lunedì 8 luglio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 147

 Capitolo n. 147  -  zen


Geffen si versò un altro brandy, nonostante le occhiatacce da parte di Scott, allacciato a Jimmy, durante l’ennesimo, romantico, ballo.
Colin stava a debita distanza dall’avvocato, troppo preso dal coccolare i suoi numerosi figli, ai quali badava insieme ad un Jared radioso, soprattutto per il progetto di viaggio, appena impostato.
Leto prese in braccio Isotta e chiese una pausa da quell’allegra brigata, con il tacito assenso del consorte, deciso a ristabilire l’armonia in famiglia.
In sé, comunque, provava il disagio per ciò che temeva riguardo la salute di Glam, al quale Jared si stava avvicinando in quell’attimo.

“Papi Glam!”
“Ciao principessa …” – la salutò sforzandosi di apparirle sereno, stringendola sul petto.
La sensibilità dei bambini era ciò che di più naturale potesse incastrarti, pensò.

“Come ti senti?” – domandò esitante il leader dei Mars.
“Meglio, grazie” – replicò asciutto, senza guardarlo.
“E’ stata una bella cerimonia” – e guardò Kevin, che stava baciando Tim.
“La cosa migliore degli ultimi vent’anni”
Geffen si sollevò a fatica, ripassandogli la piccola – “Ciao cucciola, zio deve andare”
“Dove vai papi Glam?” – chiese allegra.
“Ovunque, comunque … Da qualche parte che non sia qui, ma dove posso trovare un cognac altrettanto valido” – e le mostrò il bicchiere, facendola ridere.
“Glam …”
“Isy non si scandalizza”
“Non intendevo questo e lo sai” – disse piano, lasciando che Isotta tornasse da Colin, piuttosto attento su di loro.
“Qualunque cosa tu dica, non mi riguarda più Jared, tuo marito è stato sin troppo chiaro e perseverare nel mio atteggiamento accondiscendente, potrebbe arrecarti un danno irreparabile e rendere vano il lavoro di quel genio di Laurie” – disse con un mezzo sorriso, più amaro dell’acido gastrico, che gli stava corrodendo la gola, impedendogli di deglutire regolarmente.
“Sei forse in aula? E’ un’arringa questa?” – sibilò innervosendosi.
Geffen rise, incrociando lo sguardo di Farrell, sembrandogli preso in una conversazione piacevole con Jared.
“E’ la verità, pura e semplice. Punto.” – e se ne andò verso il salone adiacente, dov’era in corso una festa di compleanno.

Un body guard gli di parò davanti, trattenendo un cordone in velluto rosso.
“Scusi …?”
“Davo solo un’occhiata” – ribatté disinvolto l’uomo.
“Prego, venga avanti, Oliver fai accomodare monsieur Geffen, è un onore”
Una bella signora bionda lo esortò ad avanzare, con un gesto quasi plateale, che andò a frenarsi con un’indicazione, neppure eccessivamente velata, verso il bancone del bar, dove avvenenti signorine stavano sorseggiando champagne.
“Una coppa, mr Geffen?” – insistette lei.
“Monsieur Geffen era … divertente, faccio da solo, mi scusi” – e si diresse verso una ragazza mora, dai capelli lunghi e lisci: gli ricordava terribilmente Syria.

Scelse lo sgabello libero accanto a lei, prendendo un lungo respiro.
“La tua maitrèsse va subito al sodo, sai?” – e la puntò, affabile, ordinando da bere anche per la sconosciuta.
Per poco.
Era palese la sua inesperienza, così il suo imbarazzo.
“Non ci sono abituata … A questo, ecco”
Aveva una bella voce, un buon profumo, un corpo esile, ma con delle sinuosità attraenti e ben proporzionate, caviglie sottili, piedi perfetti, tutti dettagli che, un secolo prima, a Geffen destavano interesse e criteri di valutazione, durante le sue conquiste inarrestabili.
“Mi chiamo Glam”
“Sì lo so, ci è stato … segnalato”
Lui rise – “Oh mio Dio”
“E’ famoso, come i suoi amici” – puntualizzò, in maniera quasi innocente.
“Oh sì, tutte brave persone” – ridacchiò, l’alcol lo stava facendo alterare nelle percezioni, come gli aveva precisato Scott.
“Però … da quel che ne so”
“Sì, siamo tutti gay, più o meno: il mio ex marito si è appena sposato con un ragazzo che avrà trentacinque anni meno di me, mandandomi al settimo cielo” – sembrò ironizzare, ma era sincero.
“Comunque io mi chiamo Sylvie …” – e gli porse la mano ben curata.
“Come si dice in questi casi? … Enchanté”


