Capitolo n. 181 - zen
Louis si svegliò di
soprassalto.
Era solo.
Sul cuscino di
Vincent una busta, con sopra scritto il nome del ragazzo.
Lui la aprì, provando
un’estrema agitazione.
§
Buon Natale Louis.
A
me piace parlarti, dal primo momento, però questa volta ho preferito scriverti.
So
che ultimamente le cose tra noi sono cambiate e non accettare i mutamenti è
quanto di più logorante e negativo possa esserci.
Mi
sono fatto del male, in questi anni, non metabolizzando la perdita di Jacques.
Seppure
rivolgendomi ad un analista, mai ho ascoltato i suoi preziosi consigli.
Avrei
potuto aiutare molte persone, anziché piangermi addosso e maledirmi.
E
poi per cosa?
Per
un atto di ribellione di mio figlio?
Perché
il destino me lo avrebbe portato via comunque?
La
ragione ed il fatalismo, sono solo scuse, visto che alla fine nessuno poteva
impedirgli di rubare quella moto e tanto meno di correre come un pazzo sulla
litoranea di Montecarlo …
Sono
così arrabbiato con Jacques, che se potessi io …
Io
l’avrei voluto solo riabbracciare, un’ultima volta …
Era
ciò che desideravo, ormai è un vuoto colmato, grazie a te; però anche questa è
stata un’illusione, perché io non sono tuo padre: tu un padre ce l’hai ed anche
se lo odi, come io odio chi o cosa mi ha portato via Jacques, presto o tardi
dovrai fare pace con lui o con te stesso, come ho fatto io, dopo averti
conosciuto.
Se
da un lato sto male da morire, perché te ne andrai via da me, scegliendo Harry
(è ciò che vuoi, mon petit, e non sarò io a fermarti) dall’altro lato della
medaglia ho voglia di fare, di donare, di costruire qualcosa, qualsiasi cosa,
nella speranza di tornare sempre da te, anche per poche ore, a raccontarti cosa
ho combinato in giro per questo mondo, che adesso ho ricominciato ad amare,
amando te.
Sono
così innamorato di te Louis …
Così
tanto, che il mio cuore scoppia di tenerezza e di lacrime …
Ne
ho versate parecchie, mentre ti guardavo dormire.
Sei
un angelo e sei così bello, dentro e fuori, che neppure trovo le parole per
descrivere le mie emozioni.
Sappi
che rimarranno uniche, esclusive, irripetibili e mai si spegneranno.
Nella
scatola sopra il tuo comodino c’è il mio regalo.
So
che a te piace quel catorcio scassato, che guidi stando un po’ storto, perché
il sedile ha le molle rotte (mon Dieu, di che anno è? Forse non eri neppure
nato, mon petit!) … So che ti piace, perché lì ci hai fatto l’amore con Harry
la prima volta, me lo hai raccontato, senza pudori, fidandoti di me, come
nessuno mai …
Mai,
Louis.
Così
farete sulla tua nuova auto.
I
miei regali non volevano adularti o sedurti, tanto meno vincolarti o comprarti:
credi alla mia buona fede, perché è ciò che mi rende ancora un uomo con una
dignità, cucciolo adorato.
Puoi
anche andartene senza dirmi nulla: lo farai quando ti sentirai di farlo, quando
non farà più così male, Lou …
So
che mi ami e so che una parte di te non smetterà, perché ciò che ci è successo
ha dell’incredibile: amore a prima vista …
Ed
anche se per un attimo abbiamo creduto potesse durare per sempre, io …
No,
niente …
Mi
fermo qui.
Questa
casa è anche tua, lo sarà sino a quando lo vorrai Louis.
Spero
tu possa comprarne finalmente una, insieme ad un Harry più comprensivo,
nell’immediato futuro.
Ti
amo immensamente e vorrei solo non perderti, ma neppure vederti senza più quella
luce negli occhi, che mi ha abbagliato e conquistato e che ora mi manca da
impazzire Louis …
Ti
amo tanto
Tuo
Vincent §
In casa Farrell c’era
una confusione inaudita.
