mercoledì 10 luglio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 148

Capitolo n. 148  -  zen


Kevin si mise seduto in ginocchio al centro del letto, schiudendo le gambe per accogliere Tim, nella stessa posizione, girato di schiena, contro il proprio busto palestrato e tonico.

Nudi e bellissimi, apparivano come una scultura dalle linee armoniose e perfette.

Il bassista intrecciò le loro dita, posando un bacio sul collo del marito, che sorrise, nella penombra della stanza.
Erano saliti nel bel mezzo dei festeggiamenti, con la scusa di essere spossati dall’evento, scusa a cui nessuna volle credere.

“Devo dirti una cosa Tim …” – gli sussurrò, facendogli percepire il fiato caldo sulla nuca, scuotendo ogni senso del giovane, che annuì, cercando poi il suo sguardo.
Vi si specchiò, ritrovando la medesima gioia, che dal suo cuore stava scalpitando.

“Cosa …?”
Kevin sorrise dolce – “Io ti amerò per sempre.”


Jared sembrò schiantarsi con i palmi e la guancia sinistra, contro la testata imbottita di raso avorio, con addosso Colin, che lo stava colpendo senza soste in quella porzione di carne, in grado di farlo trasalire di piacere ogni volta, che scopavano in quel modo.
Dopo un lungo preambolo romantico ed intenso, erano come precipitati in un amplesso lussurioso ed esuberante, quanto la prestanza dell’irlandese, che mai veniva smentita.

Farrell gli morse l’arcata di pelle sopra le scapole sporgenti, aderendo con il torace al dorso del cantante, mentre gli si svuotava dentro, tra singulti e grida sommese di entrambi.

La sua mano, poi, si infilò sotto i fianchi sottili e tremanti di Jared, per masturbarlo e finirlo, riempendosi del suo seme bollente e generoso, così come il suo cervello si inebriava dei gemiti di lui, che amava oltre ogni limite conosciuto e tangibile.


Kevin si allungò, lasciando Tim nella posizione iniziale, ma seduto sopra di lui, voltato di schiena, perché così doveva essere, finché non l’avrebbe dilatato a sufficienza, con le proprie falangi esperte.
Il ragazzo si piegò in avanti, appoggiandosi ai polpacci di Kevin, che a quel punto risalì nel canale stretto ed umido del proprio sposo, brandendo i suoi glutei, per aiutarlo in quella cavalcata, da subito esaltante.
Tim provava mille sensazioni, ma anche una debolezza latente.
Kevin lo capì al volo e lo fece stendere di lato, senza però separarsi dal suo sembiante già madido e sinuoso, nel riceverlo a pieno e con maggior vigore, adesso.

Si aggrovigliarono, in un movimento sempre più coordinato e gratificante.

Tim sorrise, sentendosi meglio in quella posizione, dove non faceva alcuna fatica.
Strappò quasi le lenzuola, appena avvertì l’essenza di Kevin inondarlo, grondando tra le sue cosce magre, per l’eccesso di lascivia, in cui si abbandonarono reciprocamente, venendo simultanei e copiosi.

“Ti voglio ancora Tim …” – gli disse roco, baciandogli i capezzoli, mentre lo riprendeva animalesco e totalitario.

Tim realizzò che si sarebbe lasciato fare di tutto, certo che il compagno mai l’avrebbe maltrattato ed oppresso quanto Ivo.
Ricordarlo per una frazione di secondo, lo fece incupire, ma le attenzioni di Kevin prevalsero, riportandolo in quel talamo nuziale, segnato dal loro idillio, che nessuno doveva più infrangere ed ostacolare.


I negozi del centro erano colorati di autunno, così i gioielli, che Geffen indicò a quel commesso, ormai abituato ai suoi acquisti munifici.
Sylvie scrutava le gemme incastonate in un anello, dalla foggia inusuale.

“Ti piace?” – chiese l’avvocato, cingendole la vita con delicatezza.
“E’ … insolito” – disse piano, come intimorita da quel contesto.
“So che le persone del tuo segno preferiscono l’originalità, in tutto, come il nostro incontro, vero?”
Glam sembrava divertito e distratto dalle recenti delusioni.

