domenica 20 gennaio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 38



Capitolo n. 38  -  zen


Le spalle di Matt ricevettero una spinta all’indietro, netta e decisa, da parte di Glam, che inveii contro di lui in modo quasi feroce.
“TU non puoi costringermi ad avere dei rapporti sessuali, ok?!!”
Il giovane lo fissò, passandosi il dorso della mano destra sulla bocca ancora sporca del suo sapore, nonostante quella fellatio si era interrotta sul nascere in maniera tanto brusca.
Matt rise acido: “E qui ti sbagli, amore mio”
“Queste parole … Dio, sei PATETICO!!” -  e, senza esitare, Geffen si diresse verso l’uscita, che dava sul corridoio centrale del primo piano, dove i due si trovavano dal loro arrivo alla Star House.
“Tu non puoi fare così, NON PUOI TRATTARMI ANCORA IN QUESTO LURIDO MODO STRONZO!!” – e lo inseguì, dopo avere indossato solo una t-shirt sul corpo completamente  nudo ed abbronzato.
Glam si girò e lo colpì con un manrovescio spietato.
Matt cadde rovinosamente, ma si rialzò repentino, afferrando l’avvocato per la camicia, così da trascinarlo sul tappeto di un salotto adiacente alla camera dell’uomo.
Uno scambio di pugni e schiaffi prese il posto di qualsiasi invettiva, urlata unicamente dai rispettivi sguardi, carichi di tensione ed odio.
Un odio che qualcuno avrebbe dovuto spiegare loro, nell’istante in cui lo stesso venne polverizzato da un bacio intenso, rabbioso nel principio, ma via via sempre più dolce ed arrendevole.
Le iridi di Matt, da liquide ed oscure, divennero timide e tremolanti, nel fissare quelle di Glam, che lo stava dominando, in quel contatto inatteso e totalizzante.
Quando si distaccarono, Geffen gli diede una carezza sulla fronte, sollevandosi dal parquet, dov’erano finiti entrambi.
“Devo andare da mio figlio, Matt: non ostacolarmi, non fermarmi. Per quanto sono incazzato, potrei ucciderti” – la sua voce sembrò dissolversi, mentre gli dava la schiena, andandosene senza dargli la possibilità di opporsi.


Quando lo vide, Tom gli corse incontro.
“Glam … bentornato!”
Il sorriso del terapista era solare e contagioso.
Geffen lo strinse sul petto, provando un senso di afflizione: avrebbe voluto confidarsi, ma in quella maniera avrebbe coinvolto anche lui in un gioco dai toni sempre più pericolosi.
Matt era capace di tutto e Glam avrebbe dovuto monitoorarlo senza soste, ma la sua compagnia era a dire poco inquietante.
Come quel bacio.

“Tommy … mi sei mancato, come state tu e Chris?”
“Bene … abbiamo fatto una vacanza alle Hawaii, c’erano anche alcuni dei suoi colleghi … diciamo una coppia, come noi” – e fece l’occhiolino.
“Ah capisco, vi siete divertiti allora?”
“Abbastanza, sai il caratteraccio di Chris spesso emerge nelle situazioni più strane … E Lula? So che si è rimesso alla grande …”
“L’hai letto sui giornali?”
“Sì Glam … anche … il resto su di te … congratulazioni” – abbozzò, senza entusiasmo.
“Vedo che la mia relazione con Matt continua a non incontrare alcuna approvazione” – osservò perplesso.
“E’ la tua vita, però … Non so, dalla rete arrivavano news su di te e Kevin, sembrava persino logico, per … per Lula, ecco” – ed arrossì, facendo sorridere Geffen, finalmente.
“Kevin sarà sempre importante, per me, è il padre di Lula, ma non solo questo” – ammise sereno.

Quando Glam lo vide spuntare dall’ascensore insieme a Lula, il cuore gli saltò in gola.
Matt avrebbe colpito loro, se lui avesse parlato della sua macchinazione, per tenerlo in pugno, pronto a denunciarlo per il caso Mendoza.
Tutte le prove, raccolte dal giovane, sembravano condannarlo senza appello.
La polizia non aveva insistito, credendo al suo alibi, ma Glam sapeva che chi aveva testimoniato, l’aveva fatto soltanto per proteggerlo.
In fondo anche Sebastian ed i vari addetti della fondazione, pensavano che lui fosse in realtà colpevole.

