Capitolo n. 34 - zen
Glam quasi sfondò la
porta della suite occupata da Matt, che barcollò sino alla parete del
soggiorno, molto simile a quello dove erano rimasti Jude e Robert sino a poche
ore prima, tre piani sopra, in quel resort scelto dal giovane non di certo a
caso.
Geffen lo fissava
livido, mentre lui si accasciava, rannicchiandosi come un bimbo.
“Ho … una terribile
emicrania … co cosa diavolo vuoi a quest’ora …?” – domandò confuso, tenendosi
la testa.
“COSA VOGLIO?!!”
“Abbassa la voce, se
non vuoi che la sicurezza piombi qui …” – aggiunse frastornato, senza
guardarlo.
“Tocca mio figlio …
avvicinati a Lula ed io” – poi si bloccò, notando la busta gialla sul ripiano
del telefono.
Di sicuro Matt non ne
aveva solo una copia, ma tanto valeva tentare, soprattutto per quel lembo di
stoffa con il dna di Mendoza.
Glam si spostò
veloce, ma l’altro, con la medesima scaltrezza, lo spinse contro la finestra,
osteggiandolo con una forza incredibile.
“Ma credi che io sia
un idiota o cosa, Geffen?!”
La sua esclamazione
aveva un tono diverso dal precedente stato di apparente debolezza.
“Dimmi cosa diavolo
vuoi e poi sparisci all’inferno dal quale sei venuto!” – sibilò l’avvocato,
fuori di sé dal livore.
Matt rise
sonoramente, quasi gli sghignazzò in faccia, poi lo liberò dalla propria morsa,
ma non da una richiesta, che a Glam apparve assurda e delirante.
“Io voglio te,
Geffen, dovresti saperlo, ma ora basta giochetti, basta pietosi appuntamenti
mancati, cene svilenti, rifiuti espliciti, le carte in tavola sono diverse e
tutte a mio favore” – spiegò irritante.
“Non mi avresti
nemmeno se mi ammazzassi”
“Oh ma io so dove
colpirti e come tenerti in pugno, sono armato sino ai denti per usare un
sillogismo con il mestiere, che sto trascurando, ma di cui non mi importa un
cazzo … Spesso sai, chi si allunga sulla mia poltrona da dentista ha negli
occhi un terrore particolare, perché sa di non avere scampo, perché deve
soffrire per eliminare un male peggiore, insopportabile, che toglie il sonno e
persino la ragione. Una carie trascurata ed un nervo marcio danno un sacco di
problemi, mio splendido amico, non trovi? Ahahahhah”
Quel paragone era
efficace e sarebbe stato persino divertente, in un contesto diverso, pensò
Geffen, al limite della sopportazione.
“Quindi pensi di
ricattarmi a vita?”
“Finché non sarò
stanco di vederti penare, la mia vendetta avrà mille sapori Glam, sappilo …” –
poi prese fiato.
“Tu sai cosa ho
fatto? E non hai paura di uno come me?” – domandò sibillino ed attento alla sua
reazione.
“Qui risiede il
meglio di questa nuova avventura, sai? … La tua spietatezza, la maniera in cui
sistemi le cose, in cui ti muovi Glam, mi ha sempre galvanizzato, sin da quando
ero ragazzino e la tua ascesa in quella città di stronzi diveniva giorno dopo
giorno avvincente ed inarrestabile …” – confessò ammirato.
Geffen scosse il capo
pesante, sbigottito dalle iridi allucinate di Matt, che andò a sedersi sul
divano, tamponandosi il sudore con un asciugamano dimenticato sul bracciolo
rivestito di damasco rosso.
“Tu non stai bene
ragazzo … Io non ti riconosco più”
“TU NON MI CONOSCI
PER NIENTE!!” – ruggì, puntandolo.
“Il Matt che
conoscevo io”
“QUEL PICCOLO SORCIO
E’ MORTO!!”
“Quel cosa …?!” –
mormorò, provando ad azzerare la distanza tra loro, senza riuscirvi.
“Non ti voglio
accanto, NON ORA!”
“Sei un enigma al
cubo Matt … Prima mi vuoi poi non mi vuoi” – ridacchiò, cercando di
riorganizzare mentalmente una strategia, pur sapendola inutile.
Era quasi l’alba.
Matt guardò fuori,
dopo avere raggiunto lentamente la veranda con piscina.
