mercoledì 18 settembre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 186

Capitolo n. 186 – zen



“Rammenti quando ci salvasti entrambi da quell’incendio, Glam? Ad Haiti, nel nostro capanno … Sai che non l’ho mai raccontato a nessuno, tanto meno a Colin”

Jared si era rannicchiato, sopra ad un tappeto, davanti al camino acceso del living: era sceso per prendersi un bicchiere di latte di soia, che non mancava mai dal frigo di Geffen, attento nell’ascoltare quel suo viaggio commosso nei ricordi.

Il cantante si tamponò il viso con le mani, mentre Geffen gli spostava i lunghi capelli ai lati dello stesso, sempre bello, con incastonati quegli zaffiri così espressivi e lucidi, nella notte del primo gennaio 2021.

“Sì, che avventura …” – sorrise, sorseggiando un brandy.
“Non dovresti …”
“Cosa, bere? Tesoro io voglio prendermi tutto il possibile, dalla vita che mi resta” – replicò assorto.
Leto sbiancò.
“Co cosa?”
Geffen rise solare – “Cose che si dicono … Perché pensate tutti che io debba morire da un momento all’altro?” – domandò sereno.
“Perché … sì insomma …” – adesso il suo colorito si accese, anche per il calore del fuoco scoppiettante.
“Mi sto curando, non sono un incosciente, anche se prima, mentre ballavamo … avrei voluto baciarti e dirti quanto ti amo, Jared” – affermò guardandolo, con quella sicurezza tipica di Glam, inossidabile.
“Non l’hai fatto …” – il leader dei Mars scosse la testa, con un sorriso timido.
“Lo sto facendo ora: io ti amo Jared. Tutto qui, anche per questo nuovo anno”
Leto inspirò – “Mentre … Mentre tiravi la bombola del gas per creare un varco e farci uscire … Fissavo la tua schiena, le tue braccia, eri … possente, indistruttibile”
“Mmm guarda che Iron man dorme al terzo piano” – rise.
“No, dai … Tu sei vero, quello è solo un personaggio inventato …”
“Sì, certo … perdonami, il fatto è che mi imbarazzi …”
“Dopo tutto quello che abbiamo condiviso, Glam?” – bissò con stupore innocente.
Geffen sospirò, scrutando ogni dettaglio in lui – “Dio sei uno splendore … Prima che Colin mi uccida, torna di sopra, ok piccolo?” – e se ne andò.


“Potevamo essere a Las Vegas … Oppure a Saint Tropez … C’est la vie, brindiamo!” – Lux rise, alzando il boccale di birra, insieme ad Harry e Louis, seduti all’altro capo del tavolo, sopra ad una panca scomoda, quanto la sua.
Il locale, pieno di militari mezzi ubriachi, si animò di applausi e scambi di auguri.

“Buon anno ragazzi …” – disse l’uomo sincero.
Louis si sollevò sporgendosi, per posare un bacio sul volto di Vincent, che arrossì, mentre Haz gli sorrideva pulito.
“Anche a te, di cuore …” – disse il ragazzo.
“Auguri Vincent” – aggiunse Haz.

Un nugolo di sottoufficiali, appena vide Brent arrivare, sotto braccio alla sua ragazza e futura sposa, Cindy, circondò il collega, chiedendo delucidazioni sulla cerimonia.
Lui tradiva un’inquietudine palese, che il terzetto di Los Angeles colse al volo, ma mai quanto Louis, nel rivedere il fratello a pochi passi da lui.

Brent disse a Cindy di scusarlo per qualche minuto e si avvicinò alla loro postazione.
Il capitano deglutì a vuoto un paio di volte, poi sembrò prendere coraggio, quello che poche ore prima gli era mancato nel subire le illazioni volgari del padre.

“Ciao Louis … Sono felice che tu sia qui, come stai?”
Le iridi di entrambi tremolarono, mentre Harry e Vincent si stavano fissando.

“Io non lo sono affatto. Meglio di te, questo è certo Brent” – ribatté asciutto.
Lux tossì – “Louis … ascolta … Credo che Brent abbia bisogno, quanto ne hai tu, di parlare un po’ … Vero Harry?” – chiese calmo.
“Sì, Vincent ha ragione, Lou … Magari andiamo da un’altra parte …”
“Certo, nel deposito, ti va Louis?” – propose con una velata disperazione il soldato.
“Perderei del tempo, così come è accaduto a Vincent ed ad Harry, parole vostre” – e li puntò, aspro.

