Capitolo n. 150 – zen
Sylvie si guardò
intorno, dopo avere posato il trolley nell’ingresso.
Geffen alzò le
tapparelle, attraverso un telecomando.
Il loft era spazioso,
colorato e ben allestito, in ogni dettaglio.
“E’ casa tua …?” –
chiese lei, per poi sorridere – “No, non può esserla”
“Infatti, io vivo a
Palm Springs al momento.”
“E’ davvero
confortevole, non manca nulla”
“Ed è vicino allo
studio, potrai andarci a piedi od in bicicletta, ma se ti serve un’auto, chiedi
a Flora, la mia segretaria storica” – rise – “Ne abbiamo diverse in garage,
ferme da mesi”
“Ok …” – poi sospirò –
“Perché fai tutto questo Glam?”
Lui la guardò,
versandosi da bere – “Forse perché mi ricordi qualcuno, come dice Jared” –
replicò calmo.
“Lo ami davvero
tanto, sai?”
“E’ evidente, non
riesco a farne a meno, pazienza” – rise stretto.
Suonarono.
“Come ti dicevo, in
questo palazzo abita anche Sveva, dev’essere lei”
“La mamma di … JJ
giusto?”
“Giusto!” – ed aprì
la blindata, trovandoseli entrambi davanti.
“Ciao Glam”
“Buongiorno … Ehi
ometto”
“Papi!”
“Come sei cresciuto …”
– e lo prese sul petto, accarezzandogli la testolina.
“Permesso … Salve,
piacere di conoscerti” – nel dirlo, la donna si avvicinò a Sylvie,
accogliendola nel migliore dei modi.
La giovane scrutava
il bimbo, notando che aveva gli occhi di Leto, così come gli aveva raccontato
Geffen.
Era incredibile,
pensò.
Molte cose lo erano.
Forse troppe.
“E qui ci siamo dati
il primo bacio”
Jared lo spiegò alla
sua ciurma, indicando una duna nel deserto marocchino, sotto lo sguardo
plaudente del marito.
I più piccoli
applaudirono, mentre Yari e Misaki emularono i protagonisti di quell’incredibile
storia d’amore, appartandosi nella prima tenda disponibile, allestita per quell’accampamento
provvisorio e speciale.
“I tuoi sono davvero
romantici” – disse il ragazzino nipponico.
“Sono pazzi … non
solo d’amore” – Yari rise, spostandogli i capelli dal volto arrossato, per poi
baciarlo con emozione e trasporto.
Le loro mani avide e
curiose, si infilarono da subito sotto gli abiti leggeri: delle semplici
tuniche, molto comode, che Jared e Colin fecero indossare alla loro spedizione,
così da farli apparire come un popolo unito ed allegro.
In effetti
costituivano una tribù, fatta di artisti, di sogni, di gioia.
“Quel giorno
ricevetti anche la notizia della tua nascita tesoro”
Farrell avvolse
James, che grazie alle terapie innovative della clinica Foster, riusciva a
camminare abbastanza regolarmente, sempre sostenuto da Henry, legatissimo al
fratello maggiore, in una simbiosi davvero singolare.
James arrise a quella
narrazione vibrante, che l’irlandese condivise, non senza commuoversi.
Jared lo strinse
forte, rammentando la prima volta che cambiò il pannolino al primogenito di
Farrell: un’esperienza esilarante, che riportò l’allegria nel nucleo, tutto
seduto a cerchio, intorno a quel punto, in cui la relazione di amicizia, tra i
due attori, divenne molto di più, sconvolgendoli.
“Stasera andremo all’hotel
dove alloggiavamo con la troupe di Stone” – anticipò Leto.
“Diciamo che è un
luogo carico di … eventi, per noi almeno” – e diede un bacio al consorte,
rispondendo poi ai quesiti di Rebecca e Violet, le più interessate a quella
favola, divenuta realtà.
I colori del tramonto
li stavano investendo: era tempo di avviarsi, ma per Jared e Colin, poco
distanti dai pargoli, tenuti a bada dai Wong e da tre body guard, era l’attimo
più profondo, in cui si ritrovavano, anche solo con la mente, quando tutto
andava storto, ma loro riuscivano a superare anche il peggio, i fatti lo
dimostravano ampiamente.
