Capitolo n. 41 - zen
“Maschio alpha, anzi
no, super alpha!”
“Vuoi abbassare la
voce Derek, accidenti”
Sembravano
proiettili, quelle frasi ringhiate, in un salottino da fumo, dove si erano
rifugiati da pochi minuti, con la scusa di chiamare il comando per un
aggiornamento.
Reid era esasperato
dalla sua gelosia, ma Morgan non intendeva mollare la presa, come un mastino
attaccato alle sue caviglie.
“Flirtavi con lui
come una scolaretta, Spencer!”
“Non è vero …” –
disse sommesso, con il fiato corto.
“Ok, me lo sono
immaginato, quello stronzo ti mangia con gli occhi, lo fa con tutti, domina il
prossimo con una naturalezza sconvolgente, potrei quasi definirlo un serial
killer delle coppie che lo circondano!”
“Felice di sapere che
pensi a noi come una coppia, Derek!” – inveii, memore di tante umiliazioni,
quando il loro rapporto era segreto ed a sfondo puramente sessuale.
Spesso Reid si
sentiva come un mezzo per lo sfogo fisico di Morgan, pronto a scoparselo nei
luoghi più impensati, ma, soprattutto, occasionali e squallidi.
“E questa da dove
esce!!?? Certo che lo siamo!”
“Ma davvero …” –
sibilò il più giovane.
“Di cosa hai
bisogno?? Di un anello al dito, di qualche marmocchio per casa, da stordire con
la tua assordante preparazione ed intelligenza nevrotica??!” – rialzò i toni,
riducendolo in un angolo poco illuminato.
Il respiro di Spencer
si fece affannoso.
“Per perfetto … sarei
un genitore instabile e sociopatico, quindi, per … per te, ve vero …??
VERO??!!” – per uscire dall’insopportabile balbettio, a Spencer non restava che
urlare, devastato negli occhi da un pianto imminente.
Derek fece un passo
indietro, abbassando lo sguardo, mortificato.
“Chi è lo stronzo,
adesso …?!!” – Reid singhiozzò quell’ultima invettiva, così fragile, come il
suo sembiante, sempre sull’orlo dell’anoressia, per una malattia infantile, in
una difesa pallida, come i suoi zigomi tremanti, ma mai quanto lo erano quelli
di Derek, che lo strinse con impeto, rivestendolo del proprio corpo prestante e
generoso.
“Perdonami Spencer …
perdonami” – lo implorò, cadendo in ginocchio simultaneamente a lui.
Lo baciò, inseguendo
le sue labbra ben disegnate, che invano tentarono di sottrarsi alla sua bocca,
avida di lui.
“Ti amo ragazzino …
io ti amo da morire”
Spencer arrossì,
rifugiandosi nel suo collo taurino.
“Anch’io ti amo, ma a
quanto pare non mi credi abbastanza” – contestò flebile.
“Certo che ti credo
Spencer!” – anche lui stava piangendo ormai.
Si cullarono lievi a
vicenda, desiderando ardentemente di ritrovarsi per una magia nel loro loft,
arredato con soluzioni essenziali, ma perfetto per quel breve soggiorno a Los
Angeles.
Qualcuno bussò.
Era Colin.
Si ricomposero, senza
fretta.
Morgan andò ad
aprirgli.
“Scusatemi … stiamo
partendo …” – l’attore sorrise, cogliendo al volo quanto era appena successo.
Farrell fu gentile e
garbato – “Se volete viaggiare con Jared, me ed i bimbi, siete i benvenuti”
“Ok … Se Derek è
d’accordo …”
“Se per te va bene
amore, va bene anche per me.”
Sentirsi definire in
quella maniera, davanti ad un estraneo, era un gesto così penetrante per il suo
animo, che Spencer avrebbe voluto fare salti di gioia.
Si limitò ad annuire,
prendendo per mano il compagno, per avviarsi verso il parco, dove la colonna di
auto stava per mettersi in marcia verso Aspen.
Geffen lasciò guidare
Matt.
Gran parte dei
bambini, tranne quelli più piccoli di Colin e Jared, furono riuniti su di un
pulmino apposito, in custodia di Peter e Vassily, oltre a Pam e Carmela.
Il nonno era in
Italia per una visita ai parenti, scortato da Xavier e Phil, senza il loro
Drake, ottimo sciatore in erba, mentre il resto di quello, che ormai anche gli
agenti FBI identificavano come un colorito clan, non contava alcuna assenza.
