venerdì 12 luglio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 150

Capitolo n. 150 – zen


Sylvie si guardò intorno, dopo avere posato il trolley nell’ingresso.
Geffen alzò le tapparelle, attraverso un telecomando.
Il loft era spazioso, colorato e ben allestito, in ogni dettaglio.

“E’ casa tua …?” – chiese lei, per poi sorridere – “No, non può esserla”
“Infatti, io vivo a Palm Springs al momento.”
“E’ davvero confortevole, non manca nulla”
“Ed è vicino allo studio, potrai andarci a piedi od in bicicletta, ma se ti serve un’auto, chiedi a Flora, la mia segretaria storica” – rise – “Ne abbiamo diverse in garage, ferme da mesi”
“Ok …” – poi sospirò – “Perché fai tutto questo Glam?”
Lui la guardò, versandosi da bere – “Forse perché mi ricordi qualcuno, come dice Jared” – replicò calmo.
“Lo ami davvero tanto, sai?”
“E’ evidente, non riesco a farne a meno, pazienza” – rise stretto.

Suonarono.

“Come ti dicevo, in questo palazzo abita anche Sveva, dev’essere lei”
“La mamma di … JJ giusto?”
“Giusto!” – ed aprì la blindata, trovandoseli entrambi davanti.
“Ciao Glam”
“Buongiorno … Ehi ometto”
“Papi!”
“Come sei cresciuto …” – e lo prese sul petto, accarezzandogli la testolina.
“Permesso … Salve, piacere di conoscerti” – nel dirlo, la donna si avvicinò a Sylvie, accogliendola nel migliore dei modi.
La giovane scrutava il bimbo, notando che aveva gli occhi di Leto, così come gli aveva raccontato Geffen.
Era incredibile, pensò.
Molte cose lo erano.
Forse troppe.


“E qui ci siamo dati il primo bacio”
Jared lo spiegò alla sua ciurma, indicando una duna nel deserto marocchino, sotto lo sguardo plaudente del marito.
I più piccoli applaudirono, mentre Yari e Misaki emularono i protagonisti di quell’incredibile storia d’amore, appartandosi nella prima tenda disponibile, allestita per quell’accampamento provvisorio e speciale.

“I tuoi sono davvero romantici” – disse il ragazzino nipponico.
“Sono pazzi … non solo d’amore” – Yari rise, spostandogli i capelli dal volto arrossato, per poi baciarlo con emozione e trasporto.
Le loro mani avide e curiose, si infilarono da subito sotto gli abiti leggeri: delle semplici tuniche, molto comode, che Jared e Colin fecero indossare alla loro spedizione, così da farli apparire come un popolo unito ed allegro.
In effetti costituivano una tribù, fatta di artisti, di sogni, di gioia.

“Quel giorno ricevetti anche la notizia della tua nascita tesoro”
Farrell avvolse James, che grazie alle terapie innovative della clinica Foster, riusciva a camminare abbastanza regolarmente, sempre sostenuto da Henry, legatissimo al fratello maggiore, in una simbiosi davvero singolare.

James arrise a quella narrazione vibrante, che l’irlandese condivise, non senza commuoversi.
Jared lo strinse forte, rammentando la prima volta che cambiò il pannolino al primogenito di Farrell: un’esperienza esilarante, che riportò l’allegria nel nucleo, tutto seduto a cerchio, intorno a quel punto, in cui la relazione di amicizia, tra i due attori, divenne molto di più, sconvolgendoli.

“Stasera andremo all’hotel dove alloggiavamo con la troupe di Stone” – anticipò Leto.
“Diciamo che è un luogo carico di … eventi, per noi almeno” – e diede un bacio al consorte, rispondendo poi ai quesiti di Rebecca e Violet, le più interessate a quella favola, divenuta realtà.

I colori del tramonto li stavano investendo: era tempo di avviarsi, ma per Jared e Colin, poco distanti dai pargoli, tenuti a bada dai Wong e da tre body guard, era l’attimo più profondo, in cui si ritrovavano, anche solo con la mente, quando tutto andava storto, ma loro riuscivano a superare anche il peggio, i fatti lo dimostravano ampiamente.