Si sigillarono in un
abbraccio fatto di silenzi e qualche lacrima dispettosa, poi un bacio, il più
importante della giornata, ormai quasi terminata.
Si scrutarono, rapiti
dalle pulsazioni, quasi assordanti, nelle rispettive teste.
“Ti amo così tanto
Jay …”
“Grazie di esistere,
Cole”
“E’ molto carina Glam
… E sarebbe …?”
“Una delle mie nuove
collaboratrici, come Harry, li ho assunti entrambi: largo alle nuove leve”
Si erano appartati in
terrazza, mentre Sylvie giocava con Jay Jay.
“Somiglia a …”
“Syria, già, me lo
dicono tutti”
Sveva inspirò – “Glam,
Glam, non combinare guai, io so come sei fatto e vorrei vederti più sereno”
“Parli come Scott e
quanto lui, sei adorabile” – sorrise, dandole un bacio tra i capelli lunghi.
“C’è una novità … Sto
per sposarmi”
“Wow …”
“Volevo parlartene,
ti ho scritto una e-mail”
“Alla quale non ho
risposto, evidentemente … Scusami, a Parigi c’è stato un po’ di trambusto”
“Ed il matrimonio del
tuo Kevin …”
“Kevin ormai è di Tim
ed io ne sono felice, così Lula”
“Sei … fuori dal
comune” – sorrise.
“No, semplicemente
sto assistendo alla collocazione di ogni singola casella della mia vita: io non
ci sono, non come vorrei, nel mosaico, che sta prendendo forma”
“Forse perché hai
messo il piede nelle storie già solide, come per Jared e Colin, Robert e Jude”
“E’ di certo stato un
clamoroso sbaglio, Sveva, innamorarsi di uomini già impegnati, ma succede, non
si evitano certi muri, ci si va a sbattere e basta”
“I freni erano rotti?”
– chiese simpatica.
“E chi li ha mai
usati?”
“Sono parecchi fogli
Jude …”
Robert era teso,
durante la compilazione del dossier, che miss Gramble avrebbe portato in
commissione.
“Gli stessi di Haiti,
amore” – replicò dolce l’inglese, provando a farlo rilassare, inutilmente.
“E poi vogliono
sapere ogni cosa … Ecco, vedi qui, il paragrafo dedicato alla salute … E’ più
invasivo di una colonscopia!” – rise nervoso.
“Dobbiamo essere
sinceri, non serve altro, diversamente si creerebbero solo problemi”
“E chi vuole mentire?”
– sbottò risentito.
Law gli diede un
bacio nel collo.
Downey, di rimando,
si rifugiò completamente nel suo petto, abbandonando la seggiola scomoda,
dotata di consolle per appoggiarsi e scrivere le loro esistenze, per fare sì
che quella di Diamond potesse farne parte, amata e coccolata.
“Per me ciò che conta
è come la tratteremo ed educheremo, le emozioni insomma … Non quanti
raffreddori ho fatto o vaccinazioni …”
“Fosse solo questo
Rob … Ammettiamolo, ci sono stati problemi per entrambi, in fatto di dipendenze
…” – affermò esitante – “Ed ad Haiti è stato più semplice …”
L’americano deglutì a
vuoto – “Sì, ma sono trascorsi secoli e noi siamo brave persone adesso … Cioè
lo siamo sempre state …”
Le sue palpebre si
gonfiarono di palpebre.
Quell’esperienza lo
stava stressando come neanche Jude aveva preventivato.
“Tesoro se vuoi
rimandare, magari la settimana prossima e”
“NO! Io voglio
Diamond ora!” – ruggì, cercando, però, di non alzare i toni.
Nel corridoio gli
assistenti sociali andavano e venivano, quasi a sorvegliarli.
Robert li notò.
“Siamo come in
gabbia, giudicati e messi sotto la lente di ingrandimento … Manco avessimo
commesso un reato Jude! … Credo che Ivo, rispetto a noi, sia trattato meglio a
Quantico, sai?”
Rossi spense il
tablet.
“Novità dalla base?”
Kurt gli porse una bibita,
ponendogli un quesito lecito.
Dave seguiva gli
sviluppi del caso Steadman, nonostante non facesse più parte della squadra di
Hotchner, almeno ufficialmente.
“Gli interrogatori
sono ad un punto morto”
“E’ grave?”
