martedì 16 luglio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 152

  Capitolo n. 152 – zen


Rossi picchiettò sul tavolo la penna d’argento, dono del suo primo editore.
Quella telefonata di Hotch l’aveva turbato.
La notizia di Ivo Steadman in arrivo a Los Angeles, fu come una stilettata, anche al suo orgoglio di profiler; non potevano avere preso una cantonata.

Ripercorrendo mentalmente la sequenza dei fatti di Parigi, però, nulla lo incastrava.
Tim aveva riportato lesioni dalla caduta in acqua e dal tentativo di riemergere, in un punto dove sporgenze di cemento armato ed arbusti, nonché detriti di ogni genere, gli avevano procurato escoriazioni e lividi, oltre alla commozione celebrale, che gli aveva cancellato ogni ricordo.

La versione di Ivo era plausibile, visto il clima di tensione tra i due, sfociato poi in un litigio, l’ennesimo di molti, nel corso della loro travagliata relazione.

L’impronta parziale, rilevata su di una scena del delitto, venne poi giustificata da Steadman, in presenza del suo avvocato, dal semplice fatto che lo studente, vittima del serial killer, era tra quelli a cui il professore dava ripetizioni a domicilio.
In effetti esisteva una lista, fornita anche dall’università frequentata dal giovane, che confermava le asserzioni di Ivo.
La consulenza, infatti, era a titolo gratuito e contemplata in un programma di sostegno, che coinvolgeva anche altri insegnanti.

Il primo ad essere avvisato fu Geffen.

“Non ci posso credere Dave …” – disse allarmato.
“Parla con Kevin e Tim, non so come raggiungerli”
“Lo faccio subito, ma vediamoci per un caffè, ti va?”
“Accompagno Martin a scuola e poi passo da Barny, insieme a Kurt …”
“Perfetto, ci vediamo tra un’ora.”

Kurt lo stava fissando.
“Mi dispiace tesoro …” – sembrò giustificarsi l’agente.
“Per cosa?” – ribatté asciutto.
“So che non dovrei più occuparmene, ma questo tizio è pericoloso e”
“E pensi diventi una minaccia per te, per me o Martin? Lui non centra con il nostro mondo, David! A meno che tu non ce lo voglia ficcare dentro a tutti i costi, istigandolo con le tue indagini del cazzo!!”


Farrell rispose con un sorriso alla video chiamata.
“Ciao UK buddy, qual buon vento?”
“Ciao Colin … Ti disturbo? So che siete in vacanza …”
“No, guarda, sto aspettando Jared e le bimbe, stanno facendo compere ed io mi sono defilato” – confidò simpatico.
Law non ricambiò la sua allegria, guardandolo triste.
“Jude che hai …?” – chiese preoccupato.
“E’ che … va tutto storto … e mi manchi, mi mancano le nostre chiacchierate, soprattutto adesso che sono a pezzi, per Diamond … Non vogliono affidarcela, Robert è distrutto e stiamo litigando” – rivelò quasi in lacrime.
“Mio Dio Jude … Mi dispiace da morire”
“Lo so Colin … E’ che non so come risolvere, non so come renderlo felice”
“Ma non è colpa tua! Semmai della commissione, anche se non capisco quale sia la loro difficoltà a fornire un meritato consenso …”
“Secondo loro Rob è a rischio di recidiva, insomma potrebbe ammalarsi nuovamente e non riuscire a badare a lei …”
“Che stronzi, ma come si permettono, vadano a farsi fottere!” – sbottò furente.
Law sorrise – “Sei incredibile … Quando ti incazzi …”
“Devo essere anche comico, però …” – replicò amorevole.
“Ti voglio bene Colin … Mi sento meglio … dovevo sfogarmi …”
“Ti sto abbracciando e non permetterò a nessuno di ferirti ancora Jude; parlerò a miss Gramble, fornirò la mia testimonianza, su quanto avete fatto per Camilla e per i vostri figli in generale, su come siete speciali, ok?” – propose convinto.
“Te ne ringrazio … Un abbraccio anche da me, a presto … e salutami Jared”
“Lo farò … Ciao Jude.”