Gli stava salendo dentro una rabbia smodata e, come un temporale improvviso, la sequenza degli ultimi istanti in quel cottage, dove tutto era tenuto in un ordine maniacale, iniziò a scorrergli nella mente, come un fiume di coltelli acuminati.

Il suo animo sanguinava di nuovo, così come accadde al suo naso, agli zigomi, alla sua bocca, tumefatta, come l’occhio sinistro, la spalla destra, persino la schiena, dove il colonnello vibrò come una frusta, la sua cinghia con la chiusura d’acciaio, il cui passante dentato, appositamente studiato per bloccare il cuoio, si schiantò sui denti di Louis, senza romperli, miracolosamente.
Il resto, in compenso, era in frantumi: su tutto, la sua dignità.

Il sapore ferroso gli rimase in gola per settimane ed il suono della pioggia mescolato agli insulti, di quella notte, in cui fuggì, con poche cose ed i risparmi accumulati di nascosto da quando aveva dodici anni, ancora lo tormentava.

“Louis … ti prego … posso anche supplicarti, non me ne importa di cosa penseranno gli altri” – e due lacrime gli rigarono le gote pulsanti, come le vene nel collo magro.
“Ok, piantala con questa lagna, ci vengo nel tuo magazzino di merda, ma con loro, va bene??!” – sbottò duro.
“D’accordo …” – e si illuminò – “Da questa parte, venite!”


L’odore del sesso, in quella camera buia, li stava intossicando.
Jude e Robert erano inginocchiati al centro del letto, stretti l’uno all’altro, con i busti lucidi di sudore e le mani ovunque, dal collo di Rob, ai glutei di Jude, mentre si baciavano, senza sosta, poi si toccavano, masturbandosi a vicenda.
Sorridevano, si leccavano, gemevano all’unisono.
Poi Jude diede una leggera spinta a Robert, che crollò con il dorso sul materasso, rimbalzandoci di poco e lasciando che il marito gli aprisse le gambe, vorace.
Lo assalì con nuovi baci, carezze sporche, ansiti osceni, distraendo il moro da una lubrificazione esperta, a cui seguì, senza preamboli, un affondo deciso nel suo canale dilatato dalle dita ingorde del biondo.
Questi, con ardore, iniziò a colpirlo, a sbatterlo letteralmente, massaggiando il membro di Rob, che con il viso di traverso, mordeva le lenzuola, piangendo di gioia e piacere, di cui era pervasa ogni sua cellula.
Così quelle di Jude, prossimo ad un orgasmo dilagante ed energico.
Senza preavviso, l’inglese capovolse le rispettive figure, uscendo da Robert, che imprecò piano, tornando ad impalarsi da solo, per cavalcarlo sino a destinazione reciproca.
I suoi fianchi tonici rimbalzavano ritmici sul sesso di Jude, ormai al culmine, ma prodigo di attenzioni, affinché anche il compagno venisse insieme a lui.
Era il modo migliore per accogliere il nuovo anno, ne erano certi.


“Qui ci teniamo le armi … Ce ne sono di ogni genere, sai Louis? Prendine una e fai quello che avresti voluto fare quando …”
Gli mancò il respiro.
Lux notò diverse pistole: erano esposte, con proiettili sparsi sulle mensole delle bacheche, dove quei gingilli facevano bella mostra di sé.
Lo trovò strano.
Guardò Harry, teso ed in ansia quanto lui.

“Ti piacerebbe vero Brent? Sei un codardo, lo sei sempre stato!” – ruggì Louis.
“Hai … hai ragione …” – replicò in lacrime.
“Su cosa? SU COSA EH BRENT?? SEI UN FINOCCHIO COME ME! QUESTO LO SA NOSTRO PADRE??!”
“Louis … per favore …” – Harry lo cinse da dietro, dandogli un bacio sulla nuca, come faceva sempre quando il fidanzato era teso od incavolato per un esame andato storto od un loro battibecco.

In quel contesto, però, il confronto tra i due fratelli, sembrava una guerra aperta.

Louis abbassò il capo, stanco e pesante, passandosi poi le mani tra le chiome arruffate.
Quando tornò a fissare Brent, le sue iridi erano increspate di amarezza e solitudine.