Robert brindò per la conferma ricevuta dall’agenzia di adozione.
“Ci aspettano a Los Angeles tra due giorni amore” – disse emozionato.
“Ci saremo Rob … E’ il primo colloquio?”
“Sì, certo, un passo alla volta, dovremo dare un sacco di informazioni, però miss Gramble mi ha inviato un dossier, per … motivarci Jude”
“In che senso?”
“Una … foto” – e gli mostrò l’immagine di una bimba incantevole.
Era di colore come Camilla, gli stessi occhi grandi e bisognosi di affetto e presenza.
“Robert è …”
“E’ la nostra Diamond, si chiama così e vorrei mostrarla anche a Camy se sei d’accordo” – affermò intenso.
Law lo baciò, con eguale trasporto, in assenso a quella proposta semplicemente deliziosa.


“Sei stanco Tim?”
“Morto direi” – rise, accucciolandosi sotto la sua ala, avvinghiati sopra ad un divano.
“C’è la luna di miele, sappilo” – sorrise.
“Oh lo so … lo so” – e si assopì, delicatamente.
Kevin lo strinse forte, baciandolo tra i capelli arruffati – “Ti amo da impazzire Tim”


Geffen si tolse la giacca, buttandola sul letto.
Sylvie si guardò intorno.
“Io ho … una laurea, in sociologia … E non so cosa ci faccio qui, ma mi servono dei soldi e” – il suo tono assunse un’accelerazione notevole.
“Allora fai un lavoro dignitoso, ma non pensare che quello della squillo non lo sia” – e si schiantò in poltrona, sbuffando.

La giovane gli si avvicinò, dopo essersi liberata delle scarpe dal tacco altissimo e sottile.
“Hai … hai ragione” – si inginocchiò, iniziando a slacciargli la camicia, già fuori dai pantaloni sbottonati per caso, mentre Glam si massaggiava le tempie.
“Che fai …?” – domandò con un sorriso amichevole.
“Lavoro”  - bissò, assurdamente buffa.

Sì, era come Syria, adorabile ed infantile, senza maschere.

Geffen si impadronì dei suoi polsi, con educazione, baciandone le falangi affusolate e prive di anelli, solo un bracciale in oro bianco, con un ciondolo, raffigurante un segno zodiacale.
“Acquario?”
Lei annuì, arrossendo – “Io pensavo che …”
“Ho avuto molte donne, due mogli, quasi tre, uno stuolo di pargoli, in altre … esistenze, precedenti” – raccontò, rilassandosi e facendola salire sulle sue gambe, avvolgendola, come accadeva con Lula, durante la lettura di favole o compiti.

