lunedì 22 luglio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 155

Capitolo n. 155 – zen


Il sorriso di Jude gli si stava avvicinando, per incontrarsi con il proprio.
Colin lo abbracciò forte, ritrovandosi con l’amico sulla spiaggia di Malibu, deserta, in una giornata di fine ottobre, luminosa, ma fredda.

Andarono a sedersi su di una panchina, scrutando l’oceano; era molto presto.

“Fatto buon viaggio?”
“Sì, sembravamo una masnada di pazzi, come direbbe il nonno … Credo non ci presterà più il suo jet” – Farrell rise.
“Figurati …”
“E voi, come procede?” – chiese sereno, tenendosi sotto l’ala sinistra UK buddy, che appoggiò la testa sulla spalla dell’irlandese.

“Siamo stati convocati da Glam, ci sarà anche miss Gramble, verso le undici … Abbiamo deciso di arrivarci separatamente; Rob è andato da Geffen, voleva dirgli delle cose ed io rispetto questa scelta, perché se la sono presa con lui e, forse, vuole riflettere, chiedere un consiglio legale o … ha cambiato idea”
“E non dovrebbe dirlo a te?”
Un sorriso impacciato, di entrambi, divenne la risposta al quesito legittimo di Colin.

“In fondo ti stai comportando come il sottoscritto, Jude: lasci spazio a Glam nella vita di chi ami e credo sia la mossa migliore, da sempre”
“Ho fiducia in Robert, quanta ne hai tu in Jared, mi sembra ovvio” – sorrise, ancora imbarazzato.
“In minima parte ce l’ho anche in Geffen” – rise sonoro, perdendosi nel vento, a palpebre chiuse, avvolgendo meglio Jude, con entrambe le braccia robuste.
Sembravano accoccolati, in pieno relax.

“Vuoi anche pomiciare?” – domandò l’inglese.
“Eh?”
Risero insieme, alzandosi e prendendosi per mano.
“Arriviamo alle torrette di salvataggio Jude?”
“Ok … Dovremmo organizzare una cena, fare qualcosa … Anche un film!”
“Se arriverà Diamond non avrai più nemmeno il tempo di respirare” – sorrise affettuoso.
“Magari … Tu dici che”
“Abbi fede in Geffen e nelle sue mille … strategie”


“Una nuova ala pediatrica, con tanto di mensa”
Glam le fece un occhiolino simpatico.
“Avvocato senta”
“E parco giochi, ultima offerta!” – sorrise.
“I bimbi, da noi, non sono in vendita” – ribatté seria.
“Miss Gramble, via, stiamo parlando di una coppia solida, di genitori responsabili, due pilastri della comunità”
“Due che? Il signor Downey è fuggito con lei non so dove ed eravate amanti o sbaglio?”
“Gossip, spregevole gossip” – bissò acre.
“Lo nega?!?”
Sul viso di Glam si disegnò un’espressione dolce.
“Posso confermarle che Robert è l’uomo più sensibile e generoso, che io abbia mai conosciuto ed amato, certo”
Lei quasi arrossì, davanti ad una simile schiettezza.
“Comunque, signor Geffen, non entro nel merito delle relazioni dei richiedenti, anche se la stabilità di coppia è fondamentale, mi sembra ovvio”
“Sì, capisco …”
“E’ stata riconsolidata, a ciò che mi risulta e quanto hanno fatto per Camilla, i progressi della stessa, insomma questi sono punti a favore per entrambi i genitori, però …”
“Già, la malattia: non trova sia discriminante?”
“E’ puro buon senso: nel caso il signor Downey si ammalasse di nuovo, non potrebbe badare alla nuova arrivata, così il marito, stressato dalla malattia del coniuge”
“Questo potrebbe accadere a chiunque, ammalarsi intendo!” – protestò.
“Sì, logico, ma nel caso di Robert abbiamo maggiori probabilità, non dico certezze, ci mancherebbe, però i rischi risultano … elevati” – spiegò mesta.
“Robert sta soffrendo per questo rifiuto, così VOI lo esponete ad una recidiva: il sistema immunitario potrebbe infatti risentirne”
“Come per qualsiasi altro stress, lavorativo, familiare, non ci dia colpe astruse”
“Non sono astruse!”
Miss Gramble sorrise – “Lei è un combattente nato, non si arrende neppure in presenza di prove tangibili”
“Qui stiamo parlando di un atto d’amore, non di delinquenti oppure assassini” – obiettò.
“Ha ragione, stiamo parlando di persone, con un pregresso anche discutibile, con dipendenze da alcolici, droga, persino arrestati, proprio nel caso di mr Downey: si rende conto che già così la commissione ha storto il collo?”
“Per me ci si poteva strozzare con la bieca e tronfia maniera bacchettona, con cui valuta le richieste, la sua commissione del cazzo! Jude e Robert sono diversi, da anni per giunta!”
“Signor Geffen non trascenda … E’ paonazzo …”
“Perché sono malato anch’io, ok?!” – e si alzò sbottando – “Ed ho otto figli, anzi, il maggio prossimo nasceranno anche due gemelli, quindi diverranno dieci! Secondo lei dovrebbero portarmeli via perché ho un cancro?!”