Robert, Jude e
Camilla salirono sul fuoristrada di Kurt, Martin e Brandon.
Marc Hopper, con i
suoi Jamie, Elettra e Julian, si unì a Shannon, Josh e Tomo.
Tom e Chris, invece,
viaggiarono con Denny, Dean e Sam, premurosi ed attenti con il loro Casper.
Derek e Spencer
accettarono il passaggio di Colin e Jared, circondati dai gemelli, Isotta,
Amèlie e Florelay.
Infine Scott e Jimmy,
chiudevano la colonna, a bordo di un hummer, guidato da Kevin, con al proprio
fianco Tim, estremamente sereno.
“Sono un po’ nervoso,
sai Glam …?”
Le parole di Matt, lo
riportarono alla realtà d’improvviso.
“E’ la tua famiglia …
sì insomma, non so se potrò reggere il confronto, essere all’altezza” –
aggiunse smarrito.
“Chi ti preoccupa di
più?” – domandò Geffen, stranamente incuriosito.
“Direi Kevin, poi Jared
… Più di tutti Robert, anche se ti ha evitato, mentre sua divinità Leto ti ha
fatto il terzo grado. Cosa voleva?” – e lo guardò.
“Non distrarti Matt,
se vuoi ne parleremo in albergo, adesso vorrei dormire un po’.”
“La mia compagnia ti
annoia … capisco” – replicò spento.
“No, affatto, non c’è
un istante di pace, mi sento sotto assedio dal tuo ricatto o l’hai forse
dimenticato? Ti ostini a vederci in una relazione stabile, mentre invece siamo
seduti su di una cassa piena zeppa di granate, rendo l’idea Matt?” – proruppe asciutto.
“E’ per via di quegli
agenti e di Chris? Cosa vogliono?” – bissò ansioso.
“Sto parlando di te e
di me, Matt, non di loro!”
“Magari … esistesse
un te ed un me, Glam …” – e rallentò.
“Cosa fai?”
“Non mi sento bene …
mi scoppia la testa …”
“Vai all’aerea di
sosta, tanto vorranno fare una pausa anche gli altri, poi ti sostituisco.
Chiamo Scott, così ti aiuta”
“Non voglio lui …
vorrei lo facessi tu Glam …” – insistette, con disperazione, abbassando il
sedile, una volta parcheggiato il mezzo, distante dal resto della comitiva.
Geffen prese dell’acqua,
ci inzuppò il proprio fazzoletto da tasca ed iniziò a tamponargli la fronte
madida.
“Sei un tesoro …” –
gli disse lieve il giovane, quasi sognante.
Glam non aveva più
dubbi: quelle alterazioni caratteriali rappresentavano la chiave di ciò che
stava accadendo a Matt.
Doveva venirne a capo,
in qualsiasi modo.
Jared e Spencer si
trovarono subito in sintonia.
Il cantante lo esortò
a dare il biberon a Florelay, poco prima di giungere alla stazione di servizio,
così da poterla cambiare nella nursery, sotto lo sguardo attento ed innamorato
di Derek.
Colin si divertiva
nell’assistere alle manovre del marito, tanto da assecondarle a pieno.
“Ecco poi togli
questi cosi, che sembrano cerotti e fissi il pannolino”
Reid entrò nel
panico, nonostante le istruzioni di Jared fossero precise e garbate, ma poi,
quasi per magia, quel disastro divenne un successo.
Flo si prese i
piedini, ridendo e dondolandosi giocosa, davanti al sonaglio agitatole sotto il
naso da Morgan, che ormai aveva cinturato il suo Spencer, emozionatissimo.
“Hai … hai visto
Derek, ce l’ho fatta” – e gli piantò addosso i suoi occhi grandi e felici.
“Tu sei perfetto …
Sempre” – e gli diede un lungo bacio.
Jared e Colin si
guardarono, soddisfatti per quel progresso annunciato.
Sapevano ben poco di
quei due “nuovi amici” di Quantico, ma era un’esperienza da affrontare senza lo
spauracchio legato alla loro professione ed alle indagini condotte su Geffen.
Leto lo cercò con lo
sguardo, dopo essere risalito a bordo del suv di Colin e Glam gli fece un
cenno, al quale Jared rispose posando il palmo sul vetro del finestrino e
sorridendo a metà.
Era tempo di ripartire.
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