Ciao a tutti rieccoci
qui, dopo una pausa per le feste, durante le quali spero vi siate divertiti :-)
Zen riprende, nella
speranza di appassionarvi ancora nel seguirlo: la stessa che prova la
sottoscritta nel raccontarvi le vicende dei nostri amati protagonisti.
Un bacio ed un grazie
da Maria Rosa
Buona visione
Capitolo n. 29 - zen
L’acqua si colorò del
rosso, che ammorbava le mani di Glam.
L’oceano, con i
propri suoni notturni, sembrava gridare la sua rabbia smodata, che non voleva
placarsi.
Tornò in auto
tremando, dopo avere dato fuoco alla camicia ed ai pantaloni, ormai
inutilizzabili.
Per fortuna aveva
sempre un cambio nel bagagliaio: lo indossò velocemente, barricandosi poi
nell’abitacolo, dove scolò mezza bottiglia di gin.
Erano quasi le cinque
di mattina.
L’alba sembrò
salutarlo, in lontananza.
Pianse.
Tomo esitò prima di
varcare quella soglia.
Appena trovò il
coraggio, i suoi occhi incrociarono quelli di Denny appena sveglio ed ancora
debole.
Corse ad
abbracciarlo, scoppiando in singhiozzi disperati.
“Credevo di averti
perso Denny …”
Il giovane rise a
fatica – “Sono duro a morire … dovresti saperlo” – e tornando a guardarlo, gli
diede una carezza calda sulla barba ispida, sfiorando le chiome lunghe del
croato, ormai frammentate da qualche filamento argenteo.
“Il mio vecchio …” –
aggiunse Denny, sereno.
Tomo gli diede un
bacio sulla tempia sinistra, scrollando poi la testa appesantita dal jet lag.
“Va meglio, vero?” –
chiese emozionato.
“Insomma … ho
cicatrici ovunque sull’addome … Dovrò fare una plastica Tomo” – rivelò
depresso.
Denny aveva un culto
estremo di quel fisico scultoreo.
“Sei bellissimo …
comunque”
Il chitarrista era
sincero.
Denny pensò che non
era bastato esserlo, non era stato sufficiente nulla di lui, per fargli
rimanere accanto il marito.
Il divorzio era stato
convalidato a Los Angeles in sua assenza, da un legale dello studio Geffen.
Denny non voleva
neppure vedere i documenti firmati dall’ex.
Provò una sottile
rabbia e quasi scostò da sé Tomo, che rimase contraddetto da quel gesto
improvviso.
“Devo riposare …
Vattene ora” – disse asciutto, rannicchiandosi sotto il lenzuolo e voltandosi
di spalle.
“Denny …”
“Tanto lo so che sei
qui con Shannon … Torna da lui. Fallo subito, non sopporto questa compassione
inutile, questo tuo interesse colpevole … VATTENE!”
Jared sentì un
profumo diverso nella stanza.
Socchiuse le
palpebre, appiccicate ed umide, riconoscendo la sagoma di Jude.
“Ciao …” – disse
flebile.
“Jared … come stai?”
– chiese l’inglese, accomodandosi sul bordo per abbracciarlo con cautela.
“Ti fa male da
qualche parte, Jay?”
Il tono di Law era
affettuoso, gentile e dispiaciuto per quanto successo alla fondazione.
“No … cioè sì, la
schiena e la gamba … Mi ci è caduta addosso una trave, ecco …” – spiegò
confuso.
“Hai sete?”
Leto annuì,
assaporando il succo di frutta come un autentico nettare.
Arrivò Colin,
altrettanto stupito nel ritrovarsi lì il suo UK buddy, tanto da provare un
sommario imbarazzo.
La mente di Farrell
corse immediata all’inevitabile deduzione che anche Robert fosse ad Haiti: non
sbagliava, ovviamente.
Downey lo cercò per
tutto il centro, infine un addetto alle pulizie gli indicò il parcheggio sul
retro dello stabile, dove aveva scorto l’hummer di Glam, mentre scaricava il
carrello, con secchi e detersivi.
“Non so se mr Geffen
è lì sopra …” – disse timido.
La trepidazione di
Robert era palpabile.
“La ringrazio, vado a
controllare.”
L’auto era vuota.
L’attore sentì
sbattere una blindata: si girò di scatto ed intravide l’ombra di un uomo, che
non gli sembrò Glam: infatti l’avvocato si era appena palesato alle sue spalle.
“Tesoro …”
Il suo respiro si
spezzò nel vedere Downey, emozionato quanto lui, appena Glam entrò nel suo
campo visivo.
L’americano gli volò
tra le braccia, come se fossero un rifugio agognato: non esistevano parole per
raccontare ciò che sentivano, ma le preoccupazioni di Geffen ebbero l’immediato
sopravvento.
“Rob non dovevi
venire qui!”
“Come potevo … come
potevo Glam … per te … per Lula …”
L’angoscia rivestì le
iridi di Geffen – “Il mio bambino è ancora grave”
“E’ sempre in coma?
Eri da lui?” – domandò costernato.
Glam abbozzò una
smorfia – “No … No, vedi, ieri ci sono stati i funerali ed io … io dopo mi sono
preso una sbornia … ed ho girovagato, per Port au Prince …”
“Ti capisco amore,
però non devi lasciarti andare”
Geffen sorrise mesto
– “Ogni volta che lo fai … ogni volta che mi chiami amore, Robert … a me sembra
di rinascere, anche dal più profondo degli abissi, dove adesso mi trovo,
purtroppo” – ed inspirò, tornando ad avvolgere il sembiante minuto di quel
meraviglioso essere, che non avrebbe mai smesso di amare e desiderare.