“Il … il primo ragazzo di cui mi sono innamorato sei stato tu, sai? Ed il primo uomo, nostro padre … Eravate i miei eroi, i miei idoli in terra … E credevo di potermi fidare di voi, che mi avreste capito, protetto, anche se andavo contro ogni vostra regola o concezione della vita … Perché mi avreste amato abbastanza per farlo, ma mi sbagliavo … Mi sbagliavo così tanto Brent”
“Mi dispiace Louis … Mi dispiace da morire … Io … io non volevo picchiarti, non volevo” – e crollò in ginocchio, inerme, nella sua divisa stirata ed intonsa.
“Eppure lo hai fatto, non mi hai difeso da quel bastardo” – sibilò ferreo, a pugni chiusi, il fiato mozzato.

“Almeno tu sei salvo … da allora … A me non ha difeso nessuno ed alla lunga, se fossi rimasto, ti saresti adeguato come ho fatto io, Louis …” – affermò con dignità, seppure disperato.
“Tu sapevi tutto di me, potevamo allearci, potevamo salvarci entrambi!”
“Ci avrebbe uccisi Louis … Non avrebbe esitato, per la vergogna, mentre sapendo di avere almeno il primogenito dalla sua parte, credendomi identico a lui, che avrebbe fatto tutto quello che LUI voleva, gli è bastato incazzarsi con te, rinnegarti, perché una ragione di vita gli rimaneva … e quella vita era la mia e ce l’ha in ostaggio da quando sono nato.” – e si rialzò, mesto.

Louis tremò, indietreggiando un minimo.
“Perdonami Lou … Fallo prima che io me ne vada … finalmente” – ed estrasse la sua arma d’ordinanza dal fodero.
Louis spalancò le palpebre, così Harry, mentre Vincent rimase di ghiaccio.

“E dargliela vinta, così, Brent?” – intervenne pacato e lucido Lux, ponendosi tra lui ed i due ragazzi.
“Non ho altra scelta” – singhiozzò, puntandosi la Beretta alla tempia.
Vincent sorrise – “Tu non lo farai, perché noi risolveremo ogni tuo problema, te lo giuro su mio figlio Jacques: chiedilo a Louis, se io mantengo ciò che dico”
“E’ vero Brent … “ – Louis nel dirlo convinto oltrepassò Lux – “Ed io ti perdono, con tutto me stesso” – e lo abbracciò, fregandosene di quel ferro, che non lo spaventava quanto l’idea di perdere suo fratello.

Scoppiarono a piangere, cullandosi.
“Ti voglio bene Louis … ti ho sempre adorato e mi sei mancato da impazzire … da impazzire, credimi”


“Cindy è carina …”
Harry lo disse, mentre Vincent distribuiva le tazze di caffè ai suoi tre ospiti, all’interno della suite, che aveva preso nel resort a due chilometri dalla caserma.
“Sì, ma …” – Brent esitò.
“Chi è il tuo ragazzo?” – domandò dolce Louis.
Brent avvampò.
“La … la recluta, che era ai cancelli stamattina …”
“Oh c’est un bebè!” – Vincent rise bonario.
“In effetti … ha diciotto anni … Sette meno di me” – precisò, composto sopra il divano, con accanto Louis, che arrise a quella rivelazione.
“Cindy vuole dei bambini … E’ una brava ragazza, ma detesta il … futuro suocero, lei è orfana”
“Quindi nessuno che provveda alle sue esigenze?” – si incuriosì il francese, mentre si accomodava vicino ad Harry.
“Lavora come segretaria, ha uno stipendio, ma, in fondo, a che ci serve, se siamo come dei reclusi … Io devo pensare alla carriera, quello stronzo mi vede già generale, ma è un’utopia: nel nostro ambiente solo i figli di famiglie facoltose arrivano a quei livelli, ma lui niente, non se ne capacita. Ci vorrebbe una guerra, per distinguermi al comando, cosa che non mi auguro affatto e poi … Poi io vorrei aprirmi un ristorante … Mattew sa cucinare!” – e gli si incendiò il cuore e lo sguardo, nel parlarne.
“E lei non sa che sei gay, Brent?” –  “No Harry … Anche se in un certo senso, da qualche segnale, a volte, penso lo abbia capito”
“E Mattew, di lui che mi racconti, bro?” – Louis sorrise dolce.
“E’ un angelo, paziente, rispetta i miei malumori, ma sta soffrendo quanto me, da quando ho annunciato le nozze … Non so come uscirne”

Lux ridacchiò complice.

“Sapete … Un despota come Brent Tomlinson senior andrebbe come minimo tirato sotto con la macchina, per quello di cui vi ha derubato, ragazzi, ma io ho in mente qualcosa di meglio.”


               

   

 KIERON RICHARDSON è Brent Tomlinson jr


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