lunedì 14 gennaio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 34



Capitolo n. 34  -  zen


Glam quasi sfondò la porta della suite occupata da Matt, che barcollò sino alla parete del soggiorno, molto simile a quello dove erano rimasti Jude e Robert sino a poche ore prima, tre piani sopra, in quel resort scelto dal giovane non di certo a caso.
Geffen lo fissava livido, mentre lui si accasciava, rannicchiandosi come un bimbo.
“Ho … una terribile emicrania … co cosa diavolo vuoi a quest’ora …?” – domandò confuso, tenendosi la testa.
“COSA VOGLIO?!!”
“Abbassa la voce, se non vuoi che la sicurezza piombi qui …” – aggiunse frastornato, senza guardarlo.
“Tocca mio figlio … avvicinati a Lula ed io” – poi si bloccò, notando la busta gialla sul ripiano del telefono.
Di sicuro Matt non ne aveva solo una copia, ma tanto valeva tentare, soprattutto per quel lembo di stoffa con il dna di Mendoza.
Glam si spostò veloce, ma l’altro, con la medesima scaltrezza, lo spinse contro la finestra, osteggiandolo con una forza incredibile.
“Ma credi che io sia un idiota o cosa, Geffen?!”
La sua esclamazione aveva un tono diverso dal precedente stato di apparente debolezza.
“Dimmi cosa diavolo vuoi e poi sparisci all’inferno dal quale sei venuto!” – sibilò l’avvocato, fuori di sé dal livore.
Matt rise sonoramente, quasi gli sghignazzò in faccia, poi lo liberò dalla propria morsa, ma non da una richiesta, che a Glam apparve assurda e delirante.

“Io voglio te, Geffen, dovresti saperlo, ma ora basta giochetti, basta pietosi appuntamenti mancati, cene svilenti, rifiuti espliciti, le carte in tavola sono diverse e tutte a mio favore” – spiegò irritante.
“Non mi avresti nemmeno se mi ammazzassi”
“Oh ma io so dove colpirti e come tenerti in pugno, sono armato sino ai denti per usare un sillogismo con il mestiere, che sto trascurando, ma di cui non mi importa un cazzo … Spesso sai, chi si allunga sulla mia poltrona da dentista ha negli occhi un terrore particolare, perché sa di non avere scampo, perché deve soffrire per eliminare un male peggiore, insopportabile, che toglie il sonno e persino la ragione. Una carie trascurata ed un nervo marcio danno un sacco di problemi, mio splendido amico, non trovi? Ahahahhah”
Quel paragone era efficace e sarebbe stato persino divertente, in un contesto diverso, pensò Geffen, al limite della sopportazione.
“Quindi pensi di ricattarmi a vita?”
“Finché non sarò stanco di vederti penare, la mia vendetta avrà mille sapori Glam, sappilo …” – poi prese fiato.
“Tu sai cosa ho fatto? E non hai paura di uno come me?” – domandò sibillino ed attento alla sua reazione.
“Qui risiede il meglio di questa nuova avventura, sai? … La tua spietatezza, la maniera in cui sistemi le cose, in cui ti muovi Glam, mi ha sempre galvanizzato, sin da quando ero ragazzino e la tua ascesa in quella città di stronzi diveniva giorno dopo giorno avvincente ed inarrestabile …” – confessò ammirato.
Geffen scosse il capo pesante, sbigottito dalle iridi allucinate di Matt, che andò a sedersi sul divano, tamponandosi il sudore con un asciugamano dimenticato sul bracciolo rivestito di damasco rosso.
“Tu non stai bene ragazzo … Io non ti riconosco più”
“TU NON MI CONOSCI PER NIENTE!!” – ruggì, puntandolo.
“Il Matt che conoscevo io”
“QUEL PICCOLO SORCIO E’ MORTO!!”
“Quel cosa …?!” – mormorò, provando ad azzerare la distanza tra loro, senza riuscirvi.
“Non ti voglio accanto, NON ORA!”
“Sei un enigma al cubo Matt … Prima mi vuoi poi non mi vuoi” – ridacchiò, cercando di riorganizzare mentalmente una strategia, pur sapendola inutile.
Era quasi l’alba.
Matt guardò fuori, dopo avere raggiunto lentamente la veranda con piscina.
“Torneremo in California insieme, tenendoci per mano, davanti ai paparazzi, che ti aspettano da giorni … Il caso Mendoza è un boccone allettante ed immortalarti una missione da portare a termine bruciando sul tempo la concorrenza … Una copertina da un milione di dollari: Glam Geffen, un padre vendicativo, che ha fatto tremare l’America e che chiunque approverebbe … I sondaggi sono a tuo favore, non lo trovi agghiacciante, eh Glam?” – e tornò a scrutarlo.
“Almeno quanto lo sarà il nostro siparietto a quanto pare.”
“Sarà solo l’inizio … della nostra storia … Ti farò purgare ogni umiliazione subita, questo te lo giuro Geffen” – concluse aspro, avviandosi poi verso la blindata, per fare accomodare l’uomo, indeciso su come agire e, soprattutto, su come uscirne da quell’incubo.



