lunedì 15 luglio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 151

Capitolo n. 151 – zen


Ivo Steadman spense la sua sigaretta nel posacenere di Hotch, mentre recuperava la busta sigillata, contenente i suoi effetti personali.

Un Rolex degli anni trenta.
Una catenina d’argento, comprata durante un viaggio in Peru.
Il portafogli.
Le fedi acquistate per il matrimonio con Tim.

“Non pretendo le vostre scuse, tanto so che non le potrò avere, ma se vi ritroverò sul mio cammino, denuncerò questo dipartimento, spellandovi sino alle ossa: sono stato chiaro?” – affermò con un ghigno poco rassicurante.
Aaron lo fissò torvo.
“Noi non sbagliamo praticamente mai: quindi ci rivedremo, in un modo o nell’altro. E se lei solo si avvicinerà a Tim od alla sua famiglia, resterà ben poco del suo sarcasmo, glielo garantisco, professor Steadman.”


Kevin, alle sue spalle, gli accarezzava i capelli spettinati ed appiccicati al viso rilassato ed angelico, mentre Tim stava dormendo, steso sul fianco sinistro, in quel letto a baldacchino, dalla foggia antica.
Avevano scelto un castello in Scozia, trasformato in resort a cinque stelle, con tanto di centro benessere, maneggio e campi da golf sterminati, dove divertirsi come pazzi, nel constatare quanto fossero imbranati in quello sport, durante la seconda giornata di vacanza.

Tim fece una smorfia adorabile, nascondendosi tra lenzuola e cuscini, ricordando a Kevin il loro Lula, quando non voleva andare a scuola.

“Dio come vi amo” – mormorò il bassista.
Tim si giro, arridendo alla sua dolcezza – “Ti manca soldino?”
“Mi manchi tu amore, anche se sei qui con me, io vorrei … assorbirti, mangiarti” – rise solare, insinuandosi tra le sue gambe – “Così da non doverti più dividere con il resto del mondo … A parte Lula, in quel caso ti … libererei” – e lo baciò umido e profondo, come il suo scivolare in lui, con una naturalezza disarmante.


“Eccola è lei, Glam”
Robert mostrò la foto di Diamond all’avvocato.
L’attore era sul punto di piangere, ma Jude lo avvolse teneramente, per confortarlo.
Erano andati subito allo studio legale, dopo avere ricevuto l’esito negativo, emesso dalla commissione, da una dispiaciuta miss Gramble.

“Cosa ne sanno loro di noi?” – sbottò furente, alzandosi con uno scatto dal divanetto, mentre Geffen scrutava le sue reazioni.
Era una mattinata pesante per lui: aveva dormito poco, devastato da incubi e ricordi.
Ora un’emicrania ostinata lo stava tormentando, nonostante avesse preso dei farmaci, solitamente efficaci, ma non in quel momento.

“Rob dovremo essere rispettosi verso i loro parametri, non sottovalutiamo i criteri, che utilizzano queste persone, mirati esclusivamente al benessere ed alla tutela degli orfani, come Diamond”
La voce di Glam era sempre così amorevole nei suoi riguardi, che Downey arrossì, provando persino a scusarsi.
Law inarcò un sopracciglio – “Tesoro tu non devi farlo, non sentirti in colpa per la tua sensibilità ed il coraggio: dovremmo puntare su questo Glam, anche sotto il profilo … terapico e di pieno recupero di Rob”
Geffen sbuffò – “Temo, invece, che il tasto dolente di questa adozione sia appunto la malattia di Robert, mi duole rilevarlo, ma la conversazione avuta con miss Gramble, prima del vostro arrivo, non mi lascia dubbi” – confidò avvilito.
“Qua quale conversazione Glam?!”
“Rob non agitarti: sai che sondo il terreno prima di ogni battaglia, anche per capire con chi ho a che fare e chi considerare amico o meno”
“E quindi io, per l’ennesima volta, sono l’appestato, quello sbagliato ed il genitore meno affidabile, PERCHE’ HO AVUTO UN CANCRO ALLA GOLA??!”

Jude lo raggiunse avvolgendolo, ma l’americano si sottrasse al suo gesto, anche in maniera brusca ed ingiusta – “NON VOGLIO ESSERE COMPATITO!!” – poi scoppià a piangere, cadendo in ginocchio.
Il marito non si diede per vinto, non l’avrebbe fatto mai, sotto lo sguardo commosso di Geffen, che avrebbe voluto imitarlo, nello stringere Robert sul cuore, cullandolo e ponendo fine alla sua disperazione.

“Noi ci riusciremo amore … Noi daremo una casa ed una famiglia solida a Diamond, te lo giuro Robert …” – disse affranto, mescolando a quello del compagno, anche il suo pianto angosciato.
Quella situazione li stava logorando e Law iniziava a sentirsi impotente e persino inutile.

Geffen si sollevò, provando un capogiro, ma anche quella era una sfida: vincere i propri malesseri, superare gli ostacoli che il suo fisico gli stava ponendo sul cammino, negandogli la serenità almeno in quell’ambito di vita, spesso percepita insulsa dall’uomo.

“Troverò il modo Rob … Fosse l’ultima cosa che faccio come legale, ok?” – affermò serio e determinato.
Come non mai.



