mercoledì 2 gennaio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 29



Ciao a tutti rieccoci qui, dopo una pausa per le feste, durante le quali spero vi siate divertiti :-)
Zen riprende, nella speranza di appassionarvi ancora nel seguirlo: la stessa che prova la sottoscritta nel raccontarvi le vicende dei nostri amati protagonisti.
Un bacio ed un grazie da Maria Rosa
Buona visione

Capitolo n. 29  -  zen


L’acqua si colorò del rosso, che ammorbava le mani di Glam.
L’oceano, con i propri suoni notturni, sembrava gridare la sua rabbia smodata, che non voleva placarsi.
Tornò in auto tremando, dopo avere dato fuoco alla camicia ed ai pantaloni, ormai inutilizzabili.
Per fortuna aveva sempre un cambio nel bagagliaio: lo indossò velocemente, barricandosi poi nell’abitacolo, dove scolò mezza bottiglia di gin.
Erano quasi le cinque di mattina.
L’alba sembrò salutarlo, in lontananza.
Pianse.


Tomo esitò prima di varcare quella soglia.
Appena trovò il coraggio, i suoi occhi incrociarono quelli di Denny appena sveglio ed ancora debole.
Corse ad abbracciarlo, scoppiando in singhiozzi disperati.
“Credevo di averti perso Denny …”
Il giovane rise a fatica – “Sono duro a morire … dovresti saperlo” – e tornando a guardarlo, gli diede una carezza calda sulla barba ispida, sfiorando le chiome lunghe del croato, ormai frammentate da qualche filamento argenteo.
“Il mio vecchio …” – aggiunse Denny, sereno.
Tomo gli diede un bacio sulla tempia sinistra, scrollando poi la testa appesantita dal jet lag.
“Va meglio, vero?” – chiese emozionato.
“Insomma … ho cicatrici ovunque sull’addome … Dovrò fare una plastica Tomo” – rivelò depresso.
Denny aveva un culto estremo di quel fisico scultoreo.
“Sei bellissimo … comunque”
Il chitarrista era sincero.
Denny pensò che non era bastato esserlo, non era stato sufficiente nulla di lui, per fargli rimanere accanto il marito.
Il divorzio era stato convalidato a Los Angeles in sua assenza, da un legale dello studio Geffen.
Denny non voleva neppure vedere i documenti firmati dall’ex.
Provò una sottile rabbia e quasi scostò da sé Tomo, che rimase contraddetto da quel gesto improvviso.
“Devo riposare … Vattene ora” – disse asciutto, rannicchiandosi sotto il lenzuolo e voltandosi di spalle.
“Denny …”
“Tanto lo so che sei qui con Shannon … Torna da lui. Fallo subito, non sopporto questa compassione inutile, questo tuo interesse colpevole … VATTENE!”


Jared sentì un profumo diverso nella stanza.
Socchiuse le palpebre, appiccicate ed umide, riconoscendo la sagoma di Jude.
“Ciao …” – disse flebile.
“Jared … come stai?” – chiese l’inglese, accomodandosi sul bordo per abbracciarlo con cautela.
“Ti fa male da qualche parte, Jay?”
Il tono di Law era affettuoso, gentile e dispiaciuto per quanto successo alla fondazione.
“No … cioè sì, la schiena e la gamba … Mi ci è caduta addosso una trave, ecco …” – spiegò confuso.
“Hai sete?”
Leto annuì, assaporando il succo di frutta come un autentico nettare.
Arrivò Colin, altrettanto stupito nel ritrovarsi lì il suo UK buddy, tanto da provare un sommario imbarazzo.
La mente di Farrell corse immediata all’inevitabile deduzione che anche Robert fosse ad Haiti: non sbagliava, ovviamente.


Downey lo cercò per tutto il centro, infine un addetto alle pulizie gli indicò il parcheggio sul retro dello stabile, dove aveva scorto l’hummer di Glam, mentre scaricava il carrello, con secchi e detersivi.
“Non so se mr Geffen è lì sopra …” – disse timido.
La trepidazione di Robert era palpabile.
“La ringrazio, vado a controllare.”

L’auto era vuota.
L’attore sentì sbattere una blindata: si girò di scatto ed intravide l’ombra di un uomo, che non gli sembrò Glam: infatti l’avvocato si era appena palesato alle sue spalle.
“Tesoro …”
Il suo respiro si spezzò nel vedere Downey, emozionato quanto lui, appena Glam entrò nel suo campo visivo.
L’americano gli volò tra le braccia, come se fossero un rifugio agognato: non esistevano parole per raccontare ciò che sentivano, ma le preoccupazioni di Geffen ebbero l’immediato sopravvento.
“Rob non dovevi venire qui!”
“Come potevo … come potevo Glam … per te … per Lula …”
L’angoscia rivestì le iridi di Geffen – “Il mio bambino è ancora grave”
“E’ sempre in coma? Eri da lui?” – domandò costernato.
Glam abbozzò una smorfia – “No … No, vedi, ieri ci sono stati i funerali ed io … io dopo mi sono preso una sbornia … ed ho girovagato, per Port au Prince …”
“Ti capisco amore, però non devi lasciarti andare”
Geffen sorrise mesto – “Ogni volta che lo fai … ogni volta che mi chiami amore, Robert … a me sembra di rinascere, anche dal più profondo degli abissi, dove adesso mi trovo, purtroppo” – ed inspirò, tornando ad avvolgere il sembiante minuto di quel meraviglioso essere, che non avrebbe mai smesso di amare e desiderare.


