Capitolo n. 155 – zen
Il sorriso di Jude
gli si stava avvicinando, per incontrarsi con il proprio.
Colin lo abbracciò
forte, ritrovandosi con l’amico sulla spiaggia di Malibu, deserta, in una
giornata di fine ottobre, luminosa, ma fredda.
Andarono a sedersi su
di una panchina, scrutando l’oceano; era molto presto.
“Fatto buon viaggio?”
“Sì, sembravamo una
masnada di pazzi, come direbbe il nonno … Credo non ci presterà più il suo jet”
– Farrell rise.
“Figurati …”
“E voi, come
procede?” – chiese sereno, tenendosi sotto l’ala sinistra UK buddy, che
appoggiò la testa sulla spalla dell’irlandese.
“Siamo stati
convocati da Glam, ci sarà anche miss Gramble, verso le undici … Abbiamo deciso
di arrivarci separatamente; Rob è andato da Geffen, voleva dirgli delle cose ed
io rispetto questa scelta, perché se la sono presa con lui e, forse, vuole
riflettere, chiedere un consiglio legale o … ha cambiato idea”
“E non dovrebbe dirlo
a te?”
Un sorriso
impacciato, di entrambi, divenne la risposta al quesito legittimo di Colin.
“In fondo ti stai
comportando come il sottoscritto, Jude: lasci spazio a Glam nella vita di chi
ami e credo sia la mossa migliore, da sempre”
“Ho fiducia in
Robert, quanta ne hai tu in Jared, mi sembra ovvio” – sorrise, ancora imbarazzato.
“In minima parte ce
l’ho anche in Geffen” – rise sonoro, perdendosi nel vento, a palpebre chiuse,
avvolgendo meglio Jude, con entrambe le braccia robuste.
Sembravano
accoccolati, in pieno relax.
“Vuoi anche
pomiciare?” – domandò l’inglese.
“Eh?”
Risero insieme,
alzandosi e prendendosi per mano.
“Arriviamo alle
torrette di salvataggio Jude?”
“Ok … Dovremmo
organizzare una cena, fare qualcosa … Anche un film!”
“Se arriverà Diamond
non avrai più nemmeno il tempo di respirare” – sorrise affettuoso.
“Magari … Tu dici
che”
“Abbi fede in Geffen
e nelle sue mille … strategie”
“Una nuova ala
pediatrica, con tanto di mensa”
Glam le fece un
occhiolino simpatico.
“Avvocato senta”
“E parco giochi,
ultima offerta!” – sorrise.
“I bimbi, da noi, non
sono in vendita” – ribatté seria.
“Miss Gramble, via,
stiamo parlando di una coppia solida, di genitori responsabili, due pilastri
della comunità”
“Due che? Il signor
Downey è fuggito con lei non so dove ed eravate amanti o sbaglio?”
“Gossip, spregevole
gossip” – bissò acre.
“Lo nega?!?”
Sul viso di Glam si
disegnò un’espressione dolce.
“Posso confermarle
che Robert è l’uomo più sensibile e generoso, che io abbia mai conosciuto ed
amato, certo”
Lei quasi arrossì,
davanti ad una simile schiettezza.
“Comunque, signor Geffen,
non entro nel merito delle relazioni dei richiedenti, anche se la stabilità di
coppia è fondamentale, mi sembra ovvio”
“Sì, capisco …”
“E’ stata
riconsolidata, a ciò che mi risulta e quanto hanno fatto per Camilla, i
progressi della stessa, insomma questi sono punti a favore per entrambi i
genitori, però …”
“Già, la malattia:
non trova sia discriminante?”
“E’ puro buon senso:
nel caso il signor Downey si ammalasse di nuovo, non potrebbe badare alla nuova
arrivata, così il marito, stressato dalla malattia del coniuge”
“Questo potrebbe
accadere a chiunque, ammalarsi intendo!” – protestò.
“Sì, logico, ma nel
caso di Robert abbiamo maggiori probabilità, non dico certezze, ci mancherebbe,
però i rischi risultano … elevati” – spiegò mesta.
“Robert sta soffrendo
per questo rifiuto, così VOI lo esponete ad una recidiva: il sistema
immunitario potrebbe infatti risentirne”
“Come per qualsiasi
altro stress, lavorativo, familiare, non ci dia colpe astruse”
“Non sono astruse!”
Miss Gramble sorrise
– “Lei è un combattente nato, non si arrende neppure in presenza di prove
tangibili”
“Qui stiamo parlando
di un atto d’amore, non di delinquenti oppure assassini” – obiettò.
“Ha ragione, stiamo
parlando di persone, con un pregresso anche discutibile, con dipendenze da
alcolici, droga, persino arrestati, proprio nel caso di mr Downey: si rende
conto che già così la commissione ha storto il collo?”