Sylvie, seppure apparisse ingenua, non la era affatto.

Semmai comprensiva ed anche ansiosa di vedere sino a che livello sarebbe arrivata la loro conoscenza, nonché le promesse fattele da Geffen, sulle quali nutriva ancora un legittimo dubbio.

“Non voglio regali …”
“A me piace farli, soprattutto quando non sono dovuti, per un ricorrenza o un anniversario … Potrai sempre riciclarlo a Natale” – rise.
“No, è talmente favoloso … Non lo farei mai, comunque” – disse seria.
“Sì … Ne sono sicuro.”

Quando rientrarono in hotel, per la colazione, prima di decollare verso gli Stati Uniti, Geffen e la nuova amica furono analizzati dai presenti, come se fossero due alieni.
Innescarono una curiosità generale, anche per l’avvenenza di Sylvie, che provò un vago imbarazzo.

“Ho l’abito macchiato …? O peggio?” – domandò, appena accomodatasi sul divanetto intorno al tavolo, che Glam scelse in fondo alla sala.
“No, sei un incanto”
Nel suo vestito rosso aderente, si faceva notare, ma quando arrivò Pam, in una mise simile, ma stile prémaman, la scena divenne buffa.

“Ciao maldido, olà nina!” – li salutò inarcando le sopracciglia ben curate, come il resto di lei, sempre avvenente e sanguigna.
“Buongiorno Pamela, ti presento Sylvie”
“Encantada” – e le si piazzò a fianco, dandole quasi una leggera spinta, per non incastrarsi con il pancione.
“Anche per me …” – replicò timida Sylvie.
“E’ la madre delle gemelle e … ne aspetta altri due, da me ovvio” – spiegò Glam, leggiucchiando il menu.
“C’est la vie, muchaca!” – intervenne Pam, facendo altrettanto – “Tengo un appetito”
“Lo immagino … Io prendo una nizzarda, grazie” – aggiunse sommessa.
“Su con la vita, non siamo mica ad un funerale?” – scherzò la donna – “Spero che questo qui non ti abbia già fatta … arrabbiare” – e fissò Glam, che, scuotendo il capo, provò a mitigare quello strano duello.

“No, assolutamente, il signor Geffen è stato molto gentile e mi ha offerto un lavoro. Sto andando a Los Angeles con lui”
“Sei avvocato?”
“No … Sociologa a dire il vero” – precisò calma.

“Ahh quindi avete socializzato!” – la voce di Downey piombò sul convivio, così il suo fisico asciutto, che replicò la spinta di lato, sedendosi, ma nel suo caso a fianco di Geffen, che strabuzzò gli occhi.
“Robert!”
“Glam!” – e si fissarono, comici.
“Cosa ci fai tu qui?” – sibilò il legale dei vip, chiudendo le palpebre a fessura.
“No, cosa ci fa lei qui?” – bisbigliò quasi impercettibile.
“E’ una delle mie nuove collaboratrici” – chiarì solenne.
“Miseria … Una dei tuoi studenti qui in Francia?”
“No Rob, dacci un taglio”
“Salve, sono Robert Downey Junior!” – e le porse la mano solare.
“So chi è lei …” – poi guardò Geffen – “Durerà ancora molto questa … cosa?” – chiese smarrita.
Pam e Rob si alzarono – “Ce ne stiamo andando, scusa se ti abbiamo importunata” – sembrò giustificarsi l’attore.
Sylvie gli sorrise – “Assolutamente no” – e poi fece finta di mandare un sms – “Vi auguro buon pranzo”
“Anche a voi” – concluse Pamela, trascinando via un poco persuaso Downey.

Quasi si scontrarono con Farrell, che con in braccio Flo, doveva consegnare un messaggio scritto a Geffen, da parte di Kevin.
Sylvie sembrò illuminarsi alla vista della bimba, che le tese le manine.