Kevin riattaccò, con il cuore in gola.
I getti della doccia smisero di fare rumore; Tim stava tornando da lui.

“Amore che ne pensi di una bella passeggiata prima di pranzo?”
Le parole di Tim lo fecero sobbalzare.
“Kevin che hai …?” – chiese tamponandosi i capelli con un ampio asciugamano, che usò poi per avvolgersi dalla vita in giù, sensuale e spontaneo come sempre.

“Piccolo è successa una cosa … terribile”
“Cosa?!”
“Ivo … è libero”

Tim sbiancò, crollando sul letto.
Stava tremando e Kevin corse a stringerlo, anche se non riusciva a rassicurare neppure sé stesso, dopo quell’amara notizia.


Martin non li aveva sentiti litigare, anche perché Rossi, dopo uno scambio di battute un po’ aspre, aveva sedato quel diverbio, imponendo a Kurt di riprenderlo quando sarebbero rimasti soli.
Erano nel parcheggio di Barny, in anticipo.

“Kurt ascoltami”
“NO”
Rossi gli prese la mano sinistra, portandosela sul cuore, costringendolo a girarsi verso di lui, alla guida di quel suv dai vetri oscurati.

“Lo senti?” – chiese imperativo.
Kurt arrossì’; la pelle calda dell’uomo, il profumo che Dave usava, qualunque cosa emergesse dalla scollatura della sua camicia, aperta ora sino a metà, per agevolargli ogni minima percezione, lo stavano eccitando.
L’ultimo suo pensiero era di perpetrare le ostilità, dichiarando una pace immediata, ma lo sguardo severo di Rossi, lo fece desistere.
Temporaneamente.

“Io vivo per te Kurt e non è un eufemismo” – affermò serio e diretto.
“Lo so Dave … perdonami” – in un sussurro, provò a calmarlo.
“Non voglio le tue scuse, voglio capirti ed assecondarti, ma non nei capricci o nella difesa del tuo territorio: non mi devi dividere con nessuno, ok?”
“Forse è perché non ho un lavoro, cioè non esercito più, insomma io”
David lo baciò, irruente, artigliandogli il viso.
Il passato non era mai stato un problema: insieme a Kurt ne avevano parlato a lungo, anche scendendo in dettagli scabrosi e pesanti.
Lo aveva accettato in pieno, nella speranza che Kurt facesse altrettanto, con quel mestiere, a tratti lugubre e che ti masticava l’anima, sputandola poi chissà dove, senza ritegno, come il comportamento di quegli psicopatici, non sempre consegnati alla giustizia, purtroppo.
Diventavano così incubi, per Rossi, per Reid, Morgan, Hotchner e non solo.
Chi li amava, cadeva o precipitava, con loro, inevitabilmente: matrimoni distrutti, relazioni naufragate o semplicemente rovinate, da ciò che i componenti della squadra non riuscivano a staccarsi di dosso, una volta tornati a casa.

Lui, però, adesso, aveva una famiglia ed era accaduto, quando ormai David non ci sperava più o meglio, non ci credeva affatto.
Dal suo punto di vista disincantato, era un miracolo straordinario.


Il rettore lo scrutò di sguincio, mentre gli consegnava una lettera di revoca per l’incarico, che Ivo ricopriva all’università.
“Non ho altra scelta”
“Sono stato scagionato, non ho mai …” – prese un lungo respiro, fissandolo.
Si rese persino conto di incutergli paura.
Rise nervoso, afferrando quella busta bianca – “Ok, la mia debacle è totale”
“Le consiglio un immediato trasferimento professor Steadman: sarà mia cura fornirle delle referenze”
“Temo che i giornali arrivino ovunque, così la tv ed internet, sa? Sono bruciato … fottuto al cento per cento!” – ringhiò, scattando dalla poltrona, per avvicinarsi all’uscita.
“Torni in Europa, magari in un piccolo centro, in Danimarca ho dei contatti e vista la sua materia …”
“Lasci perdere … E poi, qui, ho alcune faccende da risolvere; non me ne andrò così presto e senza averle … chiuse. Arrivederci”
“Addio signor Steadman.”


