Capitolo n. 46 - zen
Robert se ne stava
seduto intirizzito sotto i portici, dove Jared e Colin avevano deciso di
acquistare i manufatti intravisti nel pomeriggio dal cantante.
Jude sorvegliava
Camilla sulle giostre, a cinquanta metri da lì, ringraziando di avere una buona
scusa per non stare accanto al marito, incapace di nascondere la propria
fragile instabilità emotiva.
Downey fumava,
disegnando con il proprio fiato delle scie di fumo bianchissime, che ogni tanto
gli lambivano il volto, per una leggera brezza notturna, piuttosto gelida.
“Prenderai un
malanno”
La voce di Tomo aveva
un che di simpatico e quieto.
Robert sorrise – “Il
mio amico croato … quanto tempo, siedi”
Il chitarrista prese
posto al suo fianco, accendendosi a propria volta una sigaretta elettronica.
“Preferisco ancora
queste” – disse mesto l’attore, guardandosi in giro.
“Lui non c’è Robert …
Credo stia litigando con Matt, nella loro camera.”
Downey lo fissò
stranito – “Ne sei sicuro?”
“Ci sono passati
davanti, ma le urla si sentivano anche dall’ascensore chiuso.”
“Cazzo …”
Matt aveva demolito
metà del mobilio, senza che Geffen glielo impedisse.
Lasciarlo sfogare in
quella maniera poteva tornargli utile.
Il giovane, infatti,
crollò stremato sul divano, puntandolo come se volesse sbranarlo.
“Ora come minino ci
arresteranno. Sei davvero un coglione, Matt.”
Lui non replicò.
“Lo sei per svariate
ragioni: la prima è perpetrare il tuo insano delirio raccontando ai quattro
venti che siamo fidanzati. Le restanti sono sotto i nostri occhi …”
“Bastardo … stronzo,
bastardo, dormi qui sopra e poi vai a scoparti quella puttana di Denny!!” –
inveii, ottenendo in cambio un ceffone da Glam, ormai esasperato e prossimo a
fare una sciocchezza.
Matt non reagì.
L’uomo lo prese per
il bavero della camicia a scacchi bianchi e blu, trascinandolo contro alla
parete.
“Ok” – ringhiò – “Ok
Matt, visto che ti fai forza su di un ricatto infamante, voglio darti un buon
motivo per mandarmi in galera!!”
Un sonoro bussare,
sembrò irrompere nell’ambiente come un tuono.
Matt stava piangendo,
inerme, pallido.
Geffen mollò la presa
e lui scivolò sino alla preziosa moquette, dalla foggia scozzese rossa, a
righine gialle e verdi
Quando l’avvocato
spalancò la porta, si ritrovò davanti Robert, ansimante.
Era corso sino a lì,
per impedirgli qualsiasi cosa avesse in mente.
“Amore …”
“Glam vieni via da
qui, subito!” – ed afferrandolo veloce per il polso sinistro, Downey lo fece
uscire con veemenza da quella suite, dove regnava un caos indescrivibile.
Jude raggiunse Colin,
rimasto solo ad un bistrot, nell’attesa che Jared concludesse il suo shopping,
aiutato da Shannon, Josh e Tomo, ormai abituati alla sua eccentricità,
soprattutto nella scelta dei soprammobili, con cui intasare la End House.
Camilla si aggregò al
resto dei bimbi, monitorati da Pam, Carmela ed i body guard, nel parco giochi
adiacente quel locale intasato di gente chiassosa ed allegra.
Il tutto
completamente avulso dallo stato d’animo dell’inglese, che chiese una bottiglia
di cognac con due bicchieri.
“Io ho smesso” –
disse preoccupato Farrell, guardandolo.
“Berrò anche per te …
alla salute dei miei amici più fortunati del sottoscritto” – ribatté sarcastico,
inghiottendo un singulto greve.
Nei suoi occhi
albergava una delusione senza confini.
“Jude dovresti
smetterla di piangerti addosso!” – sbottò severo l’irlandese, adombrandosi.
“Facile a dirsi,
dalla tua riva del fiume Colin bello …” – ridacchiò, bevendo svelto il primo
calice di veleno.