Meliti li accolse con aria preoccupata.
“Robert, Jude, bentornati …”
“Buongiorno nonno … come stai? I piccoli? Camilla?” – chiese immediato Downey, con una sottile apprensione, mentre Law posava i bagagli nell’ingresso della residenza di Antonio.
“Tutti in forma, la cucciola mangia ogni manicaretto di Carmela e Pam … Il resto della nostra famiglia, invece, quando tornerà?”
“Domani … credo. Ho parlato con Sebastian, sia Lula che Jared possono volare. Denny è già in piedi da ieri …” – snocciolò l’inglese, cercando in giro qualcosa da bere.
“Ok, sediamoci … Dirò ai piloti di decollare nuovamente per Haiti, non devono restare lì un minuto di più!”
“Sì … forse è meglio …” – disse flebile Robert, sorseggiando un Martini.
“Glam ha corso un bel rischio, addirittura una bomba … Quel bastardo di Mendoza ha avuto la fine che meritava, ma non credo assolutamente che lui sia il responsabile” – sbottò assorto l’anziano.
“Lui è capace di questo e di peggio” – sottolineò arido Jude, portandosi il palmo destro sull’addome, premendo sul pullover, come se bastasse a sedare un groviglio di nervosismo ed afflizione, risvegliatisi immediati al loro atterraggio in quella metropoli, che ormai odiava.
L’americano di sollevò immediato, abbracciandolo poi con tenerezza.
Meliti li osservava, provando disagio, specialmente perché in procinto di rivelare loro una particolare confidenza.
“Ho ricevuto una strana telefonata da Kevin stamani …”


“Matt? … Cosa mi stai raccontando daddy?!?”
Il bassista dei Red Close era sbalordito davanti a quella conferma da parte di Geffen.
La sua e-mail non era stata abbastanza convincente per l’ex, che non voleva credere a quell’assurdità.
Glam deglutì a vuoto.
“Ci ho … pensato a lungo Kevin …”
“Pensato a cosa?? A LUI?? A MATT??!!”
“Infatti ed ho deciso, prima di questo dramma e dopo … dopo la storia con Robert, ecco …”
“Deciso di … avere una relazione con lui … sì, me l’hai scritto …” – gemette come svuotato – “Allora è vero daddy …”
Gli occhi di Kevin di riempirono di lacrime amare.
Geffen corse a consolarlo, prendendolo a sé con vigore.
“Mi dispiace tesoro … ero convinto tu fossi felice con Tim e voglio sia così, lo sai … ho … ho fatto delle promesse a Matt ed ora voglio mantenerle …” – affermò disperato.
“Ma tu non mi sembri contento … io non sapevo niente, hai ragione, però quando è successo?!” – disse soffocato, singhiozzando.
Glam lo guardò.
Avrebbe voluto baciarlo, portarlo via, così come avrebbe voluto essere in Provenza con Robert, ma anche a Palm Springs con Jared: erano gli amori della sua vita, erano loro gli uomini che a modo proprio adorava perentoriamente e senza alcun futuro.
“Non ho mai smesso di essere in contatto con Matt, da quando mi ha assistito dopo l’incidente sulla scogliera … E’ stato tenace e paziente … Lui … in un certo senso …” – strizzò le palpebre, per la vergogna, per non raccogliere lo sguardo carico di angoscia di Kevin – “… in un certo senso, lui merita un’occasione ed io voglio dargliela.”
Si staccò dolorosamente.
“Discorso chiuso, Kevin. Vai a preparare il nostro bambino, ti prego … decolliamo stanotte, con Colin e gli altri.” – concluse mesto, sconfitto, con un lacerante bisogno di sbronzarsi o peggio di iniettarsi qualsiasi cosa lo potesse guarire da quel cancro di nome Matt.
In questa occasione, però, niente e nessuno sembrava poterlo salvare.


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