mercoledì 30 gennaio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 45



Capitolo n. 45  -  zen


Denny si sporse verso il proprio comodino, per prendersi una sigaretta, dando la schiena a Glam.
Con un movimento non troppo rapido, ma affascinato da quanto stava vedendo, l’uomo posò un bacio alla base della sua spina dorsale, sorridendo.
“Mi vuoi ancora?” – chiese il giovane, con aria rilassata.
Geffen in risposta lo baciò, stringendolo a sé, ma con tenerezza.

“Ho parlato con lo zio di Gabriel e Tomas, a Rio, fa il chirurgo plastico … Lo studio ha già pronti i documenti per il ricovero nella sua clinica privata, devi solo portare il passaporto ed un bagaglio leggero, in tre giorni sarai come prima”
La loro conversazione era tranquilla, come se stessero insieme da una vita o semplicemente per davvero, quando invece era tutto il contrario.
Denny sorrise.
“Nessuno torna come prima … dovresti saperlo Glam.”
“Sì, può darsi” – e diede un tiro a quello che sembrava uno spinello, più che una Camel.
“E’ per i dolori” – lo anticipò Denny, vedendo che Geffen aggrottava la fronte, perplesso.
“Capisco. Guarda, però, che siamo circondati da poliziotti”
“Vedo … Bella idea farli venire qui, non capisco il tuo piano, visto che ne hai uno, vero?” – e rise.
“Sono allo sbando, altro che piano, piccolo” – e si alzò, prendendo i pantaloni e la biancheria dalla seggiola poco distante.
“Vuoi che scenda dopo di te, diciamo venti minuti?” – domandò esitante.
“Affatto. Andiamo insieme, su avanti preparati” – e con un altro sorriso, gli diede ancora un bacio.


Matt fece un cenno a Lula, in braccio a Vassily, con al seguito Peter, Kevin e Tim.
“Ciao soldino, mangi qui, vero? Papà sta arrivando” – disse fremente, imbarazzando i tre, che si scambiarono un’occhiata veloce e dubbiosa.
Notarono, poi, che nessuno voleva aggregarsi a Matt e le motivazioni risultavano evidenti al body guard, che mai proferiva parola, ma notava ogni dettaglio circostante.
“Il nostro tavolo è quello là, in fondo” – esordì il sovietico, mentre Lula gli faceva l’occhiolino, senza che Matt lo notasse.
“Mangerò il dolce con il mio papà Glam, ci vediamo più tardi! Ciao ciao” – e, sempre sul petto ampio del suo angelo custode, Lula lo esortò a proseguire.
Kevin e Tim rimasero in silenzio, mentre Peter scrutava divertito quel fuori programma: nulla in confronto a quello prossimo, appena Geffen si fosse palesato con Denny, il che avvenne dopo cinque minuti.

Colin e Jared avevano convinto Jude e Robert a cenare insieme a loro, ma appena Downey intravide Glam, le sue gote si imporporarono vistosamente.
L’avvocato aveva un’aria affaticata, ma compiaciuta, specialmente nell’accomiatarsi da un Denny, altrettanto raggiante, che raggiunse immediato Dean, Sam ed il loro bimbo, con il quale si comportava da perfetto zio.
Robert era già in piedi, diretto al buffet delle insalate e sembrò non avere scampo, ritrovandosi davanti Glam, alle prese con una ciotola di verdure miste, degna di Jared, che stava assistendo impotente, quando Colin e Jude, a quella collisione di cuori e di anime.

“Ciao Robert … come stai?”
Persino la sua voce mutava, in presenza dell’attore: Glam non faceva nulla per nascondere quanto ne fosse ancora terribilmente innamorato.
Downey deglutì, appoggiandosi al grande tavolo in radica di noce, come ad evitare di cadere, per lo scombussolamento interiore, che lo stava frantumando.

