giovedì 12 settembre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 181

Capitolo n. 181 - zen


Louis si svegliò di soprassalto.
Era solo.
Sul cuscino di Vincent una busta, con sopra scritto il nome del ragazzo.
Lui la aprì, provando un’estrema agitazione.

§ Buon Natale Louis.
A me piace parlarti, dal primo momento, però questa volta ho preferito scriverti.
So che ultimamente le cose tra noi sono cambiate e non accettare i mutamenti è quanto di più logorante e negativo possa esserci.
Mi sono fatto del male, in questi anni, non metabolizzando la perdita di Jacques.
Seppure rivolgendomi ad un analista, mai ho ascoltato i suoi preziosi consigli.
Avrei potuto aiutare molte persone, anziché piangermi addosso e maledirmi.
E poi per cosa?
Per un atto di ribellione di mio figlio?
Perché il destino me lo avrebbe portato via comunque?
La ragione ed il fatalismo, sono solo scuse, visto che alla fine nessuno poteva impedirgli di rubare quella moto e tanto meno di correre come un pazzo sulla litoranea di Montecarlo …
Sono così arrabbiato con Jacques, che se potessi io …
Io l’avrei voluto solo riabbracciare, un’ultima volta …
Era ciò che desideravo, ormai è un vuoto colmato, grazie a te; però anche questa è stata un’illusione, perché io non sono tuo padre: tu un padre ce l’hai ed anche se lo odi, come io odio chi o cosa mi ha portato via Jacques, presto o tardi dovrai fare pace con lui o con te stesso, come ho fatto io, dopo averti conosciuto.
Se da un lato sto male da morire, perché te ne andrai via da me, scegliendo Harry (è ciò che vuoi, mon petit, e non sarò io a fermarti) dall’altro lato della medaglia ho voglia di fare, di donare, di costruire qualcosa, qualsiasi cosa, nella speranza di tornare sempre da te, anche per poche ore, a raccontarti cosa ho combinato in giro per questo mondo, che adesso ho ricominciato ad amare, amando te.

Sono così innamorato di te Louis …
Così tanto, che il mio cuore scoppia di tenerezza e di lacrime …
Ne ho versate parecchie, mentre ti guardavo dormire.
Sei un angelo e sei così bello, dentro e fuori, che neppure trovo le parole per descrivere le mie emozioni.
Sappi che rimarranno uniche, esclusive, irripetibili e mai si spegneranno.
Nella scatola sopra il tuo comodino c’è il mio regalo.
So che a te piace quel catorcio scassato, che guidi stando un po’ storto, perché il sedile ha le molle rotte (mon Dieu, di che anno è? Forse non eri neppure nato, mon petit!) … So che ti piace, perché lì ci hai fatto l’amore con Harry la prima volta, me lo hai raccontato, senza pudori, fidandoti di me, come nessuno mai …
Mai, Louis.
Così farete sulla tua nuova auto.
I miei regali non volevano adularti o sedurti, tanto meno vincolarti o comprarti: credi alla mia buona fede, perché è ciò che mi rende ancora un uomo con una dignità, cucciolo adorato.
Puoi anche andartene senza dirmi nulla: lo farai quando ti sentirai di farlo, quando non farà più così male, Lou …
So che mi ami e so che una parte di te non smetterà, perché ciò che ci è successo ha dell’incredibile: amore a prima vista …
Ed anche se per un attimo abbiamo creduto potesse durare per sempre, io …

No, niente …
Mi fermo qui.
Questa casa è anche tua, lo sarà sino a quando lo vorrai Louis.
Spero tu possa comprarne finalmente una, insieme ad un Harry più comprensivo, nell’immediato futuro.
Ti amo immensamente e vorrei solo non perderti, ma neppure vederti senza più quella luce negli occhi, che mi ha abbagliato e conquistato e che ora mi manca da impazzire Louis …
Ti amo tanto
Tuo Vincent §