“Dio com’è bella …”
“Salve, mi chiamo Colin … Lei è Florelay …” – e gliela porse.
“Grazie … E’ stupenda” – disse rapita, sfiorandole il nasino con il proprio e facendola ridere.
Farrell le osservò, poi si rivolse a Glam – “Questo è per te, mi sa che Kevin e Tim sono volati via all’alba …”
“Lo immaginavo … Ti presento”
“Sylvie ciao!!”
Lula arrivò come un’ondata di allegria – “Ciao … ma come fai a sapere il mio”
“Soldino è magico, te l’avevo detto”
“Pensavo scherzassi Glam”
“Tu non mi prendi mai sul serio” – replicò accattivante.
“Non è semplice …”
“Non lo è mai, con lui” – sottolineò Colin, riaccogliendo Flo sul proprio cuore, congedandosi quindi garbato, per fare ritorno da un Jared incuriosito, ma incollato alla ciurma Farrell/Leto, pronta a lasciare la città per il Marocco.

Lula si appese al padre – “Ciao amore mio”
“Ciao papà … Hai dormito bene?”
“Insomma e tu?”
“Ho giocato a scacchi con Violet fino a mezzanotte … Violet è la mia fidanzata!” – puntualizzò entusiasta a Sylvie, che lo guardava già con affetto.

Era come se il bimbo fosse circondato da un’aura magnetica.

“Ok tesoro, ora papà deve assentarsi un minuto … Tieni compagnia a Sylvie?”
“Certo … Ci sono anche Vassyli e Peter, eccoli”
“Sono le nostre guardie del corpo, non devono lasciare Lula mai da solo”
“Capisco Glam … Accidenti, fanno … paura”
“Sono dei giuggioloni invece! E … sono fidanzati anche loro!”
“Ti ringrazio Lula per i … dettagli” – lei rise, dandogli un buffetto, che soldino apprezzò molto.


Jared allacciò le scarpe ad Isotta, mentre Colin sistemava i codini di Amélie.
Florelay era nel trasportino, Ryan e Thomas in braccio a Shannon e Tomo, James ed Henry sul tappeto davanti alle vetrate, a giocare con i loro tablet, mentre Yari e Misaki si scambiavano qualche bacio sopra ad una poltrona, dove stavano abbarbicati da qualche minuto.
Violet aveva raggiunto Lula, infine Rebecca parlava con Pam e Carmela di vestiti e cosmetici, come una vera signorina.

“Che ne pensi Cole?” – gli domandò improvviso il consorte, in merito a Sylvie.
Farrell inspirò – “E’ una madre o stava per esserlo, forse qualcosa è andato storto Jay”
“Eh …?”
“L’ho capito da come si comportava con Flo” – disse con quella pacatezza amorevole, che Leto adorava.
“Mio Dio Cole … Pensi abbia abortito? Forse per il suo … mestiere” – tossì, vergognandosi per quella deduzione, anche se lecita.
“Sì, forse … Chissà quale storia custodisce, da quel che ho sentito in giro, sembra che Geffen le abbia offerto un lavoro, è laureata, quindi ce la ritroveremo nei … paraggi” – sorrise.
“Ok … Staremo a vedere come andrà a finire, dunque” – e si alzò, avviandosi verso il bagno, assorto in mille ed un pensiero.



Meliti si accese il sigaro, appoggiato alla balaustra, dove Glam gli si avvicinò.

“Hai sistemato la faccenda?” – domandò, scrutando l’orizzonte.
“Ovviamente Glam … I cinquemila euro erano una sciocchezza, certo che la Madame le preparava bene le sue … puledre, per Sylvie era la prima uscita, doveva imparare prima a stare a tavola, portamento, conversazione, trucco e parrucco …” – sogghignò.
“Hai avuto problemi?”
“I centomila dollari, che ha preteso per … lasciarla andare” – e fissò il suo Havana di sguincio, per poi fare altrettanto con Glam.
“Te li rendo appena saremo a casa”
“Figurati, per te questo ed altro, semmai le ho chiesto di dimenticarsi di Sylvie e di noi: sono stato … persuasivo, capitasse mai che le venisse la voglia di pretendere altri … esborsi” – e gli fece l’occhiolino, per poi andarsene.

