Capitolo n. 45 - zen
Denny si sporse verso
il proprio comodino, per prendersi una sigaretta, dando la schiena a Glam.
Con un movimento non
troppo rapido, ma affascinato da quanto stava vedendo, l’uomo posò un bacio
alla base della sua spina dorsale, sorridendo.
“Mi vuoi ancora?” –
chiese il giovane, con aria rilassata.
Geffen in risposta lo
baciò, stringendolo a sé, ma con tenerezza.
“Ho parlato con lo
zio di Gabriel e Tomas, a Rio, fa il chirurgo plastico … Lo studio ha già
pronti i documenti per il ricovero nella sua clinica privata, devi solo portare
il passaporto ed un bagaglio leggero, in tre giorni sarai come prima”
La loro conversazione
era tranquilla, come se stessero insieme da una vita o semplicemente per
davvero, quando invece era tutto il contrario.
Denny sorrise.
“Nessuno torna come
prima … dovresti saperlo Glam.”
“Sì, può darsi” – e
diede un tiro a quello che sembrava uno spinello, più che una Camel.
“E’ per i dolori” –
lo anticipò Denny, vedendo che Geffen aggrottava la fronte, perplesso.
“Capisco. Guarda,
però, che siamo circondati da poliziotti”
“Vedo … Bella idea
farli venire qui, non capisco il tuo piano, visto che ne hai uno, vero?” – e
rise.
“Sono allo sbando,
altro che piano, piccolo” – e si alzò, prendendo i pantaloni e la biancheria
dalla seggiola poco distante.
“Vuoi che scenda dopo
di te, diciamo venti minuti?” – domandò esitante.
“Affatto. Andiamo
insieme, su avanti preparati” – e con un altro sorriso, gli diede ancora un
bacio.
Matt fece un cenno a
Lula, in braccio a Vassily, con al seguito Peter, Kevin e Tim.
“Ciao soldino, mangi
qui, vero? Papà sta arrivando” – disse fremente, imbarazzando i tre, che si
scambiarono un’occhiata veloce e dubbiosa.
Notarono, poi, che
nessuno voleva aggregarsi a Matt e le motivazioni risultavano evidenti al body
guard, che mai proferiva parola, ma notava ogni dettaglio circostante.
“Il nostro tavolo è
quello là, in fondo” – esordì il sovietico, mentre Lula gli faceva
l’occhiolino, senza che Matt lo notasse.
“Mangerò il dolce con
il mio papà Glam, ci vediamo più tardi! Ciao ciao” – e, sempre sul petto ampio
del suo angelo custode, Lula lo esortò a proseguire.
Kevin e Tim rimasero
in silenzio, mentre Peter scrutava divertito quel fuori programma: nulla in
confronto a quello prossimo, appena Geffen si fosse palesato con Denny, il che
avvenne dopo cinque minuti.
Colin e Jared avevano
convinto Jude e Robert a cenare insieme a loro, ma appena Downey intravide
Glam, le sue gote si imporporarono vistosamente.
L’avvocato aveva
un’aria affaticata, ma compiaciuta, specialmente nell’accomiatarsi da un Denny,
altrettanto raggiante, che raggiunse immediato Dean, Sam ed il loro bimbo, con
il quale si comportava da perfetto zio.
Robert era già in
piedi, diretto al buffet delle insalate e sembrò non avere scampo, ritrovandosi
davanti Glam, alle prese con una ciotola di verdure miste, degna di Jared, che
stava assistendo impotente, quando Colin e Jude, a quella collisione di cuori e
di anime.
“Ciao Robert … come
stai?”
Persino la sua voce
mutava, in presenza dell’attore: Glam non faceva nulla per nascondere quanto ne
fosse ancora terribilmente innamorato.
Downey deglutì,
appoggiandosi al grande tavolo in radica di noce, come ad evitare di cadere,
per lo scombussolamento interiore, che lo stava frantumando.
“Ci hai fatto
l’amore, vero?”
Glielo chiese con una
vena di disperazione affettuosa, come se capisse il suo essere una mina
vagante, una nave senza porto, dopo che dall’ultimo approdo, quello che Geffen
aveva amato più di ogni altro, lui lo aveva cacciato, preferendogli Law.