“E’ un bel … casino
Kurt” – sorrise tirato – “Per giunta il legale di Ivo è un esperto in questi
casi dove le prove sono deboli e noi siamo in svantaggio”
“Noi …?” – sorrise mesto
a propria volta.
“Sì insomma l’FBI …
Ok, messaggio ricevuto” – e gli diede una carezza.
Erano sul divano del
living.
Martin era a scuola,
per un esame di ammissione.
Aveva cambiato
istituto, per potere imparare tre lingue straniere, dove si rivelò estremamente
dotato.
“Il cucciolo avrà
terminato, passiamo a prenderlo e poi si va da Barny per una pizza?” – propose l’ex
agente.
Kurt fece una
smorfia, poi si avvinghiò a lui, affondando il volto nell’incavo della spalla
di Rossi, che lo cullò dolcemente, prima di baciarlo e portalo via dai cattivi
pensieri di perderlo, a causa di quel lavoro maledetto e pericoloso.
“Qui i dettagli
diventano scabrosi …” – Jared lo bisbigliò complice a Colin, entrambi
appollaiati sugli sgabelli del bar, all’interno del resort, dove si erano trasferiti
in massa per trascorrere due notti almeno.
“In effetti …
Sbornie, scherzi …” – disse il moro, soffermandosi sui vari anfratti del
locale, dove si era divertito spesso, anche senza il collega preferito, che lo
affiancava nelle vesti di Efestione.
“Non è edificante …
il novanta per cento intendo”
“Non esagerare Jay,
abbiamo avuto anche ore memorabili qui …”
“Forse è meglio dire
nella camera 205 … od era 305?” – rise, un po’ stranito.
“Sbagliavo
puntualmente quando ti cercavo”
“Eri brillo o … fatto”
– e cambiò espressione.
“Jared …”
“Va tutto bene Colin,
solo che, ripeto, essere qui è un’arma a doppio taglio, se tocchiamo certi
tasti”
“E noi non
facciamolo, allora” – propose innamorato, specchiandosi nei suoi zaffiri vivaci
e malinconici.
“D’accordo … scusami”
– replicò sommesso, posando un bacio sulla spalla del marito.
“E di cosa Jay? Hai
ragione … Ma siamo ancora qui”
“Un miracolo?”
“Un destino, il
nostro.”
“Ti stupirò papà Glam
… Mmmmm prosciutto e peperoni!”
Lula completò l’ordinazione,
direttamente con il titolare.
“Sei un fenomeno
soldino”
“Per me il solito,
grazie Barny” – si intromise Glam.
“Ancora vegan pizza,
papi? Dovresti cambiare” – osservò Lula ridendo dietro al menu, ancora aperto
sul suo nasino.
“Non è semplice,
quando una cosa piace” – Geffen stette al gioco.
“Eh va bè, ma alla
lunga la solita minestra stufa” – e, ridendo, si nascose sotto la tovaglia,
stendendosi sulla panca, che occupava da solo, come il padre.
“Esci da lì furfante …”
Lula rifece capolino,
con la sua aria furba e dispettosa – “Facevo per dire okkei …”
“Ti adoro sai?”
“Anch’io papà …”
“E Violet?”
“Violet … vediamo …
Ti interessa solo lei?”
“No …”
“Zio Jay sta bene …
Cioè in questo istante è un po’ …”
“Un po’?” – Geffen aggrottò
la fronte.
“Come si dice? A
disagio … Ma zio Colin sta rimediando!”
“Ok, non voglio i
dettagli Lula”
“Ah per quelli io
faccio così!” – e si coprì gli occhi con i palmi, facendo ridere il genitore.
Erano talmente presi
da quella conversazione, che non si accorsero dell’arrivo di Jude e Robert.
Camilla era con
Pamela da Meliti, Glam lo sapeva, perché era passato a salutare la mamma delle
sue gemelle, per accordarsi sul giorno seguente, per l’ennesima ecografia.
La coppia gli sembrò
sbiadita, come se un velo fosse calato sulla loro intesa, risultata così smagliante
in quel di Parigi.
I quarzi liquidi di
Robert collisero con quelli cielo di Glam, facendogli perdere un battito.
“E’ … è successo
qualcosa …” – sussurrò l’avvocato.