Downey si palesò solo a quel punto.
Aprì la porta, rimasta inavvertitamente socchiusa, affacciandosi, pallido.
“Glam …” – disse in un soffio.
Quindi andò ad abbracciarlo, in lacrime, oltre modo scosso da tutto ciò aveva udito, seduto composto, quasi rannicchiato sul divanetto, in corridoio, senza che né Geffen e tanto meno la Gramble se ne fossero resi conto.

“Tesoro non dovresti … essere qui”
“E dove dovrei essere?” – poi guardò l’assistente sociale – “Questa signora ed i suoi colleghi mi hanno già spedito al patibolo, è vero … Non dovrei essere qui, ma ci sono. E poi sì, ho amato quest’uomo, che mi ha rispettato, che voleva sposarmi ed avere anche un figlio insieme a me, quindi non mi considerava spazzatura, come vorreste fargli credere ora tutti voi. Diamond sarebbe stata al sicuro con me e Jude, che adoro oltre me stesso, nessuno può metterlo in dubbio, ma se preferite farla restare in orfanotrofio, senza amore, senza una carezza prima di dormire, senza una famiglia, molto grande, parecchio incasinata” – sorrise, asciugandosi una lacrima – “… se preferite negarle un futuro, anche privilegiato economicamente, fate pure. La responsabilità sarà vostra, non mia e di mio marito. Addio miss Gramble.” – concluse dignitoso, prendendo poi delicatamente Geffen per il polso destro – “Glam vieni, andiamo a fare una passeggiata, abbiamo bisogno di aria pulita, non credi?” – propose guardandolo emozionato.
Geffen annuì – “Ci vediamo miss Gramble. Buon lavoro.” – ed uscirono.


“Tu stavi … enfatizzando, vero?”
Downey, nel domandarglielo, sgranò i suoi quarzi liquidi su di lui.
Glam era alla guida, si erano appena fermati sulla scogliera: lo scrutò, sorridendo.
“Io ti amo tanto, sai Robert? Amo il modo in cui dici le cose, in cui ti doni al prossimo, annullando ogni tua barriera, scavando e cercando, anche a costo di soffrirne … Tu non te ne sei mai fregato, ecco” – e tornò a fissare l’oceano, non senza stringergli la mano.
“Per quel che vale … anch’io ti amo” – replicò debole, come se la paura di perderlo lo stesse divorando.
“Vale moltissimo, per me, credimi.”
“Prima hai detto”
Geffen rise – “Sei più zuccone di Jared!”
“Lui, in compenso, ha più diritto di me di sapere la verità?”

Glam lo fece, inanellando alla catena, quello che poteva essere l’ennesimo sbaglio, con Rob.
Gli diede un bacio, di forza, ma non costringendolo, di impeto insomma, traboccante dal suo cuore, dalle sue dita, che afferrarono gli zigomi dell’attore e con essi il suo collo, fino a mescolarsi con le sue ciocche morbide, profumate, come la sua pelle, la sua bocca.

Glam se ne staccò a fatica, dispiacendosi – “Scusami Rob …” – ansimò.
Downey lo abbracciò vigoroso – “Non lasciarmi … non farlo, ne morirei” – singhiozzò inerme.
Scese il silenzio.
Si cullarono, non servirono altre parole.


Shannon accompagnò Josh e Lula in visita ai cugini, appena rientrati alla End House.
C’erano regali per tutti, sorrisi, racconti da snocciolare, ai due fratelli di Haiti, che profusero coccole ed attenzioni.