“Se mentirti potesse
alleviare questo dolore, Robert, io ti direi di no … Ma non serve a niente, tra
noi poi …”
“L’essere sinceri era
un marchio di fabbrica?”
“Già … E non mi
costava alcuno sforzo, era naturale come svegliarmi con te, gioire del tuo
primo sorriso … Non me lo negavi mai, davvero mai, forse perché eri finalmente
felice.”
Glam provò ad
andarsene, anche perché vedeva Downey come costretto in quella situazione, che
agli astanti apparve come una scena di un film, quando il tempo della stessa prosegue
ed il resto si cristallizza in un fermo immagine di sfondo.
Tutto quel mondo, che
li aveva messi all’angolo, non poteva comunque impedire loro di amarsi ancora.
Una manina tirò il
lembo dei suoi pantaloni.
Geffen ebbe come un
sussulto.
“Papi Glam!”
Era Isotta.
“Tesoro …” – le sorrise,
prendendola subito in braccio, perché lei gli indicava la finestra.
Robert scivolò via.
“Papi guarda …
lucciole …”
Sulle piste scendeva
una fila di sciatori, con delle fiaccole in mano, per un’esibizione notturna,
legata alla festa in corso tra le vie di Aspen.
D’abitudine anche lui
ci andava con gli altri, almeno sino all’anno prima.
“Sì sono meravigliose
Isy … come te” – ed appoggiò la sua fronte alla guancia paffuta di lei, che
stava allacciata saldamente al suo collo, incantata da quello spettacolo.
Nel vetro, dopo un
paio di minuti, Glam vide il volto di Syria.
Sorrideva, ma i suoi
occhi gli sembrarono tristi.
“Piccola …” –
mormorò, per poi girarsi di scatto, vedendo Jared.
“Isy se continui
così, lo strangolerai” – disse il leader dei Mars, sforzandosi di apparire
sereno.
La bimba rise,
liberando Geffen e sporgendosi verso Jared, ormai molto vicino.
“Tutto bene Glam?” –
domandò timido.
Matt stava arrivando,
stizzito per l’indifferenza di quello, che si ostinava definire con chiunque, come
il suo compagno.
“No Jay … affatto. Ci
vediamo più tardi, venite alle bancarelle?”
“Sì … i bambini hanno
visto le giostre, sotto quel tendone, che sembra un circo”
“Sarà uno spasso” – e
guardò oltre le spalle di Leto, sentendosi puntare da Matt.
“Glam io devo
parlarti” – si intromise il giovane, con un impeto mal controllato.
“Ciao Matt … Sì,
ovvio” – replicò come svuotato, per poi abbandonare la sala con lui, che lo prese
per mano, come a sancirne il possesso.
Robert rimestava la
zuppa nella ciotola di terracotta fumante.
Voleva evitare di
incrociare nuovamente il suo sguardo con quello di Geffen, ormai lontano.
“Non ti piace …?” –
chiese distratto Law, appiccato alla sua figura, sopra la panca unica, dove
Camilla lo aveva affiancato insieme a Rebecca.
“No Jude, è buona …” –
ed alzò i suoi carboni su Jared, davanti a lui e Colin, che gli cingeva le
spalle, in attesa della sua portata.
“Ho visto dei quadri
in legno Cole, sai li fa quell’artigiano, sono esposti sotto la galleria” – il cantante
provò ad introdurre un discorso qualsiasi.
“Non so dove li
metterai amore, però prendine quanti ne vuoi” – ribatté Farrell, con un sorriso
tirato.
“Ok … voi siete
interessati a”
“No” – disse brusco
Jude, cospargendo i propri spaghetti con una pioggia di parmigiano.
“Ti si alzerà il
colesterolo Uk buddy” – disse Colin ridendo.
“Nulla riuscirà ad
uccidermi, più di altre cose Irish buddy” – masticò asciutto, strizzando poi le
palpebre, senza mai guardare Robert, sempre più minuscolo e taciturno.
Avrebbe voluto
scomparire, se solo fosse stato possibile.
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