venerdì 20 settembre 2013

TRIAD - ZEN'S SPIN OFF

TRIAD – Zen’s spin off


Vi avviso da subito che questo spin off è un puro delirio dell’autrice di Zen.
Io non la conosco, non so bene chi sia ehhehe

Ok, talvolta alcune di voi mi hanno scritto nei commenti che per risolvere la questione Glam+Jared+Colin, sarebbe stato bello vederli andare a vivere tutti e tre sotto lo stesso tetto …

Giammai … O perché no?
La breve shot del passato, Kevin’s desires, mi pare si intitolasse così, ergo autrice rinco, narrava qualcosa del genere, in chiave hot.

Bene, ora tocca ad Harry, Louis e Vincent e questa è …
Triad



A chi fosse venuto in mente di preciso, nessuno lo ricordava.
Erano infatti trascorsi sei mesi, da quella notte in cui Vincent Lux li ospitò a casa sua, a Los Angeles, per questioni pratiche.
Da quel momento, però, Louis ed Harry non se ne erano più andati via.


“Dorme ancora?”
Vincent sbadigliò, preparando il caffè.
“Come un ghiro … Buongiorno” – Harry sorrise, dandogli un bacio sulla nuca.
Anche l’uomo sorrise, rendendogli una pacca sul sedere.
“Potresti non andare in giro mezzo nudo così?”
Haz indossava solo i boxer, aderenti e ridotti.

“Perché Lou sì ed io no?” – obiettò, apparecchiando per la colazione.
Ognuno aveva i suoi compiti precisi.
Tranne Louis, che veniva coccolato ad oltranza: non doveva stancarsi, non doveva preoccuparsi, non doveva semplicemente assumersi alcuna responsabilità, nemmeno quella di lavare un bicchiere.

“Marmellata di more o mirtilli?”
“Meglio albicocca o pesca, sai che a Lou quei semini si infilano nei denti, poi si lagna e non vuole andare”
“Dal dentista!” – chiusero in coro.
Risero.

Era pronto.

“Salgo io a svegliarlo, ti dispiace Harry?” – chiese dolce.
“No, figurati … In ogni caso muovetevi, perché alle nove ho un’udienza ed Hopper userà l’arringa che gli ho scritto … E’ la prima volta” – sorrise a trentadue denti.
“Sono fiero di te, mon petit garcon” – e nel dirlo, gli stampò un bacio in fronte, dopo avergli afferrato gli zigomi lisci ed arrossati per l’emozione.


Lou sentì i suoi passi lungo le scale e, con maliziosa premeditazione, si girò a pancia in giù, completamente nudo, facendo cadere il lenzuolo sul parquet.

Lux ridacchiò, appena lo vide, mentre faceva finta di sonnecchiare, come un bel gatto pronto a fargli le fusa.

Prese degli slip dal cassettone e glieli infilò, facendo guizzare Louis come una rana.

“Ehi!!!”
“Dai vestiti, Harry ha fretta …”
“No, no e no …” – mormorò gattonando sino al suo collo, dove posò un bacio colmo di ardore e desiderio di lui.
Intanto quell’indumento minimo, era già finito sull’abat jour.
“Tesoro …” – ansimò l’uomo, ritrovandosi in un secondo tra le gambe del ragazzino, che gli aveva rubato letteralmente il cuore, senza la possibilità di divincolarsi; in onestà, senza la minima voglia di sottrarsi a quell’urgenza, che Louis gli stava dimostrando, di essere posseduto.

La testata in legno, un po’ sbilenca rispetto al muro, causa precedenti amplessi epocali, ma a tre, iniziò a sbatterci contro ritmicamente, ad ogni colpo, che Vincent assestava nella fessura bagnata e torbida dell’acerbo amante.

Lui non lo divideva con Haz: lo viveva ed aveva, insieme a lui.
Eppure erano loro ad essere in balia di Louis, non certo il contrario, in alcun modo.

“Mioddio mioddioo” – cominciò a gemere, le petit enfant e Lux pensò di restarci secco.

Harry, dal piano terreno friggeva e non solo le uova al bacon, tanto amate dal suo fidanzato.

“Volete finirla??!” – tuonò con una buffa esasperazione.
Quando il silenzio prese il posto di ansiti e smottamenti tellurici, tirò un sospiro di sollievo – “Oh bene, almeno non arriverò in ritardo”


Brendan Laurie spostava quel lecca lecca dall’angolo destro al sinistro dentro la sua bocca, poi da sinistra a destra, quasi ipnotizzando Vincent, che stava aspettando da cinque minuti, che la loro seduta di analisi cominciasse.

Tossì.

“Ops … stavo prendendo appunti … Dunque Vinny, posso chiamarti così?” – ed allungò le gambe, appoggiando i piedi sopra la scrivania.

“Sei forse incinto … Hai i polpacci gonfi?” – sibilò il fratello Hugh, in transito per frugare nel proprio schedario.
Brendan sbuffò – “Quando avrò un loculo tutto mio??”
“Appena si libererà qualche antibagno, ok? Arrivederci Vincent, buona fortuna” – bofonchiò, per poi dileguarsi.

