Capitolo n. 149 – zen
“E’ stato abbastanza
penoso …”
Le parole di Downey
interruppero il silenzio tra loro, seduti nella sala d’attesa dell’aeroporto,
mentre Law gli stava massaggiando la cervicale indolenzita.
“Solo? Direi ridicolo”
– si lamentò l’inglese, interrompendo ciò che stava facendo, per alzarsi.
“Jude … Scusami se ho
fatto qualcosa di sbagliato” – disse sommesso, provando a trattenerlo per un
polso, ma il compagno, senza irruenza, prese una minima distanza da lui, per
andarsi a scegliere una bibita dal distributore automatico.
“La natura della tua …
scenata, Robert, come la definiresti?”
“In realtà stavo solo
scherzando, ma ammetterai che Glam si infila sempre in casini memorabili e”
“Ed in letti sgraditi
a chi lo ha amato?” – bissò aspro, fissandolo.
Downey si sollevò,
puntandolo serio – “Le sue scelte non mi riguardano, la mia vita è felice
accanto a mio marito ed ai nostri figli, spero tu non l’abbia dimenticato”
Jude prese fiato,
pentendosi per la propria astiosità, ma era geloso sino al midollo di Robert,
dal primo minuto in cui lo incontrò, decidendo che sarebbe stato suo per
sempre.
“Sai che … Che i miei
rapporti con Glam sono mutati radicalmente, Rob, che lo rispetto e gli ho
chiesto perdono, per ciò che ho fatto, sia a te, che a lui”
“Anche noi abbiamo
bisogno del tuo perdono, io ne ho bisogno, Jude, perché ciò che vuole Glam è
affare suo”
“Non odiarlo” –
ribatté deciso.
Downey ebbe un
fremito – “Non … Non potrei, neppure se lo volessi” – sorrise imbarazzato – “Per
come mi ha aiutato … Per come ci ha sostenuti, Jude”
“Infatti: è questo
che conta, considerare unicamente le sue buone azioni, la sua indole migliore, perché
Glam non si è mai tirato indietro, quando è stato il caso di salvarci,
letteralmente” – affermò limpido.
Downey lo strinse
forte a sé – “Ti amo Jude … Hai sofferto, hai lottato ed ora siamo qui ed io
voglio adottare Diamond insieme a te” – disse emozionato, guardandolo con un
amore, che faceva quasi male.
Law annuì, commosso –
“Spero di riuscire a realizzare tutti i tuoi sogni … Ce lo siamo promessi dopo
avere fatto l’amore, la prima volta, rammenti?”
“Sì anima mia … Capii
in quell’attimo che non sarei più stato solo, sai?”
“Così fu per me, Rob,
dopo tante tempeste” – sorrise, dandogli poi un bacio, che fermò il tempo,
intorno a loro.
Geffen posò la
cartellina sul tavolo, dove Sylvie stava dialogando con Yari, Misaki, Louis ed
Harry, al quale l’avvocato si rivolse direttamente, dopo avere estratto dei
fogli da quell’involucro grigio scuro.
“Qui c’è il tuo
contratto Sylvie e qui … Il tuo Harry.” – disse pacato.
“Il … Il mio cosa?” –
chiese lui con sorpresa.
“Ho preso alcune
informazioni, stai arrivando bene al traguardo ed il mio studio ti coadiuverà
nella stesura della tesi: il tuo praticantato nel frattempo darà un’ottima
impressione, per avere il massimo dei voti ed a me serve un nuovo esperto di
diritto internazionale. Che ne pensi, dunque?”
“Sono senza parole
signor Geffen … Glam … cioè”
Louis quasi lo strozzò
dalla gioia, appendendosi a lui – “Wow hai un lavoro amore!” – esclamò entusiasta.
Harry gli diede un
bacio affettuoso trai i capelli sempre spettinati ad arte, ma poi pretese un
colloquio in privata sede con Geffen, che acconsentì, spostandosi in una
saletta per fumatori.
Erano ancora in
hotel, ma per poco.
Si accomodarono e
Glam ordinò da bere.
“Due toniche, grazie.
Fa caldo oggi, non trovi?” – e si allentò la cravatta, era estremamente
elegante e professionale.
“Non direi, forse
sono le tue medicine” – replicò educatamente il giovane.