In casa Farrell c’era una confusione inaudita.
I parenti di Colin si erano riuniti per conoscere i bimbi della coppia: zie, cugini, nipoti mai visti, venuti dagli angoli più disparati dell’Irlanda, per confermare il loro affetto a lui ed a Jared, che ne rimase piacevolmente colpito.
Il pranzo fu luculliano, ma al termine tutti andarono alla mensa dei poveri, per regalare ciò che era stato preparato in abbondanza, oltre a dei giocattoli confezionati dai bambini per chi era meno fortunato di loro.
Il clima era gradevole e le chiacchiere a ruota libera.
Eamon aveva invitato un suo vecchio amico tenore, che, una volta rientrati alla residenza della signora Rita, intonò un canto tipico inglese, mentre tutti bevevano il mitico punch della madre dell’attore, oltre ad una sangria improvvisata da Shannon e Tomo, ad alta gradazione alcolica.



Jared ne bevve un paio di tazze, andando poi ad accucciolarsi tra le ali del marito, che gli diede un bacio dolcissimo.

“Buon Natale Jay …”
“Buon Natale Cole …” – e si guardarono, perdendosi nei respiri, che sembravano unirli indissolubilmente.

Le note di “You’ll never walk alone” si diffusero grazie ad una base musicale, completa di coro, al quale si unì anche quello dei presenti, coinvolti in quella celebrazione, sino a commuoversi.

Robert e Jude erano in prima fila a cantare a squarciagola, tenendo sul petto Camilla e Diamond.

Lo sguardo di Jared correva verso i volti degli invitati, scorgendone le sensazioni di partecipazione e gioia.
Tomo e Shan erano abbracciati sopra ad un davanzale come due fidanzatini.
Kevin e Tim si tenevano per mano, perdendosi nei reciproci occhi lucidi e bellissimi.

Jared prese un lungo respiro, cercando Glam in quella confusione: stranamente non c’era.
Neppure Lula.

Il leader dei Mars si alzò lento, abbandonando Colin, ormai avvinghiato ad Eamon e Steven, piuttosto alticci.

Camminò lento verso le vetrate, che si aprivano su di un ampio terrazzo semicircolare.
Da lì si poteva ammirare il parco innevato ed all’apparenza deserto in quell’istante.

Jared socchiuse le palpebre, per il riverbero del manto candido, sul quale gli ultimi raggi del pomeriggio si infrangevano in un bagliore di argento incantevole.

Vide finalmente Geffen dirigersi lento verso un gazebo: al suo fianco Lula, che fissava l’orizzonte, quanto il padre.

Jared fece ancora un passo, poi decise di raggiungerli.
C’era qualcosa di strano, ma non capiva cosa.

Una volta oltrepassata la soglia di casa, il leader dei Mars non li vide più.
Allora corse, verso quell’angolo del giardino, dove in primavera fiorivano delle rose meravigliose; adesso, però, era tutto annerito e spoglio.

Pochi metri e poi si bloccò.
Senza fiato.

Glam era riverso sul terreno, con accanto soldino inginocchiato, che gli accarezzava le guance pallide.
C’era un silenzio agghiacciante.
Jared urlò, senza riuscire a percepire la propria voce.

“Glam!! Mio Dio Glam!!” – e nemmeno riusciva a muoversi.
“GLAM!!”

“Jared svegliati accidenti!!”
Le mani forti di Colin lo stavano scrollando come un manichino.
Inspirò forte, riprendendo conoscenza, da un sonno molto profondo.

“Tesoro calmati” – gli chiese quasi implorante Farrell.