“Ok, ci siamo
scambiati i ruoli, come in uno dei nostri film. Prima c’ero io nella merda,
adesso ci sei tu. Questo non ti autorizza, però, a buttarti via in questo modo,
cazzo!”
“Blatera fin che
vuoi, Colin, io non riesco a voltare pagina!” – bissò ferito – “Dovrei forse
mollarlo??! Trovarmi un nuovo compagno??!”
Farrell si morse le
labbra – “E perché no?!”
“Come volevi fare tu
con … come si chiamava …? Justin!?”
Farrell si sentì
spiazzato, ma per poco.
“Con lui, con Justin,
non intendevo certo avere una relazione, così come con Jared non ero arrivato
al punto in cui sei tu insieme a Robert”
“Ma senti … e quale
sarebbe, questo cazzo di punto??!” – sibilò.
Irish buddy sembrò
sciogliersi in una dolorosa constatazione: “Voi due non vi amate più.”
“Fermati Rob,
accidenti!!”
Erano arrivati a
ridosso delle piste.
“Dove diavolo stiamo
andando!?” – chiese disperato Geffen.
“Non lo so … IO NON
LO SO GLAM!!”
Si abbracciarono
forte.
“Piccolo mio …” – gli
disse commosso.
“Non smettere mai …
di chiamarmi … e di credermi così Glam” –
mormorò strangolato dal pianto.
Geffen lo baciò ed i
colori che esplosero nel cuore di entrambi erano vividi, quanto fugaci.
Ne sarebbe sempre
valsa la pena, di morire così.
Per uno, dieci,
cento, mille anni … ed anche di più, pensarono all’unisono, senza doverselo
dire.
Bastavano i loro sguardi.
“Io devo tornare
Robert … Io devo, capisci?”
Downey tremò,
annuendo – “Mi hai … mi hai detto di avere fiducia in te e che un giorno avrei
capito … Ma quel giorno non arriva mai ed io sto impazzendo …”
Geffen sorrise amaro,
segnandogli gli zigomi – “So che mi crederai se ora ti dico che l’unica mia
fonte di energia nasce da ciò che provo per te, amore … E la mia salvezza,
Robert, anche questa sera … Grazie” – e lo baciò nuovamente.
Un istante dopo,
sembrarono rannicchiarsi l’uno nell’altro.
“Con Jude … non
funziona più niente … niente”
“Forse dovresti
trovare il coraggio Robert, con o senza di me … E’ inevitabile”
“Senza di t-te?” –
balbettò spaventato.
“Non posso restarti
accanto, anche se ci sarò appena tu lo vorrai o ne avrai bisogno Robert …”
Downey pensò a
Mendoza ed all’eventualità che Geffen potesse finire in galera per un periodo
lunghissimo.
Se lo immaginò dietro
le sbarre, con l’unica possibilità di incontrarlo durante le visite parentali:
fu come un incubo ad occhi aperti.
“No Glam … non può
finire così …” – pensò ad alta voce, provando uno sconforto atroce.
“Non finirà mai … mai
Rob, te lo prometto”
In quel frattempo,
Matt stava lasciando l’hotel, ma non era l’unico ad avere preso quella
decisione.
Lui stava rientrando
alla Star House, perché lì era il suo posto, se lo ripeteva come una cantilena,
anche in auto, guidando spedito verso Los Angeles.
Jude, invece, aveva
scritto un biglietto scarno al consorte, dopo avere spiegato a Camilla che lo
avevano ingaggiato per un lavoro importante, ma lontano dagli Stati Uniti e per
un periodo non ben definito dalla produzione.
Lei ascoltava
partecipe quei dettagli tecnici, provando orgoglio per il suo papà tanto bravo
e famoso: glielo disse e Law scoppiò a piangere, cullandola.
A Colin e Jared,
presenti per tenerla con loro sino al ritorno di Downey, il cuore si sgretolò.
Farrell avvolse con
fervore l’amico, garantendogli che quel disastro si sarebbe sistemato.
Era un’assicurazione
tanto sincera quanto priva di fondamento.
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