“E qui celebravamo l’ora del tè”
Jared e Colin, insieme ai figli, in ascolto, seduti a cerchio su tappeti persiani dai colori vivaci, stavano mostrando loro il locale dove si ritrovavano quasi ogni giorno, a qualsiasi ora.
Farrell sospirò – “Spesso c’erano dei diverbi, talvolta professionali, con papi Jay, sapete? Io ero testardo e lui peggio di me”
Risero.
“Comunque” – proseguì Leto – “… qualunque fosse la natura dei nostri litigi, era quasi un compromesso incontrarci qui per spiegare le rispettive motivazioni … Sorseggiavamo questa bevanda deliziosa e forse era un antidoto per i nostri mali, i dubbi, le … complicazioni” – spiegò assorto.
L’irlandese lo cinse, dandogli un bacio tra i capelli, nuovamente fluenti, come quando il cantante interpretava Efestione.
Era identico, dopo anni.

“Qui davanti poi, c’è il bagno turco … Se l’ora del tè non bastava …”
“Cole, scatta il bollino rosso!”
“Dai papi!!” – esclamò Rebecca.
“Allora per noi è la prossima destinazione, vero Misaki?” – si intromise Yari.
Il giapponese annuì innamorato ed i due fuggirono verso la porta di ingresso, di quel luogo proibito, dopo avere spillato cento dollari a Jared.

“Tu, con Yari, hai la resistenza di un topo davanti al formaggio, quando si tratta di sganciare soldi” – scherzò Colin ed il consorte avvampò.
Yari era radicato nel cuore del leader dei Mars, l’aveva salvato lui da un destino fatto di stenti, con l’approvazione di Colin, ugualmente felice di allargare la loro famiglia, ma non senza un ausilio speciale.
“Zio Glam vi ha aiutati, vero?” – chiese Violet.
“Sì, è sempre stato presente, quando ne avevamo bisogno” – replicò dolce Farrell.
Jared ripercorreva quel viaggio, quando Yari venne portato a Los Angeles, grazie al contributo di Geffen e di Meliti.

La fuga notturna, organizzata sul jet di Antonio, dopo avere corrotto i funzionari della dogana, aveva un che di rocambolesco, tipico del loro nucleo sgangherato, ma pronto a tutto, quando si trattava di cuccioli in pericolo.

“Papi Glam è buonissimo” – sottolineò Isotta.
Leto la prese sul petto, strofinando i loro nasi, come d’abitudine, anche con Lula.
Farrell rispettò quell’attimo di malinconia, cosa che Jared apprezzò senza esitazioni.
“Papi Colin vi ha amato tutti, dal primo istante, sapete? Lui non si è mai tirato indietro, come con Florelay … Il suo cuore è immenso, non dimenticatelo” – e lo baciò, intenso.


Violet corse nel corridoio, per tornare in camera, perdendo qualcosa.
Jared le andò vicino, porgendole quello che sembrava un ciondolo porta foto.
“Tesoro hai perso questo”
“Oh grazie papi Jay! Me l’ha dato Lula stamattina, dopo colazione” – sorrise nel rivelarlo a Leto, che strabuzzò gli occhi.
“Lula …? Era qui?”
“Sììì … Solo un salutino e poi questo, guarda è magico!” – e lo aprì, mostrando le immagini, racchiuse negli ovali speculari, di lei e di soldino.
“Splendido … questo dono” – Jared rise imbarazzato.
“Eh già! Vado a fare il bagno con Becki ciaooo!” – e fuggì via.

Jared prese il cellulare e compose il numero di Geffen.
Aveva un sospetto, ma forse, era più plausibile definire quella sensazione, speranza.
La stessa morì sul nascere, appena Glam gli rispose assonnato.

“Sì …?”
“Ops stavi riposando?” – chiese simpatico.
“Jay … ciao, che succede?”
“No ecco vedi … Ok, te lo dico, ma non ridere”
“Ho troppo sonno per farlo” – ribatté complice e felice nell’ascoltare il ragazzo, che ancora amava.

“Lula ha fatto un’improvvisata a Violet e le ha persino portato un regalo!”
“Ma dai … Soldino è qui con me, sta russando, siamo a Palm Springs …” – ridacchiò.
“No, lo so, ok, ma sai come funziona con Lula …”
“Eccome …”

Peccato che Geffen non sapesse come fare funzionare le cose con lui, in compenso.

“Vi state divertendo, tu, Colin e la vostra tribù?” – domandò rilassato.
“Sì, è stata un’ottima idea, sai? … Anche se in questi luoghi, Cole ed io non abbiamo sempre condiviso il meglio della nostra relazione …”
“E pensare che non c’ero ancora io a rompervi le scatole” – ironizzò complice.
Leto sorrise, provando un tuffo al cuore – “Era … destino”
“Cosa piccolo?”

Un altro battito se ne andava via, tra lo sterno e lo stomaco di Jared.

§ Innamorarmi anche di te Glam … § - pensò emozionato, senza parlare.

“Ci sei ancora Jay?”
“Sì, sono qui”
“Eh lo so” – rise, ricevendo un calcio da Lula, che stava sognando.
“A presto Glam … Tu stai bene, vero?”
“E chi mi ammazza? … Ok, battuta vecchia, ma va sempre bene”
“Non lavorare troppo”
“Ciao Jared, è stato bello sentirti” – volle concludere, percependo la sua inquietudine e prima di sentirgli fare una battuta sulle condizioni meteorologiche della California o del Marocco.

Avrebbero avuto mille cose da dirsi, ma quella circostanza sembrava intrappolata in una tela, tessuta da un ragno astuto e malvagio.
O semplicemente dal buon senso, di non rinnegare le proprie scelte: una su tutte, il matrimonio tra Jared e Colin.











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