Geffen si recò da Meliti, già preavvisato, così’ come Rossi, sul cambio di programma.
L’anziano patriarca aveva fatto un paio di telefonate.

“Non è semplice Glam”
“In che senso?” – bissò irritato.
Antonio sbuffò – “Cosa vorresti fare, esattamente?”
“Prevenire, ok?”
“Lo sto già facendo sorvegliare, al primo passo falso lo incastriamo” – spiegò.
Dave aggrottò la fronte perplesso.

“Signor Meliti, anche se non ne faccio più parte, sono ancora un federale e lei, senza offesa, è dalla parte della barricata, che spesso a mia volta ho combattuto”
“Allearsi col diavolo è l’unica soluzione, quando si è alla frutta, sa? E poi lei è italiano, so che ha dei … contatti, di gioventù”
“Non lo posso negare” – sorrise.
“Quindi ricapitoliamo: Kevin e Tim faranno una lunga luna di miele”
“Sbagliato: Tim ha degli esami importanti e poi non dimenticarti di Lula, di quanto desideri stare anche con loro” – puntualizzò Glam.
“La laurea non serve ai cadaveri o sbaglio?”
“E’ devastante mutare le proprie abitudini, rinunciare a degli obiettivi, a causa di uno come Steadman: anche la loro unione potrebbe risentirne” – si intromise Rossi.

Kurt non sapeva cosa dire ed in fondo al suo animo, con egoismo riconosciuto da lui per primo, non gli importava di quella situazione.
Ivo era solo un represso, un Crane innocuo, visto che a Tim non aveva fatto del male sul serio, ma a nessuno sembrava importare.

“Devo ingaggiare altri body guard, chiederò a Vas dei nomi, lui ha degli ex colleghi in città …”
“Non credo che Kevin gradirà, sai Glam?”
“Non è rilevante Dave … Non lo è, quando è in gioco la sua vita e quella di chi ama. Cerco Vassily e poi vi faccio sapere, ok?”


“Lui mi ucciderà … o ci tormenterà Kevin”
La stanza era al buio: vi si erano rintanati, con il carrello della cena rimasto intatto, fuori la porta.
Stavano incastrati l’uno nell’altro, nudi e schiacciati da quel tormento, che aveva il volto di Steadman, ovunque Tim rivolgesse lo sguardo vitreo.

“Non può farci questo … non deve … Glam mi ha mandato un sms, su come dovremmo comportarci al nostro rientro amore”
“In che senso?”
“Avremo dei gorilla … Sì insomma dei professionisti, come Vas e Peter”
“Prospettiva allettante … E non pensi alla nostra privacy? Ad ogni rumore ci verrebbe un infarto, quindi ci staranno sempre intorno, per proteggerci certo, ma rovinando l’intimità reciproca” – si lamentò, guardandolo.
Kevin lo baciò.
Era a corto di argomenti, depresso e paralizzato all’idea di perdere Tim, nel peggiore dei modi.

Voleva sentirlo, saperlo suo: gli sfiorò la nuca, attirandolo maggiormente a sé, infilandosi con le dita tra le sue ciocche morbide, premendo le rispettive bocche, come se fosse possibile incollarle definitivamente.
Scese poi sulla schiena di Tim, che lo avvolse, lui sotto e Kevin sopra, impaziente di entrargli dentro, non solo con l’inchiostro liquido dei propri occhi, che cercavano pace nei cristalli del giovane sposo, ormai cinturato e penetrato senza troppi preamboli.
Kevin sapeva essere dolce, anche in quella sua innata irruenza, che Tim adorava.
Il dolore si mescolava al piacere, in un’estasi crescente.

Si ritrovarono sulla moquette, le gambe di Tim aperte oscenamente, i fianchi di Kevin scalpitanti nel colpirlo con foga.

Era il culmine e poi l’oblio: era tutto ed era niente, se qualcuno glielo avesse portato via.




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