Shannon tamponò i
capelli del fratello, posandovi poi un bacio colmo di affetto.
Colin badava al resto
di quel corpo segnato da numerosi dimagrimenti e frustrazioni.
Jude li osservava, in
quei loro gesti sicuri ed amorevoli: Jared non avrebbe mai cambiato l’impatto
emotivo sul prossimo.
Ispirava un senso
protettivo totale, persino una sorta di ammirazione, quando si prodigava e
sacrificava per chiunque avesse il suo interesse: si domandò come mai Geffen
non lo amasse più come prima.
L’unico responsabile
era Robert, non aveva dubbi e gli stessi lo stavano ulteriormente tormentando.
A quel punto la
fedeltà fisica di Downey passava in secondo piano: era il suo cuore, il suo
magnifico cuore a non avere più padroni.
In fondo, lui non
apparteneva più a nessuno.
Glam si isolò nel proprio
studio.
Accese la tv sul
canale di informazioni non stop, in edizione straordinaria da quando il suo
istituto era stato attaccato.
La cronista era
fasciata in un tailleur bianco, che spiccava sulla carnagione abbronzata:
contrariamente al solito, non sorrideva.
La sua espressione
era piuttosto sgomenta nell’aggiornare gli ascoltatori su di una notizia dell’ultimo
minuto.
“Desta scalpore il ritrovamento del cadavere di Oliviero Mendoza, leader
di un’organizzazione, che da anni gestisce il traffico di droga ed appalti
truccati sulla nostra isola. Gli inquirenti indagano negli ambienti della
criminalità, dove Mendoza aveva parecchi nemici.
Fonti
attendibili danno testimonianza di una vera e propria esecuzione, messa in atto
la notte scorsa, dai toni barbari e feroci, probabilmente un avvertimento per i
suoi affiliati.
Mendoza
è stato assassinato con un colpo alla nuca e poi” – si interruppe.
“Il
suo petto è stato sventrato, si presume con un machete … ed il suo cuore …” –
tossì – “Il suo cuore è stato strappato e gettato a breve distanza dal
cadavere.”
Puntò la telecamera,
riunendo i fogli sulla scrivania.
“Il
medico legale asserisce che la vittima era probabilmente stordita ed ancora
viva quando il suo carnefice ha compiuto questo scempio, di cui siamo in attesa
di conferma. Ve ne daremo conto nella prossima edizione, buon pomeriggio a
tutti.”
Geffen deglutì,
chiudendo piano le palpebre.
Sentì come un soffio
alle sue spalle e si voltò lento.
Nella stanza si erano
riuniti a poco a poco Robert, Jude, Colin, Scott e Kevin.
Downey era davanti a
loro, ad un paio di metri da Glam, che si sentì raggelare dai loro sguardi.
In fondo c’erano
anche Sebastian e due infermieri.
“Rob tu … tu mi credi
capace di questo?”
“Per … per Lula … tu …”
– stava per piangere, forse perché lui avrebbe fatto anche di peggio se gli
avessero toccato Camilla e questo lo stava terrorizzando.
Un assistente di
Sebastian si fece avanti: “Il signor Geffen era con noi ieri, dopo le esequie:
ha cenato alla mensa e vegliato Lula sino all’alba” – disse serafico.
“L’ho visto anch’io” –
aggiunse il collega.
“Sì. Abbiamo mangiato
insieme.” – sottolineò il medico.
Geffen aggrottò la
fronte, poi si lisciò il capo rasato, con fare sbigottito.
“Glam io credo a loro”
– mormorò Robert.
Voleva stringerlo,
consolarlo, ma Kevin lo anticipò, frapponendosi tra lui e l’avvocato,
appendendosi al suo collo.
“Daddy … So che
faresti qualsiasi cosa per il nostro Lula, ma non questo”
Geffen lo avvolse,
anche se Kevin capì che avrebbe voluto che ci fosse Downey al suo posto: non
gli importava.
Per l’amore che
nutriva verso Glam e per il figlio, aveva ormai deciso di ricomporre la loro
famiglia: a qualunque prezzo.
Jimmy gettava sassi
verso le onde.
Tim si avvicinò
assorto, le mani in tasca: quando incontrò il sorriso dell’amico, lo salutò con
un cenno.
“Credevo avessi
cambiato idea …”
“Ciao Jimmy …
figurati” – ed arricciò il naso.
“Hai sentito di
Mendoza?”
“Sì alla radio,
venendo qui … Pensi che la bomba l’abbia messa lui?”
“Non lo so Tim, ma la
domanda vera è se Geffen l’ha fatto fuori o meno” – replicò perplesso.
“Inizio ad averne
abbastanza di questo delirio … di questo clan di pazzi …”
“Prendi Kevin e torna
in California allora.”
“Kevin? … E come
potrei? Lula non si riprende”
“Pensavo lo
trasferissero, Scott mi ha accennato che”
“No, non penso, ma il
problema è ben diverso Jimmy” – ribatté sconfitto.
Il ragazzo gli diede
una carezza – “Ah … la solita storia …”
“Non è mai stata così
complicata e non posso neppure prendermela con Glam … Lui ormai è su di un
pianeta a parte e se Lula dovesse morire …” – si commosse.
Jimmy lo abbracciò:
non avevano più nulla da dirsi.
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