“Dunque dicevamo di Louis …”
“Oui! Mon petit enfant”
“Ma se ha ventidue anni … O qualcosa del genere, no?” – obiettò, rimettendosi composto ed accendendo una sigaretta.
Lux sbirciò il cartello con il divieto e Brendan sbuffò nuovamente – “Ok, ok, che palle questo posto, almeno da me faccio ciò che voglio!”
“Hai uno studio privato a Londra?”
“Certo!” – sorrise – “Con anticamera, segretaria con due tette così” – e fece il gesto.
“Te la scopi?” – lo provocò il francese, ridendo.
“NO. Sono gay, come sei tu … Anzi, diciamo che sei … quasi gay”
“Amo Lou, gli altri non mi interessano” – precisò.
“Sì, sì, questo me l’hai già detto la volta scorsa … Ti credo poco, ma ti credo” – e gli fece l’occhiolino.
“Fai come ti pare …”
“E di Harry? Cosa mi racconti?”
“Gli voglio bene, come ad un figlio … No, diciamo che non è proprio così … Non so bene come sia, all’inizio l’amore per Louis ci divideva, mettendoci su fronti opposti, ma poi lo stesso sentimento ci ha uniti e siamo … amici” – rivelò, non senza una latente perplessità.
“Amici eh …?”
“Cos’è quel sorrisetto?” – ringhiò l’affarista.
“No, no, io nel frattempo scrivo …” – e diligentemente lo psicologo annotò la loro conversazione, fischiettando un motivetto degli Abba .


Appena l’appuntamento giunse al termine, lo stesso brano partì dallo stereo di Brendan.
L’inglese schizzò dalla poltrona, iniziando a ballare con disinvoltura, in quei jeans neri aderenti, che facevano il paio con la camicia, stessa tinta ed elasticizzata, con il colletto ed i polsini bianchi.
Troppo preso dal ritmo, Brendan quasi non salutò Lux, che si congedò da solo, squadrando poi il suo strizzacervelli, attraverso i vetri, gli occhi e le mani al cielo, per quella scelta a dire poco infausta.


Appena salito in auto, Vincent accese la radio ed anche lì  Dancing queen  gracchiava felice.
“Mon Dieu! E’ una persecuzione!” – imprecò, scorgendo poi Louis alla fermata dell’autobus.
Il sangue gli salì alla testa: si era raccomandato un migliaio di volte di andare in macchina od in taxi dovunque volesse, senza esporsi a stupidi pericoli.
Lo stupido, però, era lui, pensò: a poco più di vent’anni, studente, Louis aveva tutto il diritto di avere una vita normale e non custodita sotto l’ipotetica campana di vetro, temprato, che Lux gli avrebbe voluto imporre.

“Mon petit!” – ed inchiodò, aprendo lo sportello del passeggero.
“Ciao Vincent!” – il giovane salì, sporgendosi allegro per dargli un bacio.
“Tesoro … sei rimasto senza benzina un’altra volta?”
“Uhm … sì!” – ed avvampò, inforcando gli occhiali scuri di Harry.
“Glieli hai presi di nuovo!?”
“Lo so che si incazza, ma potrebbe regalarne un paio anche a me! Uguali!”
“Volevo farlo io e”
“Deve pensarci LUI!!” – protestò, alzando la voce, (Brendan avrebbe detto starnazzando, dopo avergli parlato per cinque minuti, un mese prima).

“Ti porto a pranzo?”
“Non cambiare discorso, Vincent”
“Qua quale discorso?!”
“Sei andato da quel tizio … quello svitato …” – e si spalmò sul sedile, i jeans a vita bassa e sotto un bel niente.
Un bel fico secco di niente, rimuginò Lux, tornando con la mente alla fermata del bus, dove Louis era in vetrina, come la migliore delle prede.

“Sì, ci sono andato, ok?”
“Perché ti incazzi? Vedi, quando ci vai, poi, dopo, sei sempre nervoso!”
“Non è vero Louis …” – sospirò.
“Comunque ho voglia di cheese burger e tu?” – e sorrise, recuperando all’istante il buon umore.

“D’accordo … se insisti …”
“Insisto!”

Lux odiava il cibo spazzatura, ma non sapeva dirgli di no.
Su nulla.


Harry stava ripetendo a memoria tutti i passaggi dell’arringa di Hopper, esaltandosi su come la giuria fosse attenta e coinvolta dalle parole redatte dal giovane.
“E poi il verdetto, in sole due ore! Abbiamo vinto” – e si lisciò le bretelle, mentre Vincent condiva la nizzarda e Louis sbucciava le pesche, da servire con vino bianco e crema pasticcera, come dessert.
Entrambi lo fissavano, ascoltando Haz, appollaiati ai bordi della penisola in marmo, mentre il futuro procuratore si era lanciato in un’oratoria invidiabile, al centro del living, con gesti teatrali ed un po’ tronfi.

Gli spettatori applaudirono, guardandosi a sorrisi smaglianti e palpebre semi chiuse.

“Antipatici!!”
“Harry … ma no, scherzavamo!” – si affrettò a scusarsi Louis, ma fu inutile.
Harry scappò al piano di sopra.