“Rimani qui, non voglio niente … E poi sono ridotto così male, che non potrei fare sesso, neppure se lo volessi”
“Mi dispiace”
“A me no … Somigli a qualcuno …”
“Che hai amato, Glam?” – chiese triste, appendendosi al suo collo e chinando il capo sulla spalla destra di lui.
“L’amo ancora … L’amerò per sempre” – si commosse.
“E’ … andata via?”
“Da questa terra, sì … Lei, però, è con me, anche ora … Forse sei tu, un’allucinazione …”
“No, sono in carne ed ossa!” – precisò simpatica.
Glam la scrutò.
“Quanti anni hai?”
“Venticinque”
“Ti … ti piacerebbe avere un impiego a Los Angeles, in uno studio legale?” – le propose limpido, anche se assorto.
“Sì, ma con madame Lasalle come faccio? Le devo cinquemila euro, per l’appartamento in Rue D’Exay, l’estetista, gli abiti …” – spiegò preoccupata.
“I soldi non sono un problema, non lo sono mai stato … Te li tratterrò dallo stipendio, in comode rate” – sorrise bonario, accarezzandole le chiome.
“Mi stai prendendo in giro?” – disse timida, ma già delusa.
“Assolutamente no, anche se ti sarò sembrato brillo, quando parlo di affari e lavoro sono serissimo” – ribatté diretto.
Sylvie arrise alla sua concretezza – “Va bene Glam …”
“Avrai il tuo contratto domani mattina, me lo farò anticipare via e.mail dal mio ufficio.” – e si rialzò.
“Do dove vai?” – balbettò, trattenendolo per un braccio.
“A nanna … Vorrei rimanessi, sarò un gentiluomo, anche se sei … stupenda”
“Tu sei … un po’ strano Glam”
“Non sei la prima a dirmelo”
“Non hai un compagno?”
“Ho solo Lula, il mio tesoro, l’ho adottato ad Haiti e darei la mia vita per soldino di cacio” -  e le mostrò una foto.
Sylvie sfiorò lo schermo del tablet e ne apparvero altre in sequenza, almeno tre e l’ultima ritraeva Lula e Jared, abbracciati davanti ad un tramonto straordinario, sulla spiaggia di Port au Prince.
“Lo conosco …” – indicò il cantante, incuriosita.
“Sì, anch’io …”
“Non ne sembri … felice” – azzardò.
“Sbagli: lo siamo stati entrambi, finché è durata, poi abbiamo smesso di crederci, come in ogni fallimento amoroso” – chiarì mesto.
“Meglio dormirci sopra” – gli sorrise, distraendolo.
“Certo Sylvie … andiamo.”


Verso l’alba Jared si infilò tra le lenzuola.
“Finalmente …” – gli bisbigliò assonnato Colin, catturandolo amorevole.
“I gemelli non ne volevano sapere di crollare come gli altri” – disse esausto.
“Sei … bagnato” – e gli leccò il collo.
“Ho fatto una doccia Cole …” – mormorò, intrecciandosi a lui, sentendo il proprio membro inturgidirsi, ai soli respiri dell'attore.

“Ti voglio, amore …” – gli sussurrò roco l’irlandese, lubrificandolo esperto.
Jared emise un gemito, che amplificò maggiormente l’erotismo del momento.
La penetrazione da parte di Colin fu fluida e di una naturalezza, che la coppia ritrovava ad ogni occasione.


Lo scroscio le risultò inconfondibile.
Aveva dormito rannicchiata sul busto di Glam, senza neppure svestirsi.
Sylvie, però ora, lo stava spiando, mentre lui, nudo sotto i getti, si lavava un po’ svogliato.
Lo raggiunse, con una falcata elegante e dispettosa.
“Buongiorno, c’è posto?”
“Ehi ciao, ben svegliata” – e le tese la mano, che lei strinse, con disinvoltura.
“Ciao Glam” – sorrise, dandogli le spalle, lasciandosi cinturare, con spontaneità, come se si conoscessero da tempo, senza pudori apparenti.
“Guarda che io non la faccio mai con i miei dipendenti”
“Cosa?” – rise.
“La doccia!” – rise a propria volta.
Sylvie si girò, aggrappandosi a Geffen, che inarcò un sopracciglio, intrigato dalla sua gioia di vivere.

“Ma tu non vuoi davvero che noi …?”
“Non ho mai detto questo tesoro …”
Si baciarono.
Glam la invitò poi a roteare nuovamente, passando il palmo sinistro sulla lastra appannata, a pochi centimetri dalla ragazza, permettendole di specchiarsi.
Le fece poi scivolare anche il destro sui seni, tra schiuma e zampilli, esaltati dalla sua abbronzatura e dall’incarnato liscio e setoso.
Geffen posò un bacio sulla sua nuca, succhiandone poi una porzione, facendole inarcare la schiena – “Sei uno splendore … te lo assicuro Sylvie”
“Mi porterai via con te …? Senza ripensamenti?” – chiese ansiosa, tornando a guardarlo, i loro corpi incollati.
“Te lo prometto.” – confermò risoluto, rendendosi poi conto che gli riusciva a meraviglia, quando si trattava di donne, come in uno strano gioco del destino.





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