giovedì 24 gennaio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 41

 
Capitolo n. 41  -  zen


“Maschio alpha, anzi no, super alpha!”
“Vuoi abbassare la voce Derek, accidenti”
Sembravano proiettili, quelle frasi ringhiate, in un salottino da fumo, dove si erano rifugiati da pochi minuti, con la scusa di chiamare il comando per un aggiornamento.
Reid era esasperato dalla sua gelosia, ma Morgan non intendeva mollare la presa, come un mastino attaccato alle sue caviglie.
“Flirtavi con lui come una scolaretta, Spencer!”
“Non è vero …” – disse sommesso, con il fiato corto.
“Ok, me lo sono immaginato, quello stronzo ti mangia con gli occhi, lo fa con tutti, domina il prossimo con una naturalezza sconvolgente, potrei quasi definirlo un serial killer delle coppie che lo circondano!”
“Felice di sapere che pensi a noi come una coppia, Derek!” – inveii, memore di tante umiliazioni, quando il loro rapporto era segreto ed a sfondo puramente sessuale.
Spesso Reid si sentiva come un mezzo per lo sfogo fisico di Morgan, pronto a scoparselo nei luoghi più impensati, ma, soprattutto, occasionali e squallidi.

“E questa da dove esce!!?? Certo che lo siamo!”
“Ma davvero …” – sibilò il più giovane.
“Di cosa hai bisogno?? Di un anello al dito, di qualche marmocchio per casa, da stordire con la tua assordante preparazione ed intelligenza nevrotica??!” – rialzò i toni, riducendolo in un angolo poco illuminato.
Il respiro di Spencer si fece affannoso.
“Per perfetto … sarei un genitore instabile e sociopatico, quindi, per … per te, ve vero …?? VERO??!!” – per uscire dall’insopportabile balbettio, a Spencer non restava che urlare, devastato negli occhi da un pianto imminente.
Derek fece un passo indietro, abbassando lo sguardo, mortificato.
“Chi è lo stronzo, adesso …?!!” – Reid singhiozzò quell’ultima invettiva, così fragile, come il suo sembiante, sempre sull’orlo dell’anoressia, per una malattia infantile, in una difesa pallida, come i suoi zigomi tremanti, ma mai quanto lo erano quelli di Derek, che lo strinse con impeto, rivestendolo del proprio corpo prestante e generoso.
“Perdonami Spencer … perdonami” – lo implorò, cadendo in ginocchio simultaneamente a lui.
Lo baciò, inseguendo le sue labbra ben disegnate, che invano tentarono di sottrarsi alla sua bocca, avida di lui.
“Ti amo ragazzino … io ti amo da morire”
Spencer arrossì, rifugiandosi nel suo collo taurino.
“Anch’io ti amo, ma a quanto pare non mi credi abbastanza” – contestò flebile.
“Certo che ti credo Spencer!” – anche lui stava piangendo ormai.
Si cullarono lievi a vicenda, desiderando ardentemente di ritrovarsi per una magia nel loro loft, arredato con soluzioni essenziali, ma perfetto per quel breve soggiorno a Los Angeles.
Qualcuno bussò.
Era Colin.
Si ricomposero, senza fretta.
Morgan andò ad aprirgli.
“Scusatemi … stiamo partendo …” – l’attore sorrise, cogliendo al volo quanto era appena successo.
Farrell fu gentile e garbato – “Se volete viaggiare con Jared, me ed i bimbi, siete i benvenuti”
“Ok … Se Derek è d’accordo …”
“Se per te va bene amore, va bene anche per me.”
Sentirsi definire in quella maniera, davanti ad un estraneo, era un gesto così penetrante per il suo animo, che Spencer avrebbe voluto fare salti di gioia.
Si limitò ad annuire, prendendo per mano il compagno, per avviarsi verso il parco, dove la colonna di auto stava per mettersi in marcia verso Aspen.


Geffen lasciò guidare Matt.
Gran parte dei bambini, tranne quelli più piccoli di Colin e Jared, furono riuniti su di un pulmino apposito, in custodia di Peter e Vassily, oltre a Pam e Carmela.
Il nonno era in Italia per una visita ai parenti, scortato da Xavier e Phil, senza il loro Drake, ottimo sciatore in erba, mentre il resto di quello, che ormai anche gli agenti FBI identificavano come un colorito clan, non contava alcuna assenza.