“Sì, hai ragione. Sei
in erba, ma hai già dato parecchi esami, uno studente modello, ma anche
geniale, a quanto mi risulta”
“Ho iniziato la
scuola a quattro anni, in una sezione speciale …”
“Sì, lo so Harry, ma
la tua famiglia non ha mai apprezzato i tuoi successi, il tuo dono”
“C’era solo mamma … E
poi si è risposata, quanto avevo otto anni ed in sostanza persino il vicinato
mi vedeva come un fenomeno da baraccone”
“Che ignoranti, che
stupidi”
“Quel tizio, ci ha
portato in casa i suoi figli e mi prendevano in giro, mi odiavano … anche lui” –
e divenne pallido, deglutendo a vuoto, gli occhi da cerbiatto accesi dai
ricordi dolorosi.
Sentì l’urgenza di
tornare da Louis, di poterlo abbracciare, annusare persino, nel suo aroma di
shampoo e sciroppo di mirtillo, che metteva ovunque, a colazione.
“Ora calmati Harry,
non devi condividere con me nulla, se non ne senti la necessità” – gli disse
paterno l’uomo, cogliendo i suoi incubi.
“Se avete preso
informazioni forse …”
“Non sino a quel
punto, qualunque esso sia”
“Quel bastardo abusò
di me e solo la carriera scolastica mi strappò ai suoi giochi sporchi” –
raccontò lucido – “Vinsi una borsa di studio e mi trasferii in un collegio, a
quindici anni … Poi da lì fu più semplice …”
“Mi dispiace”
“Questa proposta ha
forse un secondo fine?” – domandò brusco.
Glam sorrise – “Non
ti sei mai fidato di me ed io ti capisco, credimi”
“Louis ed io vediamo
la vita in maniera differente: siamo entrambi incazzati con il mondo, questo ci
ha accomunati dal principio, perché noi lavoravamo sodo, ma non bastava mai”
“Capita a chi ha
poche risorse, questa società è sudicia di denaro ed ingiustizie, questo io lo
so, Harry, anche se vengo dalla parte del fiume, che vi ha sempre infastidito”
“Io ti ammiro, questo
lo dovresti sapere, Lou te lo avrà detto”
“Non credo” – rise – “Comunque
grazie, come legale suppongo”
“Certo. In compenso
non giudico il tuo percorso, non mi riguarda, sempre che non si scontri con il
mio, con il nostro. Louis ed io siamo un’unica persona”
“Ricambio l’ammirazione
allora, perché il sottoscritto non è mai stato capace di consolidare un’unione
nel modo in cui tu ci stai riuscendo con Louis” – ribatté schietto.
“Mi impegnerò, nessun
favoritismo, ok?”
Era simpatico nel suo
essere adulto ad ogni costo, seppure con un anno meno di Louis, che sembrava
una farfalla, tra una chiacchiera e l’altra, carpendo l’attenzione non solo di
Sylvie, ma soprattutto di Yari e Misaki.
“Puoi contarci,
Harry, te ne accorgerai appena metterai piede nel mio studio”
“Affare fatto!” – e gli
diede la mano, grato per quell’opportunità.
“Jimmy ehi svegliati …
dobbiamo andare”
Scott posò un bacio
sulla sua spalla destra, mentre il ragazzo gli dava la schiena, all’apparenza
addormentato.
I suoi zigomi erano
segnati dal passaggio di un pianto, che si era affrettato ad asciugare, mentre
il medico faceva la doccia.
“Sì, sono sveglio …
ok” – e si mise seduto sul bordo, senza voltarsi, tirando su dal naso.
Scott inspirò.
“Sei arrabbiato con
me, piccolo?” – domandò preoccupato.
“No”
“Stento a crederti” –
e sorrise a metà.
“E come potresti? Se
mi avessi toccato, forse”
“Scusami, ero stanco
Jimmy e”
“Stanco di cosa? DI
ME?” – si alterò improvviso, mentre si vestiva a scatti.
“Assolutamente no,
come puoi dirlo?”
“Secondo te??!” – e
lo polverizzò, voltandosi di scatto.
Scott si allacciò la
camicia, sui jeans sbiaditi, raccogliendosi poi in un codino i capelli biondi e
lisci – “E’ per Glam? Tu non sai cosa sta passando” – disse senza guardarlo.
“Dovrei? Sei tu il
mio fidanzato, non lui! O almeno spero tu lo sia ancora, ma ne dubito” –
ribatté, gli occhi lucidi e tremanti.
“Sbagli”
“Dimostrami il
contrario Scott, perché quando Geffen è nella tua orbita, TU non capisci più
niente, lo veneri, coinvolto ed innamorato fradicio!”
“Gli voglio bene, non
rinnegherò mai la nostra amicizia” – nel confermarlo, gli si avvicinò,
prendendo con cura i suoi fianchi, per farlo aderire al proprio corpo.
