Rossi picchiettò sul
tavolo la penna d’argento, dono del suo primo editore.
Quella telefonata di
Hotch l’aveva turbato.
La notizia di Ivo
Steadman in arrivo a Los Angeles, fu come una stilettata, anche al suo orgoglio
di profiler; non potevano avere preso una cantonata.
Ripercorrendo
mentalmente la sequenza dei fatti di Parigi, però, nulla lo incastrava.
Tim aveva riportato
lesioni dalla caduta in acqua e dal tentativo di riemergere, in un punto dove
sporgenze di cemento armato ed arbusti, nonché detriti di ogni genere, gli
avevano procurato escoriazioni e lividi, oltre alla commozione celebrale, che
gli aveva cancellato ogni ricordo.
La versione di Ivo
era plausibile, visto il clima di tensione tra i due, sfociato poi in un
litigio, l’ennesimo di molti, nel corso della loro travagliata relazione.
L’impronta parziale,
rilevata su di una scena del delitto, venne poi giustificata da Steadman, in
presenza del suo avvocato, dal semplice fatto che lo studente, vittima del
serial killer, era tra quelli a cui il professore dava ripetizioni a domicilio.
In effetti esisteva
una lista, fornita anche dall’università frequentata dal giovane, che confermava
le asserzioni di Ivo.
La consulenza,
infatti, era a titolo gratuito e contemplata in un programma di sostegno, che
coinvolgeva anche altri insegnanti.
Il primo ad essere
avvisato fu Geffen.
“Non ci posso credere
Dave …” – disse allarmato.
“Parla con Kevin e
Tim, non so come raggiungerli”
“Lo faccio subito, ma
vediamoci per un caffè, ti va?”
“Accompagno Martin a
scuola e poi passo da Barny, insieme a Kurt …”
“Perfetto, ci vediamo
tra un’ora.”
Kurt lo stava
fissando.
“Mi dispiace tesoro …”
– sembrò giustificarsi l’agente.
“Per cosa?” – ribatté
asciutto.
“So che non dovrei
più occuparmene, ma questo tizio è pericoloso e”
“E pensi diventi una
minaccia per te, per me o Martin? Lui non centra con il nostro mondo, David! A
meno che tu non ce lo voglia ficcare dentro a tutti i costi, istigandolo con le
tue indagini del cazzo!!”
Farrell rispose con
un sorriso alla video chiamata.
“Ciao UK buddy, qual
buon vento?”
“Ciao Colin … Ti
disturbo? So che siete in vacanza …”
“No, guarda, sto
aspettando Jared e le bimbe, stanno facendo compere ed io mi sono defilato” –
confidò simpatico.
Law non ricambiò la
sua allegria, guardandolo triste.
“Jude che hai …?” –
chiese preoccupato.
“E’ che … va tutto
storto … e mi manchi, mi mancano le nostre chiacchierate, soprattutto adesso che
sono a pezzi, per Diamond … Non vogliono affidarcela, Robert è distrutto e
stiamo litigando” – rivelò quasi in lacrime.
“Mio Dio Jude … Mi
dispiace da morire”
“Lo so Colin … E’ che
non so come risolvere, non so come renderlo felice”
“Ma non è colpa tua!
Semmai della commissione, anche se non capisco quale sia la loro difficoltà a
fornire un meritato consenso …”
“Secondo loro Rob è a
rischio di recidiva, insomma potrebbe ammalarsi nuovamente e non riuscire a
badare a lei …”
“Che stronzi, ma come
si permettono, vadano a farsi fottere!” – sbottò furente.
Law sorrise – “Sei
incredibile … Quando ti incazzi …”
“Devo essere anche
comico, però …” – replicò amorevole.
“Ti voglio bene Colin
… Mi sento meglio … dovevo sfogarmi …”
“Ti sto abbracciando
e non permetterò a nessuno di ferirti ancora Jude; parlerò a miss Gramble,
fornirò la mia testimonianza, su quanto avete fatto per Camilla e per i vostri
figli in generale, su come siete speciali, ok?” – propose convinto.
“Te ne ringrazio … Un
abbraccio anche da me, a presto … e salutami Jared”
“Lo farò … Ciao Jude.”