“Ci hai fatto l’amore, vero?”
Glielo chiese con una vena di disperazione affettuosa, come se capisse il suo essere una mina vagante, una nave senza porto, dopo che dall’ultimo approdo, quello che Geffen aveva amato più di ogni altro, lui lo aveva cacciato, preferendogli Law.
“Se mentirti potesse alleviare questo dolore, Robert, io ti direi di no … Ma non serve a niente, tra noi poi …”
“L’essere sinceri era un marchio di fabbrica?”
“Già … E non mi costava alcuno sforzo, era naturale come svegliarmi con te, gioire del tuo primo sorriso … Non me lo negavi mai, davvero mai, forse perché eri finalmente felice.”
Glam provò ad andarsene, anche perché vedeva Downey come costretto in quella situazione, che agli astanti apparve come una scena di un film, quando il tempo della stessa prosegue ed il resto si cristallizza in un fermo immagine di sfondo.
Tutto quel mondo, che li aveva messi all’angolo, non poteva comunque impedire loro di amarsi ancora.

Una manina tirò il lembo dei suoi pantaloni.
Geffen ebbe come un sussulto.
“Papi Glam!”
Era Isotta.
“Tesoro …” – le sorrise, prendendola subito in braccio, perché lei gli indicava la finestra.
Robert scivolò via.
“Papi guarda … lucciole …”
Sulle piste scendeva una fila di sciatori, con delle fiaccole in mano, per un’esibizione notturna, legata alla festa in corso tra le vie di Aspen.
D’abitudine anche lui ci andava con gli altri, almeno sino all’anno prima.

“Sì sono meravigliose Isy … come te” – ed appoggiò la sua fronte alla guancia paffuta di lei, che stava allacciata saldamente al suo collo, incantata da quello spettacolo.
Nel vetro, dopo un paio di minuti, Glam vide il volto di Syria.
Sorrideva, ma i suoi occhi gli sembrarono tristi.
“Piccola …” – mormorò, per poi girarsi di scatto, vedendo Jared.
“Isy se continui così, lo strangolerai” – disse il leader dei Mars, sforzandosi di apparire sereno.
La bimba rise, liberando Geffen e sporgendosi verso Jared, ormai molto vicino.
“Tutto bene Glam?” – domandò timido.
Matt stava arrivando, stizzito per l’indifferenza di quello, che si ostinava definire con chiunque, come il suo compagno.
“No Jay … affatto. Ci vediamo più tardi, venite alle bancarelle?”
“Sì … i bambini hanno visto le giostre, sotto quel tendone, che sembra un circo”
“Sarà uno spasso” – e guardò oltre le spalle di Leto, sentendosi puntare da Matt.

“Glam io devo parlarti” – si intromise il giovane, con un impeto mal controllato.
“Ciao Matt … Sì, ovvio” – replicò come svuotato, per poi abbandonare la sala con lui, che lo prese per mano, come a sancirne il possesso.

Robert rimestava la zuppa nella ciotola di terracotta fumante.
Voleva evitare di incrociare nuovamente il suo sguardo con quello di Geffen, ormai lontano.
“Non ti piace …?” – chiese distratto Law, appiccato alla sua figura, sopra la panca unica, dove Camilla lo aveva affiancato insieme a Rebecca.
“No Jude, è buona …” – ed alzò i suoi carboni su Jared, davanti a lui e Colin, che gli cingeva le spalle, in attesa della sua portata.
“Ho visto dei quadri in legno Cole, sai li fa quell’artigiano, sono esposti sotto la galleria” – il cantante provò ad introdurre un discorso qualsiasi.
“Non so dove li metterai amore, però prendine quanti ne vuoi” – ribatté Farrell, con un sorriso tirato.
“Ok … voi siete interessati a”
“No” – disse brusco Jude, cospargendo i propri spaghetti con una pioggia di parmigiano.
“Ti si alzerà il colesterolo Uk buddy” – disse Colin ridendo.
“Nulla riuscirà ad uccidermi, più di altre cose Irish buddy” – masticò asciutto, strizzando poi le palpebre, senza mai guardare Robert, sempre più minuscolo e taciturno.
Avrebbe voluto scomparire, se solo fosse stato possibile.




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