“Torneremo in
California insieme, tenendoci per mano, davanti ai paparazzi, che ti aspettano
da giorni … Il caso Mendoza è un boccone allettante ed immortalarti una
missione da portare a termine bruciando sul tempo la concorrenza … Una
copertina da un milione di dollari: Glam Geffen, un padre vendicativo, che ha
fatto tremare l’America e che chiunque approverebbe … I sondaggi sono a tuo
favore, non lo trovi agghiacciante, eh Glam?” – e tornò a scrutarlo.
“Almeno quanto lo
sarà il nostro siparietto a quanto pare.”
“Sarà solo l’inizio …
della nostra storia … Ti farò purgare ogni umiliazione subita, questo te lo
giuro Geffen” – concluse aspro, avviandosi poi verso la blindata, per fare
accomodare l’uomo, indeciso su come agire e, soprattutto, su come uscirne da
quell’incubo.
Meliti li accolse con
aria preoccupata.
“Robert, Jude,
bentornati …”
“Buongiorno nonno …
come stai? I piccoli? Camilla?” – chiese immediato Downey, con una sottile apprensione,
mentre Law posava i bagagli nell’ingresso della residenza di Antonio.
“Tutti in forma, la
cucciola mangia ogni manicaretto di Carmela e Pam … Il resto della nostra
famiglia, invece, quando tornerà?”
“Domani … credo. Ho
parlato con Sebastian, sia Lula che Jared possono volare. Denny è già in piedi
da ieri …” – snocciolò l’inglese, cercando in giro qualcosa da bere.
“Ok, sediamoci … Dirò
ai piloti di decollare nuovamente per Haiti, non devono restare lì un minuto di
più!”
“Sì … forse è meglio …”
– disse flebile Robert, sorseggiando un Martini.
“Glam ha corso un bel
rischio, addirittura una bomba … Quel bastardo di Mendoza ha avuto la fine che
meritava, ma non credo assolutamente che lui sia il responsabile” – sbottò assorto
l’anziano.
“Lui è capace di
questo e di peggio” – sottolineò arido Jude, portandosi il palmo destro sull’addome,
premendo sul pullover, come se bastasse a sedare un groviglio di nervosismo ed
afflizione, risvegliatisi immediati al loro atterraggio in quella metropoli,
che ormai odiava.
L’americano di
sollevò immediato, abbracciandolo poi con tenerezza.
Meliti li osservava,
provando disagio, specialmente perché in procinto di rivelare loro una
particolare confidenza.
“Ho ricevuto una
strana telefonata da Kevin stamani …”
“Matt? … Cosa mi stai
raccontando daddy?!?”
Il bassista dei Red
Close era sbalordito davanti a quella conferma da parte di Geffen.
La sua e-mail non era
stata abbastanza convincente per l’ex, che non voleva credere a quell’assurdità.
Glam deglutì a vuoto.
“Ci ho … pensato a
lungo Kevin …”
“Pensato a cosa?? A
LUI?? A MATT??!!”
“Infatti ed ho
deciso, prima di questo dramma e dopo … dopo la storia con Robert, ecco …”
“Deciso di … avere
una relazione con lui … sì, me l’hai scritto …” – gemette come svuotato – “Allora
è vero daddy …”
Gli occhi di Kevin di
riempirono di lacrime amare.
Geffen corse a
consolarlo, prendendolo a sé con vigore.
“Mi dispiace tesoro …
ero convinto tu fossi felice con Tim e voglio sia così, lo sai … ho … ho fatto
delle promesse a Matt ed ora voglio mantenerle …” – affermò disperato.
“Ma tu non mi sembri
contento … io non sapevo niente, hai ragione, però quando è successo?!” – disse
soffocato, singhiozzando.
Glam lo guardò.
Avrebbe voluto
baciarlo, portarlo via, così come avrebbe voluto essere in Provenza con Robert,
ma anche a Palm Springs con Jared: erano gli amori della sua vita, erano loro
gli uomini che a modo proprio adorava perentoriamente e senza alcun futuro.
“Non ho mai smesso di
essere in contatto con Matt, da quando mi ha assistito dopo l’incidente sulla
scogliera … E’ stato tenace e paziente … Lui … in un certo senso …” – strizzò le
palpebre, per la vergogna, per non raccogliere lo sguardo carico di angoscia di
Kevin – “… in un certo senso, lui merita un’occasione ed io voglio dargliela.”
Si staccò dolorosamente.
“Discorso chiuso,
Kevin. Vai a preparare il nostro bambino, ti prego … decolliamo stanotte, con
Colin e gli altri.” – concluse mesto, sconfitto, con un lacerante bisogno di
sbronzarsi o peggio di iniettarsi qualsiasi cosa lo potesse guarire da quel
cancro di nome Matt.
In questa occasione,
però, niente e nessuno sembrava poterlo salvare.
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