Si sigillarono in un abbraccio fatto di silenzi e qualche lacrima dispettosa, poi un bacio, il più importante della giornata, ormai quasi terminata.

Si scrutarono, rapiti dalle pulsazioni, quasi assordanti, nelle rispettive teste.
“Ti amo così tanto Jay …”
“Grazie di esistere, Cole”


“E’ molto carina Glam … E sarebbe …?”
“Una delle mie nuove collaboratrici, come Harry, li ho assunti entrambi: largo alle nuove leve”
Si erano appartati in terrazza, mentre Sylvie giocava con Jay Jay.

“Somiglia a …”
“Syria, già, me lo dicono tutti”
Sveva inspirò – “Glam, Glam, non combinare guai, io so come sei fatto e vorrei vederti più sereno”
“Parli come Scott e quanto lui, sei adorabile” – sorrise, dandole un bacio tra i capelli lunghi.
“C’è una novità … Sto per sposarmi”
“Wow …”
“Volevo parlartene, ti ho scritto una e-mail”
“Alla quale non ho risposto, evidentemente … Scusami, a Parigi c’è stato un po’ di trambusto”
“Ed il matrimonio del tuo Kevin …”
“Kevin ormai è di Tim ed io ne sono felice, così Lula”
“Sei … fuori dal comune” – sorrise.
“No, semplicemente sto assistendo alla collocazione di ogni singola casella della mia vita: io non ci sono, non come vorrei, nel mosaico, che sta prendendo forma”
“Forse perché hai messo il piede nelle storie già solide, come per Jared e Colin, Robert e Jude”
“E’ di certo stato un clamoroso sbaglio, Sveva, innamorarsi di uomini già impegnati, ma succede, non si evitano certi muri, ci si va a sbattere e basta”
“I freni erano rotti?” – chiese simpatica.
“E chi li ha mai usati?”



“Sono parecchi fogli Jude …”
Robert era teso, durante la compilazione del dossier, che miss Gramble avrebbe portato in commissione.

“Gli stessi di Haiti, amore” – replicò dolce l’inglese, provando a farlo rilassare, inutilmente.

“E poi vogliono sapere ogni cosa … Ecco, vedi qui, il paragrafo dedicato alla salute … E’ più invasivo di una colonscopia!” – rise nervoso.
“Dobbiamo essere sinceri, non serve altro, diversamente si creerebbero solo problemi”
“E chi vuole mentire?” – sbottò risentito.
Law gli diede un bacio nel collo.
Downey, di rimando, si rifugiò completamente nel suo petto, abbandonando la seggiola scomoda, dotata di consolle per appoggiarsi e scrivere le loro esistenze, per fare sì che quella di Diamond potesse farne parte, amata e coccolata.

“Per me ciò che conta è come la tratteremo ed educheremo, le emozioni insomma … Non quanti raffreddori ho fatto o vaccinazioni …”
“Fosse solo questo Rob … Ammettiamolo, ci sono stati problemi per entrambi, in fatto di dipendenze …” – affermò esitante – “Ed ad Haiti è stato più semplice …”
L’americano deglutì a vuoto – “Sì, ma sono trascorsi secoli e noi siamo brave persone adesso … Cioè lo siamo sempre state …”
Le sue palpebre si gonfiarono di palpebre.
Quell’esperienza lo stava stressando come neanche Jude aveva preventivato.

“Tesoro se vuoi rimandare, magari la settimana prossima e”
“NO! Io voglio Diamond ora!” – ruggì, cercando, però, di non alzare i toni.
Nel corridoio gli assistenti sociali andavano e venivano, quasi a sorvegliarli.

Robert li notò.
“Siamo come in gabbia, giudicati e messi sotto la lente di ingrandimento … Manco avessimo commesso un reato Jude! … Credo che Ivo, rispetto a noi, sia trattato meglio a Quantico, sai?”


Rossi spense il tablet.
“Novità dalla base?”
Kurt gli porse una bibita, ponendogli un quesito lecito.
Dave seguiva gli sviluppi del caso Steadman, nonostante non facesse più parte della squadra di Hotchner, almeno ufficialmente.