“Cavoli, se l’è presa! Vado a vedere di recuperare” – e lo rincorse.

“Alle otto si cena!” – sbottò il più anziano, sapendo bene come avrebbe rimediato l’altro a quell’oltraggio alla corte.


Louis posò un bacio sulla spalla sinistra di Harry, seduto ed imbronciato, sul davanzale, le braccia incrociate, lo sguardo lucido.

“Ehi …”
“Vaffanculo Lou” – disse teso ed a mezza voce.
“Perdonaci …”
“Parla per te!” – e non si voltò ancora, irrigidendosi, mentre Lou lo avvolgeva caldo.
“Quindi non ti importa delle beffe di Vincent e ce l’hai solo con me?” – chiese lusingato.
“Forse le sue mi divertono e le tue mi stanno sul cazzo, ok?”
Louis si ritrasse, ferito.
I suoi fanali, riflessi nei vetri, arrivarono al cuore di Harry, diretti ed impietosi.

“Lou …”
“Tu non cambierai mai!” – e sparì.


Harry gli dava le spalle, Louis, supino, guardava per aria, nel mezzo, come sempre, mentre Vincent, girato sul fianco, lo stava scrutando.

“Spengo la luce?” – chiese Lux con delicatezza.
“Sì” – sussurrò Haz – “No!” – esclamò Lou.
“Non stai mica leggendo!” – protestò, scuotendo i suoi riccioli l’avvocato in erba.
“Invece mi serve accesa!  Sto facendo un controllo” – sibilò.
“A cosa?” – ringhiò Harry.
Lou fece una risatina – “Dobbiamo imbiancare il soffitto …” – e si coprì la bocca, trattenendo una risata.
Lux non se ne preoccupò, sghignazzando come un matto e così Harry, che iniziò a prendere a cuscinate entrambi.


Inginocchiati tra le lenzuola madide, Louis non aveva cambiato posizione.
Era sempre tra loro, la bocca in quella di Vincent, mentre Harry risaliva in lui, con lentezza e metodo, brandendogli la vita sottile, per agevolarne il movimento sensuale sul proprio membro, che a tratti usciva da Louis, per poi rientrarci con maggiore vigore, facendolo inarcare, alla ricerca di ossigeno, a labbra schiuse e gonfie, per avere in precedenza lubrificato entrambi i sessi dei suoi amanti.

Lux lo raccolse poi per i fianchi, ad un cenno di Harry, sollevandolo per portarselo sopra le cosce piegate, metterlo seduto per impalarlo, affinché lo ricevesse a pieno, largo e duro, mentre l’altro lo cinturava per il busto, sostenendolo in quella cavalcata, senza mai lasciarlo andare.
Louis chinava la testa, lasciando che Haz lo leccasse e mordesse nel collo, per poi affondare in lui, con baci infuocati.


Vincent, nel frattempo, perdeva quasi il controllo dei propri fianchi, che come imbizzarriti, si spingevano energici e continui nella voragine di muscoli del suo petit, del loro petit enfant.

Erano quasi al culmine; Haz si spostò lasciando crollare Louis sul morbido, a gambe e braccia dispiegate e pervase dagli spasmi dell’imminente orgasmo.
La sua erezione, pronta ad esplodere, finì nella bocca di Harry, premuroso e capace, mentre con la mano sinistra Louis provvedeva a masturbarlo, in piena estasi reciproca.

Lux dilagò, baciando ogni centimetro raggiungibile del ventre di Louis, così i suoi capezzoli scuri e tumidi, alternandosi ad Harry, che di tanto in tanto si ricordava di respirare e cercava i baci dei suoi complici.

Fu un’apoteosi di umori, che raggiunsero Louis dentro e fuori, in un’appartenenza totalizzante, alla quale non avrebbe mai rinunciato, da quando l’aveva accettata, nello stesso modo in cui ci era riuscito Harry.

Con gli sguardi ed i sorrisi carichi di appagamento, i componenti di questa triade si rannicchiò, riequilibrando la respirazione, facendosi poi degli innocenti dispetti.

“A chi tocca andare a prendere il gelato?” – domandò Vincent, scompigliando i capelli ai suoi cuccioli.
“A te!!” – replicarono all’unisono, ridendo.
“Ok … Poi mi spiegherete un giorno il perché tocca sempre a moi!” – e si allontanò.

Harry e Louis si guardarono, penetranti, ricominciando a fare l’amore dopo un istante.

Lux si accese una sigaretta, percorrendo gli scalini canticchiando qualcosa.
Dancing queen.

“Mon Dieu, come quel pazzo!” – mormorò stranito.

Il suo problema maggiore, per quella notte, così per tutte le notti a venire, restava comunque uno soltanto: scegliere tra cioccolato o fior di latte.
Se sbagliava, avrebbe dormito sul divano.

Da lì, in ogni caso, gli sarebbe bastata la visione di Louis ed Harry, al sicuro, portatori di gioia alla sua esistenza, che, finalmente, aveva di nuovo un senso.


The End








 BRENDAN LAURIE


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