lunedì 21 gennaio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 39



Capitolo n. 39  -  zen


Spencer incollava metodicamente i punti sulla scheda del supermercato vicino all’appartamento, che aveva affittato insieme a Derek, per quel trimestre da trascorrere a Los Angeles.
“Vuoi davvero quel tira graffi, ragazzino?” – gli chiese il compagno con un piglio vagamente geloso.
“Sì, è per il soriano di Rossi” – e lo fissò, sorridente, senza badare alle sue paranoie inopportune.
L’agente David Rossi era un collega, rimasto alla base della BAU, insieme al resto della squadra, che sentiva parecchio la loro mancanza, ma quei corsi di aggiornamento erano necessari a Spencer Reid e Derek Morgan, così come essenziale prendere le distanze da una realtà ormai opprimente, fatta di casi legati a serial killer sempre più spietati e destabilizzanti.
L’equilibrio e la sensibilità di entrambi ne stavano risentendo, anche nel legame di coppia, che li univa da due anni.
Chris era l’agente di collegamento, nella polizia locale, di questo progetto, che aveva ispirato anche la vacanza alle Hawaii, con il suo Tom ed i due amici dell’FBI.

“Fatto!”
“Ah bene … Un capolavoro pretty boy …” – gli sussurrò nel collo, l’aitante uomo di colore, che Spencer amava come un pazzo, anzi “… più di un pazzo” – ripeteva spesso – così innamorato da sentirsi galleggiare a mezz’aria se solo Derek lo guardava di sottecchi, durante gli spostamenti in aereo, dalla sede di Quantico, verso le più svariate destinazioni.
Le loro fronti aderirono, con un movimento naturale e sinergico, come il reciproco ossigenarsi, prima di un bacio in apnea totale, capace di spaccare a metà i loro cuori, indissolubilmente legati da un amore complicato e bellissimo.


Robert fissava l’oceano oltre il finestrino dell’hummer, che procedeva verso Palm Springs, guidato da un Geffen assorto e confuso.
Timidamente allungò la mano destra, prendendo quella sinistra di Robert, che chiuse gli occhi, trattenendo un pianto prepotente, quanto l’istinto di avvicinarsi a lui e lasciargli fare ciò che voleva.
Gli sarebbe piaciuto, anche se i sensi di colpa lo stavano corrodendo.

“Non dire niente Rob … rimani con me per pranzo, poi ti riporto a casa …”
Mentre erano ancora in ospedale, Downey gli aveva detto che Jude era assente sino alla sera, per una conferenza stampa a Boston, dove un famoso autore di biografie, presentava proprio quella su Law.

“Dove vuoi che vada … mi hai preso in ostaggio” – e sorrise, stringendo le sue dita solide, che non esitò a baciare, un istante dopo, respirandone il profumo buono, come tutto in Glam, ai suoi sensi agitati.
Erano arrivati in spiaggia.
Scesero, per raggiungere la villa a piedi, passando dalla caletta privata.

Tornarono a tenersi per mano, con urgenza, poi Geffen lo avvolse sotto l’ala e Robert lo guardò, senza che l’altro facesse altrettanto, concentrato sull’orizzonte terso di un riverbero dorato.
“Parlami di Matt … e di quello che è accaduto con Denny, ad Haiti.” – chiese improvviso l’attore.
“E’ di questo che volevi sapere?” – bissò mesto.
“Ti sei consolato in fretta” – azzardò polemico, non senza tremare.
Geffen si fermò, stringendo le sue braccia, parandosi davanti a lui, imponendogli i suoi turchesi accigliati.
Le labbra di entrambi vibrarono, perché non servivano risposte a Downey, se non la più ovvia.
“Per me esisti soltanto tu, Robert” – confermò deciso ed ugualmente lo attirò a sé, per baciarlo così intensamente, da farlo quasi svenire tra le sue ali ridivenute muscolose e toniche.

Quando si separarono, Glam stava piangendo.
Trovò conforto esclusivamente nel raccogliere ciò che restava di Robert, sul proprio petto spazioso e virile.
“Io sono tuo … un giorno comprenderai le mie scelte, ma adesso regalami il tuo sorriso, senza indagare oltre Robert … Non servirebbe, credimi”
Downey annuì, lasciandosi portare via, dovunque volesse andare Geffen, per quel breve spazio temporale, che avevano deciso di prendersi, lontano da un mondo divenuto troppo limitato per il loro vincolo sentimentale illecito.