“Gli interrogatori sono ad un punto morto”
“E’ grave?”
“E’ un bel … casino Kurt” – sorrise tirato – “Per giunta il legale di Ivo è un esperto in questi casi dove le prove sono deboli e noi siamo in svantaggio”
“Noi …?” – sorrise mesto a propria volta.
“Sì insomma l’FBI … Ok, messaggio ricevuto” – e gli diede una carezza.
Erano sul divano del living.
Martin era a scuola, per un esame di ammissione.
Aveva cambiato istituto, per potere imparare tre lingue straniere, dove si rivelò estremamente dotato.
“Il cucciolo avrà terminato, passiamo a prenderlo e poi si va da Barny per una pizza?” – propose l’ex agente.
Kurt fece una smorfia, poi si avvinghiò a lui, affondando il volto nell’incavo della spalla di Rossi, che lo cullò dolcemente, prima di baciarlo e portalo via dai cattivi pensieri di perderlo, a causa di quel lavoro maledetto e pericoloso.


“Qui i dettagli diventano scabrosi …” – Jared lo bisbigliò complice a Colin, entrambi appollaiati sugli sgabelli del bar, all’interno del resort, dove si erano trasferiti in massa per trascorrere due notti almeno.

“In effetti … Sbornie, scherzi …” – disse il moro, soffermandosi sui vari anfratti del locale, dove si era divertito spesso, anche senza il collega preferito, che lo affiancava nelle vesti di Efestione.

“Non è edificante … il novanta per cento intendo”
“Non esagerare Jay, abbiamo avuto anche ore memorabili qui …”
“Forse è meglio dire nella camera 205 … od era 305?” – rise, un po’ stranito.
“Sbagliavo puntualmente quando ti cercavo”
“Eri brillo o … fatto” – e cambiò espressione.
“Jared …”
“Va tutto bene Colin, solo che, ripeto, essere qui è un’arma a doppio taglio, se tocchiamo certi tasti”
“E noi non facciamolo, allora” – propose innamorato, specchiandosi nei suoi zaffiri vivaci e malinconici.
“D’accordo … scusami” – replicò sommesso, posando un bacio sulla spalla del marito.
“E di cosa Jay? Hai ragione … Ma siamo ancora qui”
“Un miracolo?”
“Un destino, il nostro.”


“Ti stupirò papà Glam … Mmmmm prosciutto e peperoni!”
Lula completò l’ordinazione, direttamente con il titolare.
“Sei un fenomeno soldino”
“Per me il solito, grazie Barny” – si intromise Glam.
“Ancora vegan pizza, papi? Dovresti cambiare” – osservò Lula ridendo dietro al menu, ancora aperto sul suo nasino.
“Non è semplice, quando una cosa piace” – Geffen stette al gioco.
“Eh va bè, ma alla lunga la solita minestra stufa” – e, ridendo, si nascose sotto la tovaglia, stendendosi sulla panca, che occupava da solo, come il padre.
“Esci da lì furfante …”
Lula rifece capolino, con la sua aria furba e dispettosa – “Facevo per dire okkei …”
“Ti adoro sai?”
“Anch’io papà …”
“E Violet?”
“Violet … vediamo … Ti interessa solo lei?”
“No …”
“Zio Jay sta bene … Cioè in questo istante è un po’ …”
“Un po’?” – Geffen aggrottò la fronte.
“Come si dice? A disagio … Ma zio Colin sta rimediando!”
“Ok, non voglio i dettagli Lula”
“Ah per quelli io faccio così!” – e si coprì gli occhi con i palmi, facendo ridere il genitore.

Erano talmente presi da quella conversazione, che non si accorsero dell’arrivo di Jude e Robert.
Camilla era con Pamela da Meliti, Glam lo sapeva, perché era passato a salutare la mamma delle sue gemelle, per accordarsi sul giorno seguente, per l’ennesima ecografia.

La coppia gli sembrò sbiadita, come se un velo fosse calato sulla loro intesa, risultata così smagliante in quel di Parigi.

I quarzi liquidi di Robert collisero con quelli cielo di Glam, facendogli perdere un battito.
“E’ … è successo qualcosa …” – sussurrò l’avvocato.
Law gli fece un cenno, indirizzandosi verso lui e Lula, tenendo per mano Downey, dopo avere fatto un’ordinazione veloce.