“Per me ci si poteva
strozzare con la bieca e tronfia maniera bacchettona, con cui valuta le
richieste, la sua commissione del cazzo! Jude e Robert sono diversi, da anni
per giunta!”
“Signor Geffen non
trascenda … E’ paonazzo …”
“Perché sono malato
anch’io, ok?!” – e si alzò sbottando – “Ed ho otto figli, anzi, il maggio
prossimo nasceranno anche due gemelli, quindi diverranno dieci! Secondo lei
dovrebbero portarmeli via perché ho un cancro?!”
Downey si palesò solo
a quel punto.
Aprì la porta,
rimasta inavvertitamente socchiusa, affacciandosi, pallido.
“Glam …” – disse in
un soffio.
Quindi andò ad
abbracciarlo, in lacrime, oltre modo scosso da tutto ciò aveva udito, seduto
composto, quasi rannicchiato sul divanetto, in corridoio, senza che né Geffen e
tanto meno la Gramble se ne fossero resi conto.
“Tesoro non dovresti
… essere qui”
“E dove dovrei
essere?” – poi guardò l’assistente sociale – “Questa signora ed i suoi colleghi
mi hanno già spedito al patibolo, è vero … Non dovrei essere qui, ma ci sono. E
poi sì, ho amato quest’uomo, che mi ha rispettato, che voleva sposarmi ed avere
anche un figlio insieme a me, quindi non mi considerava spazzatura, come
vorreste fargli credere ora tutti voi. Diamond sarebbe stata al sicuro con me e
Jude, che adoro oltre me stesso, nessuno può metterlo in dubbio, ma se
preferite farla restare in orfanotrofio, senza amore, senza una carezza prima
di dormire, senza una famiglia, molto grande, parecchio incasinata” – sorrise,
asciugandosi una lacrima – “… se preferite negarle un futuro, anche
privilegiato economicamente, fate pure. La responsabilità sarà vostra, non mia
e di mio marito. Addio miss Gramble.” – concluse dignitoso, prendendo poi
delicatamente Geffen per il polso destro – “Glam vieni, andiamo a fare una
passeggiata, abbiamo bisogno di aria pulita, non credi?” – propose guardandolo
emozionato.
Geffen annuì – “Ci
vediamo miss Gramble. Buon lavoro.” – ed uscirono.
“Tu stavi …
enfatizzando, vero?”
Downey, nel
domandarglielo, sgranò i suoi quarzi liquidi su di lui.
Glam era alla guida,
si erano appena fermati sulla scogliera: lo scrutò, sorridendo.
“Io ti amo tanto, sai
Robert? Amo il modo in cui dici le cose, in cui ti doni al prossimo, annullando
ogni tua barriera, scavando e cercando, anche a costo di soffrirne … Tu non te
ne sei mai fregato, ecco” – e tornò a fissare l’oceano, non senza stringergli
la mano.
“Per quel che vale …
anch’io ti amo” – replicò debole, come se la paura di perderlo lo stesse
divorando.
“Vale moltissimo, per
me, credimi.”
“Prima hai detto”
Geffen rise – “Sei
più zuccone di Jared!”
“Lui, in compenso, ha
più diritto di me di sapere la verità?”
Glam lo fece,
inanellando alla catena, quello che poteva essere l’ennesimo sbaglio, con Rob.
Gli diede un bacio,
di forza, ma non costringendolo, di impeto insomma, traboccante dal suo cuore,
dalle sue dita, che afferrarono gli zigomi dell’attore e con essi il suo collo,
fino a mescolarsi con le sue ciocche morbide, profumate, come la sua pelle, la
sua bocca.
Glam se ne staccò a
fatica, dispiacendosi – “Scusami Rob …” – ansimò.
Downey lo abbracciò
vigoroso – “Non lasciarmi … non farlo, ne morirei” – singhiozzò inerme.
Scese il silenzio.
Si cullarono, non
servirono altre parole.
Shannon accompagnò
Josh e Lula in visita ai cugini, appena rientrati alla End House.
C’erano regali per
tutti, sorrisi, racconti da snocciolare, ai due fratelli di Haiti, che
profusero coccole ed attenzioni.
“Allora fratellino,
sei in forma”
“Ciao animale” – si
strinsero, dandosi un bacio leggero sulle labbra – “Mi sei mancato big bro … E
Tomo?”
“Aveva uno strano
appuntamento alle gallerie Rice … Un collezionista australiano ha offerto una
montagna di soldi per una sua opera, rimasta nel magazzino di quel simpaticone
di Owen e quindi ha diritto alla percentuale …”
“E lo lasci andare da
solo?” – scherzò.
