Capitolo n. 32 - zen
Lei arrivò,
accoccolata sulla schiena di una donna, che non era né la madre e neppure una
parente.
L’aveva raccolta, tra
le macerie dell’ennesima casa crollata, a causa del degrado e della
desolazione, dopo il recente uragano, che due mesi prima aveva colpito Haiti,
come una maledizione ricorrente e senza fine.
Un’anziana nonna l’accudiva,
ma proprio per lo spavento, un infarto la stroncò, mentre le dava un biberon di
latte in polvere, di quelli distribuiti dalla fondazione Geffen nei quartieri
più malfamati.
Leggendo quel nome
sulla bottiglietta, la sconosciuta samaritana pensò bene di rivolgersi all’orfanotrofio
gestito da quel signore americano, che si diceva in giro avesse fatto fuori
quel brutto ceffo di Mendoza.
§ Il diavolo dagli
occhi d’angelo § lo avevano soprannominato tra il popolo, ma Geffen non poteva
saperlo.
Così come Colin
Farrell non avrebbe potuto non seguire un istinto innato, che gli lacerò il
cuore, di compassione ed amore, quando la vide, infagottata ed impaurita,
troppo piccola per capire che era rimasta sola al mondo.
Ancora per poco.
Jude avrebbe voluto
non cogliere l’agitazione che Downey faticava a nascondere, mentre completava i
bagagli.
“Ho quasi fatto” – balbettò
l’attore, con alle spalle Law, sempre più preoccupato per lui.
“Robert …”
Il moro si girò di
scatto e lo fissò, snervato e stanco.
“Non voglio mentirti
Jude, non voglio più farlo, anche se forse non è mai accaduto per davvero …”
“Sei la persona più
limpida che io conosca Rob” – e gli raccolse le mani, con delicatezza e timore.
Downey annuì – “Sì …
può darsi amore … Io … Io li ho visti, Glam e Kevin, nell’ufficio del centro,
mentre parlavano di loro, della famiglia che avevano con Lula e …” – deglutì,
le palpebre gonfie di lacrime, ormai pronte a cadere – “Si baciavano … Ed è
giusto così, è persino ovvio! …” – sottolineò vagamente isterico, sentendosi
ridicolo.
Jude riguadagnò il
centro della stanza, lasciando Robert accanto all’armadio ormai vuoto.
“E così, alla fine di
questo delirio, ci siamo accontentati un po’ tutti, vero Rob?” – domandò senza
astio, come se, appunto, avesse tratto la più scontata delle conclusioni.
“In che senso, tesoro
…?”
Law rise senza la
minima allegria.
“Ti ostini ad
addolcirmi la pillola, vedo … con questi termini così cari al mio animo
sparpagliato ovunque, persino in questa stanza, so che puoi vederlo Robert” – e
lo puntò, con una disperata severità.
“Torniamo a casa Jude”
– replicò come a supplicarlo.
“Perché è la scelta
migliore per Camilla, giusto? Così come per Lula avere vicini Glam e Kevin, anche
se solo quest’ultimo ne sarà felice, così come lo sono stato io al tuo agognato
ritorno, mi pare chiaro … e desolante …”
“Non riesco a
polverizzare le mie emozioni, Jude, non ce la faccio, ma voglio combattere perché
tu sia convinto di noi in futuro, voglio cercare la soluzione per imparare a
convivere con questo dolore, causato dalle scelte di Glam, ma non sono in grado
di riuscirci da solo … E’ l’unica certezza che ho … senza di te, mi sento
niente …”
“Senza di me …? La
ragione è lampante: lui se n’è andato, come vorrei fare anch’io e quindi il
risultato è la più amara delle solitudini, CAPISCI??!” – gridò, ritrovando
rabbia e cinismo.
“Jude …”
“Tu di questo hai il
terrore Robert … Ho sputato sangue per dimostrarti che ero cambiato, che non
desideravo nessuno al di fuori di te, ma non è servito … Certo portarti qui non
voleva essere un mio esibizionismo, ho tremato appena l’ho deciso, perché qui
tutto ha il nome di Glam, tutto …!” – ruggì.
Downey si precipitò
ad abbracciarlo, anche se Jude provò a respingerlo.
Senza successo.
“Permesso … possiamo?”
Farrell fece capolino
e Jared sorrise, mentre Glam osservava i movimenti dell’irlandese.
“Ciao Cole … in che
senso possiamo …?” – domandò sereno.
“Ah c’è anche il boss
… mi serve giusto una sua firma” – ribatté vivace, ma a tono basso, come se
qualcuno potesse essere disturbato dalla sua voce calda e piacevole.
“Su vieni avanti o
devo pregarti …?” – Jared rise, sporgendosi più che poteva, per vedere cosa
avesse sul petto Colin, che avanzò, finalmente.
“Eccoci qui …”
Leto schiuse le
labbra, con stupore.
“Ma … oh mio Dio …” –
mormorò, allungando le braccia verso il marito, che gli passò quello che
appariva come un bozzolo di tessuto setoso, dal quale sbucavano due manine
perfette, come i piedini, dalle piante rosate, in contrasto con la pelle
ambrata di “… Florelay …” – le sussurrò Jared, come ispirato.
“Florelay …?” –
ribatté Colin, perplesso ed incantato.
“E’ un nome stupendo …”
– intervenne Geffen, dando un buffetto a quella cucciola, sorridente alla
visione di Jared, che sembrava già adorarla.
“Glam ha ragione …
come ti vengono Jared io non lo so … Appena lei mi ha scelto io … so che sto
precipitando le cose e” – disse con agitazione, ma ormai l’avvocato gli aveva
lasciato il posto, sentendo la gioia di Jared diffondersi in quell’ambiente,
che un istante prima era saturo dei loro ricordi.
A passi brevi, ma
decisi, Geffen uscì, chiudendo piano la porta, su quel momento fatto esclusivamente
di Jared e Colin, nell’accogliere l’ultima figlia che avrebbero adottato, nel
loro modo, particolare ed inimitabile.
§ Il tuo corpo è una prigione …
Ed
il mio cuore è ingabbiato dentro a questa forma, dalle sembianze di un uomo,
che non smetterò di amare …
Io
non ci riesco Glam …
Né
a smettere e tanto meno a liberarmi: solo tu puoi farlo e forse ci sei
riuscito.
Sto
provando ad andare via da te, devo farcela …
Per
riaverti accanto, in un giorno diverso, in un tempo, che non sia più il nostro
Glam …
Perdonami
Robert.
§
Geffen si ossigenò,
di aria e sale, mentre camminava lento sulla spiaggia, in compagnia di una luna
piena dalla bellezza e luminosità devastanti.
Stracciò quel
biglietto, facendolo sventagliare nella brezza notturna, come uno sfarfallio
bianco.
Sentì vibrare il
bberry nella tasca dei pantaloni e lo afferrò, con la bramosia e la speranza si
trattasse di un messaggio da parte di Downey.
Si sbagliava.
§ So cosa hai fatto §
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