“Daddy …”
“Papà!!”
“I miei tesori … venite qui” – e li avvolse, con immensa tenerezza.
“Ok … vi lascio, sto smontando dal turno di notte …” – disse Tom, facendo un cenno di saluto, che i tre ricambiarono con simpatia.

“E Tim?”
“E’ in università Glam, ma per fortuna mi ha perdonato, vero soldino?”
“Infatti papi, ma adesso non dovrai fare più pasticci, se no zio Tim non tornerà più!” – e con una mossettina, si rannicchiò sul petto di Geffen, che non esitò a cullarlo amorevole.
“Vado a Palm Springs, Kevin … potresti dire a Vassily di portarci Lula, per merenda?” – domandò gentile.
“Certo daddy, vi fermate lì per la notte?”
“Sì, le mie intenzioni sono queste”
“Ci sarà anche Matt?”
“Sì Kevin … E’ inevitabile”
“A Lula piace, così Tim … Siamo stati fortunati”
“Tu credi?”


Robert era elegante, arrivava da un colloquio con dei produttori e doveva effettuare una tac di controllo.
Incrociò Tom, nel parcheggio e si fermò per due chiacchiere informali.
“Detesto queste torture, poi quel liquido di contrasto, mi bucano come un colabrodo per trovare la vena, ma non esiste un sistema meno invasivo?” – e rise, gesticolando come un clown.
“Temo di no Rob, resta quello migliore per individuare eventuali patologie … Tu, comunque, sei in forma splendida.”
“Insomma … dovevo farmi bello per quelle sanguisughe, ma la concorrenza ormai dilaga, Jude ed io non siamo più adatti per certi ruoli avventurosi, possiamo aspirare a La banda di villa arzilla o poco di più”
Scoppiarono a ridere.
“Mio Dio Robert, sei esilarante, nessuno eguaglierà il tuo stile tanto facilmente … vale anche per Jude, ovvio”
“Già … Ok, devo lasciarti …”
“Senti … ci sono Glam, Kevin e Lula al triage …”
“E’ successo qualcosa al bambino?” – chiese allarmato.
“No, no, tranquillo, Lula doveva fare una lastra … Potrebbero essersene andati …” – confidò imbarazzato.
Downey si ossigenò, strizzando le palpebre – “Viviamo entrambi in questa città, non potremo evitarci a vita … temo”
Quando le riaprì, la sagoma di Glam si palesò, poco distante da lui e Tom, pronto a dileguarsi appena si accorse della sua presenza.


Geffen lo aiutò ad indossare il camice sterile.
“Scusami Rob … ho le mani fredde …”
“Sei spaventato … quanto me”
L’attore roteò piano, per tornare a guardarlo, chiusi a chiave in quello spogliatoio, illuminato da neon verdognoli, ce creavano un’atmosfera irreale.
Glam lo abbracciò, con un’accortezza assurda, come se Downey fosse fatto di una materia così fragile, capace di frantumarsi per i loro semplici respiri.
A Robert sembrò invece di fondersi a lui, quando la sua guancia destra si appoggiò alla porzione di pelle, sotto la quale il cuore di Glam stava vivendo una piccola, fugace, ma autentica gioia.
Si era sfilato il pullover di cotone nero, mentre Robert si liberava da quegli abiti firmati, che gli stavano un incanto.
Evitò di imitarlo a pieno, nonostante lo desiderasse da morire, soprattutto nell’avere la conferma su come Downey non avesse alcun pudore nel lasciarsi accarezzare dai suoi occhi celesti e fiammeggianti di adorazione pura.

“Io ti amo Rob …” – disse lieve, come se fosse un atto assolutamente proibito.
Le lacrime che inondarono i suoi zigomi, precipitarono tra i capelli corvini di Downey, il cui fiato crepitava di angoscia e sensi di colpa.
“Io … io devo sapere delle cose Glam … E non posso più rimandare.”

TOM AND ROBERT






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