Chris bofonchiò un “sissignore”, prima di congedarsi dal suo capitano.
Gli era stato appena passato un file, che gli apparse da subito indigesto.
“Glam Geffen, di nuovo lui … che palle!” – borbottò, in presenza di Morgan e Reid.
“L’avvocato Geffen?” – domandò Spencer.
“Sì, proprio lui … Lo conosci?”
“Glam Geffen, il legale dei divi di Hollywood, tre mogli, diversi figli, naturali ed adottati, concusso al clan Meliti, testimone protetto dal Governo e trasferito in Italia, sospettato di alcuni crimini, mai provati, ma  del resto aveva l’immunità … Curiosamente passato dall’essere un impenitente play boy etero ad una serie di unioni omosessuali con celebrità come Jared Leto e Robert Downey Junior, oltre ad una nutrita serie di flirt, un matrimonio con il bassista del gruppo ora sciolto dei Red Close, tale Kevin … Mmmm cos’altro …?”
Reid snocciolò quella sequenza di notizie su Geffen, sotto lo sguardo divertito di Morgan ed interdetto di Chris.
“E’ stimato come filantropo, attualmente impegnato con un certo Matt … Potrebbe esserne il padre, lui ha a mala pena venticinque anni …”
“Spencer hai finito …?” – sibilò Morgan.
“Quasi! Il caso Mendoza: a capo del cartello Mendoza - Suarez, brutalmente ucciso, a quanto pare proprio da Geffen, per vendicare l’attentato alla sua fondazione di Haiti, dove l’adorato Lula ha rischiato la vita”
“Chi è Lula?”
“Un bimbo salvato da Geffen dall’orfanotrofio dell’isola” – delucidò Derek, non senza un sorriso carico di emozione.
Anche lui si sentiva solo dalla nascita.
Chris si intromise – “Ecco appunto quel Mendoza … La sezione criminale di Port au Prince ci passa la patata bollente: Geffen è stato scagionato, ma, in mancanza di un responsabile, chiedono di riaprire qui un filone di indagine. Devo interrogarlo: venite con me?”


“Camilla dorme … come è andato il viaggio?”
Downey lo chiese pacato, accendendo un paio di candele nel salotto del loro attico, mentre Jude si allungava sopra un divano, liberandolo dei giochi  dimenticati dalla figlia.
“Una sfacchinata tesoro ...”
“Potevi restare fuori per questa notte, io non mi sarei mosso dalla residenza di Antonio …” – disse come sospeso.
“Ne sono certo” – Law sorrise, senza dare seguito ad altre battute equivoche, quanto antipatiche.
“Ti preparo un caffè”
“No, vieni qui Rob … Parlami della tua giornata e soprattutto della tac.” – e gli tese le mani affusolate.
Quelle dell’americano erano gelide.
“Negativa … per fortuna”
“Allora festeggiamo, che ne pensi di un viaggio?”
“Credevo andassimo in montagna con il resto del clan …” – ribatté avvampando.
“Te l’ha detto Colin? A me ha mandato un sms, però provavo a svicolare quest’anno … Se tu vuoi andarci, comunque, io sono disponibile” – rise, avvinghiandosi a lui sotto una coperta rosso fuoco.
“Ne ho parlato con Pamela, mentre teneva Camilla … Dopo l’ospedale …” – sembrò giustificarsi, precisando i suoi spostamenti.
“Non che la compagnia mi esalti, sì insomma, se ci saranno proprio tutti …”
“Meglio cambiare destinazione Jude”
“Dobbiamo pensare a Camilla, non fa che disegnare pupazzi di neve e la slitta, che abbiamo usato per quell’escursione, ricordi?” – e gli diede un bacio sulla tempia, rannicchiandosi.
“Sì Jude … per lei fare qualsiasi cosa lo sai”
Law non replicò: ripercorrere i sacrifici del marito, per non disgregare il loro nucleo, rimaneva un argomento mortificante per lui e senza vie di fuga.



Matt aveva preparato il necessario.
“Bentornato Glam … Non trovo le tue sciarpe ed i pile … Puoi aiutarmi?”
La sua accoglienza, tra snow board e scarponi, fu calorosa e trepidante.
Sembrava un bambino al quale il genitore severo aveva promesso un  premio, se solo fosse stato buono e diligente a scuola.
Geffen scrollò la testa.
“Non so, forse nella cabina armadio del terzo piano, chiedi alla governante …” – rispose calmo.
“Sì, sì, ok, vado subito. Mi ha telefonato Jared, sai? No, cioè, lui voleva parlare con te, ma poi ha aggiornato me e …”
Glam lo stava fissando, con la voglia di urlare, ma il suono del campanello interruppe qualsiasi sua iniziativa bellicosa.
“La partenza è tra un’ora … Ma aspettavi visite …?” – chiese turbato da quell’imprevisto.
“Nessuno Matt, ora controllo.”
Con l’interfono, la cameriera lo avvisò della presenza di tre funzionari.
Geffen attivò la video camera di sorveglianza, riconoscendo solo Chris.
“Ok, scendo tra un minuto.”
“Che succede amore?”
“Matt senti …” – strinse i pugni, poi sbuffò – “E’ la polizia, non so cosa vogliano da me …” – disse svuotato.
Il giovane deglutì a vuoto.
“Io … io non ho detto nulla Glam, non ho fatto nu nulla” – balbettò inquieto.
“Certo che no … Non muoverti e finisci quello che stavi facendo senza di me. Torno presto.”




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