“Allora fratellino, sei in forma”
“Ciao animale” – si strinsero, dandosi un bacio leggero sulle labbra – “Mi sei mancato big bro … E Tomo?”
“Aveva uno strano appuntamento alle gallerie Rice … Un collezionista australiano ha offerto una montagna di soldi per una sua opera, rimasta nel magazzino di quel simpaticone di Owen e quindi ha diritto alla percentuale …”
“E lo lasci andare da solo?” – scherzò.
“E’ abbastanza grandicello il mio croato …”
“Ed Owen? Mai più visto dopo Denny”
“Pare abbia una fidanzata, ti ricordi quella biondina, lo accompagnò non so più a quale evento …”
“No, assolutamente … Ah sì, aspetta, ma se era più alta di lui … Male assortiti direi”
“Pettegola!” – esclamò Shan.
“Oca!” – bissò Jared, ridendo poi di gusto all’unisono con il batterista.


Louis andò a prendersi una cola.
Era nudo, davanti al frigo aperto, il busto ancora imperlato di sudore.
Harry russava tra le lenzuola; era crollato subito.
Mezza giornata di pausa da studio ed università, con approvazione di Geffen, sempre attento alle esigenze dei suoi collaboratori ed ad una soffiata di Sylvie.

I due cuccioli avevano bisogno di un po’ di privacy, ma Lou, secondo lei, l’avrebbe strozzata se avesse saputo che c’era il suo zampino in quella pausa concessa dal capo al suo più assistente più dotato.

“Vuoi da bere?” – gli urlò dalla cucina, ma Harry era spalmato come un orso tra cuscini e coperte, ridotte ad un groviglio.
Era bello, in quella posizione, a pancia in giù, con il sedere ben sodo per aria, fatto apposta per essere morsicato.
La frenesia di Lou si concretizzò cinque secondi dopo, facendo sobbalzare il compagno.

“Ehi …!”
“Stai fermo, altrimenti ti lego come un salame Haz!”
“Ok …” – sorrise malizioso, riaffondando tra i guanciali setosi.

Erano nel mini appartamento di Lou, preferendolo al villa Meliti, da cui avevano schiodato giorni prima.
Antonio ne fu rammaricato, ma si propose persino di acquistare loro un loft nelle vicinanze, per farli sentire parte di quel nucleo così particolare.
Li commosse, ma la decisione di accettare fu rimandata alla metà di novembre, quando Harry avrebbe sostenuto un esame assai complicato.
Delegare a Louis l’intero trasloco gli parve ingiusto e poi era stato così divertente, la prima volta, che l’esperienza valeva la pena di essere replicata.


Miss Gramble li convocò nel proprio ufficio.
Tutti e tre.

“E’ un buon segno?” – bisbigliò Jude, rivolgendosi a Glam.
“Lo spero …”
Robert non fiatava, tormentandosi un braccialetto ed aggiustandosi di continuo i capelli.

“Salve, ci rivediamo” – sorrise – “Bene arrivato mr Law”
“Ben trovata miss Gramble, ha delle novità per noi?” – chiese fiducioso.

Lei si accomodò, tirando un sospiro ed aprendo il loro fascicolo.
“Dunque vediamo …” – e sbirciò Geffen, che la stava come puntando, ma senza alcuna cattiveria.

“Mi sono presa una grossa incombenza, sapete?”
Law w Downey si guardarono.
“In che senso?” – domandò quest’ultimo.
“Nel senso che dovremo entrambi rispettare delle regole di … ingaggio” – rise più leggera – “… e tutto andrà a meraviglia” – e premendo un tasto sull’interfono, convocò una certa miss Anderson.
Lei si palesò, ma non da sola.

“Diamond …”
Downey si illuminò, alzandosi per andarle vicino.
La bimba sorrise, mordendosi le manine chiuse a pugno, per poi tenderle verso di lui, come se lo conoscesse.

Sia al consorte, che a Glam, sembrò un momento singolare, quanto magico, di quelli che l’americano avrebbe raccontato ad ogni ricorrenza, negli anni a venire.
Geffen se lo immaginò alle tavolate natalizie, mentre arricchiva l’aneddoto con sempre nuovi dettagli, anche amorevolmente inventati.

La scena era nitida nella sua mente, come la fitta ed il vuoto, che avvertì nello stomaco.

Fu un attimo; perché quello successivo era già stato coinvolto da Jude in un abbraccio corale, sottolineato dalle parole dell’inglese – “Mio Dio Glam, grazie per avere fatto felice il mio Rob”

Miss Gramble, nel frattempo e senza che l’uomo le badasse, aveva appunto evidenziato quanto il discorso fattole da Geffen era stato efficace e persuasivo, così come lo sfogo di Downey, che ora piangeva, con incollata al cuore Diamond, immersa già in un amore incredibile e totalizzante.


La vita sembrava avere fatto un passo avanti, con naturalezza, pulita e giusta, come il sorriso di Robert e Jude, che Glam non avrebbe dimenticato mai.








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