“Co Colin … Glam ha avuto un malore … E’ la fuori!”
“Un malore? … Che dici Jared, ma se sta benissimo, è in mezzo alle nostre pesti per il solito pupazzo, vieni, te lo mostro” – e lo accompagnò quasi sorreggendolo sino ai vetri appannati – “Eccolo là” – e rise.
“Ma io …”
“Hai avuto un incubo, è evidente … Stai tremando Jay … Ora calmati sul serio, se no mi spaventerai”
“Cosa è successo? Ma è ancora giorno …”
“Veramente temo tu abbia bevuto un po’ troppo di quell’intruglio di Shan, ora mi sente!”
“Ma dai …” – Leto rise sollevato.
“Abbiamo aperto i regali, ma non ti reggevi in piedi e così siamo saliti … Sei crollato come un ghiro in letargo” – rise anche lui, stringendolo amorevole.
Si baciarono.
“Perdonami Cole … E’ che sono angosciato per Glam ed il suo … il suo cancro”
“Veramente credevo fosse sotto controllo”
“Forse sì, ma lui non dice molto e quando sono andato a trovarlo con Amy era a pezzi”
“Sì, me lo hai detto tesoro … Mi dispiace, anch’io gli sono affezionato, ma non voglio vederti ridurre in questo modo … anche se comprendo la tua ansia Jared” – disse sincero.


Louis lo cercò per tutta la casa, finendo poi sull’ampio balcone panoramico, dove Lux stava spegnendo l’ennesima sigaretta.
Il giovane lo raggiunse, chiamandolo forte.
Vincent si voltò, sorridendo a fatica, accogliendolo nel suo abbraccio più caldo.

“Tesoro …” – disse piano, cullandolo come amava fare.

“Io … io non potevo andarmene senza vederti … sarebbe stato crudele” – singhiozzò Lou e Lux annuì.
“Anche per me, però sai …” – ed ingoiò un singulto – “Noi ci rivedremo, quando saremo più … più sereni, senza essere sconvolti come ora …” – ed il suo pianto si mescolò a quello del suo petit.
“Vincent … Tu meriti la mia sincerità … ed io … io voglio stare con Harry, anche se ha mandato in frantumi ciò che ci legava, per vergogna forse”
“Non rifarà più questo sbaglio Lou … Ne sono certo”
“Forse sto sbagliando io, a dargli questa opportunità”
“Tu lo ami e l’avresti fatto, con o senza di me”
Lou affondò il viso nella spalla di Vincent, restandoci il più possibile.
“Nel giorno di Natale, non puoi lasciare da solo Harry, per mille motivi …”
Lou lo fissò.
“Ed io me la caverò” – lo anticipò Lux, con un sorriso ed un bacio.
L’ultimo.


Appena richiuse la porta alle proprie spalle, Louis vide un taxi fermarsi dall’altro lato della strada.
Ne scese Harry, con una busta di caldarroste in una mano ed un mazzo di girasoli nell’altra.

Lou rimase statico, mentre Haz pagava l’autista, guardandosi intorno, come a cercare l’ingresso della residenza di Lux, dov’era stato una volta sola, finché i suoi occhi non collisero con quelli di Louis.

Attraversò veloce, sorridendogli.

Louis pensò che Vincent lo avesse avvertito in qualche modo, ma sbagliava.
Le castagne erano l’unico gesto buono, da parte del padre, verso Lou, il giorno di Natale, almeno finché non scoprì che il figlio era omosessuale.

Se ne ricordava sempre e questo faceva sentire Louis importante e considerato, anche più del fratello.

Un ricordo, di cui aveva reso partecipe Harry, con rammarico, insieme a molti altri, alcuni tristi, se non drammatici.

“Ehi dove stai andando Lou?!” – chiese con il fiatone.
“E tu …?” – ribatté stranito.

“Venivo da te, per riportarti a casa” – spiegò limpido.
Gli porse quella leccornia ed i fiori – “Li ho comprati per strada, li vendeva un signore simpatico: mi ha detto che avrei avuto fortuna … Aveva ragione?” – e si morse il labbro inferiore, esitando.

Louis gli gettò le braccia al collo, baciandolo intenso.

Sì, un’immensa fortuna.





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