venerdì 5 luglio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 145

 
Capitolo n. 145  -  zen


I pollici di Robert gli stavano massaggiando le tempie madide, mentre si baciavano, stropicciati tra le lenzuola, dove Jude se lo sentiva arrivare ovunque, quell’ardore che il compagno sembrava avere ritrovato da settimane.
Lo amava così intensamente da fargli perdere la cognizione del tempo e dello spazio, dove ogni cosa si dilatava, nel tremolio rimandato dalle sue iridi illuminate da ciò che provava per lui, per quell’uomo di sette anni più grande, raramente se lo ricordava, nel suo splendore di persona unica, carismatica, contagiosa; neppure il cancro lo aveva fermato.

“Ro Rob …” – balbettò, percependolo schiudergli maggiormente le gambe, come se fosse possibile arrivargli ancora più in fondo, ma era ciò che Downey stava facendo, senza smettere di confortarlo tra baci e carezze dolcissime, mentre l’erotismo dei suoi fianchi stava incedendo e dilagando.
Robert gli afferrò i polsi, portandoglieli sopra la testa, mentre lo colpiva inclinandosi di poco, per farlo godere in un modo che Jude collegava ai loro primi amplessi, quando gli incontri erano fatti di brevi saluti, quasi silenzi, per l’urgenza di appartenersi, incastrati in due vite parallele, simili, opprimenti.

Sembrò come una tempesta, il suo quietarsi, dopo, quando l’americano si rilassò sul petto del suo ragazzo inglese, ansimante quanto lui, che era pronto a parlargli di qualcosa, rimandato sino a quell’istante così perfetto.


“E tu quindi pensi che Geffen possa essere quel padre, che ti è mancato Louis?”
Harry glielo domandò mentre si allacciavano reciprocamente le camice bianche, prima di recarsi alla cerimonia di Kevin e Tim.
“No … Comunque non dirò più nulla di equivoco”
“Il mio spauracchio è che lui possa equivocare, Louis” – sorrise arruffandogli i capelli.
“E’ … molto adulto, non penso proprio che potrei interessargli” – scherzò, ma le iridi liquide di Harry confermarono la sua gelosia smodata verso chiunque dimostrasse interesse per Louis, il  suo  Louis.
“A volte sei buffo Haz, ma proprio non ti fidi di me?” – chiese ridendo.
“Non mi fido delle nostre paure: spesso ci fanno fare cose stupide” – affermò serio.
Louis gli raccolse le guance, dandogli un lungo bacio, colmo di tenerezza.
Un sms li interruppe.
Era Jimmy, che li avvisava del passaggio di un taxi, che li avrebbe recuperati per andare al matrimonio.
Ne sarebbe seguito un party sulla terrazza di un hotel in centro, per i pochi presenti.

“Wow Louis … Siamo in ballo e quindi … Balliamo?” – sorrise.
“Se ti va sì, se no saliamo sul primo aereo e ce ne torniamo a Los Angeles” – replicò limpido.
“Vorrei dare una possibilità a questi bravi ragazzi, ma sarò vigile per qualsiasi evenienza” – ribatté serio.
“Ok Haz, io non te ne darò motivo” – e lo baciò nuovamente, facendogli dimenticare persino il suo nome.



Tim si intossicò del suo dopobarba, scivolando nel collo di Kevin.
“Fare sesso prima delle nozze non era consentito … una volta” – mormorò il giovane, giocherellando con la barba del bassista, che gli sorrise, avvolgendolo meglio.
“Devo farmela … Non posso arrivare così davanti al pastore.” – disse stiracchiandosi come un puma appagato.
“Ho sete, scusami Kevin” – e si alzò, cercando la caraffa sopra il comodino; aveva come un’arsura alla gola, dovuta ai farmaci.
Kevin spiò il fisico di Tim, dopo essersi girato a pancia in giù, avvinghiato sensualmente al cuscino.
C’erano ancora alcuni lividi sulla schiena, tra le costole e lo sterno, oltre a qualche graffio sulle braccia, provocati certamente dai rami, ai quali Tim si era di certo aggrappato, nel vano tentativo di risalire sulla banchina; peccato non rammentasse nulla.
Il bernoccolo sulla nuca era quasi sparito, ma doveva fare attenzione nel lavarsi e pettinarsi, cosa a cui provvedeva amorevolmente Kevin, da quando si erano trasferiti in quella suite faraonica, regalo di Glam e Lula, oltre alle fedi, già recapitate dal gioielliere e che la coppia gradì molto.

“Tesoro vieni qui” – gli disse Kevin mettendosi seduto sul bordo, porgendogli la mano.
Tim lo raggiunse trepidante.
“Che c’è ...?” – chiese malizioso.
“Fermo così …” – disse piano l’ex di Geffen, segnandogli piano le sporgenze del bacino con l’indice ed il medio destri, tendendo la pelle, dove cominciò a spargere baci leggeri, per poi succhiarne la delicata porzione dal colorito più chiaro.
Con la sinistra, invece, Kevin si prese cura dell’erezione del suo giovane sposo, che già considerava tale, guardandolo poi dal basso in totale adorazione, che tolse il respiro a Tim, mentre il massaggio al suo membro aumentava, così i suoi ansiti, fino ad un orgasmo sublime, che inondò la gola dell’altro, ingordo di lui come non mai.


Law si dimenticò di respirare, senza ribattere; non subito.
“Non sei contento amore? … Jude”
“No, no, aspetta Robert, certo che lo sono” – gli sorrise imbarazzato, interrompendo la sua esternazione, già demoralizzata sul nascere di quel discorso delicato.
“So che abbiamo già dei figli, ma vorrei dare una sorellina a Camilla ed a tutti loro, ecco” – proseguì candido e spontaneo, con quei quarzi grandi e liquidi, che stavano già scorrendo nel cuore di Jude
Il biondo arrise, finalmente, alle parole di Downey, che gli si appese al collo, in preda ad un’ondata di gratitudine e gioia.
“Grazie Judsie” – e lo baciò.
Law arricciò il naso, poi fece una battuta, ritrovando a pieno la loro intesa complice ed anche amichevole, senza pari – “Dopo stanotte, credo peraltro di essere incinto, non credi anche tu?”
Risero, stringendosi forte, ancora più uniti da quel progetto imminente, che faceva comunque sorgere alcuni timori in Jude: li avrebbe dissipati al più presto, ma non con Robert.
Lui andava protetto da qualsiasi contrattempo, affinché fosse felice e realizzato in ogni minima aspettativa; lo meritava, assolutamente.





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