“E’ abbastanza
grandicello il mio croato …”
“Ed Owen? Mai più
visto dopo Denny”
“Pare abbia una
fidanzata, ti ricordi quella biondina, lo accompagnò non so più a quale evento
…”
“No, assolutamente …
Ah sì, aspetta, ma se era più alta di lui … Male assortiti direi”
“Pettegola!” –
esclamò Shan.
“Oca!” – bissò Jared,
ridendo poi di gusto all’unisono con il batterista.
Louis andò a
prendersi una cola.
Era nudo, davanti al
frigo aperto, il busto ancora imperlato di sudore.
Harry russava tra le
lenzuola; era crollato subito.
Mezza giornata di
pausa da studio ed università, con approvazione di Geffen, sempre attento alle
esigenze dei suoi collaboratori ed ad una soffiata di Sylvie.
I due cuccioli
avevano bisogno di un po’ di privacy, ma Lou, secondo lei, l’avrebbe strozzata
se avesse saputo che c’era il suo zampino in quella pausa concessa dal capo al
suo più assistente più dotato.
“Vuoi da bere?” – gli
urlò dalla cucina, ma Harry era spalmato come un orso tra cuscini e coperte,
ridotte ad un groviglio.
Era bello, in quella
posizione, a pancia in giù, con il sedere ben sodo per aria, fatto apposta per
essere morsicato.
La frenesia di Lou si
concretizzò cinque secondi dopo, facendo sobbalzare il compagno.
“Ehi …!”
“Stai fermo,
altrimenti ti lego come un salame Haz!”
“Ok …” – sorrise
malizioso, riaffondando tra i guanciali setosi.
Erano nel mini
appartamento di Lou, preferendolo al villa Meliti, da cui avevano schiodato
giorni prima.
Antonio ne fu
rammaricato, ma si propose persino di acquistare loro un loft nelle vicinanze,
per farli sentire parte di quel nucleo così particolare.
Li commosse, ma la
decisione di accettare fu rimandata alla metà di novembre, quando Harry avrebbe
sostenuto un esame assai complicato.
Delegare a Louis
l’intero trasloco gli parve ingiusto e poi era stato così divertente, la prima
volta, che l’esperienza valeva la pena di essere replicata.
Miss Gramble li
convocò nel proprio ufficio.
Tutti e tre.
“E’ un buon segno?” –
bisbigliò Jude, rivolgendosi a Glam.
“Lo spero …”
Robert non fiatava,
tormentandosi un braccialetto ed aggiustandosi di continuo i capelli.
“Salve, ci rivediamo”
– sorrise – “Bene arrivato mr Law”
“Ben trovata miss
Gramble, ha delle novità per noi?” – chiese fiducioso.
Lei si accomodò,
tirando un sospiro ed aprendo il loro fascicolo.
“Dunque vediamo …” –
e sbirciò Geffen, che la stava come puntando, ma senza alcuna cattiveria.
“Mi sono presa una
grossa incombenza, sapete?”
Law w Downey si
guardarono.
“In che senso?” –
domandò quest’ultimo.
“Nel senso che
dovremo entrambi rispettare delle regole di … ingaggio” – rise più leggera – “…
e tutto andrà a meraviglia” – e premendo un tasto sull’interfono, convocò una
certa miss Anderson.
Lei si palesò, ma non
da sola.
“Diamond …”
Downey si illuminò,
alzandosi per andarle vicino.
La bimba sorrise,
mordendosi le manine chiuse a pugno, per poi tenderle verso di lui, come se lo
conoscesse.
Sia al consorte, che
a Glam, sembrò un momento singolare, quanto magico, di quelli che l’americano
avrebbe raccontato ad ogni ricorrenza, negli anni a venire.
Geffen se lo immaginò
alle tavolate natalizie, mentre arricchiva l’aneddoto con sempre nuovi
dettagli, anche amorevolmente inventati.
La scena era nitida
nella sua mente, come la fitta ed il vuoto, che avvertì nello stomaco.
Fu un attimo; perché quello
successivo era già stato coinvolto da Jude in un abbraccio corale, sottolineato
dalle parole dell’inglese – “Mio Dio Glam, grazie per avere fatto felice il mio
Rob”
Miss Gramble, nel
frattempo e senza che l’uomo le badasse, aveva appunto evidenziato quanto il
discorso fattole da Geffen era stato efficace e persuasivo, così come lo sfogo
di Downey, che ora piangeva, con incollata al cuore Diamond, immersa già in un
amore incredibile e totalizzante.
La vita sembrava
avere fatto un passo avanti, con naturalezza, pulita e giusta, come il sorriso
di Robert e Jude, che Glam non avrebbe dimenticato mai.
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