Shannon tamponò i capelli del fratello, posandovi poi un bacio colmo di affetto.
Colin badava al resto di quel corpo segnato da numerosi dimagrimenti e frustrazioni.
Jude li osservava, in quei loro gesti sicuri ed amorevoli: Jared non avrebbe mai cambiato l’impatto emotivo sul prossimo.
Ispirava un senso protettivo totale, persino una sorta di ammirazione, quando si prodigava e sacrificava per chiunque avesse il suo interesse: si domandò come mai Geffen non lo amasse più come prima.
L’unico responsabile era Robert, non aveva dubbi e gli stessi lo stavano ulteriormente tormentando.
A quel punto la fedeltà fisica di Downey passava in secondo piano: era il suo cuore, il suo magnifico cuore a non avere più padroni.
In fondo, lui non apparteneva più a nessuno.


Glam si isolò nel proprio studio.
Accese la tv sul canale di informazioni non stop, in edizione straordinaria da quando il suo istituto era stato attaccato.
La cronista era fasciata in un tailleur bianco, che spiccava sulla carnagione abbronzata: contrariamente al solito, non sorrideva.
La sua espressione era piuttosto sgomenta nell’aggiornare gli ascoltatori su di una notizia dell’ultimo minuto.

Desta scalpore il ritrovamento del cadavere di Oliviero Mendoza, leader di un’organizzazione, che da anni gestisce il traffico di droga ed appalti truccati sulla nostra isola. Gli inquirenti indagano negli ambienti della criminalità, dove Mendoza aveva parecchi nemici.
Fonti attendibili danno testimonianza di una vera e propria esecuzione, messa in atto la notte scorsa, dai toni barbari e feroci, probabilmente un avvertimento per i suoi affiliati.
Mendoza è stato assassinato con un colpo alla nuca e poi” – si interruppe.
“Il suo petto è stato sventrato, si presume con un machete … ed il suo cuore …” – tossì – “Il suo cuore è stato strappato e gettato a breve distanza dal cadavere.”
Puntò la telecamera, riunendo i fogli sulla scrivania.
“Il medico legale asserisce che la vittima era probabilmente stordita ed ancora viva quando il suo carnefice ha compiuto questo scempio, di cui siamo in attesa di conferma. Ve ne daremo conto nella prossima edizione, buon pomeriggio a tutti.”

Geffen deglutì, chiudendo piano le palpebre.
Sentì come un soffio alle sue spalle e si voltò lento.
Nella stanza si erano riuniti a poco a poco Robert, Jude, Colin, Scott e Kevin.
Downey era davanti a loro, ad un paio di metri da Glam, che si sentì raggelare dai loro sguardi.
In fondo c’erano anche Sebastian e due infermieri.

“Rob tu … tu mi credi capace di questo?”
“Per … per Lula … tu …” – stava per piangere, forse perché lui avrebbe fatto anche di peggio se gli avessero toccato Camilla e questo lo stava terrorizzando.
Un assistente di Sebastian si fece avanti: “Il signor Geffen era con noi ieri, dopo le esequie: ha cenato alla mensa e vegliato Lula sino all’alba” – disse serafico.
“L’ho visto anch’io” – aggiunse il collega.
“Sì. Abbiamo mangiato insieme.” – sottolineò il medico.

Geffen aggrottò la fronte, poi si lisciò il capo rasato, con fare sbigottito.
“Glam io credo a loro” – mormorò Robert.
Voleva stringerlo, consolarlo, ma Kevin lo anticipò, frapponendosi tra lui e l’avvocato, appendendosi al suo collo.
“Daddy … So che faresti qualsiasi cosa per il nostro Lula, ma non questo”
Geffen lo avvolse, anche se Kevin capì che avrebbe voluto che ci fosse Downey al suo posto: non gli importava.
Per l’amore che nutriva verso Glam e per il figlio, aveva ormai deciso di ricomporre la loro famiglia: a qualunque prezzo.


Jimmy gettava sassi verso le onde.
Tim si avvicinò assorto, le mani in tasca: quando incontrò il sorriso dell’amico, lo salutò con un cenno.
“Credevo avessi cambiato idea …”
“Ciao Jimmy … figurati” – ed arricciò il naso.
“Hai sentito di Mendoza?”
“Sì alla radio, venendo qui … Pensi che la bomba l’abbia messa lui?”
“Non lo so Tim, ma la domanda vera è se Geffen l’ha fatto fuori o meno” – replicò perplesso.
“Inizio ad averne abbastanza di questo delirio … di questo clan di pazzi …”
“Prendi Kevin e torna in California allora.”
“Kevin? … E come potrei? Lula non si riprende”
“Pensavo lo trasferissero, Scott mi ha accennato che”
“No, non penso, ma il problema è ben diverso Jimmy” – ribatté sconfitto.
Il ragazzo gli diede una carezza – “Ah … la solita storia …”
“Non è mai stata così complicata e non posso neppure prendermela con Glam … Lui ormai è su di un pianeta a parte e se Lula dovesse morire …” – si commosse.
Jimmy lo abbracciò: non avevano più nulla da dirsi.


Christopher Meloni è Glam Geffen


Nessun commento:

Posta un commento