“Ciao zii!!”
“Ciao tesoro …” – ribatté assorto Rob, piazzandosi accanto a soldino, per abbracciarlo e dargli un bacio sulla tempia, affettuoso e sconsolato.
Jude affiancò Glam, che chiese subito spiegazioni.

“Nulla di che … Siamo in ansia per le sorti della nostra richiesta di adozione” – spiegò il biondo.
“Capisco … Rob come ti senti?”
“Mi sento sotto accusa, anzi ti dirò di più, un delinquente!”
“Amore calmati … L’hai detto anche tu, gli errori commessi, li abbiamo superati”
“Sì, ma in questi casi hanno un peso, mentre il bene che abbiamo fatto passa in secondo piano, nemmeno lo considerano!” – protestò livido.
“Robert se ci fossero degli intoppi, sai che puoi contare su di me, lo sapete entrambi” – e guardò Law.
“Ti ringrazio Glam, anche a nome di Rob ovvio” – sorrise inquieto.

“C’è zio Kurt!” – li interruppe Lula.
Preceduto da Martin, che si precipitò da soldino, lui e Rossi si aggregarono presto agli amici, aggiornandosi su diversi argomenti, tranne che su Diamond.

“E così Ivo è a Quantico …?”
“Esatto Jude” – confermò David, avvertendo l’apprensione, che aleggiava su quel pranzo.
“Ha fatto male al mio terzo papà e deve … marcire in galera, ecco!” – sentenziò Lula.
“Sarà così angelo mio, non temere” – lo rassicurò Geffen, per poi prenderlo in braccio – “Andiamo a scegliere un bel gelato, che ne dici peste? Martin vieni?”
Kurt approvò con un buffetto – “Il nostro campione è stato ammesso alla Lawrence”
“Congratulazioni …” – disse Robert, conoscendone la fama e l’importanza – “Potremmo avere il futuro ambasciatore degli Stati Uniti qui tra noi, ancora in … fasce diciamo” – provò a scherzare.
“Preferirei qualcosa di meno complicato e … politico” – osservò Kurt, prendendo le mani di Rossi, che fece un cenno di assenso.
“Purché sia felice e … si senta libero” – concluse Law, pensando alla foto della bimba, che il compagno gli aveva mostrato con trepidazione pochi giorni prima, mentre ora sembrava precipitato, con lui, in un abisso di inadeguatezza; non se lo meritavano affatto.


“Non è facile guardarti e non farlo”
“Jared”
“Intendo non piangere, anche se la parte …”
Leto stritolò il copione, appoggiandosi al muro, fatto di cartongesso e tendaggi damascati.
“Non volevo che accadesse Jay”
“Quando mi chiami in quel modo” – sibilò, il kajal che colava a picco, il costume che lo stava soffocando, con quella pelliccia sulle spalle.
“Non volevo che ti innamorassi di me, te l’ho detto, sono così sbagliato, non so badare neppure a me stesso”
“Questo lo vedo Farrell” – e si tamponò quel disastro di make up, ormai da rifare.
“SI GIRA!!”
La voce di Oliver Stone frantumò l’aria, che Jared trovava irrespirabile.
Anche Colin era in crisi di ossigeno.
Lo baciò, irruento ed impaziente.
Il suo Efestione si staccò lento, ferendolo con il proprio sguardo, colmo di amarezza – “E tu non lo volevi …? Innamorarti di me, intendo”

“Jared! Ma che fai, non vieni?”
Il leader dei Mars ebbe un sussulto: in quel cortile, dove avevano girato degli esterni, adesso c’era un mercato di spezie.
A breve ci sarebbe stato uno spettacolo pirotecnico, probabilmente non dirompente, quanto le sensazioni, che gli stavano devastando l’anima.
Per ciò che provava per Colin, non mangiava più, non dormiva più, sentiva l’adrenalina scorrere al posto del sangue, dall’alba al buio, lo stesso verso cui si diresse, cercando la mano di Farrell, per catturarla tra le proprie, trovando infine pace sul suo cuore.



 DIAMOND




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