I parenti di Colin si
erano riuniti per conoscere i bimbi della coppia: zie, cugini, nipoti mai
visti, venuti dagli angoli più disparati dell’Irlanda, per confermare il loro
affetto a lui ed a Jared, che ne rimase piacevolmente colpito.
Il pranzo fu
luculliano, ma al termine tutti andarono alla mensa dei poveri, per regalare
ciò che era stato preparato in abbondanza, oltre a dei giocattoli confezionati
dai bambini per chi era meno fortunato di loro.
Il clima era
gradevole e le chiacchiere a ruota libera.
Eamon aveva invitato
un suo vecchio amico tenore, che, una volta rientrati alla residenza della
signora Rita, intonò un canto tipico inglese, mentre tutti bevevano il mitico
punch della madre dell’attore, oltre ad una sangria improvvisata da Shannon e
Tomo, ad alta gradazione alcolica.
Jared ne bevve un
paio di tazze, andando poi ad accucciolarsi tra le ali del marito, che gli
diede un bacio dolcissimo.
“Buon Natale Jay …”
“Buon Natale Cole …”
– e si guardarono, perdendosi nei respiri, che sembravano unirli
indissolubilmente.
Le note di “You’ll
never walk alone” si diffusero grazie ad una base musicale, completa di coro,
al quale si unì anche quello dei presenti, coinvolti in quella celebrazione,
sino a commuoversi.
Robert e Jude erano
in prima fila a cantare a squarciagola, tenendo sul petto Camilla e Diamond.
Lo sguardo di Jared
correva verso i volti degli invitati, scorgendone le sensazioni di
partecipazione e gioia.
Tomo e Shan erano
abbracciati sopra ad un davanzale come due fidanzatini.
Kevin e Tim si
tenevano per mano, perdendosi nei reciproci occhi lucidi e bellissimi.
Jared prese un lungo
respiro, cercando Glam in quella confusione: stranamente non c’era.
Neppure Lula.
Il leader dei Mars si
alzò lento, abbandonando Colin, ormai avvinghiato ad Eamon e Steven, piuttosto
alticci.
Camminò lento verso
le vetrate, che si aprivano su di un ampio terrazzo semicircolare.
Da lì si poteva
ammirare il parco innevato ed all’apparenza deserto in quell’istante.
Jared socchiuse le
palpebre, per il riverbero del manto candido, sul quale gli ultimi raggi del
pomeriggio si infrangevano in un bagliore di argento incantevole.
Vide finalmente
Geffen dirigersi lento verso un gazebo: al suo fianco Lula, che fissava
l’orizzonte, quanto il padre.
Jared fece ancora un
passo, poi decise di raggiungerli.
C’era qualcosa di
strano, ma non capiva cosa.
Una volta
oltrepassata la soglia di casa, il leader dei Mars non li vide più.
Allora corse, verso
quell’angolo del giardino, dove in primavera fiorivano delle rose meravigliose;
adesso, però, era tutto annerito e spoglio.
Pochi metri e poi si
bloccò.
Senza fiato.
Glam era riverso sul
terreno, con accanto soldino inginocchiato, che gli accarezzava le guance
pallide.
C’era un silenzio
agghiacciante.
Jared urlò, senza
riuscire a percepire la propria voce.
“Glam!! Mio Dio
Glam!!” – e nemmeno riusciva a muoversi.
“GLAM!!”
“Jared svegliati
accidenti!!”
Le mani forti di
Colin lo stavano scrollando come un manichino.
Inspirò forte,
riprendendo conoscenza, da un sonno molto profondo.
“Tesoro calmati” –
gli chiese quasi implorante Farrell.
“Co Colin … Glam ha
avuto un malore … E’ la fuori!”
“Un malore? … Che
dici Jared, ma se sta benissimo, è in mezzo alle nostre pesti per il solito
pupazzo, vieni, te lo mostro” – e lo accompagnò quasi sorreggendolo sino ai
vetri appannati – “Eccolo là” – e rise.