Kevin riattaccò, con
il cuore in gola.
I getti della doccia
smisero di fare rumore; Tim stava tornando da lui.
“Amore che ne pensi
di una bella passeggiata prima di pranzo?”
Le parole di Tim lo
fecero sobbalzare.
“Kevin che hai …?” –
chiese tamponandosi i capelli con un ampio asciugamano, che usò poi per
avvolgersi dalla vita in giù, sensuale e spontaneo come sempre.
“Piccolo è successa
una cosa … terribile”
“Cosa?!”
“Ivo … è libero”
Tim sbiancò,
crollando sul letto.
Stava tremando e
Kevin corse a stringerlo, anche se non riusciva a rassicurare neppure sé stesso,
dopo quell’amara notizia.
Martin non li aveva
sentiti litigare, anche perché Rossi, dopo uno scambio di battute un po’ aspre,
aveva sedato quel diverbio, imponendo a Kurt di riprenderlo quando sarebbero
rimasti soli.
Erano nel parcheggio
di Barny, in anticipo.
“Kurt ascoltami”
“NO”
Rossi gli prese la
mano sinistra, portandosela sul cuore, costringendolo a girarsi verso di lui,
alla guida di quel suv dai vetri oscurati.
“Lo senti?” – chiese imperativo.
Kurt arrossì’; la
pelle calda dell’uomo, il profumo che Dave usava, qualunque cosa emergesse dalla
scollatura della sua camicia, aperta ora sino a metà, per agevolargli ogni
minima percezione, lo stavano eccitando.
L’ultimo suo pensiero
era di perpetrare le ostilità, dichiarando una pace immediata, ma lo sguardo
severo di Rossi, lo fece desistere.
Temporaneamente.
“Io vivo per te Kurt
e non è un eufemismo” – affermò serio e diretto.
“Lo so Dave …
perdonami” – in un sussurro, provò a calmarlo.
“Non voglio le tue
scuse, voglio capirti ed assecondarti, ma non nei capricci o nella difesa del
tuo territorio: non mi devi dividere con nessuno, ok?”
“Forse è perché non
ho un lavoro, cioè non esercito più, insomma io”
David lo baciò,
irruente, artigliandogli il viso.
Il passato non era
mai stato un problema: insieme a Kurt ne avevano parlato a lungo, anche
scendendo in dettagli scabrosi e pesanti.
Lo aveva accettato in
pieno, nella speranza che Kurt facesse altrettanto, con quel mestiere, a tratti
lugubre e che ti masticava l’anima, sputandola poi chissà dove, senza ritegno,
come il comportamento di quegli psicopatici, non sempre consegnati alla
giustizia, purtroppo.
Diventavano così
incubi, per Rossi, per Reid, Morgan, Hotchner e non solo.
Chi li amava, cadeva
o precipitava, con loro, inevitabilmente: matrimoni distrutti, relazioni
naufragate o semplicemente rovinate, da ciò che i componenti della squadra non
riuscivano a staccarsi di dosso, una volta tornati a casa.
Lui, però, adesso,
aveva una famiglia ed era accaduto, quando ormai David non ci sperava più o
meglio, non ci credeva affatto.
Dal suo punto di
vista disincantato, era un miracolo straordinario.
Il rettore lo scrutò
di sguincio, mentre gli consegnava una lettera di revoca per l’incarico, che
Ivo ricopriva all’università.
“Non ho altra scelta”
“Sono stato
scagionato, non ho mai …” – prese un lungo respiro, fissandolo.
Si rese persino conto
di incutergli paura.
Rise nervoso, afferrando
quella busta bianca – “Ok, la mia debacle è totale”
“Le consiglio un
immediato trasferimento professor Steadman: sarà mia cura fornirle delle
referenze”
“Temo che i giornali
arrivino ovunque, così la tv ed internet, sa? Sono bruciato … fottuto al cento
per cento!” – ringhiò, scattando dalla poltrona, per avvicinarsi all’uscita.
“Torni in Europa,
magari in un piccolo centro, in Danimarca ho dei contatti e vista la sua
materia …”
“Lasci perdere … E
poi, qui, ho alcune faccende da risolvere; non me ne andrò così presto e senza
averle … chiuse. Arrivederci”
“Addio signor
Steadman.”
