stava
bussando al vetro, poi attivò l’interfono.
“Esci da lì,
Hugh” – sorrise – “Come ti senti Glam?”
“Bene … Ho fame”
“Ti trasferiamo
per colazione, ora ti faccio portare del tè, meglio non rischiare”
“E lui lo
trasformerà in champagne!” – si intromise Laurie, rialzandosi, un po’ incerto.
“Ti fa male la
gamba?” – domandò Geffen.
“Tu puoi
guarirmi, Sai Baba?!”
Niall spense il
cellulare, alla quinta chiamata di Mark.
Poi lo riaccese,
per ascoltare la sua voce in segreteria.
§ Ehi cucciolo, so di averti deluso, ma non è mai
stata mia intenzione mentirti, su qualcosa … Qualsiasi cosa. Per quanto possa
valere, Matt non centra nulla nelle mie decisioni, quindi non ho subito chissà
quale trauma o … Dio, sto parlando come uno Psichiatra … Questo lavoro, mi ha
di certo reso la vita più complicata. Ho perso la fiducia nel futuro, nelle
persone forse, nelle mie stesse capacità … E’ che non sopporto di vedere
soffrire chi amo ed un bambino … Un bambino insieme a te, Niall, che
concepirei, CON TE, se fosse possibile biologicamente, per quanto desideri
vederti felice e … ed essere felice, di averlo … § - un pianto lo
interruppe, così il tempo a disposizione.
Un secondo
messaggio.
Horan lo
ascoltò, con le pulsazioni a mille, per quanto appena dichiarato da Ruffalo.
§ Sono di nuovo io … Il tuo stupido innamorato …
Dobbiamo parlarne, Niall, non può finire in questo modo e poi … Poi, deciderai
cosa è meglio per te … Anche se ucciderai questo idiota, ok? Ti amo da
impazzire ed aspetto una tua telefonata, vengo a prenderti dove vuoi, ok? § - e riattaccò, a
corto di ossigeno.
Ad Horan sembrò
di vederlo, con quelle iridi sgranate nel vuoto, senza di lui.
Quell’ambiente,
tutto sembrava, fuorché una camera d’ospedale.
Niall sorrise, i
palmi appoggiati al vetro.
Su di una chaise
long, Robert riposava, con Jay Jay sul petto.
Su di una
seconda, c’era Pamela, con Alexander e Sebastian, profondamente addormentati a
loro volta.
Poco più in là,
Jared teneva accucciolata accanto a sé, sopra ad una branda più comoda, la sua
Isotta.
Colin, allungato
su di una panca, rubata in corridoio, sembrava avere appena cullato Florelay,
che era cresciuta parecchio ed infine Pepe, spaparanzato al fianco di Glam, fu
l’unico ad accorgersi del giovane, facendogli un cenno buffo, per poi scendere
dal letto del padre, anch’egli nel mondo dei sogni.
Il bambino prese
una seggiola e la avvicinò alla lastra, salendoci sopra e salutando allegro
quell’inatteso visitatore.
“Ciao Pepe” –
sussurrò intenerito Horan, il magone ancora vivido nei suoi fanali, puntati su
quel mondo, che, forse, non gli sarebbe appartenuto mai.
“Vieni anche tu!”
– gli bisbigliò quel monello adorabile e Niall entrò.
Ormai era l’alba.
“Posso? Sei
sicuro …?” – il biondino esitò sulla soglia, ma Pepe gli afferrò un polso,
trascinandolo avanti un metro.
“Papà non è più
in … in isola …”
“Isolamento?” –
sorrise.
“Quello, sì, sì!”
“Me ne sono
accorto … Gli avete tenuto compagnia?”
“Abbiamo giocato
anche a carte ed io ho vinto! Ehm non sempre …”
Horan lo prese
in braccio – “Sei una peste, sai?”
“C’è l’infermiera,
guarda, ora butta fuori tutti!” – e rise, salutando anche lei.
“Oh miseria, ma
quanti siete?!” – esclamò lei, piuttosto divertita.
Glam si destò
per primo – “Il mio pranzo? Dov’è?!”
“Lei non dia i
numeri già di mattina presto, ok Geffen?!”
“Quanto mi è
mancata Matilde” – e gli fece una smorfia.
“Sparite gente,
prima che arrivi il primario! No, ma dico, siete fuori di testa” – ringhiò più severa
– “Mi meraviglio di lei, Mr. Downey!”
“Ma che cavolo …”
– Robert era molto assonnato.
Pamela non
protestò, mentre Colin e Jared stavano sistemando quel caos di libri, tappeti
musicali e palloncini, sparsi ovunque.
“Avete dato una
festa? E lei Mr. Leto non si stanchi, deve fare la chemio, ma anche lei, Mr.
Farrell, si è bevuto il cervello?! Non si affatichi!” – sbraitò, conducendoli
in massa verso l’uscita.
Pepe le passò
sotto le gambe, facendo scoppiare a ridere Glam.
“A lei penserò
dopo!” – gli ruggì contro la donna, prima di sparire.
Geffen scosse il
capo, alzando lo schienale con il telecomando.
“Esci da lì” –
disse complice, sbirciando verso un paravento, piazzato in un angolo, accanto
all’armadio.
Horan sbucò con
il faccino arrossato – “Via libera?”
“Direi di sì …
Che ti è capitato?” – gli sorrise.
“Ho litigato con
Mark … No, cioè, me ne sono venuto qui, prima che degenerassimo”
“A che
proposito, se non sono indiscreto?”
“Lui non vuole …
Ma non voglio parlargli alle spalle” – inspirò, sedendosi sul bordo.
“Ti ringrazio
Niall”
Ruffalo entrò in
quell’istante, facendolo avvampare.
“Glam abbi
pazienza, ma vorrei portare Niall a bere un caffè; tu hai bisogno di noi?”
“Non dare per
scontato che io ci venga!” – sbottò il giovane.
“So che sei
arrabbiato tesoro … Speravo di”
“Ti aspetto giù,
ma voglio andarci da solo, perché devo … Devo rinfrescarmi, ecco” – e si
allontanò, evitando il suo tentativo di abbracciarlo.
Geffen si grattò
la nuca.
“Non l’ho mai
visto così …”
“Nemmeno io Glam
… Nemmeno io.”
UN PICCOLO OMAGGIO AL MIO ADORATO IGOR, CHE MENO DI UNA SETTIMANA FA CI HA LASCIATI :( LUI, COMUNQUE, NON GIOCAVA MAI CON LE LUCERTOLE :) CIAO IGGY XD
NIALL
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