“Ma io …”
“Hai avuto un incubo,
è evidente … Stai tremando Jay … Ora calmati sul serio, se no mi spaventerai”
“Cosa è successo? Ma
è ancora giorno …”
“Veramente temo tu abbia
bevuto un po’ troppo di quell’intruglio di Shan, ora mi sente!”
“Ma dai …” – Leto
rise sollevato.
“Abbiamo aperto i
regali, ma non ti reggevi in piedi e così siamo saliti … Sei crollato come un
ghiro in letargo” – rise anche lui, stringendolo amorevole.
Si baciarono.
“Perdonami Cole … E’
che sono angosciato per Glam ed il suo … il suo cancro”
“Veramente credevo
fosse sotto controllo”
“Forse sì, ma lui non
dice molto e quando sono andato a trovarlo con Amy era a pezzi”
“Sì, me lo hai detto
tesoro … Mi dispiace, anch’io gli sono affezionato, ma non voglio vederti
ridurre in questo modo … anche se comprendo la tua ansia Jared” – disse
sincero.
Louis lo cercò per
tutta la casa, finendo poi sull’ampio balcone panoramico, dove Lux stava
spegnendo l’ennesima sigaretta.
Il giovane lo
raggiunse, chiamandolo forte.
Vincent si voltò,
sorridendo a fatica, accogliendolo nel suo abbraccio più caldo.
“Tesoro …” – disse
piano, cullandolo come amava fare.
“Io … io non potevo
andarmene senza vederti … sarebbe stato crudele” – singhiozzò Lou e Lux annuì.
“Anche per me, però
sai …” – ed ingoiò un singulto – “Noi ci rivedremo, quando saremo più … più sereni,
senza essere sconvolti come ora …” – ed il suo pianto si mescolò a quello del
suo petit.
“Vincent … Tu meriti
la mia sincerità … ed io … io voglio stare con Harry, anche se ha mandato in
frantumi ciò che ci legava, per vergogna forse”
“Non rifarà più
questo sbaglio Lou … Ne sono certo”
“Forse sto sbagliando
io, a dargli questa opportunità”
“Tu lo ami e
l’avresti fatto, con o senza di me”
Lou affondò il viso
nella spalla di Vincent, restandoci il più possibile.
“Nel giorno di
Natale, non puoi lasciare da solo Harry, per mille motivi …”
Lou lo fissò.
“Ed io me la caverò”
– lo anticipò Lux, con un sorriso ed un bacio.
L’ultimo.
Appena richiuse la
porta alle proprie spalle, Louis vide un taxi fermarsi dall’altro lato della
strada.
Ne scese Harry, con
una busta di caldarroste in una mano ed un mazzo di girasoli nell’altra.
Lou rimase statico,
mentre Haz pagava l’autista, guardandosi intorno, come a cercare l’ingresso
della residenza di Lux, dov’era stato una volta sola, finché i suoi occhi non
collisero con quelli di Louis.
Attraversò veloce,
sorridendogli.
Louis pensò che
Vincent lo avesse avvertito in qualche modo, ma sbagliava.
Le castagne erano
l’unico gesto buono, da parte del padre, verso Lou, il giorno di Natale, almeno
finché non scoprì che il figlio era omosessuale.
Se ne ricordava
sempre e questo faceva sentire Louis importante e considerato, anche più del
fratello.
Un ricordo, di cui
aveva reso partecipe Harry, con rammarico, insieme a molti altri, alcuni
tristi, se non drammatici.
“Ehi dove stai
andando Lou?!” – chiese con il fiatone.
“E tu …?” – ribatté
stranito.
“Venivo da te, per
riportarti a casa” – spiegò limpido.
Gli porse quella
leccornia ed i fiori – “Li ho comprati per strada, li vendeva un signore
simpatico: mi ha detto che avrei avuto fortuna … Aveva ragione?” – e si morse
il labbro inferiore, esitando.
Louis gli gettò le
braccia al collo, baciandolo intenso.
Sì, un’immensa
fortuna.
Nessun commento:
Posta un commento