Robert, Jude e Camilla salirono sul fuoristrada di Kurt, Martin e Brandon.
Marc Hopper, con i suoi Jamie, Elettra e Julian, si unì a Shannon, Josh e Tomo.
Tom e Chris, invece, viaggiarono con Denny, Dean e Sam, premurosi ed attenti con il loro Casper.
Derek e Spencer accettarono il passaggio di Colin e Jared, circondati dai gemelli, Isotta, Amèlie e Florelay.
Infine Scott e Jimmy, chiudevano la colonna, a bordo di un hummer, guidato da Kevin, con al proprio fianco Tim, estremamente sereno.


“Sono un po’ nervoso, sai Glam …?”
Le parole di Matt, lo riportarono alla realtà d’improvviso.
“E’ la tua famiglia … sì insomma, non so se potrò reggere il confronto, essere all’altezza” – aggiunse smarrito.
“Chi ti preoccupa di più?” – domandò Geffen, stranamente incuriosito.
“Direi Kevin, poi Jared … Più di tutti Robert, anche se ti ha evitato, mentre sua divinità Leto ti ha fatto il terzo grado. Cosa voleva?” – e lo guardò.
“Non distrarti Matt, se vuoi ne parleremo in albergo, adesso vorrei dormire un po’.”
“La mia compagnia ti annoia … capisco” – replicò spento.
“No, affatto, non c’è un istante di pace, mi sento sotto assedio dal tuo ricatto o l’hai forse dimenticato? Ti ostini a vederci in una relazione stabile, mentre invece siamo seduti su di una cassa piena zeppa di granate, rendo l’idea Matt?” – proruppe asciutto.
“E’ per via di quegli agenti e di Chris? Cosa vogliono?” – bissò ansioso.
“Sto parlando di te e di me, Matt, non di loro!”
“Magari … esistesse un te ed un me, Glam …” – e rallentò.
“Cosa fai?”
“Non mi sento bene … mi scoppia la testa …”
“Vai all’aerea di sosta, tanto vorranno fare una pausa anche gli altri, poi ti sostituisco. Chiamo Scott, così ti aiuta”
“Non voglio lui … vorrei lo facessi tu Glam …” – insistette, con disperazione, abbassando il sedile, una volta parcheggiato il mezzo, distante dal resto della comitiva.
Geffen prese dell’acqua, ci inzuppò il proprio fazzoletto da tasca ed iniziò a tamponargli la fronte madida.
“Sei un tesoro …” – gli disse lieve il giovane, quasi sognante.
Glam non aveva più dubbi: quelle alterazioni caratteriali rappresentavano la chiave di ciò che stava accadendo a Matt.
Doveva venirne a capo, in qualsiasi modo.


Jared e Spencer si trovarono subito in sintonia.
Il cantante lo esortò a dare il biberon a Florelay, poco prima di giungere alla stazione di servizio, così da poterla cambiare nella nursery, sotto lo sguardo attento ed innamorato di Derek.
Colin si divertiva nell’assistere alle manovre del marito, tanto da assecondarle a pieno.

“Ecco poi togli questi cosi, che sembrano cerotti e fissi il pannolino”
Reid entrò nel panico, nonostante le istruzioni di Jared fossero precise e garbate, ma poi, quasi per magia, quel disastro divenne un successo.
Flo si prese i piedini, ridendo e dondolandosi giocosa, davanti al sonaglio agitatole sotto il naso da Morgan, che ormai aveva cinturato il suo Spencer, emozionatissimo.
“Hai … hai visto Derek, ce l’ho fatta” – e gli piantò addosso i suoi occhi grandi e felici.
“Tu sei perfetto … Sempre” – e gli diede un lungo bacio.
Jared e Colin si guardarono, soddisfatti per quel progresso annunciato.
Sapevano ben poco di quei due “nuovi amici” di Quantico, ma era un’esperienza da affrontare senza lo spauracchio legato alla loro professione ed alle indagini condotte su Geffen.

Leto lo cercò con lo sguardo, dopo essere risalito a bordo del suv di Colin e Glam gli fece un cenno, al quale Jared rispose posando il palmo sul vetro del finestrino e sorridendo a metà.
Era tempo di ripartire.






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