Jimmy non si oppose.
“Fosse esclusivamente
affetto, come quello che unisce Tim a me, non mi darei tanta pena, te lo
assicuro” – replicò emozionato e dispiaciuto.
“Glam è stato isolato,
da coloro ai quali ha donato sé stesso ed un amore senza limiti, questa è la
sua … disgrazia” – sorrise triste.
“Mentre tu non l’avresti
mai fatto, giusto?” – ricominciò a piangere, con una dignità, che Scott stimava
e riconosceva in ogni gesto di Jimmy.
“Ho provato a
dissuaderlo, a fargli cambiare idea, a non permettere a Jared o a Robert di
calpestarlo, ma è stato inutile.”
“A Glam non piacciono
i tipi come te o Kevin, è evidente, per quanto vi ha respinti e maltrattati: vi
siete svegliati, alla fine, ma tu ne sei ancora invischiato, mentre Kevin è
finalmente libero”
“Ci conosciamo dall’infanzia,
è … un legame profondo: me ne dovrò scusare con te per l’eternità?” – chiese dolce.
“Ne avrei il
diritto??”
“Jimmy ..”
“Scott vuoi sapere
come mi sento? Abbandonato” – ed affondò il viso nel collo del maturo amante,
che non sperava di meglio, per dimostrargli quanto tenesse a lui.
Antonio fece le
raccomandazioni di rito.
I figli di Colin e
Jared lo ascoltarono, sbirciandosi l’un l’altro per quella predica bonaria, per
poi sommergerlo di coccole, nel salutarlo.
“Ok … Messaggio
ricevuto, farete quello che vi pare in Marocco: Jay, Cole, io ci ho provato!” –
esclamò riemergendo da quel groviglio di braccine e gridolini amorevoli.
Farrell rise, poi
notò Lula uscire dall’ascensore, preceduto da Vassily e Peter, costantemente
preposti a scudo del cucciolo di Glam e Kevin.
Violet gli corse
incontro.
“Ciao bellezza!” –
esordì lui, prendendo un cofanetto dal tascone dei bermuda.
Glam lo osservava da
poco distante; non si era mosso, dopo che Harry era tornato da Louis, ancora
perso in pettegolezzi con Sylvie.
“Ciao Lula … Come mai
non vieni anche tu?” – domandò con il broncio.
“Perché devo stare
con il mio papà e tu con i tuoi, che ci tengono a questo viaggio speciale” – le
spiegò sereno.
“Ma Misaki segue Yari”
“E’ una cosa diversa”
– rise – “Comunque, per farmi perdonare, ho un cadeau per te, luce dei miei
occhi!” – ed aprì lo scrigno.
Violet fece un
saltello, notata da Jared e Colin, che rimasero scioccati dalla preziosità di
quel gioiello.
Anche se di fattura
semplice, le pietre preziose in esso incastonate erano purissime e ultra
brillanti.
Soldino le fece
indossare quella meraviglia, di cui la bambina si vantò subito con le sorelline,
innescando la felicità anche del padre, che finalmente si aggregò al resto del
clan, per un arrivederci tranquillo.
“Fate una bella
vacanza, ci vediamo in California, ok?” – disse prendendo in braccio Lula.
“Sì Glam, a presto” –
si congedò Farrell, per poi avviarsi ai taxi con i gemelli e Florelay.
Isotta ed Amélie, nonché
Rebecca e Violet, tempestarono Geffen di carezze e baci, come avevano fatto con
il nonno.
Yari e Misaki diedero
i loro numeri a Louis ed Harry, che con Sylvie erano ad un metro da Glam e Jared.
Quest’ultimo si
contrasse, indeciso su cosa dirgli, ma Geffen sciolse la sua tensione,
avvolgendolo con immensa tenerezza, dopo che Lula si era diretto con Violet alle
auto, pronte a partire.
“Abbi cura di te, mi
raccomando Jay”
“Sì Glam … Tu ogni
volta … mi spezzi il cuore, quando è tempo di andare via” – disse flebile,
domandandosi la ragione per cui non riusciva mai a celare i propri sentimenti.
Geffen sorrise – “Dammene
un frammento, farò lo stesso con uno dei miei Jared e saremo pari, ok?”
“Ok …” – e gli passò
una chiavetta usb, senza che nessuno se ne avvedesse.
“Ma cosa …?”
“E’ solo musica … Sono
solo io, Glam. Ti voglio bene, ciao …”
“Ciao amore” –
sussurrò in un respiro, che gli morì in gola.
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