Geffen si recò da
Meliti, già preavvisato, così’ come Rossi, sul cambio di programma.
L’anziano patriarca
aveva fatto un paio di telefonate.
“Non è semplice Glam”
“In che senso?” –
bissò irritato.
Antonio sbuffò
– “Cosa vorresti fare, esattamente?”
“Prevenire,
ok?”
“Lo sto già
facendo sorvegliare, al primo passo falso lo incastriamo” – spiegò.
Dave aggrottò
la fronte perplesso.
“Signor
Meliti, anche se non ne faccio più parte, sono ancora un federale e lei, senza
offesa, è dalla parte della barricata, che spesso a mia volta ho combattuto”
“Allearsi col
diavolo è l’unica soluzione, quando si è alla frutta, sa? E poi lei è italiano,
so che ha dei … contatti, di gioventù”
“Non lo posso
negare” – sorrise.
“Quindi
ricapitoliamo: Kevin e Tim faranno una lunga luna di miele”
“Sbagliato:
Tim ha degli esami importanti e poi non dimenticarti di Lula, di quanto
desideri stare anche con loro” – puntualizzò Glam.
“La laurea non
serve ai cadaveri o sbaglio?”
“E’ devastante
mutare le proprie abitudini, rinunciare a degli obiettivi, a causa di uno come
Steadman: anche la loro unione potrebbe risentirne” – si intromise Rossi.
Kurt non
sapeva cosa dire ed in fondo al suo animo, con egoismo riconosciuto da lui per
primo, non gli importava di quella situazione.
Ivo era solo
un represso, un Crane innocuo, visto che a Tim non aveva fatto del male sul
serio, ma a nessuno sembrava importare.
“Devo
ingaggiare altri body guard, chiederò a Vas dei nomi, lui ha degli ex colleghi
in città …”
“Non credo che
Kevin gradirà, sai Glam?”
“Non è
rilevante Dave … Non lo è, quando è in gioco la sua vita e quella di chi ama.
Cerco Vassily e poi vi faccio sapere, ok?”
“Lui mi
ucciderà … o ci tormenterà Kevin”
La stanza era
al buio: vi si erano rintanati, con il carrello della cena rimasto intatto,
fuori la porta.
Stavano
incastrati l’uno nell’altro, nudi e schiacciati da quel tormento, che aveva il
volto di Steadman, ovunque Tim rivolgesse lo sguardo vitreo.
“Non può farci
questo … non deve … Glam mi ha mandato un sms, su come dovremmo comportarci al
nostro rientro amore”
“In che senso?”
“Avremo dei
gorilla … Sì insomma dei professionisti, come Vas e Peter”
“Prospettiva
allettante … E non pensi alla nostra privacy? Ad ogni rumore ci verrebbe un
infarto, quindi ci staranno sempre intorno, per proteggerci certo, ma rovinando
l’intimità reciproca” – si lamentò, guardandolo.
Kevin lo
baciò.
Era a corto di
argomenti, depresso e paralizzato all’idea di perdere Tim, nel peggiore dei modi.
Voleva
sentirlo, saperlo suo: gli sfiorò la nuca, attirandolo maggiormente a sé,
infilandosi con le dita tra le sue ciocche morbide, premendo le rispettive
bocche, come se fosse possibile incollarle definitivamente.
Scese poi
sulla schiena di Tim, che lo avvolse, lui sotto e Kevin sopra, impaziente di entrargli
dentro, non solo con l’inchiostro liquido dei propri occhi, che cercavano pace
nei cristalli del giovane sposo, ormai cinturato e penetrato senza troppi
preamboli.
Kevin sapeva
essere dolce, anche in quella sua innata irruenza, che Tim adorava.
Il dolore si
mescolava al piacere, in un’estasi crescente.
Si ritrovarono
sulla moquette, le gambe di Tim aperte oscenamente, i fianchi di Kevin scalpitanti
nel colpirlo con foga.
Era il culmine
e poi l’oblio: era tutto ed era niente, se qualcuno glielo avesse portato via.
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