Law gli fece un
cenno, indirizzandosi verso lui e Lula, tenendo per mano Downey, dopo avere
fatto un’ordinazione veloce.
“Ciao zii!!”
“Ciao tesoro …” –
ribatté assorto Rob, piazzandosi accanto a soldino, per abbracciarlo e dargli
un bacio sulla tempia, affettuoso e sconsolato.
Jude affiancò Glam,
che chiese subito spiegazioni.
“Nulla di che … Siamo
in ansia per le sorti della nostra richiesta di adozione” – spiegò il biondo.
“Capisco … Rob come
ti senti?”
“Mi sento sotto
accusa, anzi ti dirò di più, un delinquente!”
“Amore calmati … L’hai
detto anche tu, gli errori commessi, li abbiamo superati”
“Sì, ma in questi
casi hanno un peso, mentre il bene che abbiamo fatto passa in secondo piano,
nemmeno lo considerano!” – protestò livido.
“Robert se ci fossero
degli intoppi, sai che puoi contare su di me, lo sapete entrambi” – e guardò
Law.
“Ti ringrazio Glam,
anche a nome di Rob ovvio” – sorrise inquieto.
“C’è zio Kurt!” – li interruppe
Lula.
Preceduto da Martin,
che si precipitò da soldino, lui e Rossi si aggregarono presto agli amici, aggiornandosi
su diversi argomenti, tranne che su Diamond.
“E così Ivo è a
Quantico …?”
“Esatto Jude” –
confermò David, avvertendo l’apprensione, che aleggiava su quel pranzo.
“Ha fatto male al mio
terzo papà e deve … marcire in galera, ecco!” – sentenziò Lula.
“Sarà così angelo
mio, non temere” – lo rassicurò Geffen, per poi prenderlo in braccio – “Andiamo
a scegliere un bel gelato, che ne dici peste? Martin vieni?”
Kurt approvò con un
buffetto – “Il nostro campione è stato ammesso alla Lawrence”
“Congratulazioni …” –
disse Robert, conoscendone la fama e l’importanza – “Potremmo avere il futuro
ambasciatore degli Stati Uniti qui tra noi, ancora in … fasce diciamo” – provò
a scherzare.
“Preferirei qualcosa
di meno complicato e … politico” – osservò Kurt, prendendo le mani di Rossi,
che fece un cenno di assenso.
“Purché sia felice e …
si senta libero” – concluse Law, pensando alla foto della bimba, che il compagno
gli aveva mostrato con trepidazione pochi giorni prima, mentre ora sembrava
precipitato, con lui, in un abisso di inadeguatezza; non se lo meritavano
affatto.
“Non
è facile guardarti e non farlo”
“Jared”
“Intendo
non piangere, anche se la parte …”
Leto
stritolò il copione, appoggiandosi al muro, fatto di cartongesso e tendaggi
damascati.
“Non
volevo che accadesse Jay”
“Quando
mi chiami in quel modo” – sibilò, il kajal che colava a picco, il costume che
lo stava soffocando, con quella pelliccia sulle spalle.
“Non
volevo che ti innamorassi di me, te l’ho detto, sono così sbagliato, non so
badare neppure a me stesso”
“Questo
lo vedo Farrell” – e si tamponò quel disastro di make up, ormai da rifare.
“SI
GIRA!!”
La
voce di Oliver Stone frantumò l’aria, che Jared trovava irrespirabile.
Anche
Colin era in crisi di ossigeno.
Lo
baciò, irruento ed impaziente.
Il
suo Efestione si staccò lento, ferendolo con il proprio sguardo, colmo di
amarezza – “E tu non lo volevi …? Innamorarti di me, intendo”
“Jared! Ma che fai,
non vieni?”
Il leader dei Mars
ebbe un sussulto: in quel cortile, dove avevano girato degli esterni, adesso c’era
un mercato di spezie.
A breve ci sarebbe
stato uno spettacolo pirotecnico, probabilmente non dirompente, quanto le
sensazioni, che gli stavano devastando l’anima.
Per ciò che provava
per Colin, non mangiava più, non dormiva più, sentiva l’adrenalina scorrere al
posto del sangue, dall’alba al buio, lo stesso verso cui si diresse, cercando
la mano di Farrell, per catturarla tra le proprie, trovando infine pace sul suo
cuore.
DIAMOND
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