“Ti devo un favore, vecchio” – esclamò senza voltarsi.
“Semmai una spiegazione, ma ciò che fai forse è meglio rimanga un mistero, Geffen”


Avrebbe voluto fare dietro front, ma ormai aveva varcato la soglia e Jared si era accorto di lui.
“Ciao Glam …”
“Ciao” – lo salutò tiepido, prendendo delle salviette, per tamponarsi un fastidioso sudore improvviso.
Si palesò anche Scott, piuttosto irritato, appena lo vide – “Oh chi si vede, big Geffen: si può sapere che combini?”
“Scotty che ti prende?”
Il medico, in replica, estrasse dei preservativi, gettandoli sulla mensola degli asciugamani.
“Ci siamo intesi, vero buddy??”
Leto non sapeva se ridere o dileguarsi, ma aveva un nodo alla gola e non riusciva a scioglierlo, non fino a quando non ne avrebbe parlato con Glam, ne era convinto.

“Cazzo, ma sei … Non voglio litigare Scott” – e si chiuse in una toilette.
“Fai come credi, ma usali, perché sei già abbastanza ridicolo!” – gli gridò, dando un calcio all’anta in frassino, che vibrò.

Downey vide la scena attraverso gli oblò dell’ingresso a quei gabinetti di lusso, quindi decise di aggregarsi a quell’attacco a Geffen ed alle sue scelte, anche se in maniera scherzosa.

Prese i condom, lanciandoli oltre la barriera, che lo separava da Glam, ormai inviperito per quell’andazzo guascone ed assurdo.

“Fanne buon uso, te li raccomando anch’io!”
“Robert smettila!!”

Jude, appena giunto insieme a Colin, tossì, facendo girare di colpo il coniuge, che scivolò tra le braccia di Geffen, dopo che questi aveva spalancato la porta, senza preavviso.
“Oh mamma!” – strepitò Downey, tra i bicipiti robusti dell’altro, che ne aveva abbastanza.

“Si può sapere cosa volete da me?!” – ruggì.
“Solo sapere come ti senti” – disse limpido Farrell.
“Sotto assedio, contento?”
“Non intendevo questo e lo sai” – gli sorrise.
“Rob andiamocene, non è il momento giusto e poi finiamola con questa pagliacciata” – Jude gli prese la mano e scomparvero nel corridoio affollato.
“Ecco bravi, perché non li seguite, Colin?”
“Con immensa gioia. Jared vieni?”
“Sì, tra un attimo, se non ti spiace Cole”
Farrell gli si parò davanti, brandendo i suoi zigomi asciutti, per poi baciarlo profondamente e dirgli sulla bocca – “No, non mi spiace, ti aspetto nella hall.”

Svanì, come gli altri.

Leto sembrò sostenersi al bordo del lavabo in porcellana celeste, come le iridi di Geffen, piantate su di lui.

“Lei … Lei ti ricorda Syria, è evidente, quindi io ti capisco” – esordì fissandolo a propria volta.
“No, non credo” – ribatté flemmatico.
“Certo non mi devi spiegazioni Glam, non le devi a nessuno”
“Appunto.”

Il leader dei Mars prese un respiro, scrollando la chioma lunga e fluida sulle sue spalle magre.
“Perché ci siamo ridotti così?”
“Dovrebbe essere diversamente Jared?” – bissò acido, ma composto.
“Dimmelo tu Glam …” – ed azzerò la distanza tra loro, non senza tremare.
“Dirti cosa? Se credi o meno nel destino? A Parigi, strana beffa, ridurci così, dove ci siamo … dichiarati” – rise mesto, senza smettere di fondere il proprio sguardo a quello di Jared, inerme al suo cospetto.
“E’ … il passato”
“Per chi guarda in superficie, per chi assiste ai tuoi quadretti familiari, sì, hai ragione Jared, dev’essere come dici … Tranne quando vuoi essere rassicurato da me su Sylvie o su qualunque altro essere umano mi ronzi intorno.” – affermò severo.
“Lei è … come un fantasma, te ne rendi conto?” – ribatté strozzato da una rabbia, che non voleva accettare.
“Non mi importa Jared, così mi associo all’indifferenza del nostro entourage, purché il tuo giardino mostri fiori rigogliosi e perenni!”
“Glam …”
Geffen gli afferrò i polsi, levandoli tra i loro addomi, con fermezza.

“Che il mio cuore possa bruciare all’inferno …! E nemmeno allora riuscirò a dimenticarti Jared … Nemmeno allora, sappilo.”













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